Universi simulati e nuove ipotesi sul falsario più famoso della storia, Rudy Kurniawan

Universi simulati e nuove ipotesi sul falsario più famoso della storia, Rudy Kurniawan

di Pietro Stara

Quando l’inimitabile allenatore di pallone, Carlo Mazzone, un giorno affermò che “il fallo tattico è il cugino della simulazione”, si stava avvicinando ad una verità a cui soltanto alcune delle migliori teste del pianeta si sono approssimate in questi ultimi anni: “Il nostro universo è una simulazione?”. Ne parla compiutamente questo articolo, che fa riferimento all’incontro tenutosi all’American Museum of Natural History di New York, moderato dall’astrofisico Neil deGrasse Tyson tra il filosofo David Chalmers, autore di “Che cos’è la coscienza?”, e i fisici teorici Zohreh Davoudi, James Gates Lisa Randall e Max Tegmark.

L’ipotesi portata avanti da queste teste d’uovo è quella per cui l’universo sarebbe una simulazione (simulation argument) informatica programmata da una super-intelligenza esterna alla nostra realtà, con l’eccezione di qualche cantone svizzero (cit.). Se a questo aggiungiamo che il fisico e matematico Brian Greene, nel suo libro “La realtà nascosta”, ha calcolato che un computer quantistico “non più grande di un portatile ha la capacità di eseguire l’equivalente di tutto il pensiero umano sin dagli albori della nostra specie in una piccola frazione di secondo”, siamo di fronte ad una delle più sconvolgenti rivelazioni almeno dal tempo in cui Anita Eerland, Rolf Zwaan e Tulio Guadalupe hanno scoperto che “inclinandosi a sinistra la Torre Eiffel sembra più piccola”.

L’articolo è ricchissimo di riferimenti alla narrativa fantascientifica che, prima d’ora, si è cimentata mirabilmente con il suddetto tema. Ma mentre noi congetturiamo miseramente sulla tenuta di una bottiglia del Domaine de la Romanée-Conti La Tache Grand Cru Monopole del 2006, dall’altra parte dell’Oceano volano fior di quattrini: «Questo scenario (Matrix) è stato suggerito proprio da Bostrom nel suo influente “Superintelligence” (2014), il libro che ha convinto Musk a destinare alcuni milioni di dollari al Future of Life Institute di Boston per ricerche destinate a minimizzare i rischi connessi allo sviluppo di intelligenze artificiali (tra i destinatari del finanziamento c’è lo stesso Bostrom, per lo sviluppo a Oxford di uno Strategic Artificial Intelligence Research Center)».

Nuove ipotesi, alla luce dell’universo simulato, sul caso Rudy Kurniawan

Qualche anno fa, il settimanale “Internazionale” riprende un articolo di Benjamin Wallace pubblicato su il New York Magazine in cui si racconta che un signore, un tale Rudy Kurniawan, comparso dal nulla in California nel 2003, si accredita come uno dei maggiori esperti dei vini di Borgogna negli States. Ma non finisce qui: il signor Rudy Kurniawan recupera, per le più importanti aste del mondo, vecchie e introvabili annate che gli rendono un bel po’ di soldi: “Per capire le dimensioni del fenomeno basta dire che nel 2002 una bottiglia di Romanée-Conti del 1945 costava $ 2.600 mentre nel 2011 è stata battuta a un’asta una bottiglia del 1945 per ben $ 124.000.”

Nessun Domaine si oppone a Kurniawan, ad eccezione di Laurent Ponsot. L’epilogo della storia è, appunto, nel 2012, quando l’FBI scopre nella villa del falsario centinaia di tappi vecchi e nuovi, capsule di piombo, sigilli di cera e tutto quello che serviva per produrre vini di vecchie annate. Il 22 di ottobre 2013 il quotidiano “Il Giorno” così scrive: “Peccato che fosse falso, dicono fosse anche buono, certo però non come il Romanée Conti originale.”

Tre elementi hanno portato gli inquirenti a lavorare su nuove ipotesi: il primo è che nessuno se ne fosse accorto, a parte un piccolo manipolo di giornalisti del Giorno che rivendeva il Romanée-Conti falsificato in alcune edicole lombarde come integrativo salariale. Il secondo è legato al fatto che nessun Domaine della zona, ad eccezione appunto di Laurent Ponsot, avesse fatto opposizione.

L’ultimo riguarda la neuro economia: il team di Antonio Rangel, ricercatore di Caltech (California Institute of Technology) ed esperto di neuro economia, ha messo in relazione il costo del vino con la percezione del gusto: “Attraverso l’uso della risonanza magnetica Rangel si è accorto che, facendo assaggiare due volte lo stesso vino, ma dichiarando ai tester un diverso prezzo, al momento dell’assaggio del vino con prezzo dichiarato più alto nel cervello degli assaggiatori le aree associate con il senso del piacere sono risultate più attive”.

L’FBI sta valutando, assieme agli scienziati e filosofi appena ricordati, se Rudy Kurniawan non sia in realtà un ‘personoide’ simulato all’interno di mondi virtuali e riprodotto per via asessuata nei laboratori sotterranei della Nasa e diretti magistralmente da una super-intelligenza burlona.

 

avatar

Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

11 Commenti

avatar

luis

circa 7 anni fa - Link

Incommentabile

Rispondi
avatar

Pietro Stara

circa 7 anni fa - Link

Lei ha dimostrato il contrario: ha appena varcato la soglia dei paradossi filosofici e matematici.

Rispondi
avatar

Paolo

circa 7 anni fa - Link

Non direi "paradosso", gentile Pietro. Ma pura e semplice applicazione del Teorema di Goedel, detto anche teorema dell'incompletezza. Altrimenti come avrebbe potuto, il buon luis, dichiarare l'incommentabilità dell'incommentabile? O no? ;)

Rispondi
avatar

Pietro Stara

circa 7 anni fa - Link

Buon giorno Paolo, facevo riferimento all'antichissimo “paradosso del mentitore”
https://www.youtube.com/watch?v=EWEqsP8-Chc

L’attinenza al Teorema di Goedel è comunque molto pertinente.

Rispondi
avatar

Wine Roland

circa 7 anni fa - Link

La degustazione del Caltech ha visto la nascita del nuovo 'sentore quantistico', ossia buono/nobbuono contemporaneamente. Nel frattempo il gatto di Heisenberg è fuggito da sotto la scatola

Rispondi
avatar

Marco Prato - il Fummelier

circa 7 anni fa - Link

Immagino intendesse Schrödinger, ma non è escluso che in una delle tante realtà del multiverso non esista un tal Heisenberg che abbia elaborato un concetto simile :-)

Rispondi
avatar

Wine Roland

circa 7 anni fa - Link

Si, era lui. Heisenberg, nonostante sia uno dei padri della meccanica quantistica, non mi risulta abbia mai posseduto un gatto :D

Rispondi
avatar

Stefano

circa 7 anni fa - Link

in effetti il vino di Kurniawan può, come il gatto, essere o non essere Romanée-Conti, finché qualcuno (di competente) non lo assaggia. Ma penso che tutti i vini da collezione siano come il gatto di Schrödinger

Rispondi
avatar

Paolo

circa 7 anni fa - Link

Credo, onestamente, chemessuno voglia puntare al cuore del problema: "l'importante è che non sia come la pipì del gatto di Schrödinger"

Rispondi
avatar

andrea jermol groppi

circa 7 anni fa - Link

Il gatto di Bollinger ha fatto pipì o no on questo sauvignon che sto bevendo? Principio di indeterminazione di Heisenberg.

Rispondi
avatar

il farmacista goloso

circa 7 anni fa - Link

Ben detto ! Neuro-economia è quella di chi compra-vende vino da tenere rigorosamente in un caveau svizzero in attesa che si rivaluti. Cancro del bevitore, peste (e corna ) dello stappatore che vede aumentare esponenzialmente il prezzo dei suoi nettari. Roba da neuro-deliri. W i Kurniawan ! Alla forca i collezionisti-accaparratori !!! Ci vuole un nuovo eno-Robespierre.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.