Tratto da una visita vera a Montalcino: Passo del Lume Spento

Tratto da una visita vera a Montalcino: Passo del Lume Spento

di Simone Di Vito

Montalcino. Pomeriggio. Torno in macchina da una visita, la radio suona Paradise City dei Guns N’ Roses. Sono sereno, divertito e forse anche un po’ brillo. Tambureggio sul volante mentre divoro curve, colline e le tante aziende che incontro lungo il tragitto verso il mio alloggio.

Arrivo al Passo del Lume Spento, supero il cartello dopo la nuova cantinona delle Ragnaie e CRRRRRR (white noise): in pieno assolo di Slash la radio si risintonizza e all’improvviso da una Les Paul urlante passa a un “Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te…”
Accosto e ci rido su pensando ad una delle tante storie lette sul Passo, gli scomunicati e la peste nera, le lanterne spente al passaggio delle carrozze, i richiami al terzo canto del Purgatorio di Dante, ma interpreto il mio evento un po’ sinistro come un segnale, un promemoria: tra più di un’ora infatti ho una visita proprio li. Così decido di anticipare l’appuntamento al Lume Spento, che oltre ad essere il punto più alto di Montalcino dà il nome ad una piccola e sconosciuta azienda.

Entro e parcheggio, nessuno si affaccia, silenzio di tomba. Scendo dall’auto e mi guardo attorno. Passano un minuto, due, cinque, non vedo nessuno, così decido di avventurarmi in questa proprietà curata e un po’ fantasma in cerca di un benedetto citofono. Mi sposto ancora e stavolta vengo accolto da un coro di ululati che arrivano da una grande gabbia ai margini della proprietà: conto minimo una quindicina di bellissimi segugi italiani, urlanti e desiderosi, se liberi, di farmi a fettine. Mi allontano per prudenza, continuando ad attendere l’arrivo di qualcuno. Ancora niente, la trama si infittisce.

Nel momento in cui sto per desistere e quasi rimonto in macchina per andarmene, si apre una porticina. Esce una signora, mi guarda senza proferire parola ma con la faccia di chi pensa: “Chi è questo? Cosa vuole?”
«Salve signora, io avrei una visita da voi alle 17 ma visto che mi trovavo in zona ho anticipato…»
Mi interrompe: «Visita? Con chi ha parlato scusi?»
«Non so, avevo mandato una mail qualche settimana fa…»
«Se vuole posso farle assaggiare qualcosa», mi dice.
Così, spaesato e un po’ impacciato, accetto e la seguo senza troppe remore.

Mi fa strada ed entriamo in un locale. Botti grandi e piccole in fondo, pile di bottiglie vuote e un’imbottigliatrice in chiaroscuro, il giusto odore vinoso e mi rincuoro un po’: per un attimo ho pensato di aver sbagliato posto.

Su un tavolino ci sono una bottiglia ritappata, alcuni snack e un cavatappi. La signora prende un calice dalla credenza, me lo porge, stappa la bottiglia e versa, senza dirmi nulla. In un silenzio assordante rompo il ghiaccio chiedendo cosa sto assaggiando, e lei: «Un Brunello 2015».
Annuso e sorseggio ma non mi conquista, chiedo se è aperto da qualche giorno.
«No qualche ora, perché?»
«Niente, niente, solo per sapere…»
Torna il silenzio e vorrei vuotare il calice, anche perché la signora me ne ha versato una pinta. Mi avvicino lentamente al lavandino per vuotarlo ma lei mi blocca e mi passa una brocchetta: «Getti qui».

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Chiedo se ha altro da assaggiare e lei sparisce per qualche istante, per poi tornare con una bottiglia senza etichetta. Si arma di cavatappi, stappa e senza neanche sentire il tappo me ne versa un’altra pinta.
«Che vino è?», chiedo.
«È la nostra 2016 di Brunello, devo finire di etichettarle.»

Qualche giro di calice, annuso, e stavolta… ohhh, finalmente: fiori appassiti e scorza d’arancia, pepe e tabacco, freschezza, polpa, tannino e profondità. Niente male!

«Come mai la 2016? La 2017 non è stata fatta?»
Lei si stringe nelle spalle e risponde: «Non è ancora pronta, noi facciamo così…»
Domando poi se c’è la possibilità di assaggiare il Rosso, ma la signora è perentoria: «Mi spiace è finito».

Sconsolato, assento e decido di acquistare una bottiglia.
«25 € la 2015, 20 € per la 2016».
E io incredulo «Davvero? Allora prendo una 2016, la riassaggeró con più calma.»

Nel mentre che attendo l’etichettatura (a mano) faccio qualche domanda sull’azienda, e la signora risponde in modo pacato, essenziale, una cosa che quasi mi stupisce visto che sono abituato a cantilene lunghe e didascaliche.
«Abbiamo sei ettari, l’azienda è di mio marito Claudio da quando è piccolo, inizialmente facevamo solo sfuso, ma da circa 20 anni imbottigliamo Brunello e Rosso. Quando può ci da una mano mio figlio, sa è farmacista qui a Montalcino…»

Mi prendo la licenza di gironzolare per la cantina, pulita e piuttosto in ordine, così mi cade un occhio su una bottiglia di Rosso.
«Ma non ne ha proprio più eh?»
A distanza di qualche metro, lei: «Mi faccia controllare, vediamo…»
Non deve cercare troppo perché alla fine: «Eccola, 2019, la vuole assaggiare?»
Annuisco, e in men che non si dica ho un’altra pinta nel mio calice, e dire che arrivavo già abbastanza allegrotto dalla visita precedente.

Lume Spento

Annuso, assaggio, viole e amarena, timo e rosmarino, slanciato, qualche spezia qua e là, dritto e ficcante il giusto, bellino proprio.
«Adesso però deve trovarmene una da acquistare…»
E non faccio in tempo a dirlo che lei è già con la bottiglia in mano. Mi incarta il tutto e… «Sarebbero 32 € ma facciamo 30».
Con le bottiglie sotto braccio, pago, la signora mi saluta, mi accompagna fuori e sparisce di nuovo nel nulla.

Forse sarà colpa dei troppi gialli letti, ma la storia per quanto sembri romanzata è andata proprio così. La signora è Miriana Pellegrini e l’azienda è Lume Spento della famiglia Pecci.

Bere bene e a un prezzo umano è ancora possibile, anche a Montalcino.

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

25 Commenti

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marcow

circa 2 anni fa - Link

"Forse sarà colpa dei troppi gialli letti, ma la storia per quanto sembri romanzata è andata proprio così. La signora è Miriana Pellegrini e l’azienda è Lume Spento della famiglia Pecci" È così diversa dalle altre visite aziendali raccontate sul web che quasi non mi sembra vera. E, per questo, forse, mi è piaciuta molto

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Chiaramente Simone Di Vito l'ha saputa raccontare.

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AG

circa 2 anni fa - Link

In effetti la narrazione è notevole, complimenti. Notevole è anche riuscire a trovare ancora persone così lassù

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Grazie marcow e AG

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Tommaso

circa 2 anni fa - Link

Splebdido

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Cosetta

circa 2 anni fa - Link

Mi ricorda mio nonno. Bel racconto di una storia vera

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Davide Bruni

circa 2 anni fa - Link

Bella esperienza; mi ricorda le visite malandrine nelle cantine dei nostri vecchi: dosi abbondanti, modi spicci e cordialitá senza enfasi. Si beveva quasi sempre mediocre, ma qua e la trovavi la cartuccia giusta, rigorosamente con bicchierino basso di vetro torbido. Oggi spesso si fanno visite e degustazioni sofisticate e tecniche, con relatori veloci di parlantina e tutta la sfilza di etichette da ingollare in ordine crescente di alcolicità. E alla fine resta poco in testa, perché ti accorgi che la pappardella è ripetitiva e stancante, troppo bella per essere vera, troppo pulita per nascere dalla terra. Rivorrei quelle ospitate leggere, senza fronzoli strani, in cantine vere, parche, mica in certe moderne strutture, trasformate in regge dai soldi della comunità europea o da chissà quale altro inciucio di palazzo. E speriamo che si ritorni a vendere il vino di cantina a prezzi equi, come annotato nel post, ché tanto, Brunello o Barolo, vien tutto fuori da un grappolo d'uva, per Diana!

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

Davide ...anche Lamborghini e FIAT Panda ( Stellantis?) vengono fuori da lamiere , ruote, bulloni , volante e meccanica con gli stessi principi...

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Giacomo

circa 2 anni fa - Link

L'emozione c'è eccome. Un giusto ricarico di tre volte, e senza troppe pugnette. Qui da noi in Langa si ricarica del trenta, e con il regime fiscale che hanno. E ci starebbe, a chi piace. È tutta l'epica che inizia a stare un po' sui cojoni. Din che la barca va.

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Roberto

circa 2 anni fa - Link

Veramente una bella narrazione, che mi ha 'catturato' alle 5 di un caldo mattino di una estate infinita. Aggiungerei però anche una 'utile' narrazione, perché - pur essendo astemio (sì, astemio!) - sono un senese appassionato del proprio territorio e non avevo mai sentito parlare del Passo del Lume Spento....adesso ho una nuova meta da visitare, mentre sto andando, magari, ad ascoltare un Canto Gregoriano alla Abbazia di Sant'Antimo

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Elisabetta Pallecchi

circa 2 anni fa - Link

Il Passo del lume spento è per me un luogo magico. Questo racconto rappresenta la vera Toscana e i veri Toscani, i modi sono quelli Hanno tra le mani un diamante, vivono in uno dei posti più belli del mondo ma sono rimasti veri , integri , non si sono venduti a nessuno , non siamo diventati falsi interpreti di vite da vetrina. C'è rimasto ancora qualcosa di quei "Maledetti Toscani".

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marcow

circa 2 anni fa - Link

5,8 KM di BELLEZZA __ 5,8 KM. separano il Passo del Lume Spento dall'Abbazia di Sant'Antimo. Sarebbe bello percorrerli a piedi. È la domenica che si può partecipare alla Messa Solenne in CANTO GREGORIANO (A numero limitato) Questi il nuovo orario che si trova sul Web. "La domenica dalle 12.00 alle 18.00(è l'orario per visitare l'Abbazia), dopo la Messa solenne in canto gregoriano che si celebra alle 11.00" ______ 1 L'Uomo Contemporaneo ha tolto Dio dal suo cuore. Dio è morto, come si dice da tempo. Pensa che la Scienza e la TECNICA risolveranno "TUTTI" i suoi problemi (il Cambiamento Climatico, le Malattie(v Coronavirus), L'Eterna Giovinezza(vuole campare fino a 200 anni) ecc ... 2 L'Uomo Contemporaneo ha cambiato profondamente i RAPPORTI UMANI, Sociali. Spesso sono non veri. ________ Ora percorrere quei 5,8 KM... dalla bellezza del Canto Gregoriano... alla bellezza dell'azienda Lume Spento è... come andare nel Passato... e scoprire quello che abbiamo perduto per sempre.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

CITO : ".. e scoprire quello che abbiamo perduto per sempre... RIFLETTO: " ...la giovinezza? Le illusioni? La capacità di sognare? L'ardore sessuale? ( ... beh , insomma ... dopo una certa età certe circonvoluzioni rimangono velleitarie...)

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marcow

circa 2 anni fa - Link

"sono rimasti veri , integri , non si sono venduti a nessuno , non siamo diventati falsi interpreti di vite da vetrina" (E.P.) __ Spesso leggendo quello che trovo sul Web(in tutti i settori, non limitato al mondo del vino) ho spesso l'impressione che il mondo vada dalla parte opposta a quella descritta dalla bellezza delle parole di Elisabetta Pallecchi. E la realtá virtuale è semplicemente lo specchio della realtà.

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Elisabetta Pallecchi

circa 2 anni fa - Link

Signor Di Vito , i Segugi sono cani da caccia buonissimi e dolcissimi , non avrebbero mai attentato alla sua vita.

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Ciao Elisabetta, si li conosco bene avendo da 8 anni un segugio dell'appennino; e anzi in realtà sono razze molto diffidenti (per non dire paurose), è solo che erano tantissimi e piuttosto inviperiti (giustamente 😁). Inoltre colgo l'occasione per ringraziare tutti per i complimenti

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...mancano i miei ...

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

😅😅

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Da una muta di segugi fui accolto a Felino da Camillo Donati, che pur già famoso mi ha riservato un incontro schiettissimo, non dissimile da quello descritto qui magnificamente

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gianni

circa 2 anni fa - Link

ho avuto un esperienza analoga in kossovo a Rahovec, presso la famiglia Daka, produttori di vini a livello familiare, un azienda piccola, siamo entrati penso in casa loro nei pressi del paese, ci siamo seduti attorno ad un tavolo e ci hanno portato del formaggio e del pane poi hanno stappato prima una bottiglia di bianco, poi di rose' poi il rosso, alla fine abbiamo assaggiato la rakia, e quella al miele, siamo usciti sorridenti e barcollanti, non chiedetemi com'era il vino.......non ricordo ma gran bella esperienza genuina.

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Troppe cantine puntano sul far assaggiare quello che vendono, poche sul quello che fanno... La differenza è sostanziale.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Lei disse, in un dibattito, che bastano 90 minuti per fare capire a un visitatore "qualunque"(anche a uno che non sa un cavolo di agronomia e tecniche di vinificazione). Io le dissi che è una grande balla. E aggiunsi che nemmeno un ESPERTO, dopo 90 minuti, senza fare accertamenti di laboratorio, può capire "quello che è "veramente" successo in una cantina". Durante una "visita" ad una cantina si possono "raccontare" le più belle storielle e chi ascolta non è in grado di sapere se quelle storie siano vere. __ E allora meglio un contatto semplice privo di fronzoli...di chiacchiere...tutte...da verificare. Specialmente quando il produttore è un agguerrito "comunicatore".

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Una cosa non esclude l’altra; nel tempo di una visita, se si è padroni della materia, si può creare un rapporto di fiducia e creare un legame. Capisco e condivido anche l’approccio della collega. Se l’interesse è solo il prodotto e non si lavora sulla valorizzazione di esso, è molto più vero questo tipo di approccio rispetto a ricami e ghirigori.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

E di Produttori che sono, PRIMA DI TUTTO, degli... agguerriti comunicatori...il mondo del vino "contemporaneo"...è PIENO.

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BT

circa 2 anni fa - Link

esiste un luogo che si chiama così? ma è stupendo, cappero. in sardegna sono stato a Luogosanto solo perché si chiama così. e quest'estate girovagando in gallura ho anche trovato una cantina nascosta (ma ahimè già troppo marketingata).

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