Vicchiomaggio, verticale dei vini nel castello di Leonardo da Vinci

Vicchiomaggio, verticale dei vini nel castello di Leonardo da Vinci

di Redazione

“Le origini del Castello Vicchiomaggio si possono far risalire al V secolo. Con la sua ubicazione, posto in cima ad una collina che domina la valle della Greve, ha rappresentato, nel corso dei secoli, un baluardo di difesa grazie alla  posizione strategica privilegiata nel corso delle guerre che hanno diviso Firenze e Siena. Ma le guerre fortunatamente finiscono e quindi diventa una villa signorile rinascimentale grazie alla famiglia Gondi. Tra chi ci ha vissuto, basta citare Leonardo da Vinci e Francesco Redi”.

Si potrebbe rimanere per ore ad ascoltare John Matta, il proprietario, origini piemontesi ma nato in Inghilterra, dove è cresciuto e si è formato. Sarà per l’accento, che non nasconde le sue origini, il suo essere preciso e profondo nello spiegare le cose, di sicuro è un bell’ascolto, quello di un uomo che si è trovato viticoltore per tradizione di famiglia e per passione. La storia del padre, Federico Secondo (“Secondo è il santo patrono del paese in cui era nato” precisa John) ha del romantico: l’emigrazione dal Piemonte prima della Guerra Mondiale per fare fortuna, il soggiorno a Parigi durante la Belle Epoque e l’arrivo a Londra, dove apprende la professione del sommelier.

Essere giovane, intraprendente e sveglio gli permette di avere successo e fonda quindi la FS Matta nel 1921, una ditta che diventerà presto la più importante per l’importazione di vini e liquori. Anni belli e intensi, poi il Castello viene acquistato nel 1964, dapprima come investimento poi nel 1966 quale residenza, una volta venduta la ditta.

John studia alla scuola enologica di Alba e poi mette a frutto le sue conoscenze direttamente nel campo, 34 ettari a disposizione in Chianti Classico ed 11 in Maremma. La gestione della vigna è passata da un approccio convenzionale ad una conduzione più sostenibile, certificata VIVA: in questo modo gli interventi sono legati all’andamento dell’annata. I terreni hanno suoli vari, ma lo scheletro è quello che si sviluppa di più mentre si sale in altitudine.

Vigne di età tra i 10 e i 40 anni, con una parte reimpiantata e non ancora in produzione. Prima annata imbottigliata il 1969 e per John la prima vendemmia è quella del 1970. Oggi l’attività viene portata avanti da John con i figli: Federica e Delfina che si occupano della parte di accoglienza, Sebastian della vigna e Victoria della parte commerciale.



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Agostino Petri, Chianti Classico Riserva
La Riserva conserva il nome della Famiglia Petri, antica proprietaria del Castello, con Agostino che si occupò di restaurare parte della tenuta di Vicchiomaggio dal 1850 ai primi del Novecento, quando poi la proprietà passò per qualche anno ai Salci, prima dell’acquisizione da parte della famiglia Matta. La Riserva proviene dalle uve di un singolo vigneto e l’uvaggio attuale prevede sangiovese e cabernet sauvignon, abbandonando definitivamente la piccola percentuale di canaiolo che era invece presente nelle annate 2005 e 2011 in degustazione. La cosa più sorprendente di questa mini verticale è la tenuta della ’96, il cui uvaggio prevedeva ancora una piccola parte di trebbiano, un 5%, insieme a sangiovese, canaiolo e cabernet.

Chianti Classico Riserva Petri 1996
Questo il nome di allora, che poi diviene Agostino Petri dai primi anni 2000. È rosso granato ancora vivo, e sorprende al naso per aver conservato ancora fragranze balsamiche intatte che ricordano il cipresso e perfino l’eucalipto. Il tutto si accompagna a sentori di terra bagnata, sottobosco e tabacco in chiusura. Sorso intatto, senza cedimenti, che risulta setoso nella parte tannica completamente fusa, ma che non cede a eccessive morbidezze, grazie ad un aspetto di freschezza ancora ben presente. Direi senza voler mancare di rispetto ai suoi 25 anni di maturità, che è un vino goloso, che ho poi sorseggiato con piacere tra le chiacchiere post degustazione piluccando qualche prelibatezza.  SS 91 CZ 85

Chianti Classico Riserva Agostino Petri 2005
Scuro, concentrato nel colore. Paradossalmente qui l’evoluzione si sente più che nella ’96, con sentori di conserva di pomodoro all’attacco, cui segue un aspetto sanguigno deciso, cenni di erbe macerate e rabarbaro. Il sorso è largo, morbido e glicerico, ma che rivela un tannino appena ruvido. I sentori del legno sono ancora in evidenza, traducendosi in speziatura di chiodo di garofano esuberante.  SS 88  CZ 88

Chianti Classico Riserva Agostino Petri 2011
È figlio di un’annata con un agosto molto caldo anche durante la notte, che ha portato a un anticipo dell’epoca di raccolta. Si traduce in bella concentrazione di colore, rubino intatto, con un frutto molto marcato che ricorda i mirtilli o comunque i frutti di bosco e tratti vegetali che ricordano la presenza del cabernet negli aspetti più freschi e mai eccessivi. Molto piacevole la parte piccante all’olfatto data dal pepe nero che poi ritroviamo anche in bocca in chiusura. Sorso polposo, molto legato al frutto, ha buona scorrevolezza con un finale in crescendo legato ai toni freschi di macchia mediterranea e pepato che stuzzica. SS 90+ CZ 86


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La Prima Chianti Classico Gran Selezione
La Prima, storicamente l’altra Riserva del Castello di Vicchiomaggio, diventa Gran Selezione dal 2010. La Prima, nell’accezione di la migliore, vuole proprio già dal nome identificare la migliore produzione di Chianti Classico aziendale. È ottenuto da uve sangiovese provenienti dall’omonimo vigneto di circa 2 ettari insieme ad una piccola percentuale di merlot. Qui le rese in vino si abbassano a 30 ettolitri per ettaro e il vino matura in barrique di primo e secondo passaggio per almeno 2 anni.

Chianti Classico Riserva La Prima 1999
Granato, ha sentori di evoluzione legati al cuoio e al tabacco, tra cui si insinua un bellissimo profumo fresco di muschio bianco, pulito, che rinfresca l’olfatto e lo rende molto attrattivo. Cenni di legno di sandalo ne incrementano il bouquet. Buon ingresso in bocca con bello sviluppo anche in larghezza, l’aspetto salino si fa largo in chiusura, insieme a cenni amaricanti piacevoli di un tannino ancora in bello spolvero. Uvaggio sangiovese, colorino e canaiolo. SS 92  CZ 87

Chianti Classico Riserva Vigna La Prima 2007
Si abbandona l’uvaggio classico in favore del sangiovese in purezza. E al naso è sangiovese centrato, bello e riconoscibile con la sua nota ematica, cuoio, i cenni vegetali che ricordano l’alloro, e poi la ciliegia matura. La bocca è soda, polposa e levigata, tannini fini e un finale di ampio respiro in crescendo tra aromi di macchia mediterranea e una speziatura dolce che si affaccia solo sul finale. SS 93 CZ 87

Chianti Classico Gran Selezione La Prima 2013
Quel fil rouge di ematico, cuoio e ciliegia lo ritroviamo anche in questa annata, in cui si arricchisce di un bel pepe garofanato e di cumino. In questa versione Gran Selezione entra in uvaggio anche una piccola percentuale di merlot. Bocca ricca e smussata nelle asperità, il finale è appena viziato da un legno un po’ esuberante che al momento lo comprime nello sviluppo anziché dargli slancio. SS 90  CZ 87


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Ripa delle More
Si tratta di un IGT da uvaggio variabile nata a suo tempo come sangiovese in purezza. Ottenuto da terreni con circa il 30 per cento di argilla pesante, resa di 52 hl per ettaro, invecchia per due anni in barrique nuove provenienti da due diverse tonnellerie.

Ripa delle More 2010: 50% sangiovese, 30% cabernet sauvignon, 20% merlot
Rubino pieno e veste giovanile. A bicchiere fermo esprime sentori di barbecue, ma scompaiono presto per lasciare il posto a profumi ben più ammiccanti di mirtilli in confettura e mora di rovo, finocchietto selvatico e goudron. Sorso appagante caratterizzato da piena armonia delle parti con l’alcol che ben si integra del corpo pieno e avvolgente del vino, il tannino è vivace, ma senza graffiare e acidità vivace. Il finale di bocca è pulito e si trascina sapori di arancia sanguinella ed erba tagliata. CZ 88  SS 92

Ripa delle More 2003: 60% sangiovese, 30% cabernet sauvignon, 10% merlot
Un millesimo difficile, troppo caldo, che invece ha stupito in degustazione per aver affrontato il tempo con vitalità e integrità. Alla vista è praticamente impenetrabile. Al naso incuriosisce la nota verace di uva spina (lo so è un vino rosso, ma l’uva spina era nettissima), mora in confettura, aloe, tè nero e corteccia di cipresso. In bocca il tannino è maturo, non troppo invadente, l’alta gradazione alcolica è ben celata dal corpo del vino, acidità in secondo piano e leggermente mascherata dall’esuberanza della struttura architettonica del nettare. Finale ammiccante con piacevoli e dolci richiami di frutti di bosco in confettura. CZ 89  SS 91

Ripa delle  More 1997: L’età si è fatta sentire per un’evoluzione molto accentuata


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FSM iniziali di Federico Secondo Matta . E’ un merlot in purezza, da due ettari per una resa di 20 hl all’ettaro. Fermentazione di trenta giorni e poi 16 mesi di invecchiamento in barrique nuove e successivo affinamento di un anno in bottiglia. La nascita si deve alla voglia di John di creare un merlot che conservi un’impronta chiatigiana.

FSM 2004
Rubino con riflessi porpora. Naso balsamico, mentolato, frutti di bosco, cannella, chiodi di garofano, pepe. Morbido, avvolgente succoso, caldo, elegante morbido, setoso. Finale lungo e piacevole SS 91 CZ 88

FSM 2009
Rubino con riflessi porpora. Naso intenso e fresco, timo, alloro, mentuccia, quindi lamponi e cenni balsamici. Bocca di buon peso, elegante, fresco, tannino ben amalgamato, vivace, largo. Finale caldo e saporito SS 92 CZ 90

FSM 2015
Rubino con piccoli riflessi porpora.  Peperone, fresco , erbaceo lieve, anche menta,frutti di bosco, note di cioccolato. Tannini di trama finissima, freschissimo, godurioso, sudante. Finale lungo e preciso incisivo SS 94 CZ 93

 

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