Un viaggio in Slovenia tra acqua di Sirmione, vene pelagiche e “opera al rosso”

di Emanuele Giannone

Primo mattino pontino, litania nasale di un megafono: “Stracciarolo! Avvicinatevi con fiducia, si fanno tutti i tipi di sgomberi…”. Al ritorno da Lubiana, città di eleganze distinte e soffuse voluttà, nessuna voce risulterebbe più sconcertante e goffa. Erompe dalla macchietta di un vetusto furgone bianco: arranca e rantola, questo capolavoro ambulante, struggente compendio di tamponamenti e rattoppi. A ciascuno il suo: nella mia piccola nazione, gli stracciaroli aumentano e il parco auto si squinterna; in Slovenia non circolano stracciaroli e le automobili sono in ordine, sebbene i torbidi agenti della recessione somministrino ai due milioni d’anime oltreconfine flagelli uguali ai nostri. Con le proporzioni dovute per una popolazione e un mercato trenta volte minori, ci voleva un festival per ristabilire un quid di pari dignità. Lo Slovenian Wine Festival è infatti un evento molto italiano per i richiami plurimi – più reclamizzati che effettivi – a stile e tendenza, eleganza e modernità.

Edizione 2011 con meno produttori delle precedenti. Quasi azzerate le presenze straniere, scarse e poco significative quelle italiane, volte a privilegiare mercati di altra dimensione (Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti) e i nuovi ricchi: così uno sdrucciolevole e irruento sessantenne, sensale di pochi scrupoli con accompagnatrice d’ordinanza, mi rivela in un ghigno che lui tratta quasi solo con i russi. L’avevo intuito: posa le grinfie simmetricamente sulle due magnum, quella in vetro alla sua sinistra, quella in carne (tanta) e ossa (poche) alla sua destra, in una presumibile ispezione lombo-sacrale.

Nonostante i 30€ del biglietto d’ingresso, l’afflusso di visitatori è stato notevole. Sfogliare il catalogo dei 100 espositori, dotato di comodo occhiello porta-calice ma stampato solamente in sloveno, non è stato di grande aiuto. Tentare la sorte e scegliere in base all’istinto mi ha condotto a due assaggi e due riflessioni galileiane: se il vino – come diceva il padre della scienza moderna – è un composto di umore e luce, qui il primo è uggioso e la seconda una lampada scialitica. Perché continuare a punirmi? Meglio raggiungere il porto sicuro del Consorzio Simbiosa, ovvero il Collio/Brda di Medana e San Floriano, il Carso/Kras (Gorjansko) e la Vipavska Dolina (Bukovica). A Lubiana si presentano in gruppo con un doppio seminario sugli oranžna vina (i vini orange, secondo un anglismo in voga) e un cortometraggio di Marco Pozzali e Luca Mazzieri. Al loro banco chiederò conforto e consiglio.

Il primo sorso è casuale, di espiazione, serve a sciacquar via aspartame, medicinale e chewing-gum. Dal secondo si inizia a degustare. La Ribolla 2007 di Valter Mlečnik – che per quest’anno reca il nome della figlia Lea – è matura, non declive o esausta, piuttosto risolta e distesa. La mano del custode non invade, mai pesante o lacunosa. Tale è questa Ribolla che, coltivando il saliente acido, anima e cuore del vitigno, illustra come sia possibile dosarlo senza domarlo: la freschezza si sprigiona lentamente già al naso, ritmandone gli accenni caldi e minerali: camomilla, tiglio, gelatina di mora, loto maturo e scorza d’agrume candita, più in fondo legume, terracotta. Il sorso è lungo, profondo e viscerale, mai blando, si apre su buccia d’uva, melone d’inverno e idromele; è irrorato di acidità fruttata, compenetrato di sale e pietra calda, dipana tannini morbidi e dolci. Sarà interessante – si vedrà nel seguito – indagare la diversa gradazione e maturità di frutto nello Chardonnay della casa.

Nella Vitovska 2007 di Branko e Vasja Čotar (nella foto: Vasja Čotar con Andreja, in primo piano Ines Mlečnik, in fondo a sinistra Simona Klinec) si manifesta una diversa progressione dell’insieme, ugualmente unitario ma più serrato e scattante. Profuma di cedro, pietra bagnata, acetosella, mela verde, felce e sedano. In bocca entra tesa e radente, nello sviluppo regala il calore e le morbidezze (nespola, mandarancio) sottintese in attacco. Si distende in considerevole lunghezza e si congeda con un fondo speziato (pepe bianco, cardamomo) e calcareo. Chiusura di notevole pulizia. Lo Jakot 2007 di Aleks Klinec non mi è nuovo e gli ho affidato l’arduo compito di sanificante del cavo orale dopo la parentesi infernale di amili e monosaccaridi aldeidici. Missione compiuta. Al secondo giorno, la bottiglia aperta la sera prima era un erbario, ricco e svariato da vene pelagiche (acqua salsa, alga, nero di seppia).

Con “opera al rosso”, o rubedo, si definisce la fase finale del processo alchemico, il lavoro di trasmutazione del piombo in oro o di realizzazione dell’essenza divina nel corpo fisico. Per il Sialis Pinot Grigio 2006 di Franco Terpin suggerirei questo titolo alternativo. È antifona del rosso per trama e colore, tonalità del rubino in una lucentezza più grassa, ben al di là del rame antico pulito del 2004. Il naso è un trionfo salmastro e di frutta matura (loto, prugna, gelatina di lampone, arancia sanguinella), gelatina di rosa, ibisco, acqua di Sirmione, resina, caffè alla turca, spezie bianche e candite (zenzero, pesca, papaia). In bocca ha un impatto immediato, imponente per sapore e corpo, la freschezza e il sale lo sollevano e ne dirigono lo sviluppo gustativo. La frutta è trascendentale, si presenta prima fresca e succulenta (ancora arancia sanguinella, macedonia esotica), poi sciroppata (pera, prugna) e infine in essenza (slivovitz, barack palinka). Slancio irresistibile, lunghezza e persistenza ragguardevoli, tannini eleganti e fluidi. Il gioiello è andato perduto nella materia e tutti lo cercano. Perché non orientare le ricerche verso San Floriano del Collio? (Continua).

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

26 Commenti

avatar

Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Sono la prima a commentare perché gli altri stanno ancora navigando fra le righe della tua bella prosa pastosa. Stavolta ho capito quasi tutto fin dalla prima lettura. Sarà perché non citi l'umami? La penultima frase mi ha lasciato in sospeso. Va bene così, aspetto il seguito. Giannone, sei il figlio spurio di Sherazad in salsa Mitteleuropea.

Rispondi
avatar

Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

Oddìo, allora spero di non essere un incrocio teuto-persiano, visto il periodo nel quale andavano di moda!

Rispondi
avatar

GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Sono ampiamente orientato verso San Floriano del Collio!!!

Rispondi
avatar

Luka

circa 12 anni fa - Link

Ecco, allora ho concluso la mia attività lavorativa di oggi e prima che Morichetti mi riempia di botte scrivo qualcosa. In più faccio felice Nelle Nuvole :) Quest'anno non sono stato al festival, ma nelle precedenti edizioni sì. Ogni anno l'organizzazione si migliora, ma sicuramente ci sono ancora delle pecche, come la guida solo in sloveno... per chi non lo sa, niente paura, in Slovenia tutti o quasi tutti sanno l'inglese ed è quindi facile comunicare... Il ridotto numero di stand è purtroppo una conseguenza della crisi (forse), ma è sicuramente il festival che racchiude il maggior numero di produttori provenienti da ogni angolo della Slovenia. Insomma, se uno conosce solo Movia, questo è sicuramente l'appuntamento giusto per capire chi c'è oltre a lui e cosa si produce nelle altre zone. Aspetto con curiosità il prossimo post per vedere le altre degustazioni e impressioni. Confermo comunque gli ottimi prodotti descritti. P.S. Bressan fa sicuramente paura, fisicamente intendo, ma mettete pure una foto di Franco Terpin e delle sue tenaglie (mani)... ;)

Rispondi
avatar

GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Non hai visto Zaccomer... ha il mignolo che è grosso come il mio pollice. Si sà a Nimis li fan di un'altra pasta.

Rispondi
avatar

Luka

circa 12 anni fa - Link

Non lo conosco, verificherò :) A Nimis non ho amici, ma ho sentito anch'io si, che lì l'aria è particolare.

Rispondi
avatar

GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Qua al sud si dice, al son chei bons (quelli buoni), chei trists (quelli cattivi) e chei di Nimis... :)

Rispondi
avatar

cacciagiu

circa 12 anni fa - Link

Terpin...lo ricordo a una degustazione muovere la manona nell'aria, una palanca che faceva quasi vento! Ma come mai non si parla anche di Sauvignon e Ribolla, dei suoi Rossi?

Rispondi
avatar

Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

@cacciagiu: a Lubiana ciascun produttore del consorzio aveva un solo vino, nel caso di Franco proprio il Sialis P.G. '06.

Rispondi
avatar

GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Mi ricordo ancora di una degustazione alla cieca dove avrei giurato fosse un passito quello nel bicchiere, era il Tocai di Terpin...

Rispondi
avatar

Giuseppe C.

circa 12 anni fa - Link

ragazzi se dite pinot grigio andate a risciacquare i panni in princic! buono terpin, ma princic è meglio ps non vi sembra di trattarlo poco, intendo princic? Nn credo di averne mai letto su intravino.

Rispondi
avatar

marameo

circa 12 anni fa - Link

Princic quale?

Rispondi
avatar

Luka

circa 12 anni fa - Link

Penso si riferisca a Dario Princic. Confermo che il suo Pinot Grigio è spettacolare! @Giuseppe: non solo di Princic non si parla. Castellada, Radikon, Tercic, Il Carpino, Paraschos, Edi Keber, Roncus... E' un po' tutta la zona del Collio che secondo me non riesce da emergere in modo appropriato nei media. Questo per un sacco di motivi. Ma non voglio aprire una discussione su questo

Rispondi
avatar

Giuseppe C.

circa 12 anni fa - Link

invece mi interessa saperne di più, se ti va di spiegare

Rispondi
avatar

Luka

circa 12 anni fa - Link

eh... ti faccio solo un elenco. Mancanza di una visione comune, di un obiettivo comune. E se c'è poi nei fatti non viene eseguito, la cocciutaggine di alcuni, le differenze tra grandi produttori e piccoli viticoltori, sostegno non adeguato da parte delle istituzioni, turismo enogastronomico poco sviluppato, invidia... Questi sono secondo me alcuni motivi. Magari non tutti sono d'accordo, ma questo è punto di vista che mi sono fatto da appassionato e consumatore. Non dimenticherò mai, quando quest'anno a novembre ero ad Alba per lavoro. Non c'ero mai stato prima. Passeggiando per il centro, ti rendevi conto che qui producono vino e tertufi. Perchè? Perchè è pieno di negozi alimentari, con i prodotti tipici locali e anche i negozi di abbigliamento o altro hanno in vetrina delle bottiglie di vino a fare bella mostra. Insomma, il tutto è improntato sui prodotti del territorio. A Gorizia?? zero! OK, abbiamo 8-10 enoteche, ma bisogna anche sapere dove sono... Un turista forse ne incontra 2...

Rispondi
avatar

marameo

circa 12 anni fa - Link

allora preferisco la ribolla

Rispondi
avatar

Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

@ Luka per il commento precedente: è una lista di motivi ricorrenti quando ascolto i produttori del Collio spiegare le tante deficienze e discrasie che affliggono il "distretto". Certo, capita poi di incrociare nomi celebratissimi, per i quali il lamento di molti è solo un poco di fastidioso brusio di contorno.

Rispondi
avatar

marameo

circa 12 anni fa - Link

Ma che è l'acqua di sirmione?

Rispondi
avatar

Giuseppe C.

circa 12 anni fa - Link

sì infatti mi riferivo a dario. ok, il carpino buono ma dovrei riprovarlo, assaggiato solo 1 v, castellada mi sono piaciuti quest'anno dopo una fase in cui non riuscivo a capirli, radikon: qualcuno sa dirmi se prima del 2009 lo faceva anche in purezza o se finiva tutto in oslavje? però continuo a preferire princic grazie Luka comunque.

Rispondi
avatar

vinoso

circa 12 anni fa - Link

io ricorderei anche Maurizio Princic dell'azienda Ronco di Zegla, di Zegla appunto che produce un gran Pinot Grigio e un Tocai e una Ribolla semplicemente strepitosi....

Rispondi
avatar

GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Si potrebbero fare moltri altri nomi veramente validi. La castellada ha una ribolla spettacolare ed anche il suo uvaggio bianco è notevole. Radikon non lo conosco molto. Il bianco di Edi Keber è stupendo. Anche Aldo Polencic mi piace molto e ancora di più quando a domanda dell'intervistatore "cosa pensa di questa diffusione sempre maggiore delle mezze bottiglie?" Aldo rispose "cosa vuole per come piace bere a me la Magnum è piccola!". Più o meno sempre in zona Cormons Dario Raccaro è uno che merita una visitina, anche due.

Rispondi
avatar

Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

Per un approfondimento sul Collio non mancherei di chiedere l'opinione di Fulvio Bressan, meglio se preparando cerotti e medicamenti...

Rispondi
avatar

Luka

circa 12 anni fa - Link

Ma Fulvio mi pare l'abbia già spiegato qui su Intravino. Comunque me lo ha detto anche di persona a Vini Veri. Per lui Il Vino lo fanno in pochi. In FVG solo lui, Gravner, Zidarich, Castellada, ecc.. non ricordo tutti. Comunque mi pare mi abbia nominato 10 produttori in tutto.

Rispondi
avatar

Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

Visto che la menzione per Cormons ricorre, non dimenticherei quello che Veronelli definì 'Archimede Pitagorico del vino'.

Rispondi
avatar

Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

E' una zona che tornerò presto a visitare, per cui ringrazio molto Luka e Giacomo per le indicazioni su produttori che non avrei ricompreso nella lista delle visite.

Rispondi
avatar

Luka

circa 12 anni fa - Link

Ti aspetto, sopratutto per scambiare impressioni sul vino e sulla cucina :)

Rispondi

Commenta

Rispondi a GiacomoPevere or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.