Vini da scoprire di Rizzari, Castagno e Gravina. Qualche anticipazione sul libro in uscita con Marco Bolasco

Vini da scoprire di Rizzari, Castagno e Gravina. Qualche anticipazione sul libro in uscita con Marco Bolasco

di Alessandro Morichetti

È prevista per il 28 settembre l’uscita di Vini da scoprire (Giunti Editore), libro che per la prima volta incrocia le penne di Fabio Rizzari (ex co-curatore della guida Espresso), Armando Castagno e Giampaolo Gravina, alcuni dei più stimati divulgatori del vino in Italia. Per capire di cosa si tratti – e se le 256 pagine valgano i 18 euro – abbiamo fatto qualche domanda al direttore editoriale di Giunti, Marco Bolasco.

 

Rizzari-Castagno-Gravina: come nasce questo trio e a quale esigenza risponde la pubblicazione?
Mi verrebbe da dire che è un trio nato per affinità, quelle che vedo fra tre esperti di vino che sono anche tre penne particolarmente interessanti e di qualità, cosa tutt’altro che comune nel mondo della critica enogastronomica. Qualcosa di cui, invece, c’è un gran bisogno. Poi ci sono le affinità di vedute fra me, Giunti e loro: penso in modo particolare alla vocazione divulgativa dell’editore che qui realizza in un progetto che parla di etichette e vini da scoprire e lo fa in modo originale. Anche perché Giunti è l’editore che sta affiancando Slow Food oramai da alcuni anni nel suo nuovo progetto editoriale e -non dimentichiamolo- due dei tre autori provengono dall’esperienza della guida vini de l’Espresso: i due progetti hanno condiviso un terreno comune, con sguardi diversi ma affini. La guida de l’Espresso a firma Rizzari-Gentili è stata un riferimento in questi ultimi anni per la sua capacità di far emergere un mondo ancora troppo poco conosciuto. “Vini da scoprire”, però, chiariamolo subito, non è una guida.

 

A chi è rivolto il libro: a me, a mia madre o ai miei amici sommelier abbastanza appassionati e abbastanza competenti?
Questo è l’elemento che mi interessa di più. Come dicevo prima Giunti ha una vocazione divulgativa per cui questo libro è per tutti. È adatto ad appassionati, perché le scelte fatte e il livello della scrittura sono di sicuro appeal per coloro che questo settore lo masticano da tempo: dai foodies in generale, agli appassionati di vino e a qualche addetto ai lavori. Ma è adatto soprattutto a chi il mondo del vino vuole cominciare a scoprirlo, perché vi troverà pane per i propri denti e un linguaggio semplice e accattivante, oltre a sentieri non battuti visto che il titolo non è stato messo a caso. I lettori attenti sapranno usarlo anche per fare buoni acquisti e, soprattutto, a buon mercato. Il vino si deve poter comprare e poter bere, non solo venerare sullo scaffale o nelle carte dei ristorantoni.

Cover

Quale sarà l’aspetto rilevante e di maggior attrazione del libro, secondo te?
Questo è forse l’aspetto più interessante per le mamme: “Vini da scoprire” si può leggere anche se il vino non lo si beve perché racconta storie piacevoli da leggere e lo fa in maniera accattivante e ironica. È la cosa che più mi piace di questo libro: è il primo libro di critica enologica che si può approcciare come un libro di narrativa. Lo devo ancora far leggere al nostro nuovo editor di narrativa, Antonio Franchini, ma sono pronto a scommettere che lo avrebbe pubblicato anche lui.

 

Dammi qualche vino di quelli del libro e dimmi perché ti piace. 
Orto Venezia e il Rossese di Giuseppina Tornatore, per le storie incredibili che raccontano e perché sono due vini da scoprire sotto ogni punto di vista, legati a territori molto piccoli ma fortemente caratterizzati. Detto questo, oltre ai vini mi piacciono molto anche i disegni di Olivastudio che accompagnano il lettore perché sono perfetti per affiancare i testi di questo libro. E colgo l’occasione anche per un grazie allo studio Puxeddu+Vitale per averci accompagnato nel lavoro: Pier Paolo Puxeddu ha lavorato in passato con il grande grafico Piergiorgio Maoloni e ritrovare elementi che avevano già fatto parte della migliore storia del giornalismo di settore mi ha fatto enormemente piacere. Anche se sono cose che purtroppo ricordano in pochi.

 

 

Ti prego, dimmi che non ci sono solo di cantine da 10.000 bottiglie nella più totale assenza dei più grandicelli. Ché poi i brutti, sporchi e cattivi vi boicottano e non vendete una copia.
Nel libro parliamo di vini da scoprire, etichette non ancora conosciute ai più e spesso anche vignaioli coraggiosi. Ma forse non sono così folli da produrre subito il loro vino, magari uscito sul mercato da poco, in batterie da 60.000 bottiglie.
Ora sbottonati e fammi leggere una scheda, vediamo se stai raccontando solo fumo.
Ok, eccola. È la scheda del Colline Novaresi Bianco Costa di sera dei Tabacchèi di Alfonso Rinaldi. Vediamo se indovini chi l’ha scritta.

Non è detto che con i produttori di vino occorra necessariamente parlare di vino, specialmente a tavola. Un elenco dei possibili argomenti da affrontare comprende, a seconda anche della regione di appartenenza del vignaiolo e della sua età, il meteo, l’arte, le automobili sportive o quelle d’epoca, lo sport, la politica, la religione, la ristorazione. E ancora dieta, destinazioni, comunicazione, Internet, libri, Palio, etica, fisco, rincari, naturalità, ambiente. Poi c’è Alfonso Rinaldi, millesimo 1943, vignaiolo e scrittore di racconti noir a Suno, nelle Colline Novaresi, dove produce un unico bianco da una sola vigna della quale porta il nome, la Costa di Sera (perché guarda verso ovest, quindi il tramonto) dei Tabacchèi (e vai a capire chi fossero). Con lui, i dieci argomenti di conversazione più frequenti, a parte il vino e i suoi racconti, secondo le nostre statistiche sono i seguenti: Rolling Stones, Led zeppelin, Deep Purple; Hendrix, Clapton, Van halen, AC/DC; Guns’n’Roses, Metallica, Aerosmith. Sì, insomma: è un vignaiolo rock, ma anche uno dei più miti e simpatici che abbiamo il piacere di conoscere, e che merita una visita in cantina e un ascolto attento del suo bellissimo Costa di Sera. Il quale, da diversi anni, non manca un colpo: è un bianco asciutto e snello ma mai angoloso, profumato di fiori di campo, fieno essiccato, con qualche vena agrumata che ricorda il cedro e in qualche annata persino il mandarino, accenti iodati e di erbe aromatiche; e all’assaggio è semplicemente buonissimo, pieno di succo, morbido in avvio, poi più nervoso e graffiante. Un vino senza ridondanze, generoso e diretto, esattamente come colui che gli dà forma, Alfonso. Al quale dedichiamo i versi finali di una canzone che scommettiamo gli sta nel cuore come sta nel nostro, Going to California dei Led zeppelin, datata 1971: «Standing on a hill in my mountain of dreams / telling myself it’s not as hard as it seems» (Sto su una collina nella mia montagna dei sogni / dicendomi che non è difficile come sembra). Ah, dimenticavamo: c’è una cosa che è un po’ di tempo che volevamo dirgli, ed è per noi più salubre dirgliela da qui. Alfonso, ecco… i Guns’n’Roses li sopravvaluti!

 

 

[Alla cieca dico Castagno: Gravina sarebbe meno colloquiale e Rizzari tutti quei descrittori li userebbe per cinque vini. Ma andiamo avanti]
Da direttore della collana, qual è lo spazio editoriale che vedi per questo genere di libri? Il vino tira?
Come sai io vengo dall’editoria di settore ed è la prima volta che mi misuro con il grande pubblico, perciò sto imparando cose dal pubblico stesso. Ebbene, il vino è forse uno dei settori che, come dici, “tira” di più e spazio per libri ben fatti ce n’è. Probabilmente perché in un bicchiere di vino c’è molto di più che un liquido da assaggiare e tutto questo possiede un potere evocativo, anche nel rapporto terra-cultura, che pochi altre cose hanno nel mondo enogastronomico. Ma anche perché i lettori sono ansiosi di scoprire, leggere, imparare. Sono lettori attenti che non vanno sottovalutati e che, però, chiedono prodotti originali e uno sguardo che non può essere lo stesso che applichiamo da trent’anni. In questo senso Castagno, Gravina e Rizzari sono dei veri talent scout e applicano nuovi paradigmi. Sono molto felice di aver avuto l’opportunità di essere il loro editore e spero che abbiano voglia di scrivere ancora.

 

Quante copie avete già pre-venduto alle aziende selezionate e quanti cartoni-omaggio avete chiesto per le presentazioni in giro per l’Italia (a proposito, ce ne saranno?)?
Niente copie prevendute o contributo dei produttori mentre posso dirti che abbiamo avuto una sorprendente prenotazione di copie dai librai. E la soddisfazione più grande per un editore è vendere i libri in libreria. Per le presentazioni ci stiamo attrezzando ma ancora non so dirti. È già al lavoro anche il dipartimento digitale per il formato non cartaceo.

 

Vini da Scoprire
Giunti Editore
pp. 256
18 euro
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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

16 Commenti

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Mike Tommasi

circa 8 anni fa - Link

Orto Venezia per me è come il vino di Domaine de Trevallon. Buono sì, ma difficile dimenticare quanto il produttore sia antipatico. Nel caso di Orto avrei anche usato un termine più forte, ma mi fermo qui.

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marco bolasco

circa 8 anni fa - Link

Due rapide precisazioni: grazie a Morichetti che mi ha promosso sul campo ma la mia direzione editoriale in Giunti si limita all'area dei libri di enogastronomia ;-) Siccome in pochi minuti mi hanno già chiesto info intorno al tema guide e Slow Wine, sgombriamo il campo: All'interno del gruppo Giunti c'è un editore partecipato, Slow Food Editore, che pubblica una guida in cui crediamo molto (che peraltro ho contribuito personalmente a far nascere), che cresce ogni anno nelle vendite e pertanto non ha intenzione di pubblicarne altre. Il progetto in questione è altra cosa, mi verrebbe da dire complementare, e non ha il desiderio di assumere funzioni di reference di settore. È un libro da leggere, espressione della scelta orgogliosamente di parte di tre ottimi critici.

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francesco vettoi

circa 8 anni fa - Link

Complimenti per l'iniziativa. Io aspetto ancora una guida, ma è desiderio di un rompiscatole, e se di guida deve trattarsi, che indichi allora la strada: se ne prendi una, ne escludi un'altra. Se preferisci e presenti un vino, ne escludi altri e espliciti le ragioni della scelta e dell'esclusione. Ma qui, mi pare, il progetto editoriale punta ad altro, ed è scelta più che legittima. In bocca al lupo.

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Cristiana Lauro

circa 8 anni fa - Link

Felice di sentir parlare di vocazione divulgativa, uno degli ingredienti principali a mio avviso. Altrimenti a chi si parla? Giunti non perde mai di vista questo aspetto. Felice altrettanto di leggere questi tre palati esperti e bravi scrittori insieme. Bellissima copertina, by the way ;)

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francesco vettori

circa 8 anni fa - Link

Si parla a chi vuole approfondire e ha già buttato le fondamenta e vuole scavare sotto. Tipo pubblicazione da long sellers e non best sellers. Ci sono ottimi esempi anche per l'editoria del vino.

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Patrizia

circa 8 anni fa - Link

Attendo con interesse la pubblicazione. Quelli che come me vivono il mestiere di enotecario con la passione della ricerca apprezzano. E' fondamentale che ci siano fonti di informazioni attente, coraggiose, innovative. Tuttavia talvolta pensano che sarebbe delicato che chi ha la possibilità di girare l'Italia o ricevere vini da assaggiare da ogni parte ricordasse che animare una enoteca oggi significa garantire ogni giorno ad un produttore presenza in un territorio e testimonianza. Non è un passaggio in più, è una opportunità in più. Quindi più interazione, più dialogo , più indicazioni al pubblico affinché comprenda che il KM 0 può essere proprio l'Enoteca della sua città sarebbero utili a tutti.

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Simone Revelli

circa 8 anni fa - Link

Bello! Non vedo l'ora di "scoprire".

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gp

circa 8 anni fa - Link

Capisco che "a caval donato non si guarda in bocca", e quindi mi scuso per l'incontentabilità, ma come anticipazione di un libro in uscita tra 40 giorni (non domani) mi sembra davvero avara. Si potrebbero avere almeno un altro paio di campionature, una per ognuno dei tre coautori? E si potrebbe sapere suppergiù di quanti vini si parla, e come è organizzato il testo (magari per sub-regioni, come la guida Slow Food?). Anche alla domanda legittima di Morichetti se nel libro "ci sono solo [vini] di cantine da 10.000 bottiglie" sarebbe opportuna una risposta più chiara e circostanziata: quella di Bolasco mi viene spontaneo tradurla "più o meno sì", ma francamente mi auguro che non sia così, sarebbe come una specie di "riserva indiana".

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Rizzo Fabiari

circa 8 anni fa - Link

Se Giovanpaolo vorrà sfoderare una sua scheda, bene; io posso, su gentile invito di Gp, citare una delle mie. Eccola: "ammazza 'sto rosso, mica male!" (una delle più concise di tutto il volume). Sulle quantità, facciamo un breve ragionamento: a) il libro vuole render conto di vini nuovi, oppure - più sporadicamente - di vini non molto nuovi ma poco conosciuti; b) il libro recensisce aziende nuove, oppure - più sporadicamente - non molto nuove ma poco conosciute. Stanti i punti a) e b) risulta piuttosto improbabile, su un piano meramente statistico, che vini nuovi di aziende nuove siano prodotti in numeri significativi, diciamo dalle 20.000 bottiglie in su. Ammenoché non si tratti di grandi strutture capaci di volumi produttivi notevoli, che lanciano una nuova etichetta con un bello sparo di pezzi: ma in quest'ultimo caso sarebbe perlomeno singolare che esse grandi strutture fossero b) nuove e insieme c) poco conosciute. Spero di essere stato chiaro, ma quand'anche non lo fossi stato me ne farò una ragione.

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Rondinella

circa 8 anni fa - Link

"Sorprendente prenotazione dai librai" ..... poi bisogna che vengano acquistati dai lettori e c'è una bella differenza. Non capisco come mai tutti si vogliano cimentare nel fare guide quando sono tutte oramai in crisi di vendite e molte copie finiscono per dover essere omaggiate nelle fiere perché nel frattempo rimaste invendute nelle librerie....mah! Eppoi scusate ma, con tutto il rispetto per la indiscutibile professionalità degli autori, mi pare che vengano dette sempre le stesse cose per presentarle tipo "vini sconosciuti", "guida per tutti", "nuovo modo di", " ...ecc. ecc. Sperando poi che tra un paio di anni riusciate a rinnovare l'accordo con l'editore che a volte capita che si defili... ;-)

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Poiana

circa 8 anni fa - Link

due note prima di farsene una ragione: è fantastico che qui sopra si scriva più volte che il libro nn è una guida ed esca poi un commento come questo... la rondinella poi nn sa che statisticamente il successo di un libro lo fanno i librai perchè nn esiste libro che nn sia stato prenotato dai librai che possa essere poi acquistato in quantità. e viceversa è molto difficile che un libro ben prenotato vada male. sono regole base del mondo librario

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Rondinella

circa 8 anni fa - Link

Libro o guida che sia parla di cantine e ne racconta i vini no? Comunque Poiana (carino il nick....meno la simpatia) staremo a vedere quante copie venderanno e soprattutto se ci saranno edizioni a seguire... Stammi bene, sii serena e buona lettura...👋

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gp

circa 8 anni fa - Link

Non capisco il claim di Bolasco secondo cui questo sarebbe “un libro per tutti”. Un libro che “vuole render conto di vini nuovi, oppure - più sporadicamente - di vini non molto nuovi ma poco conosciuti”, per riprendere la sintesi di Rizzari qui sopra, si rivolge chiaramente agli appassionati, per quanto divulgativo possa essere lo stile in cui è scritto. Questo non è affatto un limite, dato che gli appassionati non sono pochi (azzarderei: nell’ordine delle decine di migliaia), e sono trascurati dal mercato editoriale per quanto riguarda i libri (con la sola eccezione delle guide, che sono di gran lunga troppe) e ancora più per quanto riguarda le riviste. Si spera che per convincere un editore illuminato a pubblicare un buon libro (e magari un domani una buona rivista) sul vino non ci sia bisogno di spacciarlo per un libro per tutti…

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marco bolasco

circa 8 anni fa - Link

..claim mi pare eccessivo ;-) ad ogni modo sono io a non capire perché un libro che parla di vini nuovi o poco conosciuti dovrebbe interessare solo agli appassionati. Anzi, per la mia esperienza sono gli "addetti di settore" a cercare sui libri i vini che conoscono per poterne conforntare testi e valutazioni. I lettori tradizionali, posso assicurarlo, sono quelli che in questo momento, più degli altri, cercano cose nuove. Detto questo il discorso sullo stile di scrittura è parte importantissima dell'identità di un libro come questo. Quanto agli appassionati, purtroppo ho anni di confronto con il mercato gp e posso portare i numeri: sono oramai esigui. Perlomeno quelli degli appassionati disposti a comperare.

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gp

circa 8 anni fa - Link

Beh, diciamo che se uno degli autori si dovesse affacciare a “Che tempo che fa” – o meglio ancora tutti e tre, con gag alla Aldo, Giovanni e Giacomo ;-) – le previsioni più (lei) o meno (io) informate che stiamo facendo verrebbero surclassate… A parte questo, la mia impressione è che tra lo sfogliare un libro in libreria e decidere di comprarlo c’è un passaggio cruciale. Sicuramente un “lettore tradizionale” sarebbe incuriosito e attratto da un libro come questo, poi però se non ha un interesse specifico per il tema (bene o male, è un libro monotematico) temo che nella maggior parte dei casi non andrebbe oltre. Un appassionato credo invece che non si accontenterebbe di sfogliarlo per vedere se c’è questo o c’è quello (vino), gli interesserebbe la visione complessiva. Un elemento: ci sono in circolazione lettori orfani della visione che si esprimeva nella Guida Vini dell’Espresso, a cui collaboravano due dei tre autori prima del completo cambio di gestione di qualche mese fa. E’ probabile che ne andranno a cercare le tracce in questo libro, e ancora una volta si parla di appassionati (oltre che ovviamente di addetti ai lavori, categoria questa sì esigua). Io almeno farò così.

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sergio

circa 8 anni fa - Link

"A parte questo, la mia impressione è che tra lo sfogliare un libro in libreria e decidere di comprarlo c’è un passaggio cruciale". Vorrei dire qualcosa su questo passaggio, ma in generale e non sul libro del post. Poter sfogliare e...leggere, sia pur velocemente, un libro è molto importante, secondo me, per capire se valga la pena di acquistarlo. Distinguerei tra sfogliare un libro che tratta argomenti già studiati ed argomenti nuovi(dove non c'è una conoscenza precedente dell'argomento) La presentazione o la recensione di un libro(ma anche di altro) ha un valore di indicazione, d'informazione ma da verificare, se possibile, con una breve lettura in libreria. Il nuovo sistema on line prevede di scaricare gratuitamente delle pagine(anche i primi capitoli): è abbastanza simile alla sfogliata in libreria. Detto questo, una presentazione o una recensione può convincere anche subito. Mi spiego meglio. Se la presentazione è approfondita e completa può portare il lettore ad un'opinione ben definita: acquistarlo o non acquistarlo. PS Nei blog se si dice subito si nessuno ha niente da dire. Se, invece, si dice no c'è sempre qualcuno che si alza e dice: ma prima di dire no ...leggilo...vai al cinema a vedere il film recensito...vai al ristorante recensito...ecc. Poi si alza un altro e dice: "Ma a che servono le presentazioni e le recensioni ?"

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