Visita da Mugneret-Gibourg: <i>girl power</i>, grazia ed eleganza Vosne-Romanée

Visita da Mugneret-Gibourg: girl power, grazia ed eleganza Vosne-Romanée

di Andrea Gori

Marie-Andrée Mugneret ci accoglie nella bellissima dimora a Vosne-Romanée in corso di ristutturazione per una rinnovata accoglienza ma la visita è quanto più caldo vi possiate immaginare. Grazia, competenza tecnica e una lucidità notevole del momento storico ci accompagnano mentre visitiamo il vigneto La Colombière a ridosso della cantina e mentre percorriamo le sale della cantina sotterranea incontrando il resto del team, dalla sorella Marie-Christine ai cantinieri.

clos vougeto mugneret

 

Mugneret-Gibourg è una cantina al femminile (nata negli anni ’30 dopo il matrimonio di Jeanne Gibourg con Andrè Mugneret e portata al successo da Georges Mugneret, padre delle due sorelle che lo dirigono oggi) che pare avrà anche un futuro in questa direzione visto l’ingresso in azienda della figlia di Marie Christine, Lucie, e di altre tre sorelle e cugine.

Femminile sarà un termine abusato per parlare di vino ma non ne vengono in mentre altri migliori assaggiando i 2020 e i 2019 con qualche chicca più indietro nella storia recente del Domaine. Aiuta la collocazione a Vosne ma come sempre influiscono manico e inclinazioni personali visto che anche a Vougeot (dove hanno una splendida parcella contigua a Meo Camuzet) e Nuits-Saint-Georges e Ruchottes-Chambertin (subito sotto la parcella di Rousseau) la cifra e lo stile sono simili.

Vinificazione lieve e delicata, raro il ricorso al raspo se non per riempire le botti in vinificazione. In campo si pratica la lotta ragionata cercando di ridurre il numero dei trattamenti senza particolari dogmi ma anche con le attenzioni maggiori alla salvaguardia del terroir.

 

mugneret cantina

Un altro tema molto sentito al momento riguarda l’alto numero di reimpianti necessari per riparare la miniaturizzazione di alcune vigne su portainnesti rivelatisi nel tempo problematici. Il tutto in un momento dove la produzione per alcune annate è stata ai minimi storici per gelate e altri problemi legati al meteo comuni a tutta la Borgogna: vedere molte botti piene solo di acqua fa un effetto notevole.

Altro tema sentito in casa Mugneret è la speculazione sui prezzi delle etichette, con un certo rimpianto di quando questi vini venivano bevuti e non visti solo come investimento.

Detto questo, la 2020 ha messo non poco alla prova gentilezza e piacevolezza tipiche del Domaine, visto che è stata l’annata più precoce di sempre, con vendemmia iniziata il 18 agosto e finita entro la prima decade di settembre. A queste latitudini, un giorno di agosto conta quanto una settimana a settembre in termini di maturazione e il momento di raccolta è stato fondamentale (in giro per la Borgogna si trovano vini fino ai 16% di alcol, dato impressionante e clamoroso).

Oltre ad alcuni 2020, qui abbiamo assaggiato i 2019 già sul mercato per avere il raffronto con un’annata più classifica, fine e delicata.

Vosne-Romanée 2019
Solare e piccante, ciliegia sontuosa e fragole in confettura, ricco, dolcezza, sapore, freschezza, equilibrio, femminile ma incalzante, balsamico e finissimo il finale, tannino dolce e cesellato. 92

Vosne-Romanée La Colombiere 2019
Lieu dit acceso e brillante, fine e saporito, lamponi melograno e menta, senape e spezia, dolcezza e balsamicità, tannino e finezza , arancio e bergamotto, mon cheri, delicato ma con spessore, floreale bellissimo nel finale viola rose e ibisco. Dolcezza splendida. 94

Nuits-Saint-Georges 1er cru Aux Chaignots 2019
Nel suolo qui c’è ancora poca argilla, potenza e intensità di Saint-Georges ma con una finezza e dolcezza che preannuncia i vicini vigneti di Vosne-Romanée. Lamponi in confettura, mirtillo e rose, speziatura fine e non sovrastante, confettura di fragole, incenso, acqua di rose, ricco e dolce ma la secchezza dell’annata lo rende più spesso e nervoso del solito. Comunque conserva una grazia speciale. 94

Chambolle-Musigny 1er cru Les Feusselottes 2019
Incenso, menta, cumino e ribes rosso, eleganza e dolcezza, tannino di spessore e piacere già adesso, finale floreale e saporito, ferroso, lieve fumée e note esotiche, un esempio di vino che sposa benissimo lo stile aziendale e il terroir. 94

Echezaux Grand Cru 2019
Terra rossa, poi piccoli sassi, frutto di parcella in alto con tanto drenaggio e altra più vicina a Vougeot, spesso ricco e con cenni di grandeur, frutto carnoso e bellissimo, ricco e piacevole, sorso spettacolare fino alla conclusione tra cenni dolci e calorici e altri balsamici e rinfrescanti (per il 15% non diraspato ma solo per riempire la botte). 95

Ruchottes-Chambertin 2020
Bocca enorme e rocciosa, sostanza e generosità, senape e pepe nero, viola candita, mirtillo in confettura, aloe, spezia, forza ma anche tantissima grazia, lunghezza debordante. 97

Clos Vougeot Grand Cru  2020
Parcella molto in alto, Montiotes Hautes, austera frutta rossa, viola, more, resine, incenso, anice, tabacco, menta piperita e camemoro, piccante saporito cinereo, ricco pepato amarene e rafano, crisantemo, tannino di potenza struttura e personalità ancora ruvida ma di grande fascino, profondità speziata quasi vertiginosa. 97

Clos Vougeot Grand Cru 2016
Pepe e ariosità, sottobosco, lavanda erika e viola, incenso e cumino, sorso con tannino soffice e croccante, splendido e raffinato ma che ovviamente non ha finito il suo viaggio, finale con sensazione balsamica incantevole, stuzzicante menta pepe nero. 98

Clos Vougeot Grand Cru  2014 (da magnum)
Ampio, soave piccantissimo e speziato, incantevole e lunghissimo, sottigliezza e ricami orientaleggianti, profondo e diretto, cristallino e elegantissimo in una profondità che si rivela bicchiere dopo bicchiere incarnando benissimo sia l’annata che lo stile aziendale oltre ovviamente questa magica zona del Clos. 97

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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