Vinitaly apre le porte ai blogger, ma solo stranieri
di Jacopo CossaterLa notizia ha dell’incredibile, mi dico. Grazie ad una segnalazione di Slawka G. Scarso, ripresa dal profilo ufficiale in inglese di Vinitaly su Facebook, scopro infatti che durante l’imminente fiera veronese verrà allestita, al primo piano del Palaexpo, una saletta, una “special area with free Internet“, dedicata ai blogger. Uno spazio dove confrontarsi e lavorare, una sorta di sala stampa dedicata al digitale. Incredibile, penso, nel 2013 Vinitaly si accorge dell’esistenza dei blog, della loro importanza nel veicolare gran parte della comunicazione che ruota intorno al mondo del vino e si attrezza di conseguenza. Bravi, bravissimi, finalmente.
E invece no. Leggendo bene bastano pochi secondi per accorgersi che è spazio dedicato ad una categoria ben precisa, loro la chiamano “reputable foreign bloggers“. Reputable. Foreign. Bloggers. Saltellando qua e là poi mi accorgo poi, grazie ad una segnalazione di Maria Grazia Melegari, che in quei giorni ci saranno diversi incontri dedicati a temi di grande interesse. Dal “Wine Film Series” al “Digital Media Technology & Wine Series” passando per un (a tratti inquietante) “Bloggers Tete-à-Tete” organizzato nella sopracitata “Bloggers Area“. E mentre per i primi due la registrazione è aperta per quest’ultimo appuntamento va richiesto un accredito all’ufficio stampa. Ma come? Vinitaly non è famosa nel mondo per una certa arretratezza digitale, per accreditare chiunque sia iscritto all’Ordine dei Giornalisti e al tempo stesso non accettare alcuna richiesta da testate non registrate? Qualcosa non torna, non capisco.
La dicitura di cui scrive Slawka però è chiara: “Vinitaly International offers free access to #Vinitaly2013 for reputable foreign bloggers this year“. Non solo, mette loro a disposizione una sala dedicata ed organizza un momento di incontro (trascurabile in effetti, ma mi dispiaceva non nominarlo). Al tempo stesso le possibilità per un blogger italiano di vedere accettata una sua richiesta di accredito all’ufficio stampa sono nulle. Zero assoluto. Ed è un peccato, perchè in linea di principio la fiera dovrebbe offrire il miglior servizio possibile alle tante cantine (paganti, sempre meglio specificare) accreditando chi si occupa e scrive di vino al di là di un tesserino. Ma è discorso lungo e complicato, che però da oggi si scontra con questa apparentemente senza logica realtà: blogger stranieri si, italiani no. Ora, io capisco la necessità di promuovere il vino italiano all’estero ma bisognerebbe anche ricordare che il primo mercato è pur sempre questo, l’Italia. Poi mi guardo intorno e penso ad Intravino: una redazione fatta non solo di professionisti, non solo di giornalisti, non registrata. Un blog che da anni, numeri alla mano, surclassa la quasi totalità delle riviste cartacee di settore in circolazione per accessi e per quantità di contributi (anche per qualità aggiungerei, ma fermiamoci ai dati oggettivi). Ma noi no, formalmente non possiamo essere accreditati dall’ufficio stampa di Vinitaly, dovremmo pagare per entrare. Poi certo, cosa volete che sia. Tanto tra ingressi omaggio e iscritti all’Ordine ci si imbuca lo stesso. Ma la differenza è sostanziale, e quest’ultima novità sui “reputable foreign bloggers” non fa che dimostrare l’arretratezza digitale di cui sopra. Peccato, ancora una volta.
[foto: Vinitaly International]
25 Commenti
Maria Grazia
circa 11 anni fa - LinkVi ringrazio per la citazione. Come ho scritto nel post su Soavemente, l'annosa questione non mi tocca più di tanto, ma per correttezza e completezza dell'informazione devo aggiungere che qualcuni mi ha fatto notare che la press accreditation rimanda a una serie di categorie tra cui appare anche quella del "websites" Se uno compila il form vede scritto in alto "Without the request by the director an articles, the accreditation card (which must be compiled on-line) will not be taken into consideration." Significa quindi che dovete avere un direttore di testata che vi certifichi. Sempre di giornalismo si parla, dunque. E se avessero scritto evitando l'aggettivo "straniero" avrebbero fatto almeno questo di buono... Ho lanciato l'idea che si potrebbe presentarci all'incontro riservato ai foreign bloggers senza essersi registrati.
RispondiJacopo Cossater
circa 11 anni fa - LinkCiao Maria Grazia, noto però che all'estero non esistono le registrazioni delle testate presso i tribunali, inutile pratica tutta italiana. A quel punto chiunque può autonominarsi direttore di testata, anche nel caso del blog monoautore.
RispondiA3C
circa 11 anni fa - Linkrivendico orgogliosamante il mio ruolo di cazzaro nazionale senza alcuna reputazione internazionale libero di scrive qualunque corbelleria ben motivata... (anche se scrivo anche per un a testata on-line registrata)...tristezza e rimpianti appartengono al passato...il futuro non è certo l' ottocentesco ufficio stampa del Vinitaly - mi domando come funzionarà il uai-fai dove non funziano nemmanco i telefonini a gasolio....w Intavino
RispondiTommaso Farina
circa 11 anni fa - LinkPure io, cazzaro del tutto nazionale. La mia reputazione non è ancora alta all'estero.
RispondiDavide Tanganelli
circa 11 anni fa - LinkE' veramente inaccettabile questo lasciapassare only “reputable foreign bloggers” . Chi sono costui? A prescindere dalla nazionalità continuo a pensare che il problema sia l'utilzzo della parolina "bloggers", una non categoria, che non identifica nulla. Chi è il blogger? Solo colui che ha un blog? Non è forse possibile farne tirare su uno, nel giro di poche ore, per qualsiasi neodiplomato o nonnetto desideroso di voler entrare gratis al Vinitaly. O non volendosi fermare "ai dati oggettivi" qualcuno arbitrariamente ne dovrebbe giudicare la singola qualità? Sarebbe molto più corretto evidenziare direttamente la specifiche categoria specifiche (appassionato, giornalista, aspirante giornalista, rappresentante, fotografo, etc etc etc) di coloro che gestiscono (o si fa gestire) un blog. Naturalmente Italiani o Stranieri che siano!
Rispondigianpaolo
circa 11 anni fa - LinkIl fatto che richiedano "reputable bloggers" mi sembra sensato, altrimenti basta che uno apra un blog ed entra gratis dappertutto spacciandosi per "stampa". La cosa abbastanza incomprensibile e' che sia solo per "non italiani", anche se a pensarci bene si capisce poi perche' (se sono venuti fin qui vuol dire che sono "veri"). L'altra cosa tipica della tradizione burocratica borbonica italiana e' quella dell'esibire il pezzo di carta, meglio se col timbro. Se si vuol sapere quali sono i "reputable" bloggers si mette qualcuno che conosca questo mondo e lo si fa decidere: decidere, ovvero assumersi la responsabilita' di dire tu si e tu no. Ma da noi non funziona cosi.
RispondiFilippo Ronco
circa 11 anni fa - LinkPensa che se ne è anche parlato di una cosa del genere due anni fa. Poi nebbia assoluta. Comunque ho chiesto lumi, se mi rispondono pubblico. Fil.
Rispondishe-wolf loves black sheep
circa 11 anni fa - LinkDear Sirs, I hereby certify that Mister Cossater is undoubtebly a foreigner, it is evident by his surname that dosen't end in "I" or "O" or even "U" - being a male subject he is spared of the "A" and "E" -. Mr Cossater is also provided of an impeccable reputation as a blogger and also as a human being, which is a rare case in this sort of world. I am sure that whoever is in charge of selecting who is in and who is out would take in high consideration the presence of Mr Cossater as accredited wineblogger in your Fair. Yours faithfully, She-wolf Director
RispondiJacopo Cossater
circa 11 anni fa - LinkFinalmente qualcuno che mi capisce.
RispondiPaolo
circa 11 anni fa - Linkstanding ovèscion, e urla dalla folla impazzita, come nemmeno ai concerti di Justin Bieber. Vince di diritto il premio "post del mese", e si posiziona benissimo nella gara come post dell'anno :) Unico dubbio, perdona la mia ignorantezza: "Director" o "Editor"? Magari addirittura Editor in chief? Buona Pasqua!
RispondiTommaso Farina
circa 11 anni fa - LinkDi che vi stupite? Ancora non sapete che se appartenete alla cricca dei marchettari angloamericani vi fanno ponti d'oro ovunque? Soprattutto in Italia.
RispondiMarco De Tomasi
circa 11 anni fa - LinkPrendo atto di essere uno "sputable national blogger" e mi autonomino Imperatore del Mare della Serenità. Tiè !
Rispondimauro fermariello
circa 11 anni fa - LinkHo chiesto l'accredito, e mi hanno risposto che stanno valutando la mia richiesta. In quanti saranno a valutare? 5?10? Tutti lì a valutarmi? Mi spiace fargli perdere tutto questo tempo!
RispondiLorenzo de' Grassi
circa 11 anni fa - LinkA me non l'hanno dato in quanto ilvinobuono.com non è registrato come testata giornalistica.
Rispondimia cantina
circa 11 anni fa - LinkSono molto deluso solo in Italia possono accadere delle nefandezze del genere.
RispondiAntonio Scuteri
circa 11 anni fa - LinkSono irrimediabilmente schiocchini, diciamo così. Già non accreditare i blog in assoluto come negli anni scorsi è sciocchino. Ma la genialata di quest'anno dell'accreditare i blog stranieri e non quelli italiani è ancora più sciocchina. Certo, è vero, non si può accreditare chiunque dica "ho un blog". Per aprire un blog bastano 5 minuti, e chiunque può farlo. Quindi gli accrediti vanno in quealche modo contingentati (del resto sono contingentati anche per la stampa, non è che chiunque delle decine di migliaia di persone dotate di tesserini di vari colori può avere un accredito). Con un minimo sforzo di fantasia si dovrebbe trovare un criterio il più possibile oggettivo. Per esempio: la data di nascita del blog. Oppure: gli accessi certificati. Oppure ancora, più brutalmente: via libera ai primi 50 (o 100 o 500) che che si accreditano. Oppure? oppure? oppure? Di certo nessun sistema è perfetto, ma tutti sono migliori di una ridicola porta sbarrata a chiunque fa informazione attraverso i blog.
Rispondirenato
circa 11 anni fa - LinkOccorrono regole certe per tutti : iscrizione all'albo dei giornalisti iscrizione del blog o sito al tribunale dichiarazione del Direttore che trattasi di collaboratore e non piu' di due persone per testata. Internet è stata la rivoluzione del secolo scorso, ma ha dato la possibilità a tanti improvvisati di scrivere c@@@@e dalla mattina alla sera, nel settore del vino come in ogni altro. Quindi è giusta e necessaria una buona scrematura, personalmente mi sono sempre pagato l'entrata o me la sono fatta regalare da qualche cantina amica, dalla quale ho comprato diverse centinaia di euro di vino in un anno :) Tempi duri per i vampiri dello scrocco
RispondiMarco De Tomasi
circa 11 anni fa - LinkNon ci capiamo: la questione NON è l'entrata gratuita: la possiamo pagare oppure accedere alla fiera per altri canali. Visto che l'evento è una occasione primaria per l'attività dei wineblogger, sarebbe bello essere considerati e non ghettizzati con sufficienza arrogante e baronale. Questo vuol dire poter accedere ad eventi ed aree opportunamente pensate per i blog oppure dividere quelle esistenti dedicate alla stampa tradizionale. Anche pagando. Questo darebbe anche l'opportunità ai blogger di crescere anche professionalmente, isolando nel contempo cialtroni e opportunisti.
Rispondigianpaolo
circa 11 anni fa - LinkForse ti sorprendera', o forse no, ma proprio quello che chiedono agli italiani, ovvero tutta quella lista di "iscrizioni", proprio non esistono in molti dei paesi dai quali i "reputable" bloggers arrivano. Prendi un paese come l'Inghilterra, piuttosto avanzato in secoli di liberta' di stampa e di informazione: -non esistono albi dei giornalisti -non esistono licenze o iscrizioni (tantomeno ai "tribunali", che orrore) per le pubblicazioni, ne cartacee ne tantomeno online E non esistono per buone ragioni, la principale essere che la stampa deve essere libera, non regolata dallo Stato. Questo vuol forse dire che, ad es., al matrimonio del Principe del Galles invitano anche un ragazzino che ha aperto un blog l'altro ieri oppure l'editore della Gazzetta di Roccacannuccia? No, perche' si tiene in considerazione la "reputazione", che per lo piu', o quasi mai, e' legata alla presentazione di attestati, licenze, albi, registri. La reputazione ci si guadagna sul campo, e basta che chi fa la selezione provenga dal "campo", e non magari da una agenzia di selezione di veline per il motorshow, saprebbe benissimo come fare, senza tutte ste cazzate italiote.
RispondiJacopo Cossater
circa 11 anni fa - LinkRenato, negli anni mi è capitato di lavorare come ufficio stampa ad eventi di assoluta rilevanza. Lì, in quei casi, era fondamentale per l'accredito essere "reputable" al di là di ogni possibile appartenenza ad albi, registri, elenchi. Lì potevano entrare senza alcun problema tanto il direttore di quella rivista così importante quanto il blogger alla ribalta da solo un anno ma così sulla bocca di tutti. Al tempo stesso poteva capitare che il direttorissimo giornalista professionista della piccola testata registrata di provincia rimanesse fuori, perchè i posti erano pochi e il nostro compito era quello di massimizzare l'impatto mediatico al minor costo possibile. Insomma, come ufficio stampa ricevevamo, leggiavamo, ci informavamo, selezionavamo. Vinitaly, molto semplicemente, da anni ha scelto un'altra strada.
RispondiFilippo Ronco
circa 11 anni fa - LinkHo parlato a lungo al telefono con l'ufficio stampa di vinitaly. Ne è sortito questo post con un tot di spiegazioni e chiarimenti, un po' troppo lungo da incollare qui: https://www.vinix.com/myDocDetail.php?ID=6969 In sostanza comunque si dice che responsabili in toto dell'area blog, web etc, dal cambio della guardia (amadini/bruno), è diventato Vinitaly International, organismo di consulenza esterno coordinato di Stevie Kim. Ciao, Fil.
RispondiFiorenzo Sartore
circa 11 anni fa - LinkFil, considerando che la signora Kim ha commentato qui http://www.intravino.com/grande-notizia/dear-foreign-reputable-bloggers-who-will-enter-next-vinitaly-2013-for-free/#comment-224693 glielo spieghi tu, in english, che "l'ufficio stampa non era molto in linea con queste decisioni dalle quali però si è trovato suo malgrado in qualche modo esautorato"?
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