Vini e terre di Borgogna. Intervista a Camillo Favaro (e 12 segnalazioni del ♥)

Vini e terre di Borgogna. Intervista a Camillo Favaro (e 12 segnalazioni del ♥)

di Alessandro Morichetti

È appena uscito il nuovo libro di Camillo Favaro e Giampaolo Gravina, Vini e Terre di Borgogna. Lettura preziosa per chi di Borgogna sa già parecchio ma anche per chi di Borgogna non sa un accidenti. Libro in poco o nulla sovrapponibile a quello recentemente pubblicato da Armando Castagno (spesso citato nel testo) perché mentre là si parla prevalentemente di vigne, storie e terroir (con una sontuosa ed ispiratissima parte introduttiva alla Cote d’Or, da mandare a memoria quasi), qui il focus sono aziende e vini, con le dovute introduzioni zonali, fotografati con qualche clip e degnissimamente impaginati. Il contributo fotografico di Maurizio Gjivovich e i locali da frequentare fanno il resto per un ottimo manuale da giovani marmotte del vino di Borgogna.

Piuttosto che recensire il libro di autori amici, ho preferito chiedere ad uno dei due, Camillo Favaro, un po’ di cosette e qualche nome degno di nota da segnare in agenda. Ecco cosa ne è uscito.

Terzo libro sulla Borgogna per te e secondo in tandem con Giampaolo Gravina, dalla prima edizione in formato “amatoriale” oggi finalmente vi siete dati una veste degna dei contenuti. Oggetto-libro di grandissima efficacia, a partire dalla splendida e suggestiva foto di copertina, finalmente rigida. Siete più consapevoli della bontà del prodotto?
Siamo consapevoli di aver dato il massimo, questo sì. Siamo un gruppo di lavoro rodato e affiatato che lavora insieme da anni, credo che la crescita non possa che esserne la logica conseguenza. Ora che maneggiamo il libro e abbiamo smaltito la fatica degli ultimi mesi che hanno preceduto la pubblicazione, ci rendiamo conto di esserci avvicinati molto alle nostre aspettative e forse di aver aperto nuove prospettive.

Zona storica come nessun’altra ma non statica. Quali linee di tendenza avete riscontrato nelle ultime ricognizioni?
Non mi sentirei di dire che ci siano linee di tendenza. Qui è la storia ad aver plasmato il savoir-faire, e in questo non c’è retorica. La devozione alle ragioni dei singoli vigneti, di ciascun climat, è qualcosa che si traduce in tradizione costruita passo a passo, generazione dopo generazione. Dopo questa doverosa premessa, quello che abbiamo notato è una continua crescita del livello qualitativo dei vini in zone fino all’altro ieri considerate minori come le Hautes-Côtes, la Côte Chalonnaise e il Mâconnais. Qui si possono fare ancora ottimi affari e visti i listini delle appellations più blasonate, è una cosa da sottolineare e tenere presente. Il costante aumento dei prezzi dei vini, particolarmente evidente in Côte d’Or , figlio di un filotto di annate drasticamente ridotte nei volumi e di una domanda del mercato in costante aumento, è un argomento sempre meno marginale.

A proposito, per stilare un libro così quante volte siete andati e quanti Domaine avete visitato? Dagli albori ad oggi, giusto per avere un’idea concreta di quanta fatica ci sia dietro al reperimento di tante informazioni.
Un libro come questo non può che essere la somma e la stratificazione di anni di viaggi e degustazioni. Comunque il cantiere di questa nuova edizione è durato due anni, con circa otto settimane passate in Borgogna. Quasi la totalità dei domaines presenti nel nostro libro li abbiamo visitati, una parte da me, un’altra da Giampaolo e qualcuno insieme. Raccontare la Borgogna non permette superficialità e improvvisazione, solo frequentando i vignerons e osservando queste terre attraverso i loro occhi si può venirne a capo. Detto ciò, nonostante un’esperienza ormai più che decennale, personalmente sento che qualcosa mi sfugge sempre. Questa forse è la parte che amo di più.

Vini e terre di Borgogna

 

C’è qualcosa che vi ha “stupito” nelle ultime tornate? Di qualsiasi genere.
Più che lo stupore penso alla conferma che anche nei vini più semplici, quelli dell’appellation Bourgogne, quando non addirittura nei Passetougrain (assemblaggio in percentuali variabili di pinot noir e gamay), è sempre più frequente inciampare in bottiglie sfiziose, godibili e non banali. Dovrebbe essere una buona notizia.

Hai vinto alla lotteria e potrai finalmente diventare il proprietario di almeno 3 aziende del cuore. Quali sarebbero e perché?
Per diventare proprietario di tre aziende in Borgogna dovrei vincere almeno una cinquantina di lotterie, per giunta di quelle con un montepremi parecchio corposo. In ogni caso se un giorno la dea bendata decidesse che divento Paperon de Paperoni non mi comprerei tre domaines ma tre pezzi di vigna, nei tre climats che amo di più: uno nel Musigny, perché credo sia la quintessenza di un grande terroir; uno a Meursault nei Genevrières, perché ogni volta che ne assaggio uno buono rimango incantato da tanta purezza; l’ultimo lo cerco in qualche angolo delle Hautes-Côtes, dove c’è ancora molto da scoprire. Anzi, un domaine lo voglio portare a casa: compro Bonneau du Martray dal magnate americano Stan Kroenke per restituirlo a Jean-Charles de la Morinière. Così l’ordine naturale delle cose avrebbe di nuovo un senso.

Purtroppo per noi, tra reperibilità e costo tanta parte di queste bottiglie rimarrà solo una lettura. Me ne consigli 5/10 tra i tantissimi che ti si sono piantati in testa e perché? Ovviamente l’aspetto affettivo vale di brutto.
Pescarne solo cinque è impossibile, dieci è improbabile ma ci provo.
Pattes Loup – Chablis 1er Cru Beauregard 2014. Vini come questo confermano che a Chablis c’è una nuova stella. Si chiama Thomas Pico.
Bruno Clair – Chambertin Clos de Bèze Grand Cru 2015. Bruno Clair è una certezza, non sbaglia una vendemmia e non sbaglia un vino.
Joseph Roty – Charmes-Chambertin Grand Cru Vieilles Vignes 2014. Da una vigna piantata a fine 1800 la famiglia Roty ricava un rosso che ha la persistenza dell’assolo di David Gilmour in “Comfortably numb”.
Chantal Remy – Morey-Saint-Denis Clos des Rosiers 2014. Al cuor non si comanda e io amo i vini di Chantal Remy. Questo in particolare.
Jacques-Frédéric Mugnier – Chambolle-Musigny 1er Cru Les Amoureuses 2015. Sintesi di minimalismo enologico messo al servizio di una purezza espressiva che lascia senza parole.
Confuron-Cotetidot – Vosne-Romanée 2015. Yves Confuron conosce la Borgogna come pochi e ha il talento dalla sua. Una bottiglia di questo villages si beve che è un piacere.
Leroy – Musigny Grand Cru 2014. Sognare non costa nulla: questo vino è più bello del sogno più bello. Un assaggio che mi porterò nella memoria per anni.
Nicolas Faure – Nuits-Saint-Georges Les Herbues 2015. E chi lo conosceva Nicolas Faure? Fidatevi, fa vini che lasciano il segno.
Thomas Bouley – Volnay 1er Cru Caillerets 2015. Quando abbiamo scritto il primo libro, nel 2007, mi sembrava che i vini di Thomas avessero una marcia in più. Dopo undici anni so di averci preso.
Arnaud Ente – Meursault “La Sève du Clos” 2015. Arnaud Ente credo sia uno dei più grandi bianchisti al mondo. Serve aggiungere altro?
Domaines des Rouges Queues – Maranges 1er Cru La Fussière 2014. Jean-Yves e Isabelle fanno un vino più buono dell’altro. Dal mazzo tiro fuori questo ma la scelta non è semplice.
Château des Rontets – Pouilly Fuissé Les Birbettes 2015. Nell’emisfero sud della Borgogna si possono bere grandissimi bianchi, tra i più scintillanti e completi questo non manca mai. A produrlo è Fabio Montrasi, un italiano di rara sensibilità.
Ho fatto dozzina: le casse di vino sono da 12 e non mi piace lasciare spazi vuoti.

Sai che più di una zona d’Italia, e il Piemonte per un’evidente prossimità geografica, ha tratto ispirazione dalla Borgogna. Quali insegnamenti e/o trucchetti hai portato a casa nel tuo ruolo di produttore oltre lo scrittore
Sinceramente nessun trucchetto. Probabilmente frequentando la Borgogna mi sono scrollato di dosso qualche sovrastruttura enologica e ho guadagnato qualche centimetro di consapevolezza. A ben pensarci non è cosa da poco.

Il libro si può comprare online solo sul sito dedicato, non altrove eccettuata qualche libreria. Come mai?
I canali di vendita online chiedono uno sconto incredibilmente alto, che oltre ad essere svilente per il nostro lavoro è anche anti-economico, se rapportato ai costi di un progetto come questo. In più, non sempre le procedure di acquisto sono così chiare e trasparenti.  Alle librerie, quelle vere, dove entri e senti il profumo dei libri, se fanno richiesta spediamo le copie che desiderano, con uno sconto adeguato. La nostra, oltre ad essere una scelta una dettata dai conti, è anche una scelta di campo.

[Foto: Maurizio Gjivovich]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

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