Stalking, patteggiamento e conseguenze. Il caso Pinchiorri spiegato bene

Stalking, patteggiamento e conseguenze. Il caso Pinchiorri spiegato bene

di Tommaso Ciuffoletti

Le indagini iniziano nel novembre 2018, le guida il pm del tribunale di Firenze Giovanni Solinas. C’è una denuncia per stalking (pare non la prima) e si tratta ora di verificare se quella che Giorgio Pinchiorri sta tenendo nei confronti di una ragazza di 33 anni sia una condotta penalmente rilevante.

Pinchiorri, oggi 78 anni, è il celebre fondatore dell’enoteca che porta il suo nome. Secondo quanto puntualmente riportato da Valentina Marotta in un articolo del settembre 2019 sul Corriere Fiorentino (spalla toscana del Corriere della Sera), la vicenda ha origine diversi anni prima di quel 2018.

Ne riporto alcuni passaggi perché utili ad inquadrare la vicenda.

“Nel 2015, la giovane, aspirante sommelier, lavora come cameriera nella pluripremiata Enoteca di via Ghibellina. Giorgio Pinchiorri è un amico della sua famiglia e non lesina consigli all’allieva. Poi però, racconta la giovane nella denuncia, comincia a mostrare particolari attenzioni nei suoi confronti (…) Nel marzo 2016 abbandona quel lavoro, convinta che Pinchiorri avrebbe smesso di ossessionarla. «Ma le dimissioni ottengono l’effetto opposto — spiega — comincia a tempestarmi di messaggi, telefonate e lettere. E se bloccavo il suo numero, mi telefonava da un altro apparecchio». Quando la ragazza torna a casa la sera, trova spesso sul pianerottolo regali: ancora bottiglie di vino e fotomontaggi incorniciati che rappresentano Pinchiorri e la ragazza davanti a una tavola imbandita. È allora che la giovane si affida all’avvocato Federico Scavetta per fermare il corteggiatore con una diffida. Per qualche mese, lei non riceve telefonate e messaggi molesti.

Ma nel maggio 2018, Pinchiorri avrebbe ricominciato a ossessionarla. Di nuovo, sms, inseguimenti e appostamenti. «Un giorno, mi accorsi che un’auto rossa mi inseguiva. Provai a cambiare strada e quella vettura era sempre alle mie spalle. Scoprii che era lui al volante e chiamai la polizia. Ma con l’ammonimento del Questore, la situazione non migliorò. Iniziò a inseguirmi con una Porsche e una Fiat Doblò. Lo incontravo quando andavo al lavoro o a fare la spesa. La mia vita era diventata un inferno».”

La ragazza racconta di aver dovuto cambiare le proprie abitudini per sfuggire a tali attenzioni («non facevo più un passo senza il mio fidanzato»). E questo è un aspetto la cui rilevanza va chiarita alla luce dell’articolo 612 bis del Codice Penale, laddove stabilisce che può essere penalmente perseguito e condannato “chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato d’ansia o […] da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.

Nonostante l’ammonimento del Questore, Pinchiorri non pare modificare la propria condotta. Anzi, a settembre del 2019 c’è un ulteriore episodio che va ad aggiungersi a quanto già acquisito fino ad allora. È la notte tra il 26 e il 27 settembre 2019 e la cronaca di Stefano Brogioni su La Nazione riporta con precisione quanto segue.

“La donna era appena uscita da lavoro in [un ristorante ndr] zona Ponte Vecchio, e si stava avviando verso casa in compagnia del fidanzato che, consapevole del passato, la porta al ristorante e dopo la riprende. Ma, secondo quanto ricostruito, la presenza dell’uomo non ha fatto desistere il 75enne che la stava aspettando sul marciapiede. «Facciamo pace», le prime parole di Pinchiorri. Poi i toni sono cambiati [attimi turbolenti e torni surriscaldati ndr] , fino all’arrivo dei carabinieri”.

Nello stesso articolo si fa presente che all’arrivo dei carabinieri, chiamati dalla ragazza, ci sono stati attimi di tensione fra i militari e lo stesso Pinchiorri (tanto che, Brogioni scrive nel suo pezzo: “Per questo atteggiamento tenuto con i carabinieri, potrebbero arrivargli altri guai. Anche se non più seri di quelli che gli contesta il pubblico ministero Giovanni Solinas“).

A seguito di quell’episodio alcune dichiarazioni dell’allora avvocato di Pinchiorri, Maria Cristina Paolo, vennero raccolte dal Corriere Fiorentino «La giovane è stata dipendente dell’Enoteca e non andava d’accordo con nessuno. Si è dimessa, è stata riassunta e ha continuato a litigare con tutti. Ma sul nuovo episodio contestato a Pinchiorri, per il momento, non posso dire ancora nulla».
Curiosa la linea difensiva scelta (una roba che forse poteva andare bene nell’Italia di qualche decennio fa – purtroppo – ma che oggi – fortunatamente – non più), ma certo va anche considerato che l’assistito non stava dando una mano a migliorare la propria situazione.

Nel frattempo arriva il rinvio a giudizio e la linea scelta dalla difesa di Pinchiorri, alla luce di quanto in mano alla Procura, è quella del patteggiamento. Tuttavia la prima udienza fissata proprio per il patteggiamento salta. Lo riporta il quotidiano Il Tirreno in un pezzo di Matteo Leoni del 19 ottobre scorso.

“L’udienza per il patteggiamento, prevista nelle scorse settimane, era saltata dopo che Pinchiorri aveva revocato il suo avvocato difensore. Un gesto improvviso, dovuto probabilmente alla volontà dell’imputato di andare a processo per farsi riconoscere innocente. Tuttavia la nomina del nuovo legale, avvocato Massimo Megli, non ha comportato variazioni nella linea difensiva, confermando la volontà di andare a patteggiamento“.

Ed eccoci dunque alla notizia arrivata proprio il 19 ottobre: il patteggiamento di una condanna a 4 mesi per stalking da parte di Pinchiorri e la sospensione della pena da parte del giudice.

Ho ritenuto opportuno riportare tutti i passaggi della vicenda perché, come notato per primo da Jacopo Cossater nella sua newsletter Vino sul Divano, la stampa di settore ha taciuto la cosa ma dopo la denuncia di questo strano silenzio (proprio da parte di Jacopo) c’è stata una corsa da parte di alcuni a riportare la notizia senza alcun approfondimento. Allo stesso modo non sono mancati i commenti sui social secondo la più becera delle logiche da bar e per questo sorvoleremo su tali inutili cose.

La cronaca è dunque quella di una vicenda in cui la Procura di Firenze e le forze dell’ordine hanno agito in un modo che credo di poter dire corretto e puntuale. La speranza è che adesso la vittima possa archiviare questa vicenda e superarla pienamente e senza ulteriori strascichi. Non so se intenda procedere anche in sede civile, ma potrebbe. Quando c’è un patteggiamento infatti, il giudice non si pronuncia sulle statuizioni civili. Quindi la vittima non riceve alcun indennizzo. Nel caso dovrà intentare una causa civile.

Rimangono da considerare brevemente alcuni aspetti ulteriori. Innanzitutto il patteggiamento. La scelta di patteggiare è stata senza dubbio la più opportuna da parte della difesa dell’imputato (anche in considerazione degli elementi emersi a carico di Pinchiorri). Va in questo senso fatto presente un tecnicismo che riguarda questo procedimento. Il Codice di Procedura Penale all‘art. 444 stabilisce che “L’imputato e il pubblico ministero possono chiedere al giudice l’applicazione, nella specie e nella misura indicata, di una sanzione sostitutiva o di una pena pecuniaria, diminuita fino a un terzo, ovvero di una pena detentiva […]”.
Le parti (imputato e PM) si accordano e al giudice spetta di rilevare la correttezza formale del procedimento. Come detto, in questo modo alla vittima non spetta alcun risarcimento, a meno che questa non proceda in sede civile.

Spero che questa cronaca abbia chiarito il più possibile la vicenda. Spesso una cronaca ben fatta vale più di mille editoriali e chiunque può giudicare da sé.

Le poche considerazioni a margine sono quelle relativa a una vicenda che riguarda una persona il cui nome è quello di un’azienda dove lavorano molte persone. Questa persona porta una responsabilità personale, come chiunque di noi. Avrebbe tuttavia ragione di sentire la responsabilità dei propri comportamenti anche nei confronti dell’azienda che porta il suo nome e delle persone che ci lavorano.

La sua condotta ha innanzitutto danneggiato una persona che è la vittima di questa vicenda. E su questo sarebbe bene non ci fossero dubbi o ambiguità. Ha poi danneggiato se stesso e la propria reputazione. E infine, anche qui non si faccia finta di niente, ha danneggiato quella dell’azienda che porta il suo nome.

Allo stesso modo ritengo che l’azienda per cui lavora avrebbe ragione di tutelare la propria immagine ed evitare che i risvolti di questa vicenda abbiano a danneggiarla.
Perché questo avvenga credo che far finta di niente e sperare che la cosa rimanga o vada presto nel dimenticatoio sia una scelta che confida molto nella bassa soglia d’attenzione del pubblico e di una benevolenza da parte degli organi di informazione. Per ora sembra aver funzionato. Ma è destinata a reggere?

Non sta a me dirlo. Ma nel mio piccolo ritengo che fare finta di niente sia una scelta che non valuta con la dovuta attenzione lo spirito dei tempi che viviamo. E che (almeno questo è quello che spero) non sono più quelli di un paese in cui screditare la vittima di un reato può essere una strategia vincente e fischiettare di fronte ad un patteggiamento per stalking sia una cosa sensata.

Ma questo è solo il mio parere e magari invece questo paese è ben diverso da come mi illudo di vederlo.

 

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Tommaso Ciuffoletti

Ha fatto la sua prima vendemmia a 8 anni nella vigna di famiglia, ha scritto di mercato agricolo per un quotidiano economico nazionale, fatto l'editorialista per la spalla toscana del Corriere della Sera, curato per anni la comunicazione di un importante gruppo vinicolo, superato il terzo livello del Wset e scritto qualcos'altro qua e là. Oggi è content manager di una società che pianta alberi in giro per il mondo, scrive per alcune riviste, insegna alla Syracuse University e produce vino in una zona bellissima e sperduta della Toscana.

26 Commenti

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Articolo molto equilibrato. Da antico laureato in legge aggiungerei un dettaglio: la richiesta di patteggiamento presuppone la piena ammissione di colpa, e anche dei fatti contestati.

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thomas pennazzi

circa 2 anni fa - Link

L'istituto del c.d. patteggiamento è cosa del tutto atipica rispetto ad un giudizio penale: sebbene come dice lei, implica il riconoscimento del fatto, non sostanzia né una condanna né, per la rinuncia delle parti - accusa e difesa - il procedimento costituisce accertamento del fatto. Quindi l'eventuale susseguente azione civile di risarcimento della vittima del reato dovrà esperirsi secondo le comuni regole dell'onere della prova, e non potrà mai basarsi sull'accordo tra l'ex imputato e l'accusa. Come del resto recita una recente massima della Corte suprema. "La sentenza penale di patteggiamento nel giudizio civile di risarcimento e restituzione non ha efficacia di vincolo, non ha efficacia di giudicato, e non inverte l'onere della prova; essa costituisce per il giudice civile non un atto, ma un fatto; e come qualsiasi altro fatto del mondo reale può costituire un indizio, utilizzabile solo insieme ad altri indizi e se ricorrono i tre requisiti di cui all'art. 2729 c.c." [C. Cass, Ord. n° 7014 dell'11/3/2020]

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Vero, è un istituto atipico. Ma quel che tenevo a far notare è che la dinamica dei fatti non è più in dubbio, quello che ha affermato la giovane sommelier è accertato.

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thomas pennazzi

circa 2 anni fa - Link

E invece no, signor Cinelli. Rimane un fatto privato. Non c'è alcun accertamento pubblico, solo un accordo tra le parti con un c.d. "patteggiamento" di una sanzione tra l'avvocato difensre ed il (olim) "Procuratore del Re". Piaccia o meno, la pena concordata non ha alcuna rilevanza sui soggetti terzi, nemmeno sulla vittima, Perciò conviene all'imputato ogni qualvolta ne ricorra la possibilità. E la cronaca del caso Pinchiorri ce l'ha confermato.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Lei ha molte più nozioni di me, soprattutto sugli istituti nuovi. Però c’é un punto che non mi è chiaro. Che la pena abbia rilevanza solo per la vittima è certo, ma come è possibile che il reo accetti la pena senza accettare di aver compiuto il reato? Dunque il reo, con il fatto stesso di aver accettato il patteggiamento. dichiara che i fatti che gli sono stati contestati sono avvenuti. Questo comporterebbe che è certo che la violenza e lo stalking sono avvenuti: dopo il patteggiamento è un fatto, non è più solo una teoria sostenuta da una giovane enologa. O sbaglio? Da ignorante sono aperto a ogni possibilità.

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Luca

circa 1 anno fa - Link

Cinelli per favore. Se non capisce le cose eviti di sbraitare parole a caso

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Brutta storia. Purtroppo molto più frequente di quanto si pensi.

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

L'unica perplessità sul tuo equlibratissimo pezzo riguarda la tutela dell'insegna di via Ghibellina: come ci si tutela da se stessi?

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...la mia sarebbe più una curiosità scientifica o di natura psicanalitica. La seconda perchè la vedo come una sorta di perversione senile . La prima , in equilibrio fra scienza e pecoreccio, più di natura biologica/fisiologica , relativa allo squilibrio ormonale che lo porta ad avere questo impulso in così tarda età ... PS: ...mamma mia che tristezza... non per l'istinto ma per il comportamento...

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Nelle Nuvole

circa 2 anni fa - Link

Da quello che leggo questa storia è più che triste e più che squallida, è cattiva. La cattiveria di chi, non solo per squilibrio senile ormonale, anche per desiderio di controllo, fa del male ripetutamente e ostinatamente a una persona. anche la cattiveria inconscia di chi ci passa sopra, cosa vuoi che sia, non sembra una notizia importante, è successo anni fa. Di commenti negli ultimi giorni ne sono arrivati a valanga sui social di chi si occupa di materia gastronomica in senso lato. Mi auguro che da quanto è successo si cominci a pensare e a correggere la distorsione all'interno del mondo della ristorazione e della sommelerie, e cioè che la componente femminile rimane più vulnerabile rispetto a quella maschile. O dobbiamo aspettare il prossimo chef stellato che dà scandalo?

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Paolo A.

circa 2 anni fa - Link

La pena comminata, a fronte delle azioni commesse e del loro essere perpetrate per ANNI, è stata parecchio ma parecchio, clemente...si prende la stessa pena per una guida in stato d'ebbrezza.

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Stefano

circa 2 anni fa - Link

Tommaso Ino Ciuffoletti un bel riassunto dei fatti accaduti con una precisa cronologia. Io non ho visto tutta sta negazione sui social della vicenda e della sua gravità enorme...anzi. Come ti ho già scritto in altra sede della vicenda se ne è parlato ed è da 6 gg come hai detto tu, che la notizia viene riportata. Giusto parlarne e credo che lo si sia fatto. Alcune note personali che aggiungi le trovo fuori luogo. Nessuno si è sognato di sottovalutare la vicenda, forse bisognerebbe invece dare lo stesso risalto anche ad altre vicende giudiziare nello stesso settore

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Tommaso Ciuffoletti

circa 2 anni fa - Link

Effettivamente sul patteggiamento le note di Thomas sono corrette. Non prevede un assunzione di colpa. È un accordo tra le parti di cui il giudice, previo controllo sulla forma, prende atto. Tant'è che in caso - come quello di cui stiamo parlando - di una vittima ben evidente, il patteggiamento avviene "vittima nolente". Il patteggiamento - nei cui confronti comunque si può ricorrere in Cassazione, costringe - come dicevo nel pezzo - ad intentare una causa civile per poter essere risarciti. Insomma, non agevola la vita alla vittima. Oltretutto, per rispondere anche a Paolo, di solito è un accordo che avviene su una pena diminuita rispetto a quella che sarebbe potuta uscire dal processo. Detto questo - e spero la cronaca che ho fatto lo abbia chiarito bene - le prove a carico di Pinchiorri paiono solide oltre ogni ragionevole dubbio.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 2 anni fa - Link

... sì mi sono perso un apostrofo! :)

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Rolando

circa 2 anni fa - Link

Complimenti a Tommaso Ciuffoletti che finalmente ha scritto riguardo al ristoratore di Firenze come un giornalista professionista deve sapere e voler fare. Assumendomi tutta la responsabilità penso che il ristoratore di Firenze abbia creato gravi disagi alla sua ex dipendente e che pertanto andava fermato immediatamente. E' colpevole? Non è il popolino che può e deve dirlo e non c'è stato alcun grado di giudizio che abbia dichiarato colpevole il ristoratore di firnze. Sono sicuro che se avesse deciso di farsi processare il ristoratore di firenze sarebbe stato condannato ma questo è il mio punto di vista. Il PM che ha accettato il patteggiamento avrebbe dovuto concordare un trattamento sanitario obbligatorio per il ristoratore, per la propria e altrui incolumità. Ma da uomo di legge non posso permettermi di accusare il ristoratore di Firenze di alcun reato perché questo sancisce la Legge. Caro dottor Cinelli Colombini, lei è intervenuto a sproposito sull'argomento scrivendo inesattezze: l'Istituto del "patteggimento" non contempla la "colpevolezza" dell'imputato. Il processo neanche si apre, non si entra nel merito. Chi patteggia col PM (non c'è un patteggiamento con la (presunta) vittima,) non si deve dichiarare colpevole ed infatti nella sentenza del giudice non c'è la formula .... signor X è colpevole ecc. ecc. Sono rimasto molto sorpreso che il giornalista professionsta dottor Jacopo Cossater abbia ad esempio definito sui social il ristoratore fiorentino come "molestatore conclamato". Egli è un giornista professionista e pertanto quel che scrive deve scriverlo con competenza ed autorevolezza. Il dottor Cossater rischia di essere querelato e perdere la causa. Mi auguro chiaramente che ciò non avvenga. Diverso è il caso del dottor Colombini che esperto di diritto non è affatto, non è neanche un giornalista professionista e quindi pro sproloquiare senza problemi di qua e di la.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Gentile Rolando, io non sono un esperto, e ne sono ben conscio. Però vorrei farle cortesemente presente che ho solo espresso una legittima perplessità. Da ignorante, certo, ma legittima. Ovvero come è possibile la coesistenza tra l’accettazione di una pena e la non accettazione dei fatti contestati che hanno dato origine alla pena. La mia perplessità può essere sgradevole, lo ammetto, ma in cosa è uno sproloquio? Termine che, le ricordo, è offensivo e in questo contesto forse è pure intimidatorio. A me risulta che l’intimidazione è un reato perseguibile, o sbaglio anche questo?

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Rolando

circa 2 anni fa - Link

Suvvia dottor Colombini, quale intimidazione. Non l'ho mica minacciata o costretta a fare o desistere dal fare qualcosa. Sull'uso corretto dei termini, chiedo scusa perché ho usato impropriamente il termine sproloquiare, pertanto rettifico perché lei ha espresso un parere arrivando al punto. Lei ha sostenuto che il ristoratore di Firenze ha (non uso il condizionale a dovere) ammesso la colpa. La sua affermazione non è vera. Si informi meglio, avendo lei studiato Legge non le costerà fatica. Le basteranno 3/4 minuti per capire che scritto cose non corrette, quelle si oggetto di eventuale querela.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Che situazione curiosa. Ho chiesto a amici che insegnano diritto all’università, e mi hanno detto che lei ha ragione sulle intenzioni del legislatore, ma che in via giurisprudenziale si sta consolidando la tendenza a considerare la cosa in modo molto diverso. Ci sono varie sentenze che hanno considerato il patteggiamento come accettazione dei fatti contestati. Boh.

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Tutto condivisibile sul piano legale, ma è normale che la situazione cambi se la si legge sul piano morale. In quel campo si va sul personale e ognuno ha il pieno diritto di farsi una opinione, ma non ha la stessa libertà per quanto riguarda l’esprimerla. La sola cosa palese è che il Sig. Pinchiorri ha preferito accettare delle conseguenze rispetto all’inevitabile processo. A titolo personale, devo ammettere di non averci mai mangiato e non conoscere così bene la gestione del locale, ma la cosa che mi viene da pensare davvero è: quale valore aggiunto è il Sig Pinchiorri?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 2 anni fa - Link

L'enoteca Pinchiorri deve non solo il nome a Giorgio Pinchiorri, ma anche l'intuizione che oggi sembra scontata, ma all'epoca era inedita in Italia, di avere una cantina che guardasse al mondo intero. Da allora le cose sono certamente molto cambiate, ma quell'intuizione fu non solo geniale, ma anche coronata da successo. Quanto al procedimento penale, come detto, c'è stato il patteggiamento con il PM, ratificato dal giudice, ma non è detto che non possa esserci un procedimento in sede civile.

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E.F.L.

circa 2 anni fa - Link

La mia condanna irrevocabile va a tutti quei ristoratori, lui compreso, che mettono in carta vini con ricarichi a dir poco eccessivi. Non capisco francamente il privilegio di cui godono certi ristoranti nell’assegnazione di certe bottiglie nella misura in cui poi i prezzi di vendita al pubblico sono a livelli della peggiore speculazione. Poi il fatto che Pinchiorri abbia fatto recentemente un’asta di bottiglie approfittando delle generose assegnazioni di cui gode dovrebbe far riflettere su chi sostiene che la ristorazione dovrebbe essere il canale privilegiato della distribuzione.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

... E.F.L. , concordo senza meno...

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marcow

circa 2 anni fa - Link

E.F.L. "La mia condanna irrevocabile va a tutti quei ristoratori, lui compreso, che mettono in carta vini con ricarichi a dir poco eccessivi" ____ Ma così rischi si soffermarti su "dettagli venali" della triste vicenda. ____ 1 Considerazione Se il ristoratore fosse stato il titolare di uno delle migliaia di ristoranti che non compaiono sulle guide la vicenda avrebbe avuto gli stessi sviluppi e lo stesso finale? Il fatto che sia conivolto uno degli 11 ristoranti tristellati d'Italia (non della Toscana o di Firenze) ha avuto un certo peso su: 1 come è stata seguita dai media negli anni la vicenda 2 come l'hanno seguita le forze dell'ordine 3 sull'esito del processo: patteggiamento con pena di 4 mesi e sospesione. 2 Considerazione (Non sono un esperto) Sul patteggiamento e sulla colpevolezza. La questione è un po' più problematica di quel che sembra dai discorsi fatti dagli esperti intervenuti nel dibattito. È vero che la vittima se vuole un risarcimento deve provare in un processo civile la colpevolezza di chi ha patteggiato: il patteggiamento non vale come prova della colpevolezza: la vittima deve produrre altre prove affinché ci sia una condanna con relativo risarcimento. Ma, attenzione, questo non significa che chi ha patteggiato sia innocente. C'è stata pur sempre una condanna a 4 mesi che è stata sospesa. Ma c'è sta una pena di 4 mesi. E le pene non si comminano se non c'è una colpa. Insomma, il fatto che non si possa usare il patteggiamento come prova per un risarcimento non significa che non ci sia stata una responsabilità penale in alcuni fatti tanto è vero che una pena è stata comminata. Io queste considerazioni le ho dedotte leggendo degli articoli sul web. Ma, come ho detto, non sono uno esperto.

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BT

circa 2 anni fa - Link

conosco bene la materia, è il mio mestiere. all'applicazione della pena su richiesta di cui all'art. 444 cpp segue spesso causa civile in conseguenza del medesimo fatto. si può dire tuttora che un 444 cp agevoli l'onere della prova ai fini del risarcimento al soggetto danneggiato civilmente. sino a poco tempo il diritto pretorio voleva che l' "accertamento" in sede penale ex 444 cp vincolasse il giudice civile oggi, invece, si assiste ad mutamento di giurisprudenza notevole sulle questioni teso a limitarne l'efficacia a mezzo di prova del fatto insieme agli altri elementi di prova ex 2729. spostiamo l'attenzione sul 444 cp: non è che "non sono contestati" i fatti bensì che si rinuncia a contestarli" il che è un po' diverso. gli è che politica legislativa vuole che se si vuole incentivare il patteggiamento (per accelerare i processi, anzi non farli) non si può attribuirgli effetti ipso facto sfavorevoli sul piano civile. altrimenti non lo fa nessuno. in ogni caso state sempre bene attenti, il diritto pretorio muta di frequente. claro, no?

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Il passaggio più triste di questa tristissima vicenda mi è sembrato questo: "A seguito di quell’episodio alcune dichiarazioni dell’allora avvocato di Pinchiorri, Maria Cristina Paolo, vennero raccolte dal Corriere Fiorentino: «La giovane è stata dipendente dell’Enoteca e non andava d’accordo con nessuno. Si è dimessa, è stata riassunta e ha continuato a litigare con tutti. Ma sul nuovo episodio contestato a Pinchiorri, per il momento, non posso dire ancora nulla». __ Il tentativo (inutile e dannoso per la difesa) di SCREDITARE LA VITTIMA. __ È una delle fallacie argomentative più utilizzate in tutti i tempi e in tutte le parti del modo. In politica come nelle aule dei tribunali. __ E, se riflettete un po', è usata, questa fallacia, SCREDITARE L'INTERLOCUTORE, anche nei dibattiti dei blog.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 2 anni fa - Link

Devo dire che sono molto d'accordo con te.

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