Verticale Sessantanni San Marzano, il Primitivo “sociale” alla prova del tempo

Verticale Sessantanni San Marzano, il Primitivo “sociale” alla prova del tempo

di Andrea Gori

Lungimiranza, condivisione, alberello e bellezza, queste la parole chiave attorno cui è stato impostato il lavoro a San Marzano, una delle più importanti realtà della DOC primitivo di Manduria, una cantina sociale che cerca di riportare un modello altoatesino di qualità e cooperazione in una delle zone più promettenti d’Italia. Le cantine oggi vinificano le uve ricavate da quasi 1500 ettari di viti per un totale che sfiora i 12 milioni di bottiglie, di  cui 80% a bacca rossa (40% primitivo) e 20% bacca bianca tra i quali lo chardonnay, il moscato e il fiano minutolo che compongono il nuovo bianco Edda a Monteparano.

Le cantine nascono nel 1962 con 12 viticoltori ma è dagli anni 80 che avviene un cambiamento deciso in parallelo con quanto avviene al vino italiano. È con il presidente Cavallo, Francesco detto “Franco” figlio di uno dei fondatori delle Cantine, che si assiste al primo vero passo verso la qualità, mettendo in condivisione il lavoro di 1.200 soci: una sorta di vigna diffusa in cui ogni viticoltore ha poco più di un ettaro ma riceve aiuto e supervisione centralizzati e, soprattutto, incentivi in termini economici per conferire uva di alta qualità (in base a numerosi parametri che arrivano a valutare uve primitivo anche 1,5€ al kg).

La svolta vera (anche in termini di immagine) avviene con la scommessa della coltivazione ad alberello: la cooperativa decide di valorizzarla e convince i micro viticoltori a investire in questa forma di allevamento, da sempre snobbata perché poco produttiva.
Il nucleo originario è rappresentato dai 20 ettari presenti proprio a San Marzano, con vecchie viti di 60 anni che sono il cuore della produzione e che daranno origine all’etichetta destinata a diventare un grande successo anche negli Stati Uniti, ovvero il Sessantanni. Nel futuro prossimo sono in vista altre sfide come il progetto della Masseria Samia (visitata in anteprima la scorsa estate), con un giardino di varietà autoctone perdute di viti e altre specie arboree e ortofrutticole dimenticate, per.un sogno mediterraneo presto visitabile.

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Spazio quindi alla verticale del Sessantanni, un primitivo di Manduria dalle rese bassissime (40-50 qli per ettaro) che vede la sua prima annata con il 2000, uscito nel 2003.

Sessantanni primitivo di Manduria DOP 2006
Annata calda ma stress compensato. Colore ancora molto vitale e intenso, frutta di bosco scura, pepe e more di rovo, humus terriccio e susine. Bocca con dolcezza decisa, acidità lieve e tannino che tiene botta: nel complesso appare meno ricco e dolce che da giovane con una eleganza rustica che conquista poco a poco. 87

Sessantanni primitivo di Manduria DOP 2009
Calore forza ed energia che riflettono un’annata calda e forte. Colore denso e netto, naso di visciola e ciliegia, nota vegetale boschiva, corteccia,  poi frutto penetrante e acceso con note di macchia mediterranea e succo di mirtillo. Bocca in equilibrio con tannino ancora fermo e pimpante, succo di arancio rosso, eleganza netta che emerge anche se la nota calorica si affaccia con decisione. 88

Sessantanni primitivo di Manduria DOP 2011
Meno produzione, più qualità e clima equilibrato. Inchiostrato e spesso, cupo e intrigante, al naso emerge subito il sottobosco di menta, poi mirtillo e more. Grande sorso sorprendente per equilibrio e freschezza, croccante, concentrato, di gelso, mora e mirtillo. Finale lunghissimo in cui l’alcol è una coccola che riequilibra il tannino in maniera precisa e perfetta. 89

Sessantanni primitivo di Manduria DOP 2013
Ricco sfaccettato ed in notevole equilibrio tra frutto e sostanza. Materia abbondante e classico mix di more, mirtillo, alloro e macchia mediterranea condito da note vegetali e selvatiche appena accennate. Sorso con un po’ di calore ma un’annata molto tipica e potente che conquista subito e che comunque promette un’evoluzione interessante. 90

Sessantanni primitivo di Manduria DOP 2014
Floreale e affilato, snello e sinuoso nonostante l’estratto. Prugne, ribes rosso e mirtillo, cangiante e balsamico vira verso l’arancio rosso e le spezie quali cumino, pepe, curcuma e sandalo. Bocca accesa, ricca e vitale, con una eleganza rara per Primitivo e una luce nuova per il vitigno già godibile oggi, ma ancora più interessante grazie a quest’annata atipica. 91

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

4 Commenti

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Montosoli

circa 7 anni fa - Link

Gracie. Concordo per la 2014...annata forse da saltare...ma chi ha saputo lavorare..vi sono delle belle sorprese..per fare vini piu eleganti che mai. Domenica ne abbiamo avuto conferma con il Macchia 2014 della Cantina Lizzano..favoloso.

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motown

circa 7 anni fa - Link

Sono l'unico a trovare questo vino un po' troppo stucchevole?

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Andrea Gori

circa 7 anni fa - Link

la 2014 non lo è per niente ma anche nelle altre lo è ma con il tempo il carattere stucchevole si attenua parecchio. Certo che siamo comunque dalle parti di Amarone & co. ma direi che c'è la voglia di renderlo più bevibile possibile

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Motown

circa 7 anni fa - Link

Meno male! Procurerò una 2014, allora. Grazie!

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