Test casalingo | Due vini in 3 diversi calici Zalto: risultato unanime. And the winner is…
di Daniel BarbagalloCi sono infinite variabili che possono esaltare o mortificare l’assaggio di un vino. La conservazione nel caso si tratti di un vino datato, la temperatura di servizio e perfino il contesto in cui lo beviamo possono influire sostanzialmente sulle nostre percezioni. Vi sono vini buoni e facili dotati di grande espressività e vini buoni ma difficilissimi da decifrare che hanno bisogno di silenzio, attenzione e poche chiacchiere.
Personalmente, faccio molta attenzione al calice nel quale un liquido mi viene servito. Questo aspetto è considerato ancora troppo poco, come se il bicchiere fosse un accessorio ornamentale e non uno strumento in grado di cambiare completamente il risultato di ciò che ci arriva al naso e in bocca.
In molti ristoranti, ancora oggi, c’è un tulipano classico – magari di vetro grosso – che viene usato per tutte le etichette, dalla bollicina al rosso importante e trovo che questa sia generalmente una mancanza enorme. Io non mi sognerei mai di giocare una partita di calcio con un paio di scarpe da running invece che con scarpe coi tacchetti eppure sono entrambe scarpe. Allo stesso modo, un parrucchiere non taglia i capelli con forbici da ufficio eppure sono forbici anche quelle. Perché allora io dovrei bere un Sangiovese – che ha uno sviluppo ed una dinamica di un certo tipo, e nel quale la trama tannica riveste un ruolo importante – nello stesso calice che uso per un Prosecco che magari finisco in tre minuti?
Questo è il motivo per cui bevo certe bottiglie solo a casa mia oppure in locali che hanno strumenti adatti a farmi godere appieno l’esperienza. A dicembre, ad esempio, ero in un wine bar in Francia con una carta dei vini da stellato ma con dei calici che mi hanno scoraggiato dall’ordinare un grande vino, optando infine per qualcosa di più easy. Con i bicchieri mi diverto parecchio: quando apro un vino cerco quello che più di tutti ne esalti le caratteristiche e posso assicurarvi che i risultati sono sorprendenti. Proprio da questo pensiero è nato l’esperimento casalingo che sto per raccontarvi.
Nella mia vetrina ho diverse marche e tipologie di calici e il test di oggi l’ho fatto con tre differenti Zalto: dopo alcuni pre-test, la scelta è caduta su Zalto perché ne ho di tre linee diverse e mi sembrava più interessante concentrare l’attenzione su come la forma cambi il risultato piuttosto che scatenare una disfida tra marchi differenti. Con gli Zalto, indubbiamente la prima sensazione è una grande leggerezza, cui segue a stretto giro di posta una innegabile bellezza. Due elementi che hanno contribuito indubbiamente al successo di questi bicchieri negli ultimi anni.
I vini – degustati alla presenza di due amici bevitori di lungo corso – sono stati un Sangiovese del 2019 ed un vino bianco a base trebbiano del 2020 e dico subito che i risultati sono stati unanimi, con stesse sensazioni e differenze gusto-olfattive rilevate da tutto il minipanel.
Ma entriamo nel dettaglio.
Zalto Universal
Una pistola con il silenziatore, è tutto più sussurrato al naso, occorre attendere più tempo perché il vino cominci a lavorare, il frutto del sangiovese e la florealità del trebbiano sono penalizzate dal calice stretto. Contrariamente al naso, al sorso entrambi i vini sono risultati più incisivi e sopratutto eleganti, il vino entra diretto e va giù in modo più scorrevole. La bocca non deve adattarsi a gestire la quantità di vino. Trovo che il Delta olfattivo-gustativo, soprattutto se si bevono vini importanti, sia troppo importante e penalizzante.
Zalto Bourgogne
Bicchiere dalla forma bellissima, largo sotto e stretto sopra. Il vino parte con il botto come avesse subito una sorta di decantazione con profumi più fusi e molto più impattanti ma meno definiti che sul precedente. La nota alcolica di entrambi i vini risulta più accentuata, nel bianco si avverte una nota volatile quasi impercettibile nelle altre due forme, il sorso va guidato visto il quantitativo di vino che arriva verso la bocca e anche fase di degustazione il quantitativo di ossigeno che si ingerisce nella deglutizione esalta ancor di più la nota alcolica, rendendo il vino più grossolano e meno slanciato. A mio avviso questo è un calice esteticamente perfetto che esalta ed amplifica a dismisura ogni sensazione, come una foto dal contrasto sparato che magari nasce perfetta e coi filtri diventa squilibrata
Zalto Bordeaux
Le sensazioni olfattive sono più nitide e delineate, aumenta molto la complessità dove sul rosso oltre ad un frutto più vibrante si percepiscono bene anche note di resine e selvatico-sanguigne: in questo bicchiere emerge un grande equilibrio gusto-olfattivo e l’alcol risulta più integrato. Anche il bianco ha uno spunto decisamente maggiore e un plus di precisone. Qui in bocca arriva una quantità di vino maggiore che nello Universal e inferiore rispetto al Bourgogne e la degustazione risulta a mio parere più veritiera e completa. La verità sta nel mezzo come spesso accade, prima troppo stretto, dopo troppo largo, senza ombra di dubbio il bicchiere che ho preferito per distacco.
Al netto delle preferenze, quello del giusto calice è un tema molto utile e appassionante tanto per i nuovi appassionati quanto per gli esperti. Bere un buon vino è un rituale esattamente come recarsi ad un primo appuntamento, e ad un primo appuntamento occorre presentarsi al meglio e fare bella figura perché spesso non abbiamo una seconda occasione per fare una buona impressione.
29 Commenti
vinogodi
circa 1 anno fa - Link... mi apri un mondo e finalmente ho la quadratura del cerchio di tante discrepanze sensoriali che caratterizzano le mie poche bevute. Non potendomi permettere , economicamente, certi bicchieri "fuoriclasse" , ho sempre bevuto Premiers di Bordeaux , Grands Cru di Borgogna e super Barolo in dozzinali bicchieri da osteria e , effettivamente, non ho mai trovato grosse differenze uno dall'altro . Mo' mi organizzo meglio , perchè i Riedel che avevo erano talmente fragili che mia moglie me li ha rotti tutti nella lavastoviglie e giocoforza ho dovuto dirottare la mia attenzione su monouso in plastica da picnic oppure , appunto, nei più robusti bicchieri Tumbler da acqua , con risultati che tutti possiamo immaginare ...
RispondiDaniel Barbagallo
circa 1 anno fa - LinkMarco da questa tua puntuale precisazione deduco che oggi non devi essere molto preso al lavoro ed avevi qualche minuto che non sapevi proprio come impiegare .
RispondiBarbara
circa 1 anno fa - LinkNo dai, i bicchieri di plastica noooo :-D
RispondiVinogodi
circa 1 anno fa - Link...Barbara, scherzi? Non vorrai dare ascolto a questi enofeticisti dello Zalto. La vera discriminante dei microelementi volatili le fai con le interazioni fra terpeni , norisoprenoidi ed eventuali pirazine ( nelle bituriche) con microelementi ceduti durante la rotazione nei bicchieri di polietilene tereftalato, dove le terminazioni nervose dei turbinati e dell' epitelio olfattivo vengono stimolate stratificativamente e selettivamente similmente all' azione di una vecchia colonna a DEGS di un gascromatografo...
Rispondifranco
circa 1 anno fa - Linkbicchiere di acciaio inox per i veri degustatori
RispondiMaurizio
circa 1 anno fa - LinkForse è proprio vero che questo Zalto Borgogna era stato pensato per Pinot neri pre- cambiamento climatico, con alcool contenuti ed estratti pure. Ad oggi da quanto letto su un'altro articolo tende sempre più ad esaltare quelle sensazioni alcoliche al naso perdendo le ricercate sottigliezze di cui siamo in cerca. Forse oggi con queste stagioni calde si dovrebbe cambiare prospettiva?
RispondiAlessandro Morichetti
circa 1 anno fa - LinkBasta cambiare bicchiere, no? ;-)
RispondiJohn
circa 1 anno fa - Link'Na parola, con quello che costano...!
RispondiAG
circa 1 anno fa - LinkQuello che conta, al di là del bellissimo e delicatissimo cristallo degli Zalto, è il doppio rapporto tra superficie esposta/camino e camino/ampiezza della bocca. Non a caso gli ISO di 'vetraccio' sono perfetti per evidenziare i difetti
Rispondibevo_eno
circa 1 anno fa - Linkdaniel, ma poi gli zalto li lavi in lavastoviglie o a mano? perchè se sono molto sottili son facili a rompersi...io sto cercando un bicchiere di qualità ma che si lavi in lavastoviglie...
RispondiMaria Grazia
circa 1 anno fa - LinkPer l’uso quotidiano e assaggi informali mi trovo molto bene con i Definition Universal di Spiegelau che vanno comodamente in lavastoviglie. Acquistati su alberoshop a buon prezzo.
RispondiGuido O.
circa 1 anno fa - LinkLe istruzioni di Zalto parlano di lavastoviglie e sconsigliano il lavaggio a mano. Esiste in commercio un apposito cestello per calici prodotto da una notissima marca tedesca di lavastoviglie che inizia con la B, che uso con risultati soddisfacenti (a volte resta una goccia d'acqua a causa dell'inclinazione, che va asciugata a mano per non segnare il calice).
Rispondivinogodi
circa 1 anno fa - Link...mi si legge in fronte...
RispondiPaolo A.
circa 1 anno fa - LinkAlle volte la passione per i vini mi ricorda quella per l'alta fedeltà, in cui ci sono persone disposte a spendere migliaia di euro per dei banalissimi cavi...la fuffa è in agguato.
RispondiLanegano
circa 1 anno fa - LinkQuando vado da amici mi porto da casa il calice (spesso anche il vino...) e vengo, ovviamente, guardato come un alieno fuori di testa ma, incurante di ogni forma di galateo, proseguo con le mie abitudini.... Nelle case di pochi habituè o famigliari dove vado più spesso ho il MIO calice nella loro credenza.... :)
RispondiMP
circa 1 anno fa - LinkFatto un esperimento simile con i calici da Champagne: Zalto Champagne vs Riedel Wine Wings vs Riedel Veritas Champagne Alla fine sono arrivato a questa mia personalissima conclusione. * Riedel Wine Wings: è iperperformante. crea una sorta di corrente d'aria che esalta quel c'è nel calice: pregi e difetti. I vini più semplici vengono spogliati in brevissimo tempo e se ne perdono i dettagli. E' un calice fantastico per i grandi Champagne. * Riedel Veritas Champagne: il più versatile. E' "progressivo". Restituisce con equilibrio e dettaglio quel che hai nel calice. Pecca quando si hanno vini complessi. * Zalto: la "pistola con il silenziatore"
RispondiRoberto
circa 1 anno fa - LinkCondivido l'attenzione per i calici, accettando il rischio che l'amplificazione sensoriale riguardi anche i difetti. Ultimamente due (bruttini) Riedel Winewings, Nebbiolo e Riesling, mi hanno sbalordito, in competizione con Zalto Universal e altri Riedel. Va detto che le bocce sono molto voluminose e quindi non adatte a tutti i vini.
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkQuindi, da quello che ho capito ... un calice ... "cambia" la "valutazione" di un vino. Quindi, un "semplice" calice è più importante di tutto quello che viene prima, in vigna e in cantina... se basta usare quello "giusto". __ Mi chiedo cosa accadrebbe alla valutazione di un vino se... fosse oscurata l'etichetta e non si conoscesse 1- chi ha prodotto il vino 2- e il prezzo della bottiglia. (Si conosce soltanto la tipologia) Chiaramente è possibile bere il vino alla cieca... con il CALICE... che ciascuno preferisce. __ Il problema è che si preferisce trascurare le problematiche fondamentali di una degustazione seria e con il massimo possibile di obiettività(che è "sempre" relativa) e d'Indipendenza.
RispondiIodio
circa 1 anno fa - LinkNovanta minuti di applausi!
Rispondimarcow
circa 1 anno fa - LinkInsomma, sarebbe interessante vedere come se la cavano gli SMARGIASSI con la degustazione alla cieca ... ma con il calice preferito.
RispondiSir P
circa 1 anno fa - Linkzalto ha preso piede soprattutto per la leggerezza, quindi estetica non funzionalità. E nei primi anni anche con una politica di vendita molto aggressiva, diciamo così. C'è una sola azienda lider nel mercato dei bicchieri, che ne ha fagocitate già diverse, come anni di esperienza e costante studio e miglioramento tecnico. Ripeto tecnico, poi dopo ovviamente anche estetico. Da li a scendere parliamo di copie, molto spesso brutte copie o addirittura banali copie mal riuscite. Certamente con valide eccezioni, ci mancherebbe ancora. Studio questo settore con il naso nei bicchieri da quasi 20 anni oramai.
RispondiVinogodi
circa 1 anno fa - Link...Sir P , parli di Bormioli? ( risatina...)
Rispondifranco
circa 1 anno fa - Linkquerela incoming
RispondiFalco
circa 1 anno fa - LinkÈ per me professionalmente affascinante vedere due galli nel pollaio, e di questo sentitamente vi ringrazio.
RispondiGurit
circa 1 anno fa - LinkNon mi ispira nemmeno uno dei 3, se non esteticamente il Bourgogne. Sono calici troppo grandi dai, o ci versi mezza bottiglia o non senti una mazza. Il Bordeaux poi guarda, sembra un secchiello del ghiccio tanto è ampia la bocca.
RispondiTommaso Ciuffoletti
circa 1 anno fa - LinkIl mio personale commento al pezzo del mio scrittore di vino preferito è una breve nota sulla SINGER nello fondo di una delle foto. Tocco di classe assoluto.
RispondiAlessandro Vascon
circa 1 anno fa - LinkConcordo pienamente sull'importanza del bicchiere nella degistazione di un vino, ma non ho esperienza con Zalto , sono più in confidenza con Spiegelau, Riedel o Stolzle, in ogni caso io lavo a mano anche i vecchi INAO o commercialmente C66, di vetraccio, agli antipodi per resistenza con i Sommelier di Riedel, che si rompevano anche guardandoli. Ma sul piano pratico, vi convocherie sul bicchiere da usare nelle degustazioni o fiere, dove oltre ad assaggiare varie tipologie di vino, si ha, purtroppo, un tempo limitato per valutare il prodotto. Per ultimo, ma che vino è quel Trebbiano che sembra un Orange Wine?
Rispondileonardo
circa 1 anno fa - Linkè vero che nei ristoranti spesso si trovano bicchieri comuni ma…. se il cliente rompe uno zalto.. chi lo paga?
RispondiVinogodi
circa 1 anno fa - Link...Leonardo, dipende. Se bevi Leroy, e' compreso nel prezzo. Se bevi Lambrusco o Malvasia e' a carico del cliente...
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