Tra boutique d’alta moda e vigna. Mezzo ettaro in Alto Piemonte e i due vini dei fratelli Castaldi

Tra boutique d’alta moda e vigna. Mezzo ettaro in Alto Piemonte e i due vini dei fratelli Castaldi

di Simone Di Vito

L’Alto Piemonte è una di quelle zone ancora un po’ sconosciute al grande pubblico del vino. Territori nascosti e apparentemente poco ammiccanti in cui non trovi vigne pettinate come in altre parti della regione ma luoghi in cui, specie ultimamente, sprizza tanto entusiasmo e voglia di fare come in poche altre zone d’Italia.

Il Piemonte del nord – quel comprensorio tra le province di Biella, Vercelli, Novara e Verbano-Cusio-Ossola – ha un passato vitivinicolo di tutto riguardo, ben più produttivo e importante di quello che si pensi, ma fu il boom economico del secondo dopoguerra, col fiorire di fabbriche e industrie, a condannarne le sorti verso un ripido declino: un flagello che portò all’abbandono dell’agricoltura in favore di un lavoro più sicuro e meno usurante. Fu un’epoca di “braccia strappate all’agricoltura”, letteralmente.

L’entusiasmo che si respira oggi in questi luoghi è ancora lontano dal blasone di inizio ‘900 ma, se il buongiorno si vede dal mattino, quelle braccia pian piano sembra stiano tornando a calcare la terra. Un percorso di crescita recente che è tangibile e che passa anche dalla nascita di tante realtà – tendenzialmente piccole e animate da giovani – che con la voglia di esprimersi attraverso il vino non dimenticano tradizione e genuinità.

Tra le nuove realtà che ho recentemente scoperto ce n’è una piccolissima che seguo da più di un anno: quella di Luca e Andrea Castaldi. Due fratelli – rispettivamente di 30 e 35 anni – che, al lavoro in una boutique di alta moda a Milano, alternano sudore e fatica tra vigna e cantina.

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La passione per il vino e per il territorio ha suscitato in loro una voglia talmente spasmodica da portarli a “spingere” notte e giorno, weekend e tempo libero compresi, per realizzare il sogno di produrre in proprio. Dopo aver ristrutturato e adibito a cantina la vecchia casa di famiglia a Cavaglio d’Agognia (NO), tra depositi fluviali, sabbie e argilla, hanno anche acquistato mezz’ettaro di terreno nell’areale di Ghemme. Non secondariamente, a seguire e consigliare i F.lli Castaldi c’è Tiziano Mazzoni, figura di riferimento nel novarese nonché loro parente.

Castaldi

Dopo quattro anni di sacrifici, è finalmente arrivata la prima annata (2020), una produzione limitatissima di sole 1.116 bottiglie per due diverse etichette: un nebbiolo con 13 giorni di macerazione sulle bucce e passaggio di sei mesi in barrique usate e una vespolina – vitigno tradizionale altopiemontese sempre troppo sottovalutato e purtroppo poco valorizzato in purezza – affinata in anfora (Artenova). In futuro, c’è il progetto di crescere e allargare la produzione ad un Ghemme, ma sempre mantenendo questa misura d’uomo.

Colline Novaresi Doc Nebbiolo 2020 (18 €)
Lucente e di tonalità rosso Ferrari che emana fiori di campo, dolci amarene, liquirizia da masticare e spunti ferrosi, il sorso è snello, dinamico, esaltato da vampate di sale e pepe tritato che aprono il sipario a un fiume di acidità, frutti rossi e tannini sabbiosi. Vino giovane ma già buono, pulito, ricamato, in cui non manca prospettiva e la tipica verve acida di questi territori.

Colline Novaresi Doc Vespolina 2020 (22 €)
Di color porpora profondo, subito chiodi di garofano, rosmarino e una ciliegia nitidissima, gira in bocca pepato, formoso, ma scorre via liscio liscio senza impegnare troppo la beva. Tannino ruvido ma che non morde e tanta sapidità a chiudere. Vespolina già godibile, gustosa e con una certa complessità, cosa non così scontata se guardiamo le tante versioni senza ne capo ne coda che spesso trovi sul mercato.

Postilla.
Sono consapevole che scrivere di chi ha mezzo ettaro di vigna possa sembrare una pazzia, ma la sensazione è che realtà piccoline come questa siano ormai assai diffuse un po’ ovunque in Italia e termometro di qualcosa. (Solo pochi giorni fa, Antonello Buttara parlava di Aurete, per esempio, ndr). Il piccolo e artigianale non è di per sé garanzia di bontà e successo ma di certo testimonia un fermento da tenere d’occhio. Se poi alle dimensioni micro si sposano buone visioni, lungimiranza e “manico”, le sorprese non mancano. L’assaggio di questi due vini conferma che Luca e Andrea hanno le idee chiare e, se tanto mi dà tanto, il meglio deve ancora venire.

Fratellicastaldi.com
Via Piave, 14, 28010 Cavaglio D’agogna NO
+39 346 431 7867

P.s. i prezzi dei vini indicati sono quelli di un e-commerce

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

21 Commenti

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... un paio di segnalazioni di micro produttori con una storia alle spalle simile a quella che racconti ( grazie per la segnalazione , preziosissima : adoro i piccolissimi produttori che , quasi sempre , sono mossi da passione sconfinata , vedo subito di contattarli , i fratelli Castaldi) : Rosanna Sandri a Treiso ( Barbaresco splendido e Dolcetto goduriosissimo , con vigneti presso la zona di Madonna Como , prodotti entrambi in micro produzioni) e azienda I 5 Sogni di Monforte , tutti vigneti a oltre 500 metri di altitudine con un Nebbiolo da Michet in purezza da urlo , anche se prodotto in quantità confidenziali ...

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Grazie a te Marco, me li segno 😉

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Gurit

circa 2 anni fa - Link

Fai benissimo a scrivere dei piccoli, dopotutto sono la maggioranza delle az. vinicole italiane (con una media di 2,5ha). Solo una cosa mi lascia perplesso, il prezzo di vendita (che non è assurdo, ma comunque altino). Capisco che con mezzo ettaro non ci rientri manco in 20 anni, ma non penso che vinificare "nella cantina di casa" inneschi quei meccanismi che giustificano il piazzamento del un vino in fascia premium.

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Simone Di Vito

circa 2 anni fa - Link

Grazie Gurit, qui non parliamo di amatori che fanno vino per gli amici, il fatto di avere la cantina di vinificazione nella parte sottostante a casa (come ben sai cosa assai comune in tante altre aziende in Langa, Irpinia, ecc, ecc) non giustifica un prezzo inferiore. Dopodiché i prezzi che vedi scritti qui non sono di vendita diretta ma di un e-commerce (ho dimenticato di scriverlo ma provvedo subito grazie). Saluti

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... Riporto un articolo da Repubblica che, personalmente , mi preoccupa parecchio : non tanto per le riflessioni e riflessi socioeconomici , quanto per quelle passionali ( personali) dove rimane il concetto che non sempre il "piccolo è bello" , in quanto "buono" , ma proprio per la poesia di base che ancora il vino mi alimenta...: " In vent'anni le aziende vinicole ( soprattutto di piccole dimensioni) del nostro Paese si sono ridotte di oltre 500 mila unità, ma la superficie vitata ha tenuto (-11%, con -1% nell'ultimo decennio) e le 255 mila aziende rimaste (erano 791 mila nel 2000) sono oggi più strutturate, con una superficie media degli ettari vitati delle aziende in crescita del 174%. Lo rileva l'Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv), che elaborando l'ultimo censimento agricolo dell'Istat aggiornato al 2020, mette in luce una rivoluzione morfologica. "Necessaria" evoluzione, secondo Uiv, del vigneto Italia e delle sue imprese ..." ...

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Paolo

circa 2 anni fa - Link

C'è (anche) una ragione banalmente economica. Si, parlare di vil denaro non è degno, ma tant'è! L'impianto di trasformazione comporta una serie di adempimenti e adeguamenti a normative sempre più rigorose. Significa che la cantina di vinificazione sotto casa è sempre più costosa, o viceversa che l'impianto è soggetto a importanti economie di scala. LA microproduzione, al limite dell'autoproduzione, è quindi sempre meno facile, sempre meno economica, rispetto ad una struttura colettiva, consorziale, comune. Tanti anni fa questo processo aveva interessato gli uliveti (e oggi non esistono quasi più i frantoi privati, sul singolo fondo, ma si fa conferimento), poi anche il vitivinicolo ha seguito quella strada, come i dati stanno indicando

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Gingergasnoise

circa 2 anni fa - Link

Ciao Paolo, concordo con quanto hai scritto e mi permetto di introdurre un'altra considerazione con molta umiltà...i piccoli produttori di vino sono e saranno la spina dorsale della nostra realtà vitivinicola , ma solo ad una condizione, saper coniugare competenza ( spesso sottovalutata dai produttori stessi), personalita autentica senza compromessi, perseveranza nel mantenere metodi di produzione autentici e professionali fatti di passione e conoscenza e non solo di investimenti (a volte non molto coordinati).

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franco

circa 2 anni fa - Link

Sottoscrivo in toto l'ottimo commento di Paolo... paradossalmente più piccolo sei e più ti costa la tecnologia di cantina. A meno che uno non decida di andare avanti a damigiane, frigo arrangiati, qualche lievito selezionato e solfiti e un gran lavoro manuale...

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Gingergasnoise

circa 2 anni fa - Link

Lieviti selezionati per un piccolo micro produttore ...mi fanno davvero rabbrividire

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Gurit

circa 2 anni fa - Link

Scusa, ma perché? Non è che se mi faccio la pizza in casa devo per forza usare il lievito madre di mia nonna.

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Gurit

circa 2 anni fa - Link

Secondo te, uno che dichiara mille bt, si dota di tecnologia? Con 2 botti e una pompa fai tutto...

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paolo collenghi

circa 2 anni fa - Link

...... bravo .

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Alberto

circa 2 anni fa - Link

Bene parlare di piccole realta ma ancor meglio segnalare il prezzo o la fascia di prezzo di quel che si parla in ogni pubblicazione. Aiuta

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Alberto, c'è il prezzo tra parentesi.
In media una bottiglia viene venduta sui 20 € e l'autore aggiunge:
"Dopodiché i prezzi che vedi scritti qui non sono di vendita diretta ma di un e-commerce (ho dimenticato di scriverlo ma provvedo subito grazie)".
___
Sul fatto che si parli di un'azienda di mezzo ettaro sono state espresse diverse opinioni interessanti.
Alcune le condivido altre no.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Simone Di Vito aggiunge:
"Grazie Gurit, qui non parliamo di amatori che fanno vino per gli amici, il fatto di avere la cantina di vinificazione nella parte sottostante a casa (come ben sai cosa assai comune in tante altre aziende in Langa, Irpinia, ecc, ecc) NON GIUSTIFICA UN PREZZO INFERIORE".
_______
Allora, per capire meglio questa OPINIONE bisognerebbe sapere quali sono i Costi di Produzione che, nelle Facoltà di Agraria, vengono fatti per tutte le specie coltivate in agricoltura. E vengono pubblicati.
Non conosco quelli per la produzione di uva e per la successiva trasformazione in vino.
Conosco quelli di altre colture.
Ma si possono trovare in riviste specializzate. E forse anche sul Web(ma non ho fatto una ricerca).
Ma affermare che questo vino non possa essere venduto a un prezzo inferiore...senza che rinunciare a un giusto profitto...va dimostrato.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Attenzione, negli articoli scientifici che trattano dei COSTI di PRODUZIONE, si conteggia TUTTO anche lo spostamento di uno spillo e TUTTO viene calcolato secondo le TARIFFE ORARIE VIGENTI. Quindi, vanno sapute interpretare.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...Marcow , non solo sui libri scientifici : anche nella realtà fattuale di qualsiasi azienda strutturata...

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Gingergasnoise

circa 2 anni fa - Link

Credo che un piccolo micro produttore si possa giocare bene la sua partita nel mondo del vino. Usare tecniche/ metodi come i lieviti selezionati lo rende ovviamente, meno interessante per il consumatore, il quale si aspetta da un piccolo produttore , una lavorazione più artigianale , autentica di un territorio. Il lievito selezionato che viene dall'Australia credo che abbia poco a che fare con tutto ciò. Sinceramente non mi interessa avere ragione, ma al contrario mi fa molto piacere capire il punto di vista altrui....e condividere il mio.

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Davide Bruni

circa 2 anni fa - Link

Scegliere lieviti selezionati neutri, che sappiano estrarre tutto ciò che l'uva sa dare, e quindi senza in alcun modo forzare il risultato della fermentazione, non solo garantisce l'espressione territoriale, ma anche protegge la vinificazione da certe sorprese non gradite che i lieviti autoctoni possono causare, specialmente quando parliamo di piccole produzioni che, per ragioni di budget o di incompetenza, non effettuano analisi sul grappolo, mosti e vino. E poi ricordiamoci che i vari ceppi di lieviti selezionati in commercio sono pur sempre colonie di organismi presenti in natura, così come quelli che troviamo sulle uve o trasportati dagli insetti.

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Alberto

circa 2 anni fa - Link

Caro marcow , il mio era un complimento all' articolo che riporta i prezzi indicativi dei vini. Cosa che mi piacerebbe ci fosse più spesso x inquadrare le presentazioni. Chiaro ,possiamo farlo da soli, ma trovarli durante la lettura mi sembra una bella cosa.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Questo è un articolo scientifico del settembre 2022 pubblicato su FERMENTATION. _____ Dal Link: "Enologia, migliorare i lieviti con l'editing genetico" "Uno studio portoghese, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Fermentation, ha fatto il punto su quanto è stato fatto fin ora con le così dette tecniche di ingegneria genetica applicate ai lieviti" (Dal Link) https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2022/09/26/enologia-migliorare-i-lieviti-con-l-editing-genetico/77133 PS Condivido il commento di Davide Bruni. Saluto Alberto e condivido le sue osservazioni sul prezzo, dato importante di una recensione o di una presentazione che, spesso, viene trascurato nei Wine e Food Blog Italiani. Ma più del Prezzo è importante il concetto di Rapporto Qualità/Prezzo sul quale c'è una gran confusione nella mente di chi scrive per il PUBBLICO e non per 4 amici al bar.

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