Vivino: tutta la verità sulla classifica dei vini italiani più votati al mondo

Vivino: tutta la verità sulla classifica dei vini italiani più votati al mondo

di Andrea Gori

Non è il termometro fedele delle quotazioni e delle classifiche dei vini più venduti. Ma ha quasi 19 milioni di utilizzatori fedeli. L’ennesima classifica resa nota da Vivino (ne sforna centinaia l’anno suddivise per paesi, vitigni, denominazioni e fasce di consumatori) ci svela forse una verità lapalissiana ma quasi incomprensibile per chi segue questo spazio e chi beve vino con assiduità negli ultimi anni: a farla da padrona è sempre la Toscana (3 vini nei primi 5 posti e altissima percentuale nei top 25) seguita da Veneto e Puglia con l’exploit del Primitivo Sessant’anni di Cantine San Marzano nella top 5, forse la sorpresa più grande.

Niente Piemonte, niente Etna o Sicilia, pochissimi bianchi (nonostante il Pinot Grigio e il fatto che la produzione italiana sia al 47% bianca). Insomma un mondo dove nei top 25 ci sono ben 23 vini tra Toscana (16 tra cui svettano Bolgheri con Tenuta San Guido e Ornellaia poi Antinori, Banfi, Frescobaldi, Ruffino, Carpineto con il Dogajolo, l’imbottigliatore Piccini, Gaja con la tenuta bolgherese) e Veneto (7 presenze con il trendissimo Amarone tra Masi, Allegrini, Zenato e Tommasi). Uscendo dalle due regioni leader si incontra oltre la già citata Puglia solo l’Abruzzo con l’intramontabile Ciccio Zaccagnini e il suo Il Vino ‘Dal Tralcetto’.

Dicevamo che sono oltre 18 milioni gli utilizzatori di Vivino e di questi quasi un milione e mezzo sono in Italia. Tra questi la maggioranza non è fatta di appassionati hard core ma utenti curiosi che cercano di spendere oculatamente, tutti uniti dal geniale e rassicurante motto della app “Non sceglierai mai più il vino sbagliato”. Ognuno di loro dà un punteggio da 0 a 5 stelle e la media di questi produce una classifica in cui non ci sono appunto i centesimi dei critici ma solo le stelline del pubblico a decretare la posizione in classifica.

Per loro l’Italia è fotografata così, con il Veneto in bella mostra come regione/denominazione più produttiva, 547 denominazioni d’origine, 34831 cantine sondate con 245119 vini e 1 milione 440843 utenti che bevono (pare) principalmente Chardonnay, Merlot e Sangiovese:

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Nella classifica (che tiene conto delle valutazioni degli utenti mondiali, quindi non solo italiani) primeggiano vini dalla grande tiratura e diffusione (Sassicaia e Ornellaia viaggiano sulle 200 mila bottiglie ciascuno e su Vivino hanno ciascuno più di 20 mila recensioni, Tignanello sulle 400 mila bottiglie e 30 mila recensioni) e altri più di nicchia ma comunque reperibili facilmente negli USA. Se guardiamo ai vini meno cari, come ad esempio Santa Cristina, il numero di recensioni cala vistosamente (quasi un decimo rispetto al Sassicaia!) il che ci porta a confermare l’impressione che l’applicazione sia usata soprattutto per vini decisamente ultra-premium o comunque vini di richiamo, che attirano il bevitore casual piuttosto che l’appassionato.

Ecco perché non vediamo il Piemonte né altri vini in grande spolvero per la critica o il pubblico degli ultimi mesi. Tante etichette, poca la produzione relativa, pochi i brand davvero forti che attirano curiosità da parte del pubblico non appassionato. E laddove ci sono i numeri, i prezzi non sono così elevati da renderli vini status o premium, tali da suscitare curiosità di assaggio da parte dei bevitori. L’app (che sta lanciando con buon successo il suo e-commerce in Italia in questi giorni) ci apre una finestra interessante sulla percezione del nostro vino presso il consumatore finale, che è molto più lento di quando si pensi ad abbandonare marchi noti e rassicuranti. Questo non smentisce la grande crescita di tutto il comparto cosiddetto naturale (l’unico a mostrare segni di vitalità commerciale nel nostro paese e a conquistare nuovi bevitori alla causa del vino) ma fa riflettere su quanto sia difficile, da parte del piccolo produttore, entrare in un sistema probabilmente determinante per il futuro commerciale di tante aziende come Vivino.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

16 Commenti

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Enrico

circa 8 anni fa - Link

Il Quinto ... O io non capisco niente , oppure il mondo del vino dell'Italia , deve ancora scoprire tanto !!!!

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Paolo

circa 8 anni fa - Link

Io direi che l'amarone il 5 posto se lo merita tutto! Gran vino!

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Enrico

circa 8 anni fa - Link

Gusti sono gusti , ci mancherebbe ....

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Francesco Garzon

circa 8 anni fa - Link

Non potrebbe esserci anche una componente legata al turismo, sopratutto estero, attratto da quelle regioni , la Toscana da sempre , la Puglia più di recente, il Veneto (ad esempio il Garda, da sempre). Mentre altre regioni, vedi Piemonte, hanno un minor effetto trainante del turismo.

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Tuscan Tasting

circa 8 anni fa - Link

Una riflessione molto interessante. Sicuramente tra i consumatori stranieri fattori come paesaggio, arte e in generale la cultura di una zona, costituiscono un valore aggiunto che determina il rating complessivo. Non si beve semplicemente Sassicaia ma anche il viale di cipressi.

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Fabio Zanzucchi

circa 8 anni fa - Link

Bisognerebbe anche capire quanti dei commentatori hanno effettivamente assaggiato i vini da loro recensiti. Per quanto ne sappiamo hanno solo fotografato la bottiglia.

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Wine Roland

circa 8 anni fa - Link

Per entrare nel sistema commerciale di Vivino, il piccolo produttore deve prima farsi trovare nelle GDO e soprattutto nei ristoranti. È lì che gli utenti comprano e bevono il vino che poi vanno a fotografare e valutare con le stelline.

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Andrea

circa 8 anni fa - Link

Molto discutibile anche la classifica degli amaroni consigliati (vedi link riportato nel post) ma bisogna anche qui considerare scopo e destinatari del post

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Gianluca Zucco

circa 8 anni fa - Link

D’accordissimo con Wine Roland, stiamo parlando di un pubblico che valuta il vino aperto al ristorante o a casa di amici, oppure a caso dopo averlo comprato al supermercato, dove nel dubbio è meglio fidarsi dei gusti del gregge. Oserei dire un Trip Advisor del vino, con tutti i pro (quali?) e contro possibili. Usato soprattutto da gente giovane, attratta innanzitutto da ciò che è famoso e costa caro; se poi viene da una regione in cui si è gia stati (Piemonte, Veneto, appunto) meglio ancora, si entra in zona di conforto e si valuta meglio. Vende e fa vendere? Non ho dubbi. Da usare? Io lo uso per registrare ciò che apro per conto mio, poi con calma metto in ordine nel mio buon vecchio excel, con il resto di informazioni che interessano solo a me. Ad ogni modo Andrea, il trio Chardonnay, Merlot e Sangiovese mi pare di capire che secondo Vivino si riferisca ai vitigni più utilizzati e non al gusto dei consumatori italiani. Saluti,

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david

circa 8 anni fa - Link

Non sono d'accordissimo. Premesso che anch'io uso l'app giusto come database dei vini che bevo, molti utenti che postano ne sanno di vino e bevono di tutto...bio, naturale, demeter, anfora, ect ect. Personalmente i vini li compro sempre in enoteca, fiere o direttamente in cantina..e recensisco tutto quello che bevo...ovunque lo faccia.

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Fabrizio

circa 8 anni fa - Link

Pochi giorni fa ad una degustazione presso un grande azienda del Salento c'erano con me due americani che confrontavano real-time ogni vino con i dati e prezzi di Vivino... simpaticissimi loro, ma inquietante la mancanza di gusto personale. Per quanto riguarda Feudi San Marzano producono 8 milioni di bottiglie quasi tutte per mercati esteri e con gusto omologato (diciamo che inizia a risultare vecchio per noi), con quei primitivi grossi e dolci anche se estremamente ben fatti. Probabilmente hanno fatto un buon lavoro e questi risultati testimoniano che il loro marketing funziona molto bene.

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Denis Mazzucato

circa 8 anni fa - Link

Qualche considerazione 1. Che i primi due posti (anzi facciamo 3) siano occupati da vini che col territorio italico hanno poco a che fare è tristissimo. 2. Vivino è prima di tutto un social e quindi, quasi per definizione, raccoglie soprattutto le cose più costose, più ricercate, più "cool". L'utilizzatore medio non sarà interessata tanto a censire il dolcetto da 8 euro e 3 stelline, perché non è "cool" e perché tutto sommato non merita di essere ricordato (secondo lui!). Sicuramente ci finirà il super tuscan che appaga l'ego, anche perché già che uno ci ha speso quanto per una settimana di ombrellone, almeno che si sappia! E' un po' la stessa ragione per la quale su facebook è pieno di foto di Caraibi, Sardegna, USA, ma pochissimi condividono la passeggiata di San Bartolomeo al mare... 3. Sarò un romantico, ma penso che un piccolo produttore per emergere prima di tutto debba pensare a fare ottimi vini.

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Simeone

circa 8 anni fa - Link

Il ritorno di fiamma dell'Amarone, dopo che 10 anni fa all'estero non lo voleva giustamente più nessuno, è quanto di più triste accaduto in campo di vini rossi in Italia. Di peggiore c'è solo la moda del prosecco. Riguardo Vivino, app a doppio taglio, prezzi sballati il più delle volte, ed essendo gestito da utenti, poco affidabile. E' triste ammetterlo, ma il web 2.0 su queste cose si sta rivelando un emerito fallimento. Siamo liberi di inserire contenuti, ma molti lo fanno spesso con secondi fini e non utilizzando in maniera comunitaria e non mediata del mezzo.

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Denis Mazzucato

circa 8 anni fa - Link

Trovo che certe posizioni siano "moda" più del prosecco.

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Simeone

circa 8 anni fa - Link

Difatti mi sono sbagliato, il prosecco non è più una moda, purtroppo è un punto fermo. Ma è atavica repulsione personale. Cmq non mi interessano opinioni modaiole, il mio è un mero giudizio da bevitore (anche se sono nel settore da una decina di anni buoni). Mai digerito Glera e affini, lo stesso Amarone (quelli "sbagliati" e marmellatosi, di cose buone ce ne sono, lungi da me dire il contrario)

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Antonio

circa 5 anni fa - Link

Come si legge nell'articolo non tutti sono intenditori e molti si affidano ai consigli altrui, ne segue una lettura sbagliata dei vini da "scegliere". Va bene seguire i consigli ma se non si prova non si apprezzerà mai appieno un vino. Bere un "Amarone" con il pesce... delitto !!! Chi lo ha detto ? Il gusto di ogni persona rende l'abbinamento perfetto. Ognuno di noi deve provare e sperimentate, da lì, uscirà una recensione su cosa e con chi. Ora vi farò un esempio: Vittorio Sgarbi è un critico d'arte super prestigioso ma, non ha mai dipinto un quadro e non ha mai creato nulla. Dove si basa la sua "recensione" ? O si inventa le cose oppure ha controllato una ad una tutte le possibiltà fregandosene dei gudizi degli altri , osservo, valuto e giudico. Chi usa Vivino deve lavorare così.

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