Vignaioli, artigiani e pure naturali: la fiera Van 2021

Vignaioli, artigiani e pure naturali: la fiera Van 2021

di Simone Di Vito

Eroici, contadini, artigiani, e chi più ne ha più ne metta: oltre alla più famosa e strutturata Fivi, da qualche anno ormai spuntano come funghi tante associazioni che riuniscono piccoli o medio-piccoli gruppi di vignaioli. Che siano legate ad una denominazione, una sottozona in particolare, o più semplicemente ad una filosofia produttiva condivisa, da queste saltano fuori di conseguenza sempre più eventi ed iniziative, che oltre a far piacere all’appassionato medio, si traducono in ottime occasioni per i produttori, specie per quelli piccoli e/o sconosciuti che oltre alla possibilità di farsi conoscere possono avere riscontro diretto col pubblico.

Tra questi c’è quello del Van (vignaioli, artigiani, naturali), piccolo ma significativo evento che si tiene da ben dodici edizioni (in passato era chiamato Critical Wine e se non sbaglio si svolgeva presso il centro sociale Forte Prenestino). A questo evento partecipo da quando si tiene alla Città dell’Altra Economia di Roma (circa tre anni), ma fatto salvo per le poche aziende costantemente presenti, in ogni edizione scopro sempre tante novità. Nelle tre edizioni scorse però poche cose mi avevano convinto appieno, e sinceramente la qualità media generale dei vini l’avevo trovata sempre piuttosto modesta.

Quest’anno invece, forse anche per il ricambio di aziende, la situazione mi è sembrata un po’ migliorata: infatti tra i vignaioli incontrati anche quello meno esperto presentava almeno un vino degno di attenzione. Per quanto riguarda l’organizzazione, sorvolando sulle pratiche ma a dir poco curiose sputacchiere/secchio (che facevano tanto stalla :-), come anche sulla poca visibilità dei nomi delle aziende ai banchi, direi che tutto sommato l’evento è riuscito abbastanza bene.

Di seguito una lista delle aziende assaggiate, con i miei migliori assaggi di ognuna e i relativi prezzi da fiera (che ho scoperto perché i vini erano in vendita):

Podere Beghetto – Gargallo di Carpi (Mo) – Schiroli 2020 – €15
Ho iniziato l’evento con i loro lambrusco, dove tra questi ho apprezzato molto il rosato rifermentato da 70% di lambrusco Sorbara e 30% di Salamino. Bollicina fine e dal color tramonto nuvoloso, con tanto brio, nervo e agilità in bocca, a cui però non manca buona struttura. Sorseggiandolo un po’ mi ha ricordato un altro vino di questa zona bevuto di recente, il PerFranco di Bergianti, scoprendo in seguito che il mio ricordo non era poi così distante: infatti l’enologo che segue l’azienda è proprio Gianluca Bergianti.

McCalin – Martinsicuro (Te) – “Cuvée Antica” Vino bianco 2020 – €13
Azienda che già avevo sul mio taccuino personale degli assaggi futuri, principalmente per i loro Montepulciano. Pur apprezzando quasi tutti i rossi però mi sono invaghito dell’unico bianco, prodotto da uve malvasia e trebbiano provenienti da una vigna promiscua di età media 60/70 anni; rispetto a struttura e maturità maggiori sentiti nella 2019 (anch’essa in assaggio), la 2020 era molto più vivace e tagliente in bocca, persistente e succulenta in chiusura, un peccato non aver potuto acquistarla: erano finite!

I Chicchi – Ardea (Rm) – Lazio igt rosso “Torrebruna”  2016 – €20
Un’altra azienda che volevo assaggiare, oltretutto non troppo distante da Roma. Blend bordolese da 60% cabernet franc e 40% cabernet sauvignon: colore profondo e naso di frutta, con more di rovo e un pizzico di pepe, un po’ rustico e dai toni scuri, ma che scorre bene in bocca, con tannino levigato e scia acida in chiusura.

Tenuta del Conte – Cirò Marina (Kr) – Calabria igt bianco “Manere” 2013 – €40
Ennesimo esempio di una Calabria sempre troppo sottovalutata in termini di vino, regione che assaggio sempre molto volentieri e da cui ricevo spesso impressioni positive. Come quelle avute con questo ottimo blend di greco e trebbiano, che a dispetto degli otto anni potrebbe far pensare ad un vino maturo e verso la fine dei suoi giorni, invece l’ho trovato pimpantissimo: naso fresco e di erba appena tagliata, eleganza e facilità di beva, sapidità e freschezza come se piovesse. Gran bel vino, forse quello con maggior carattere e pulizia tra gli assaggi fatti all’evento.

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Il Vecchio Poggio -Isola del Liri (Fr) – Lazio igt bianco “Gramé” 2019 €18
Un’accoppiata che ipotizzavo come un po’ forzata, ma che all’assaggio ha dimostrato come i due vitigni vadano d’amore e d’accordo: malvasia del Lazio 80% e riesling 20% per questa cuvée dagli aromi freschi e agrumati, sapida, formosa e con sprizzante acidità, che asciuga la bocca e invoglia nuove sorsate. Vino molto centrato.

Poggio Baranèllo – Montefiascone (Vt) – Lazio igt bianco “T1uno” 2019 €18
Azienda giovane ma che per me non è più una sorpresa. Come non lo è il loro T1 da uve procanico in purezza: snello, beverino e altamente gastronomico. Forse il meno originale dei loro prodotti, ma a mio avviso il loro miglior biglietto da visita. La nuovissima 2020 non scherza in fatto di piacevolezza, ma vena acida e verticalità della 2019 lo rendono un bianco che drizzerebbe molti dei nasi storti (come fu per me) per le lande del famigerato EST EST EST di Montefiascone.

Maria Ernesta Berucci – Piglio (Fr) – Cesanese del Piglio Docg “Mola da Piedi” 2019 €50
Produzione limitatissima per questo cru di cesanese in zona Piglio. Vinificato a grappolo intero, con fermentazione spontanea in un tino di legno, affinato in damigiana da 54 litri e poi in anfora. Vino sicuramente da attendere ma che ha del potenziale: frutta rossa e vitalità, materia e tannino graffiante, fluidità e prospettiva.

Cantina il Malandrino – Mascali (Ct) – A Franco 2019 €16
Azienda dai vini un po’ troppo sui generis per i miei gusti, tra i quali però ho trovato piacere e maggior normalità in questo classico blend etneo da 90% nerello mascalese e 10% cappuccio: fermentazione spontanea e lieviti indigeni, affinato poi in anfora e tonneaux. Vino rustico, schietto, oserei dire selvaggio, in cui trovi frutta, lapilli, tannino appuntito e spiccata acidità.

Fattoria Mani di Luna – Torgiano (Pg) – Rosso di Torgiano Doc “La Cupa” 2019 €25
Presenza costante da quando partecipo all’evento, e per me è ormai una piccola garanzia. Come lo è il loro Torgiano rosso: da sangiovese in purezza ricavato da due vigneti (Cupa e Crocifisso), che anche quest’anno non mi delude, con i suoi frutti rossi, spezie e scia di sottobosco, robusto, tannico e profondo, buono oggi ma forse meglio attendere domani.

In un’edizione precedente il loro aglianico fu uno dei pochi assaggi rilevanti. La varietà è la medesima, ma stavolta mi convince quella in veste rosé. Struttura e morbidezza da vero aglianico di razza, ma il vestito rosa cerasuolo dona maggior scorrevolezza in bocca: rose rosse, frutta e salinità completano un gustoso quanto energico rosato.

Emilio Sciacca – Linguaglossa (Ct) – Etna bianco Doc “Biancopiglio” 2019 €20 — Etna rosso Doc “Rossobrillo” 2019 € 18
Due vini che mi hanno fatto brillare gli occhi, entrambi da vigne con diverse altitudini (fino a 750m) e stesso versante nord dell’Etna. Solo 2000 bottiglie per il bianco, con uve da contrade Bocca d’Orzo e Allegracore, in cui oltre al carricante, troviamo catarratto, grecanico dorato e coda di volpe. Fresco, ammiccante, famelico, il tutto dipinto sul tipico retrogusto sapido dei suoli vulcanici. L’altro vino è un classico blend di 95% nerello mascalese e il 5% cappuccio, da contrade Allegracore e Calderara. Più moderno e immediato dei canonici rossi etnei, verticalissimo e con acidità predominante, ma sorretta da una discreta struttura e punte di tannino a ricordare che è pur sempre un rosso. Solo 3500 bottiglie.

Casa Raia – Brunello di Montalcino Docg 2016 – €60<
Un francese a Montalcino: sembra quasi il titolo di un film e invece… Pierre-Jean Monnoyer da vita a questo Brunello proveniente da un solo ettaro atto a divenire, che etichetta all-around a parte (peraltro bellissima), svetta per blasone e complessità su tutti i vini della fiera. Alla matura 2009 in assaggio ho preferito la maggior pulizia della 2016, annata ormai strapremiata e che anche in questo vino mi dimostra già una discreta prontezza, oltre alla solita prospettiva che ci si aspetta da vini di questo calibro.

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

11 Commenti

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Francesco Fabbretti

circa 2 anni fa - Link

Scusa, come hai fatto ad assaggiare il Brunello di Casa Raia 2016 se gli telefonai 2 mesi fa ed era ancora fuori solo con la 2014?

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Come ho fatto? Come chiunque: era in degustazione lunedi (vedi foto a fine pezzo).

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Alvaro pavan

circa 2 anni fa - Link

Curiosità: nessun problema con la volatile di Casa Raia?

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hakluyt

circa 2 anni fa - Link

Bella battuta, i miei complimenti per l'ironia...

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...un Cesanese a 50 Euro e un Cirò a 40 Euro cominciano ad essere interessanti ...

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Si Marco... penso che il prezzo alto del cesanese sia legato alla produzione limitatissima, mentre il calabrese era una sorta di riserva 2013, per quest'ultimo infatti il prezzo è stato l'unica cosa che mi ha placato dall'acquistarlo.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...il prezzo lo decide il mercato , a parte il posizionamento a volte stoltamente imposto dall'azienda su criteri di obj commerciali e di immagine . Se sono anche buoni , ci sta e riuscirà a venderli . La rarità non è un prerequisito , altrimenti il contadino da cui mi rifornisco di frutta ( per un salutare chilometri zero) , facendo 300 bottiglie di Lambrusco da un paio di vigneti dietro casa in coltura promiscua ( tipo Chambertin di Bernard Dugat Py o Musigny di Roumier) , dovrebbe farle pagare almeno 500 Euro ogni bottiglia ( ...ma fa cacare ...)

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Hai ragione, il prezzo lo fa il mercato e se quel vino sta a quel prezzo significa che qualcuno lo compra, forse mi sono spiegato male ma intendevo dire: più c'è richiesta (in questo caso magari in qualche mercato estero) e più il prezzo sale, visto che ne fai 500 bottiglie e non puoi accontentare tutti...

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Produttore: Eh, sai, ne faccio poco Acquirente: meno male 🤣🤣🤣

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Guido

circa 2 anni fa - Link

Lungi da me fare il puntiglioso, ma per doveroso rispetto nei confronti delle manifestazioni stesse: Critical wine erano delle degustazioni volute da Luigi Veronelli in varie città italiane, spesso in spazi sociali, che sono poi evolute in tante altre manifestazioni ancora oggi presenti Enotica è la manifestazione che si svolge da tantissimi anni al Forte Prenestino Van non c'entra niente con le due precedenti, per quanto interessante manifestazione

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Guido al Forte prenestino quando iniziarono a fare questa manifestazione con i vignaioli per due o tre anni si chiamavano Critical Wine (dopo diventò il "Terra Terra" e infine Enotica, forse proprio per evitare l'omonimia con quelli di Veronelli), te lo dice uno nato e cresciuto a Centocelle (per chi non lo sapesse il quartiere di Roma dove è il Forte Prenestino). Che il Van sia una continuazione di quelle manifestazioni non sono io a dirlo ma quelli dell'organizzazione. Dopodiché probabilmente 12 anni fa scelsero quel nome proprio perché era un tipo di manifestazione simile a quelle organizzate da VERONELLI. Saluti

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