Vino sul lettino. Cronaca verosimile di una seduta psichiatrica

Vino sul lettino. Cronaca verosimile di una seduta psichiatrica

di Daniel Barbagallo

Buongiorno Dottore, la devo chiamare così? Sa per me è la prima volta.

– Buongiorno, si accomodi, mi chiami come preferisce. Si sente comodo lì al centro della tavola? Preferisce sdraiarsi? Vuole che prenda un cestello?

– A centro tavola va benissimo

– Bene, mi dica il motivo che l’ ha spinta a venire da me

– Vede Dottore , a volte non mi sento capito

– Partiamo da un minimo di conoscenza: mi parli un po’ della sua famiglia

– Certo! Ho migliaia di fratelli e sorelle in giro per il mondo, dal Rodano alla Nuova Zelanda fino al Cile e i miei genitori sono vignaioli qua in Italia.

– Cosa c’è che la disturba? Mi spieghi

– Ci tengo a dire che sono qua a parlare con lei un po’ a nome di tutti. A volte mi sembra che le persone pretendano troppo da me e da noi e questa mi opprime, mi manca ancora più l’aria di quando sono tappato.

– In che senso?

– Nel senso che c’è chi nasce per essere leggenda , chi per dare un grande piacere , chi semplicemente per accompagnare un pasto. Ho l’impressione che le persone che incontriamo e che si sforzano di analizzarci e capirci prima dovrebbero capire cosa vogliono loro stesse e perché ci stanno scegliendo

– Interessante

– Dottore,alcuni hanno un grande rispetto e sono pure molto carini e pieni di attenzioni altri molto meno: sentenziano subito e spesso non mettendoci nemmeno nelle condizioni migliori di dare il massimo. Credono che basti aprirci due ore prima e farci girare in modo complulsivo nel bicchiere e aspettare. Che poi già che ci siamo , vorrei vedere loro magari dopo anni di sonno, alzarsi di corsa e andare a correre, chissà cosa combinerebbero? Poi a volte c’è troppo caldo a volte troppo freddo altre ancora ci versano in contenitori di belle forme ma nei quali noi stiamo scomodi. Lei cosa ne pensa?

– Guardi ciò che penso io non importa. Concentriamoci sulle sue sensazioni. Mi descriva altre cose che le creano disagio

– (Eh no, ti do ottanta euro per cinquanta minuti: qualcosa me lo devi dire!!!) A volte mi sento come usato. Ci sono persone che fanno foto mettendomi in bella mostra senza degnarmi di nessuna attenzione, come fossi solo un trofeo da esporre. Non c’è dialogo, non c’è ascolto. Poi mi dispiace sentire che ho il sapore o il profumo di qualcosa che sta in Papua Nuova Guinea quando sono italiano. E il Catrame? Porca miseria che nervoso che mi viene quando dicono che so di catrame, mi viene voglia di andargli di traverso

– E di cosa vorrebbe sapere?

– Ma non è quello il punto, i migliori e gli onesti come me hanno cosa da raccontare , se andaste a trovare i miei genitori in campagna e in cantina scoprireste tante cose.

– Come la fa sentire tutto ciò?

– Frustrato, stanco. Non ho più nemmeno voglia di partecipare a serate. In questi eventi sento alcuni che fanno a gara a chi se ne è fatte di più di noi , dimenticando che l’esperienza non va di pari passo con la sensibilità .

– (Sbadiglio) capisco, cosa vorrebbe cambiasse nella sua vita?

– Non so, forse mi piacerebbe tornare ad essere qualcosa di meno perfetto e più autentico senza dover nascondere ogni piccolo difetto come fosse qualcosa di cui vergognarmi

– Quindi voi non avete colpe? Mi faccia capire – Ne abbiamo anche noi, capita di raccontarci per quello che non siamo. Come voi umani promettiamo cose che non sempre possiamo mantenere. A volte facciamo così tanta palestra e ci mettiamo così tanta roba addosso che diventiamo irriconoscibili

– Dei vostri sbagli ne dovremo parlare un’altra volta, il tempo è scaduto, le fisserei un altro appuntamento perché ci sono altre cose che meriterebbero un approfondimento

– Se non le dispiace ci penso

– Lasci solo che le dia un unico consiglio, cerchi di raccontare quello che ha da dire a chi pensa possa capire, prenda con il giusto peso le critiche e ne faccia tesoro per migliorare. Sopratutto non accetti provocazioni inutili da chi deve sempre e per forza criticare: non si può piacere a tutti.

– Capito grazie , quanto le devo

– Sono ottanta euro

– Posso pagare anche con carta?

– Meglio contante

– Arrivederci

– Arrivederci

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

2 Commenti

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josè pellegrini

circa 3 anni fa - Link

Riconosco lo spiritaccio modenese .Divertente e istruttivo. Che piacevole parentesi .Barolo,il cane . Troppo forte !

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Grazie mille josè

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