Sondaggio: del vino non gliene frega quasi niente a nessuno

Sondaggio: del vino non gliene frega quasi niente a nessuno

di Redazione

Pare che, da qualche parte, Jacopo Cossater abbia detto “Chiunque può scrivere su Intravino” e Antonello Buttara non se lo è fatto dire due volte. E chi siamo noi per smentire Cossater?

Lunedì mattina, come da consuetudine, mi trovo in ufficio ed un collega con voce squillante racconta che sabato a pranzo è stato in un ristorante al centro di Roma dove erano presenti diversi calciatori e personaggi dello spettacolo. Ha mangiato a volontà, compreso del crudo di pesce, bevuto due diverse bottiglie di vino ed ha pagato circa 80 euro a persona.

Di tutta la storia ero interessato a conoscere cosa avesse assaggiato di buono e lui, con fare incolpevole, mi risponde di non ricordare, ma sottolinea a gran voce che le bottiglie erano estremamente costose.

Pochi giorni dopo incontro un amico per strada e, tra una chiacchiera e l’altra, mi racconta che durante un pranzo con la fidanzata ha assaggiato un Chianti buonissimo. Stessa storia di prima, la memoria anche questa volta gioca brutti scherzi e non riesce a ricordare quale fosse il produttore né tantomeno l’etichetta.

Spesso e volentieri la voglia di intavolare una discussione sul vino viene frenata perchè purtroppo dall’altra parte avverto un vuoto cosmico dovuto a perdite di memoria improvvise.
Sono un bevitore appassionato e quando ho il piacere di andare al ristorante mi perdo per alcuni minuti nella carta dei vini immaginando quale abbinamento potrebbe esaltare un piatto, oppure se invitato a casa di amici già giorni prima inizio a pensare quale vino portare.

Questi blackout hanno suscitato in me più di una curiosità, allora per vederci chiaro ho deciso di effettuare un piccolo sondaggio su un campione a caso di 100 persone incontrate mentre portavo il cane al parco, in ufficio e mentre facevo la spesa il sabato mattina.
Una domanda semplice e diretta: ti ricordi l’ultima volta che sei stato al ristorante oppure a cena da amici che vino hai bevuto ?
Le risposte annotate sul cellulare sono state le seguenti:

Schermata 2021-03-11 alle 11.06.31

Prima di tutto bisogna sottolineare che il numero di persone preso in esame è esiguo, ma ho cercato di porre la domanda ad un campione eterogeneo tra uomini e donne di tutte le età. Il dato che balza all’ occhio è che solo 14 persone si ricordavano cosa avevano bevuto specificando vitigno e produttore.
Molte domande hanno fatto capolino tra i miei pensieri, è possibile che solamente un numero così piccolo di intervistati si ricorda cosa sceglie di buttare giù, forse non hanno acquistato loro le bottiglie di vino, oppure erano distratti, forse il vino non era di loro gradimento e non è rimasto impresso nei loro ricordi, oppure semplicemente non erano interessati a cosa avevano nel bicchiere.
A seconda della situazione siamo un popolo di allenatori, cuochi, medici, esperti di alimentazione e innumerevoli altri mestieri, ma quando si parla di vino solamente uno sparuto gruppo di persone riesce a districarsi tra tannini, lieviti autoctoni e sentori affascinanti ma non semplici da cogliere. Potrebbe essere un problema di comunicazione del vino che troppo spesso viene inteso come un qualcosa di difficile comprensione oppure siamo noi che non riusciamo a raccontarlo. Non riesco a darmi una risposta ma ripensandoci un dato mi conforta, almeno quasi la metà degli intervistati si ricorda di che colore era il vino nel loro bicchiere.

Antonello Buttara

22 Commenti

avatar

vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...bisogna anche ammettere che l'enografia, sia nazionale che , peggio , internazionale , con tutti i rivoli e combinazioni , è materia estremamente ostica per la "persona della strada" che vede il vino come complemento al pasto, nella migliore delle ipotesi . Anzi , la passione del vino, con quel suo 14% di "chi si ricorda quel che beve" è molto più elevato di tante altre passioni "specialistiche" . Se sentite parlare i "veri" appassionati di orologi , auto (già argomento più nazional popolare ) o sport "di nicchia" , è come sentir parlare una lingua sconosciuta, devi farti capire (o capire) a gesti...

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 3 anni fa - Link

In effetti tutto quel che diventa "specialistico" tanto appassiona quanto magari respinge. Sto bazzicando gli youtuber di orologi con una assiduità inaudita e confermo in pieno, anche perché capisco 1/100 di quello che dicono, però mi diverto molto :-)

Rispondi
avatar

Nic Marsél

circa 3 anni fa - Link

Quelli che, come me, non hanno un orologio, sono considerati "as-time-i"?

Rispondi
avatar

Roberto

circa 3 anni fa - Link

Ma...non è che il vino, vissuto e coltivato nel dettaglio, è una bolla che ha la stessa possibilità di migliaia di altre bolle di interessare o meno? Penso che a volte si possa sfiorare la molestia se ci si sorprende apertamente della mancata sintonia altrui. Tempo fa ho pranzato con amici in un agriturismo e c'era anche un tizio amico di amici, mai visto prima . Questo aveva un hobby che consisteva nel fondere soldatini dell'impero romano per poi colorarli, ed era sinceramente costernato ed incredulo che nessuno dei presenti fosse appassionato di piombo, antica Roma e pennellini. Rendo l'idea? Quanto a me, ero arrivato, nei pranzi o cene a casa mia, ad avere sempre un fossile di belemnite sul tavolo per poterne spiegare l'importanza e l'apporto allo Champagne che stavamo bevendo. Ci ho messo un po' di anni per cogliere gli sguardi di commiserazione, adesso ho smesso e sto meglio. Forse.

Rispondi
avatar

Stefano

circa 3 anni fa - Link

cioè, hai smesso di bere Champagne???? chissà Antonello se il tuo campione si ricorda cosa ha mangiato: probabilmente avresti avuto le stesse risposte

Rispondi
avatar

Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Il dettaglio della belemnite è stupendo.....

Rispondi
avatar

Roberto

circa 3 anni fa - Link

Nooo, ho riposto la belemnite in un cassetto, per i posteri.

Rispondi
avatar

Corrado Fumagalli

circa 3 anni fa - Link

Sono purtroppo d'accordo con Antonello. Sono un Sommelier, molto appassionato di vino e della cultura che gli gira attorno, e pur non avendo fatto sondaggi, nella mia più che decennale esperienza nel vino e nella frequentazione di ristoranti, ho assolutamente la stessa percezione che ha avuto Antonello. Ma non me ne stupisco! Pur in grande e continua espansione il mondo del vino ha ancora molto da fare nella sua comunicazione, anche sui mezzi televisivi. E resta anche il fatto che ritengo a volte troppo esagerato il rincaro che la ristorazione applica ai costi di cantina; questo è certo un deterrente alla scelta per la maggior parte della gente, che osserva il costo della bottiglia, non avendo piacere nel predire un assaggio da intenditori. Vi saluto caramente ....

Rispondi
avatar

Antonello Buttara

circa 3 anni fa - Link

Ciao Corrado sono d'accordo con la tua analisi, come ho scritto nell' articolo il campione preso in esame è assai piccolo e sarebbe interessante sottoporlo ad un maggior numero di individui, la differenza la fa il contesto, tutti andiamo a fare la spesa e magari facciamo una passeggiata al parco , la stessa domanda posta in situazioni diverse avrebbe generato risposte diverse, ciò non toglie che la maggior parte delle persone sono distratte o semplicemente non interessate e poi c'è l effetto sorpresa magari pensandoci meglio avrebbero avuto un' illuminazione.

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 3 anni fa - Link

Un 14% per me è sorprendete, in senso positivo. "Specificando vitigno e produttore" poi! Quel che deprime è il 4% di bevitori che vanno al ristorante e bevono vino "frizzante". Il sondaggio successivo potrebbe essere "Cosa ricordi del vino bevuto?", ho come il presentimento che un 80% risponderebbe "Era buono" un 15% "Non mi è piaciuto" e un 5% "Non so".

Rispondi
avatar

Stefano

circa 3 anni fa - Link

Ma "era buono / non mi è piaciuto / non so" è esattamente la mia scala di giudizio!

Rispondi
avatar

Antonello Buttara

circa 3 anni fa - Link

Sono sincero il 4% che ha risposto vino frizzante racchiude ( 2 prosecco e 2 hanno risposto vino frizzante non aggiungendo nulla) quindi ho usato l' aggettivo frizzante per descrivere la categoria, nessuno ha risposto champagne con relativa maison o metodo ancestrale.

Rispondi
avatar

Ale

circa 3 anni fa - Link

14% è troppo, è sovrastimato certamente, sarebbe sorprendente davvero

Rispondi
avatar

Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Indubbiamente siamo una nicchia di personaggi che spesso parla un linguaggio oscuro ed incomprensibile ai più... Svariate volte mi sono trovato in occasioni sociali dove sono stato tacciato di snobismo o psicosi perchè mi rifiutavo di bere vino dozzinale al bancone di bar o locali vari. Va detto però che la mia caparbietà cieca mi ha permesso di 'convertire' quattro/cinque amici o colleghi (che talvolta mi maledicono per avergli trasmesso l'insana passione). Se si riesce a non curarsi delle inevitabili prese per il culo e sguardi tra il compatimento e l'insofferenza, qualche risultato lo si porta a casa... Facezie a parte, ritengo che il vino sia un aspetto anche culturale oltre ad un sommo piacere e come tutti gli aspetti culturali coinvolge un numero ristretto di persone. Quanti cinefili annoverate, in percentuale, tra le vostre conoscenze? O appassionati di teatro o di musica che non sia la compilation di Sanremo o ciò che si ascolta su qualunque radio in heavy rotation ? Quante persone conoscete (sempre in percentuale) che su questioni politiche o di attualità hanno un'opinione propria dovuta a coscienza critica e non sposano tesi preconfezionate e spesso immutabili ? Per i sinceri appassionati il vino coinvolge interessi parallelli legati alla storia, alla geografia, alla geologia e chi più ne ha più ne metta. Non sono un tecnico, solo un appassionato ma nozioni di base sul kimmeridgiano, il giurassico o sul gesso affiorante non me le ricordavo neanche ai tempi della scuola. va da sè che parlare di Flysch a dei commensali 'profani' risulta sempre un attimo rischioso... :)

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 3 anni fa - Link

In questo momento tutti gli italiani sono virologi e, vaccino permettendo, questa estate diventeranno tutti docenti di wellness. Erano enologi di livello internazionale, ma questo accadeva quattro anni fa.

Rispondi
avatar

Giuseppe

circa 3 anni fa - Link

i virologi tengono ancora botta ma noto un repentino innalzamento degli esperti di vela, specialisti in regate e costruzione scafi soprattutto!!! Che poi trattasi di dejavù, ricordati i tempi di Azzurra e del Moro? Buon we a tutti e... Forza Luna Rossa... ovviamente :-) Giuseppe

Rispondi
avatar

Giacomo

circa 3 anni fa - Link

Non è detto che chi abbia ottima preparazione sui vini debba scriverne. Magari non ama l’autoreferenzialità di certo milieu, magari non deve vendere o far vendere l’amico del giaguaro. Vi è una certa spocchietta nell’ambiente, destinata a ridimensionarsi già nel prossimo futuro. Notavo, per esempio, le reazioni quando dalle mie parti, langa albese, muore qualche produttore. Ecco che sui social escono gli sperticati elogi; vivrai sempre nei tuoi vini, era un innovatore, rigoroso, tradizionalista ma precursore nell’uso dei legni di Sfavonia… Avessi mai visto alla morte di un ginecologo, per esempio… era il mago della tricomatosi… quando applicheremo il metronidazolo ambelelà penseremo a te…

Rispondi
avatar

Letico

circa 3 anni fa - Link

Articolo interessante. Comprendere il vino è una cosa complessa, che richiede studio, dedizione e serietà, tre doti non comuni al popolo italico. Dice bene Cinelli Colombini, 4 anni fa erano tutti enologi. Anch'io ho smesso di ostentare la mia passione per il vino in compagnia, lascio scegliere gli altri, per non rendermi noioso. I più pensano ormai che la mia fosse una passione temporanea, qualcuno pensa sia un atteggiamento snob, in pochi mi chiamano per consigli sugli acquisti, ancor meno per condividere cosa hanno bevuto. Tutto ciò conferma che far vino è attività più simile a quella dell'editore che ad una attività di impresa in senso proprio.

Rispondi
avatar

elle

circa 3 anni fa - Link

confermo la tua impressione generale e anche io sono colpito dal 14% segnalato. c'è da dire che anche i ristoratori spesso non curano molto l'aspetto eno. Ancora in molti ristoranti/osterie la carta dei vini riporta giusto il vitigno (chianti, chardonnay...). il vino della casa è un senza nome. altra cosa che mi spiace, sempre lato ristoratore, è la mancanza della carta dei vini sul sito del ristorante. metti il menu, metti anche la carta. per me la scelta del ristorante è influenzata anche dal vino e rimango deluso quando scopro che la cara dei vini è banale (magari una lista di vini da supermercato o poco più) a fronte magari di un'offerta gastronomica anche ricercata.

Rispondi
avatar

Giacomo

circa 3 anni fa - Link

Le carte dei vini banali son date da ristoratori e mescitori pigri, ordinari, poco coraggiosi, con clienti a loro immagine e somiglianza. La gioia del rappresentante. Quante volte leggi la prima etichetta in lista, Scaramouche, e poi immancabilmente ci trovi Athos , Porthos e Aramis. E naturalmente D'Artagnan, in bella mostra. "...perché dardagnan lo devi avere..." A pör pan....

Rispondi
avatar

Stefano.cap.1

circa 3 anni fa - Link

Dagli e dagli si arriva sempre a questo nodo.... la comunicazione. Credo che rispetto ad altri temi il vino come la gastronomia possa vantarsi di un argomento in più di cui pochi parlano: Il godimento. Il godimento può essere di tutti e non ci vuole per forza una grande sapienza ma piuttosto qualcuno chi ti aiuti ad ascoltare i tuoi sensi e le tue emozioni. Penso che la potenziale platea del vino sia vasta, ma se si propinano sempre tecnicismi, molto spesso anche infondati nel racconto, non si altro che allontanare incutendo timore. Sangiorgi mi pare che un seguito ce l'ha! Allora.... se volete vendere i vostri vini a scapito di quelli della gdo, se volete che più persone seguano i vostri scritti, i vostri post, se volete veramente creare una comunità vasta che condivida la bellezza del vino, se vogliamo che si ritorni ad avere una massa di persone che possa acquistare una rivista enologica italiana di livello..... credo che la strada sia quella di un racconto diverso. Io voglio sapere un vino cosa vi ha trasmesso, quali emozioni, come ha toccato i vostri sensi e che ricordo ne portate dietro, le sinestesie, le gioie....poi ditemi pure della trama dei tannini, delle spalle acide, della salivazione, etc., non vi avventurate nello scivoloso mondo della mineralità e della geologia vi prego. Solo comunicando le sensazioni mi spingerete a comprare quella bottiglia perchè il mio fine è godere. C'è bisogno di un movimento bottom-up, oggi la base della piramide vuole altro.

Rispondi
avatar

Invernomuto

circa 3 anni fa - Link

E per fortuna direi! E' già un mondo difficile e sempre meno divertente, non mi da assolutamente fastidio e lo trovo naturale che ci sia poca competenza nel vino. Mi stupisco di più se parlo di Aretha Franklin e Frank Zappa e dall'altra parte c'è il vuoto cosmico, che se uno non ha idea che il Chianti non è il nome del vitigno.

Rispondi

Commenta

Rispondi a Ale or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.