“Un pasto senza vino si chiama colazione” e altre frasi che dobbiamo smettere di usare dopo aver letto MondoCaffè

“Un pasto senza vino si chiama colazione” e altre frasi che dobbiamo smettere di usare dopo aver letto MondoCaffè

di Andrea Gori

Una di quelle frasi che smetterete di usare dopo aver letto il libro di Andrea Cuomo e Anna Muzio è la famosa “Un pasto senza vino si chiama colazione” che rappresenta in bello stile le abitudini di consumo di molti lettori di Intravino che condividono spesso la passione per il caffè e le sue infinite varianti.

Queste cosiddette “varianti” (dal nostro ristretto punto di vista) hanno pari e a volte superiore dignità all’espresso italiano e, quasi sempre, maggiore qualità anche a giudicare dalle recenti indagini di Report e altri giornalisti sull’argomento, che hanno messo in luce come manchi molta cultura dietro la nostra amata tazzina. Dalla prefazione firmata Luciano de Crescenzo (forse l’ultimo scritto prima della sua recente scomparsa) in poi il libro è un pesante j’accuse dello stato di profonda incoscienza con cui in Italia ci avviciniamo non solo alla tazzina del caffè, ma al caffè in generale con la prosopopea e tutta la boria di chi è convinto che il caffè migliore del mondo lo si beva da noi, per il semplice fatto di aver inventato l’espresso. Che sarebbe come a dire che siamo i migliori a fare vino perchè abbiamo inventato il metodo martinotti, tralasciando tutti gli altri modi di produrre il nettare di Bacco.

Il libro gioca molto sui paragoni con il mondo del vino e l’approccio che cerca di insegnare è molto simile con una bellissima ricerca storica iniziale che ne ripercorre le tappe dall’Africa l’Asia, le Americhe e l’approdo bel bacino mediterraneo, i greci, i turchi e infine noi italiani che lo abbiamo marchiato a fuoco in maniera indelebile. Non mancano le analisi di marketing e comunicazione su fenomeni come Nespresso e il suo allure italico, la nascita degli specialty coffee con relative commissioni di valutazione e assaggio.

Spazio anche alla geopolitica del caffè con tutti i problemi della globalizzazione applicate ad un prodotto che vede tanta manualità e lavoro dietro un commodity troppo spesso data per scontata in ogni senso. Il volume si completa con un bell’excursus sulla città del caffè che finiscono con il raccontare molto più del mood di una città che una guida turistica: l’approccio al caffè a Torino, a Vienna, a Napoli o a New York riflettono e originano un modo di vivere completamente diverso, scandito da una bevanda psicotropa che ha conquistato il mondo in maniera spesso subdola ma sempre affascinante. Non mancano le ricette degli chef stimolati dal nuovo marketing della bevanda (pensiamo allo sforzo enorme di Lavazza con Ferran Adrià ma non solo) ma davvero l’epopea che racconta dietro la tazza merita di essere vissuta perchè offre chiavi di lettura originali e spiazzanti della nostra contemporaneità.

cuomo muzio

La nostra contemporaneità non potrebbe esistere così come la conosciamo senza il caffè a colazione ma se oggi sembra irrinunciabile in realtà va ricordato che è un approdo molto recente che ha coinciso con l’inizio e lo sviluppo della moderna industria e borghesia: in precedenza erano proprio birra e vino le bevande dominanti a colazione  con effetti non esaltanti sulle prestazioni intellettuali e lavorative al mattino.

Mondo Caffè di Andrea Cuomo, Anna Muzio – Cairo editore – 320 pp. – 18 €

[photo DimensioneSuono]

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

Nessun Commento

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.