Vino, amore e Joy Kull: un’americana a Gradoli, “La Villana”

Vino, amore e Joy Kull: un’americana a Gradoli, “La Villana”

di Giorgio Michieletto

Questa è una storia di vino senza vino (per ora). Una storia d’avventura e amore e, infine, la storia del sogno americano sulle colline di Gradoli. C’è Joy Kull, 29enne di New York che decide di cambiare vita per fare la vignaiola in Italia; ci sono le vigne vecchie di aleatico che guardano il lago di Bolsena; il pastore laziale che si innamora dell’americana e poi i vecchi contadini che le affidano i vigneti per salvarli dall’abbandono.

Manca solo un produttore di Hollywood per farne un film. C’è anche il lieto fine.

Ma partiamo dall’inizio. Tutto comincia nel 2013 quando Joy – cresciuta nell’enoteca del papà in Connecticut – finisce la scuola alberghiera e trova un lavoro nella Grande Mela: “Mi occupavo di vendita di vino online, sapevo quasi tutto di industria, import/export, ma per capire davvero il vino bisogna sporcarsi le mani”. Così da un giorno all’altro fa i bagagli: direzione Roma. “All’inizio l’idea era di fuggire dalla città, vivere per un po’ in campagna, imparare e poi tornare in America”. Ma poi… “Sono arrivata a Gradoli, non sapevo nemmeno dell’esistenza di questo posto magnifico: il lago emana un’energia speciale”.

Per due vendemmie Joy Kull è una stagista dell’azienda Le Coste. “Finalmente potevo lavorare in vigna, toccare i grappoli: ero nella mia dimensione. E un giorno ho pensato: resto qui… ci resto per sempre!”. Joy, la gioia negli occhi, impara l’italiano e racconta i suoi sogni ai vignaioli anziani della zona. Giorno dopo giorno riesce a scalfire la loro corteccia: “Purtroppo qui la viticoltura sta morendo, molti sono stati felici da darmi in affitto qualche vigna”. Così racimola circa tre ettari di vigne vecchie sparse nella campagna: aleatico, grechetto, canaiolo, ciliegiolo, procanico, malvasia. Poi grazie all’aiuto economico di un’amica riesce a comprare altri ettari – in tutto sono dieci – e ad aprire la sua piccola azienda agricola. Proprio in quel momento, quando il sogno del vino sta per diventare realtà, ecco un’altra magia: arriva Simone con le sue 400 pecore.

Il pastore e l’americana: è colpo di fulmine. “Lui fa formaggio, io vino: che cosa si può volere di più?”. Il matrimonio. E nel giro di pochi mesi arriva anche quello. Che film! Mi sta piacendo più di Sideways.

La vita a stelle e strisce sembra ormai lontana e dove potrà arrivare Joy coi suoi vini, marchiati La Villana, è ancora tutto da scoprire: lei ha scelto di usare metodi biodinamici e assicura, “questa terra vulcanica darà una stupenda mineralità”. “Le mie amiche mi invidiano, ma non sanno che questo lavoro è fatica e sacrificio”, racconta. D’altra parte, secondo un recente studio, pare che lavorare come vignaiola in Italia sia addirittura il sogno di una donna straniera su due. “All’inizio ho pensato di vivere solo un’avventura in solitaria per nascondermi dal mondo. Ora mi sento molta responsabilità: sono onorata di avere in custodia questa terra, non la sento di mia proprietà, neanche quella che ho comprato e vorrei lasciarla migliore a chi verrà dopo. Per questo sono attenta alla biodiversità e a valorizzare i vitigni autoctoni”.

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Bene, quando si beve? A maggio. “Sto imbottigliando proprio adesso…”. Non è pronto nemmeno il sito internet, ma le etichette sì, con simpatici disegni di pecore vignaiole. Il cavallo di battaglia di La Villana di Joy Kull sarà un aleatico secco: “Rosso Alè”, aleatico 100%. Joy lo descrive così: “Un vino divertente, molto profumato di fiori: naso apertissimo, ma lascia la bocca secca, leggera: avrà solo 11,5%. Poi farò anche un rosato e un bianco”. Ecco il lieto fine: le prime bottiglie di un’americana a Gradoli.

Prima di scrivere avevo anche pensato di aspettarle per aprirne una e metterci dentro il naso. Ma non serve. Comunque vada, questi vini faranno sognare. Sequel!

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Giorgio Michieletto

Giornalista professionista: ieri cronaca nera, oggi rosa. Ieri, oggi e domani: rosso, bianco & co. Varesino di nascita e cuore, milanese d'adozione e testa. Sommelier Ais. Se c'è una storia la deve raccontare.

5 Commenti

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Montosoli

circa 7 anni fa - Link

Grazie....storia molto felice. Questo dovrebbe seguire come grande esempio a tutti i giovani Italiani...che non si vogliono piu sporcare le mani in Italia...ma preferiscono andare a Berlino a fare i camerieri ai Tedeschi...e dopo aver pagato vitto e alloggio...sono senza soldi.

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Denis Mazzucato

circa 7 anni fa - Link

Che bello! Forza Joy!

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wine princess

circa 7 anni fa - Link

Ooohhh... Mon Torsolo, Torsolino mio... Mi stavo giusto chiedendo che cosa è peggio nella vita, se fare il servo alla Culona oppure il leccapiedi al Pannocchia.. Prova a chiedertelo anche tu, ma non starci a pensar troppo che poi ti viene l'acidità di stomaco e va a finire che stasera pasteggi a Gaviscon, io invece a Tignanello '01 “all for not to know neither to read nor to write“, come amiamo dire dalle nostre parti noi che non abbiamo studiato tanto e siamo rimaste un petit peu ignorantelle e scostumate.. Ihihih.. E allora ti chiamerò, Torsolino amoroso du du da da da.. Eheheh...

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nello

circa 7 anni fa - Link

la vado a trovare e provare i suoi vini!! per una volta che si parla di vini vicini, ci vado :)

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Roberto

circa 4 anni fa - Link

Que bella storia! Joh enjoy!

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