Teranum Offstage #3 – Andrea Petrini e le osmiza di Zidarich e Milič
di Antonio TomacelliIl terzo appuntamento di Teranum Offstage ci lascia, così come le prime due, la bocca buona e alcune rassicuranti certezze: la prima è come si possa tranquillamente saltabeccare tra volti noti e meno noti, ritrovandosi ugualmente affezionati ai primi e ai secondi. Il che, beninteso, vale anche per i vini accoppiati a quei volti.
La seconda è che i ravioli fanno rima con Savioli e attivano, fra i neurorecettori di Liliana, quelli evidentemente preposti agli stati di euforia, entusiasmo, esuberanza e facondia. Peccato solo che Roma, come diceva S. Sangiorgi nella seconda puntata, sia così lontana dal Carso pur sentendolo così vicino: così, i ravioli sono destinati a restare appannaggio della (e a far rima colla) Savioli.
E ciò non è giusto.
La terza certezza è che nessuno può affermare di conoscere le cose del Carso e del mondo (ma neanche quelle dello spirito) se non ha mai visitato un’osmize: magari quella di Beniamino Zidarich o di Damijan Milič. La quarta, infine, è che a differenza dei ceffi brutali, ispidi e cattivi di noi di Intravino – parlo esclusivamente degli uomini, le donne sono tutte bellissime ancorché ugualmente cattive – il vino riserva ancora facce pulite, scevre d’autoreferenzialità e animate da uno schietto entusiasmo amatoriale. Ad esempio: Andrea Petrini.
Buona visione.
Le altre puntate le trovate qui:
Teranum Offstage #1 – Elena Brussa-Toi e i vini di Rado Kocjančič e Dimitri Cacovich
Teranum Offstage #2 – Premi la bocca contro la terra, e non parlare
Teranum Offstage #4. A Trieste nel caffè di Saba e Joyce
Teranum Offstage #5 – Jacopo Cossater e i vignaioli del Carso
Teranum Offstage #6 In diretta dal canale della Manica
Teranum Offstage #7 Finale di stagione
Sponsored post
1 Commento
marcow
circa 3 anni fa - LinkDa un'intervista ad Andrea Pertini. --Domanda. Andrea, c’è una confusione totale, ormai, tra giornalismo e comunicazione, tra informazione e pubblicità. Sono saltate le barriere, non ci sono più confini. --Risposta «Sì. Io lavoro in questo settore da quasi 15 anni. Prima di me erano in pochi, Lavinium di Roberto Giuliani e forse Acqua Buona. I blog erano siti indipendenti nati in contrapposizione ai giornalisti enogastronomici, sulla cui etica avevo forti dubbi. I blog erano una reazione a queste fonti ufficiali». --Domanda E ora? Cos’è cambiato? --Risposta «Ora, paradossalmente c’è una contrapposizione tra blogger – che comprendono anche vecchi giornalisti un tempo ostili alla rete – e instagrammer. Dove uno è in lotta con l’altro. E stavolta, per paradosso, è su Instagram che c’è più confusione tra pubblicità e informazione. Spesso non sai bene se questi ragazzi, molto giovani, le bottiglie se le comprano, se gliele danno, se vengono pagati». --Domanda Beh, non saranno gli unici. Tu le compri le bottiglie di cui parli? --Risposta «Non che i blogger siano dei santi, certo. Io sono uno dei pochi che non chiede campioni. Me ne arriva solo qualcuno, altrimenti il vino lo bevo alle manifestazioni, agli eventi, con gli amici che stappano bottiglie. Diciamo che l’80-85 per cento delle bottiglie o le compro o sono prese in eventi». __________ Condivido queste opinioni di Andrea Petrini che ho, nei vari dibattiti, già espresso. La CONFUSIONE TOTALE della prima domanda ha fatto molti danni perché ad essa corrisponde una confusione mentale tra i destinatari della comunicazione, informazione ecc... sul vino. A cui non interessa molto se c'è questa confusione di ruoli. __ La figura professionale più importante, secondo me, è quella del CRITICO eno-gastronomico che, da quella confusione totale descritta da Andrea Petrini, esce distrutto. Molti non sanno come dovrebbe essere e cosa dovrebbe svolgere la sua attività. ... Proprio perché la confusione... è...totale.
Rispondi