Una verticale di Antonio Camillo per scoprire il Ciliegiolo al suo massimo

Una verticale di Antonio Camillo per scoprire il Ciliegiolo al suo massimo

di Clizia Zuin

Antonio Camillo 16 Novembre 2021
Non è facile raggiungere Antonio Camillo. Un paesino minuscolo nell’ultimo lembo di Toscana tra Capalbio e Pitigliano. 2 ore e mezza di auto da Firenze.
Occhi scrutatori di ghiaccio, un’inusuale abbronzatura per il mese di Novembre, tenuta da cacciatore e stretta di mano vigorosa. Lo sguardo indagatore di ghiaccio si scioglierà solo dopo una lunghissima chiacchierata. Questo è Antonio Camillo.
Curriculum di tutto rispetto: a San Gimignano lavora con Paolo Salvi (enologo di Montevertine) dove si fa le ossa per tanti anni, poi Poggio Argentiera, infine approda a Fattoria Le Pupille per un paio d’anni. Mai pago, decide di realizzare quello che è il sogno di ogni vignaiolo: il proprio vino.

Partito da zero con un fazzoletto di terra nel 2006, oggi arriva a produrre 105.000 bottiglie che vanno sold out facilmente prima dell’uscita del vino dell’annata successiva, nonostante la pandemia e grazie anche alla peculiarità del vitigno più famoso che coltiva: il ciliegiolo. Antonio produce con successo anche Morellino di Scansano, procanico e altre varietà autoctone. Tanti riconoscimenti nazionali hanno portato l’attenzione verso questo angolo di Toscana e la sensazionale ottima fattura del suo ciliegiolo continua a mietere successi.

Geneticamente il ciliegiolo è figlio del sangiovese e del moscato violetto, uva che ama il caldo, ma non la pioggia, spesso in blend con sangiovese e altri autoctoni toscani per il Chianti Classico, Chianti e nel Maremma Toscana, ma che grazie alla passione di Antonio ha trovato uno spazio tutto suo nella vinificazione in purezza tra gli scaffali delle enoteche e tra i tanti fan che corrono in questa terra di confine grazie ad Antonio.

La visita inizia in vigna: un piccolo anfiteatro naturale dove ogni 10 filari di viti circa ci sono alternati ulivi e altre piante. L’estensione delle vigne, per ora tutte in affitto è di 24 ettari, disseminate in diverse parti di Manciano con diverse esposizioni e diversissime tipologie di terreno, dall’argilla all’arenaria. il 30% delle uve vengono acquistate per lo più da una coppia di fratelli di 84 e 91 anni che hanno ancora voglia di divertirsi in vigna a modo loro. La vendemmia nel 2021 è cominciata il 28 agosto e terminata il 5 ottobre: ci vuole indubbiamente passione per portarla avanti così a lungo, tutti gli anni.

Il ciliegiolo c’era già quando Antonio è tornato qui a casa dopo i suoi trascorsi intorno alla Toscana, e qui tutti hanno sempre rispettato queste vigne straordinarie, per questo ne esistono tante. È stato perciò facile innamorarsi di questa terra e del ciliegiolo ed è stato relativamente facile farlo conoscere in Italia e all’estero. Antonio è una persona a cui è bello fare domande, ha sempre una risposta non banale, ma semplice. A fine giornata si lascia andare a qualche battuta e gli occhi scrutatori finalmente sembrano essere occhi di gioia e amore per il proprio lavoro e di chi nella vita ne ha combinate tante.

Con la fidata Alessia, braccio destro, grande appassionata di vini e agronoma che si è formata sul campo, organizziamo una mini verticale del vino di ingresso, il ciliegiolo appunto e di ciliegiolo Vigna Vallerana Alta.
La cantina è sorta nel 2015: un capannone non molto poetico ma ravvivato da riproduzioni di Pelizza Da Volpedo, dalle foto di Alberto Korda e da bottiglie provenienti dai posti più curiosi del mondo.

Durante il passaggio dalla cantina vecchia a quella nuova, nulla è cambiato in merito alla vinificazione: macerazione in acciaio per 15 giorni e poi cemento per il ciliegiolo, mentre per il Vigna Vallerana Alta (raccolto circa 2 giorni dopo) la macerazione dura un mese e la fermentazione avviene in cemento. Si svina dopo 1 mese, decantazione e poi il Vallerana termina l’affinamento o in una botte da 20 ettolitri, acquistata nel 2014, o nei 2 tonneaux usati da 5 ettolitri. Il ciliegiolo presenta naturalmente un PH intorno ai 3.3 e 3.6, ma la percezione durante il corso della degustazione è che sia più basso, che ci sia un’acidità vibrante e succosa, frutto di una perfetta maturazione e momento di raccolta delle uve.

Progetti per il futuro? Continuare ad esprimere la peculiarità di questo vitigno attraverso la lettura del territorio. C’è il desiderio di nuove etichette che rappresentino le varie parcellizzazioni individuate e riportarne il carattere nelle varie etichette. Alessia silenziosamente scuote la testa. Non sembra convinta. Ridiamo tutti insieme.

Legenda:
Note e voti di (C) Clizia Zuin e (L) Leonardo Romanelli

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Ciliegiolo 2016
Prima annata nella nuova cantina. Per Antonio questa è stata la sua migliore annata. Ma il tappo sembra non aver retto. Dopo questo sfortunato lotto di tappi, Antonio si convertirà per sempre ai tappi Diam 5.
Colore rubino vivo, leggermente più cupo degli altri. Impatto leggermente vinoso al naso, poi si apre meravigliosamente con ciliegia selvatica, viola, floreale, alloro e aghi di pino. Leggero spunto. In bocca è disteso, tannino leggermente graffiante (colpa del tappo) e finale leggermente amaricante.

Ciliegiolo 2018 (la 2017 è stata prodotta, ma non portata alla degustazione)
C: Colore rubino, è il più cupo di tutti. Profumi fragranti e golosi di frutta matura, di crostata di ciliegie, arancia sanguinella, pesca gialla (sapore che si rincontra incredibilmente anche al palato), caramelline alla violetta, pietra bagnata. Freschezza e persistenza davvero notevoli con sviluppo gustativo preciso ed elegante. Succosissimo, la persistenza convince ad ogni riassaggio. 90
L: Bel colore rubino. Naso umami, carne fresca. Poi floreale, cenni di erbaceo, viola quindi macchia mediterranea e sangue, anche pesca. Ingresso di buon peso, caldo, succoso, tannino ben amalgamato, fuso Finale pulito e di bella lunghezza 91

Ciliegiolo 2019
C: Rubino limpido, trasparente e cristallino. Naso meno intenso rispetto al campione precedente, sicuramente dovuto anche alla giovane età, ma i profumi sono più netti e più puliti. Ciliegia matura, pesca gialla matura, erbe aromatiche, rosmarino, tè nero e un accenno di ginepro. Tannino presente, non graffiante, ma saporito, va a nascondere il fascino liquido dell’acidità. Finale pulito e leggermente sapido. Sfiora la persistenza. 89
L: Rubino, puliti e limpido. Appena minerale al naso, vegetale di rosmarino, ciliegia netta. Bocca di buon peso, succosa, vivace, nervosa, tannino sottile. Largo succoso, vitale. 89

Ciliegiolo 2020
C: Colore rubino con riflessi porpora, più scuro a centro bicchiere. Naso ancora chiuso, cupo, orientato su mirtilli e mora in confettura, glicine, macchia mediterranea e un eco di iodio. In bocca il tannino è predominante, subentra una bella freschezza e tanta gioventù. Il secondo sorso è più pieno, ricco, piacevole, soprattutto se lo si immagina con un bel filetto appena preparato. 89
L: Porpora e rubino che si integrano. More, prugne, mirtillo, quindi floreale di viola, mirtillo. Al gusto si dimostra pieno, elegante, tannino finissimo ma ben presente, denso e succoso. Finale piacevole e lungo 89

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Ciliegiolo Vigna Vallerana Alta 2014
C: È la prima annata della botte nuove da 20 ettolitri. Rubino trasparente con screzi granati e grande capacità di riflettere la luce nel bicchiere. Aromi intensi e ben scanditi di cedro, cortecce, arancia sanguinella, tè nero. Non è molto persistente, ma è un amico piacevole e godibile. Tannino leggermente sgranato. 87
L: Rubino limpido con cenni granati. Al naso la ciliegia sotto spirito, poi carne, sangue ed agrume variegato. Bocca succosa, calda, elegante, bella fresca, vitale, viva. Finale non lunghissimo ma pulito 91

Ciliegiolo Vigna Vallerana Alta 2015
C: Rubino caratterizzato da media trasparenza. Si presenta all’esame olfattivo ricco e maturo: mirtillo in confettura, glicine appassito, humus, caffè, tabacco e alloro. Al palato è spesso, ricco, ma con una freschezza salvifica che riequilibra tutto e regala una piacevole bevibilità e allunga il sorso con ricordi di frutta gialla matura. Sapidità a centro bocca facile da neutralizzare e apprezzare. Si rivela essere un vino poco cerebrale e molto appagante. 91
L: Scarico nel colore rubino ma luminoso. Naso intenso di ciliegia e frutti di bosco neri, quindi tabacco, poi terra e macchia mediterranea come erbe aromatiche. Bocca viva e ricca, acidità di bella intensità, appetitoso. Finale lungo e saporito 93

Ciliegiolo Vigna Vallerana Alta 2016
C: Rubino cupo con leggeri riflessi porpora. Subito compaiono note di confettura di more e sambuco, ciliegia selvatica, felce, cortecce e polvere di caffè. In bocca le parti non sono ancora perfettamente integrate con l’alcol che rimane leggermente spaginato. Il tannino è presente e ben piazzato in forma esemplare, acidità leggermente defilata. 90
L: Rubino che lascia spazio a riflessi porpora. Ciliegia sotto spirito al naso, quindi mora, minerale carne e caffè. Bocca grintosa, calda viva, larga, tannini fini finale prolungato 91

Ciliegiolo Vigna Vallerana Alta 2018
C: Rubino, dotato di media vivacità e trasparenza. Ha tante caratteristiche in comune al ciliegiolo 2018, ma profumi e gusto sono amplificati. Cambierà più volte lo spettro olfattivo durante la degustazione, gioia pura. Incipit con fiori gialli passiti, amarene, nettarine, spremuta di sambuco, tè al Roobois, alloro, pietra bagnata. Al palato vince per persistenza e carattere vivace, dove acidità e tannino danzano insieme creando dinamismo all’interno di una bella struttura. Da conservare. 92
L: Bel rubino trasparente. All’esame olfattivo: frutti di bosco timo ciliegia, quindi minerale, noto di tè, pesca ben definita. Fresco all’ingresso, piacevole nella trama tannica vivo fluido invitante e caldo. Finale bello e saporito 92

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Clizia Zuin

Veneta di origine, toscana di adozione, cittadina del mondo nel cuore. Dopo la laurea in Lingue Orientali, scopre la complessità del mondo del vino e dopo tanti anni ancora non si annoia. Ha lo straordinario superpotere di trovarsi sempre nei paraggi mentre si sta stappando una bottiglia monumentale. Formazione mista AIS e WSET, con la convinzione che presto conquisterà il mondo; in attesa di diventare il Dottor Male, lavora come sommelier a Firenze.

2 Commenti

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Alessio

circa 2 anni fa - Link

Io non dimenticherei di assaggiare anche il S. Lorenzo di Sassotondo. È un pezzo che non lo bevo ma negli anni passati mi aveva dato grandi soddisfazioni :)

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BENIAMINO CAPOBIANCO

circa 2 anni fa - Link

Non voglio giudicare i vini di Antonio Camillo, SONO TUTTI MOLTO BUONI CON PUNTE DI VERA ECCELLENZA, un vanto per il nostro territorio. Ed è, appunto, del nostro territorio e dove si trova la cantina di Camillo che il racconto mi lascia perplesso. Mi viene il dubbio che la degustazione sia avvenuta, mi passi il termine, in DAD. Il paesino minuscolo è MANCIANO che è grande quanto Capalbio e PITIGLIANO messi insieme, che si trova, è vero, tra i due paesi ma che da Capalbio a Pitigliano si percorre per quasi un'ora il comune di Manciano. LA cantina di Antonio è a circa 1 km dalle TERME DI SATURNIA e dal borgo omonimo. a 1 km dal borgo di MONTEMERANO, tra i borghi più belli d'Italia e dove si trova UNA GRANDISSIMA ECCELLENZA DEL PANORAMA INTERNAZIONALE DELLA GASTRONOMIA IL RISTORANTE CAINO DELLA NOSTRA VALERIA PICCINI La prossima volta, se viene veramente a Manciano, si fermi qualche giorno e può visitare ALTRE ottime cantine, può rigenerarsi alle terme o alle cascatelle e può mangiare in tanti OTTIMI RISTORANTI. L'ASPETTIAMO

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