Svizzera, due o tre cose che ho imparato sullo Chasselas

Svizzera, due o tre cose che ho imparato sullo Chasselas

di Jacopo Cossater

Quest’anno il Concours Mondial de Bruxelles -forse il più importante al mondo, di certo quello che può vantare i numeri più significativi- è stato ospitato dalla Svizzera e in particolare dal Canton Vaud, l’ampia regione che da Ginevra si sviluppa a sud lungo l’omonimo Lago con le città di Losanna e di Montreux e a nord fino a quello di Neuchâtel. Come l’anno scorso in Cina, a Pechino, ogni sessione di degustazione era seguita, nel pomeriggio, da ampi approfondimenti legati ai vini del territorio ospitante tra masterclass e visite in cantina.

Un’occasione particolarmente ghiotta per portare a casa un bel numero di informazioni su una nazione che personalmente conoscevo molto poco e i cui vini ho sempre frequentato, anche per la scarsa reperibilità in Italia, altrettanto di rado. Una condizione forse ideale: sono infatti partito con poche nozioni e molta curiosità, consapevole che 5 giorni non sarebbero stati sufficienti ma sicuramente utili per imparare qualche base in vista di trasferte in zona.

Qualche curiosità sui vini svizzeri, per cominciare: per quanto si tratti di nazione che si trova al 10° posto mondiale nel rapporto tra superficie e territorio coltivato a vite è il 4° per la consumo annuale pro-capite di vino, oltre 33 litri per abitante (l’Italia è il 3°, di poco oltre i 40 litri). Territorio alpino per eccellenza, è inevitabile una parte delle sue vigne si trovi anche ad altitudini piuttosto significative, basti pensare che nel Vallese, il Cantone appena a nord della Valle d’Aosta, non è inusuale imbattersi in appezzamenti ben oltre quota 1.000. E ancora: le 4 varietà più diffuse, che rappresentano il 72% dell’intero vigneto nazionale, sono pinot nero, chasselas, gamay e merlot distribuite nelle 6 regioni che delineano la geografia della Svizzera del vino: Vallese, Vaud, Svizzera tedesca, Ginevra, Ticino, Tre laghi (vedi immagine sotto, fonte: Swiss Wine).

Swiss Wines

Per quanto nei giorni del Concorso si sia parlato di vini svizzeri, in generale, era inevitabile il focus fosse soprattutto sulla regione ospitante, il Vaud, e quella a lei più vicina, il Vallese. Che, tradotto in vino, significa parlare di Chasselas, il vino/vitigno più famoso e diffuso, di cui tutti sono più fieri, quello che più di altri identifica un po’ tutta la nazione in quanto tra i pochi davvero autoctoni. È infatti del 2009 uno studio genetico del (simpaticissimo e disponibile) Dr. José Vouillamoz che fa risalire le sue origini alle sponde del Lago di Ginevra, spazzando così via ipotesi che lo vedevano importato dalla Borgogna o dall’Europa dell’Est.

Circa 3.700 ettari (solo il pinot nero di più, circa 4.000) per una varietà precoce e delicata che porta a vini sottili ed eleganti, soprattutto longevi in un modo che ho trovato sorprendente. Se da una parte ho infatti bevuto Chasselas molto giovani, sempre delle vendemmie del 2017 e del 2018, che nel bicchiere si presentavano piacevolmente fruttati ma mai eccessivamente intensi, di sicura beva senza particolare freschezza o mineralità, dall’altra è stato assaggiando vini di vendemmie più datate che ho scoperto quanto questo bianco, in bottiglia, sia in grado di evolvere mutando. Vini ricchi, a tratti sontuosi pur con la capacità di rimanere sottili nell’animo. Questi i 3 che ho preferito, pescati tra una dozzina di vecchie annate assaggiate ad Aigle, il centro abitato che ospitava la sede del concorso (lo spettacolare velodromo anche conosciuto come Centre Mondial du Cyclisme):

Lavaux 1987, Cure d’Attalens
Quella di Lavaux è una delle denominazioni che si trovano proprio lungo il Lago di Ginevra, oltre quella vastissima di La Côte e poco dopo la città di Losanna. È qui che le colline che guardano verso la riva iniziano a diventare più ripide, dove si trovano quei terrazzamenti vitati che ne caratterizzano il panorama, Patrimonio dell’Umanità Unesco. Burro d’arachidi ma anche latte fresco, vaniglia e fiori di limone, crema pasticciera e zafferano per un assaggio ampio, raffinato per delicatezza e incisivo nel tratto: un segno tutt’altro che dirompente nell’aromaticità o nella presa acida eppure talmente ben delineato da invitare continuamente all’assaggio. Rinfrancante.

St-Saphorin 1998, Domaine Bovy
Quello di Saint-Saphorin è un piccolissimo comune, sempre sulle rive del Lago e all’interno della AOC Lavaux. In questo caso lo Chasselas prende il nome del comune da cui proviene, caratteristica unica del Vaud. Un bianco il cui profilo fruttato è splendidamente impreziosito da un filo di ossidazione, caratteristica più che mai magnetico. Che mineralità poi, sentori che sfiorano il petrolio o comunque gli idrocarburi per un assaggio di peso, tutt’altro che aereo o algido. Uno di quelli da portare a tavola.

Mont-Sur-Rolle Grand Cru 2005, Domaine de Autecour
La denominazione è quella di La Côte, che si sviluppa da Ginevra a Losanna, il comune un altro piccolo centro sul Lago. Un bianco di spettacolare tensione gustativa, il cui profilo è giocato su diversi toni agrumati in cui sono il lime e il limone a farla da protagonisti. Profumi di frutta bianca e un leggerissimo sentore di burro ne ammorbidiscono il tratto pur in un contesto di particolare freschezza minerale. Un bianco spettacolare, finissimo, vibrante, il cui profilo gustativo pur sviluppandosi più in orizzontale che in verticale colpisce per profondità.

Aigle

Interessante approccio quello dei Grand Cru: nel Canton Vaud ce ne sono 2, specifiche denominazioni da vigneti terrazzati sulle rive del Lago, Calamin e Dézaley. Eppure basta un’occhiata in una qualsiasi enoteca per scoprire che all’interno della regione sono tantissimi i produttori che possono fregiarsi di tale titolo. Se infatti i primi 2 hanno una valenza soprattutto geografica, sono cioè espressioni esatte di uno specifico territorio riconosciuto come privilegiato per la coltivazione dello chasselas, tutti gli altri -i Premier Grand Cru- hanno una valenza non solo geografica ma anche agronomica ed enologica: nel Vaud sono 27 i comuni che possono accedere a questa specifica menzione, a patto che il vino sia ottenuto interamente da uve coltivate all’interno dei confini comunali, che la densità di impianto non superi le 6.000 viti per ettaro, di età minima di 7 anni. E ancora: che la vendemmia sia manuale e che il vino sia stato vinificato e imbottigliato all’interno della regione. Soprattutto, la cosa più importante, che le uve abbiano un contenuto zuccherino minimo utile a garantire un certo grado alcolico, diverso da varietà a varietà.

Dello chasselas colpisce come sia così diffuso nel mondo come uva da tavola e come solo qui, o quasi, si riesca a valorizzarlo al punto da essere la bandiera del vino nazionale, vino tra l’altro così attuale per leggerezza. Tanti quelli assaggiati d’annata, o quasi. Questi alcuni di quelli che ho preferito:

  • Aigle Grand Cru “Clos du Paradis”, Proprieté Veillon (Chablais)
  • Aigle Grand Cru, Alain Emery (Chablais)
  • Chablais “Aigle Les Murailles”, H. Badoux
  • Dézaley Grand Cru “Es Embleyres”, Jean-François Chevalley
  • La Côte Chasselas Sur Lies, Chateau de Crans
  • Mont-Sur-Rolle Grand Cru, Domaine de Autecour (La Côte)
  • St-Saphorin “Vieilles Vignes”, Domaine Bovy

Prossima tappa per il Concours Mondial de Bruxelles in Repubblica Ceca, a Brno, nella Moravia Meridionale, nel maggio 2020.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

3 Commenti

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Stefano

circa 5 anni fa - Link

Tra le altre cose non dovrebbero nemmeno avere prezzi proibitivi in rapporto alla qualità! poi ti voglio vedere a Brno svolgere approfondimenti sui vini moravi.

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Jacopo Cossater

circa 5 anni fa - Link

Assolutamente sì Stefano, anche quelli citati sono in gran parte vini sotto ai 20 euro a scaffale.

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Ulrich

circa 5 anni fa - Link

Grazie per questo articolo; di Chasselas si parla e si scrive troppo poco. Come ottimo esempio di un’azienda non svizzera ricordo Ziereisen.

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