Soluzioni intelligenti per sfuggire alla crisi del Coronavirus

Soluzioni intelligenti per sfuggire alla crisi del Coronavirus

di Salvatore Agusta

Sono giorni frenetici qui negli Stati Uniti, giorni di cui non mi sarei mai sognato di scrivere o parlare, quelle cose che come spesso diciamo noi italiani “li vedi solo nei film americani”.
Ed invece mi trovo qui, nel soggiorno di casa mia a New York, fermo a pensare e rimuginare su quello che sta accadendo attorno a me e su ciò che potrebbe verificarsi nelle prossime ore.

Ad oggi, il governatore dello Stato di New York ha preso una serie di iniziative ispirate al modello italiano, che prescrivono anche la chiusura di tutti i ristoranti e bar dello Stato. Non è il solo, molti altri lo hanno emulato.

Tralasciando il fatto che il mio lavoro è attualmente appeso ad un filo, mi prodigo nella ricerca di qualche messaggio di speranza, di qualcosa di positivo per risollevarmi il morale. Allora finisco per leggere di una distilleria che nei giorni passati, complice l’emergenza e la contestuale chiusura di ogni attività ricreativa, ha deciso di reinventarsi.

Cotton & Reed  è una piccola distilleria in Washington D.C. nel distretto di Columbia, con un bel salone dove ospitano i loro clienti e visitatori per diversi tasting.

La loro specialità sono i rum e ne producono diversi, seguendo talvolta anche un approccio sperimentale.

È un progetto del tutto artigianale, difficilmente producono più di 300 bottiglie per tipo, e nasce dall’idea di due colleghi e amici che tra le scrivanie degli uffici della NASA decisero di mollare tutto e dedicarsi alla loro vera passione, la distilleria.

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In questi giorni la distilleria è chiusa, la produzione rimane sospesa.

Ma i due amici non sono rimasti fermi e hanno pensato bene di fare qualcosa per ovviare alla crescente mancanza di disinfettante per le mani. Sebbene mancasse una autorizzazione ufficiale da parte delle autorità, i due hanno ricevuto dagli enti locali quella che tecnicamente possiamo chiamare la ricetta ideale per la produzione del disinfettante.

Come potete immaginare, l’alcol rappresenta la parte principale e per inciso deve avere come minimo una gradazione pari a 60% Vol.

In totale gli ingredienti sono 4: l’alcol, che in questo caso consiste nel risultato del ridistillare gli scarti della produzione pregiata di rum, glicerina di origine vegetale, perossido di idrogeno (noto anche come acqua ossigenata) ed infine acqua pura.

Il risultato è perfettamente efficiente e dunque può essere usato in caso di bisogno.

Hanno deciso di donarlo ai pompieri, alle mense destinate ai più poveri e a tutte quelle strutture che attualmente si trovano a corto di scorte. Non è molto, ma è pur sempre qualcosa.In Italia qualcuno ha avuto la stessa pensata e dal sofa di casa sua lo racconta Andrea Gori: Il liquorificio Morelli ha avviato la produzione di “Anyma” disinfettante a base alcolica per le mani che prevede alcool buongusto (70%), acqua e infuso di scorze di limoni in alcool (4%).  Anche qui manca il presidio sanitario e parlare di disinfettante in maniera ufficiale è impreciso.  In questa fretta di riconversione e dedicarsi a nuovi prodotti c’è ovviamente la voglia di continuare a produrre e mantenere viva l’azienda ma anche di provare a gestire alcuni fenomeni particolari come il fatto, che racconta sul Forchettiere Marco Morelli “La pandemia ha fatto sì che nell’ultimo periodo alcune aziende ci abbiano chiesto delle forniture di alcool buongusto da utilizzare come ingrediente  ma noi abbiamo deciso di non accontentare tale domanda sia perché in alcuni casi temevamo eventuali utilizzi da parte di qualcuno con finalità speculative sia perché stavamo cercando di capire come essere utili in queste drammatiche settimane”.

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In un mondo dove la Ferrari e la Rolls Royce producono componenti per ventilatori polmonari e le navi da crociera diventano ospedali, le distillerie provano a giocare un ruolo chiave in accordo con gli Stati o per conto proprio.
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Salvatore Agusta

Giramondo, Francia, Lituania e poi Argentina per finire oggi a New York. Laureato in legge, sono una sorta di “avvocato per hobby”, rappresento uno studio di diritto internazionale negli Stati Uniti. Poi, quello che prima era il vero hobby, è diventato un lavoro. Inizio come export manager più di 7 anni fa a Palermo con un’azienda vitivinicola, Marchesi de Gregorio; frequento corsi ONAV, Accademia del Vino di Milano e l’International Wine Center di New York dove passo il terzo livello del WSET. Ho coperto per un po’ più di un anno la figura di Italian Wine Specialist presso Acker Merrall & Condit. Attualmente ricopro la posizione di Wine Consultant presso Metrowine, una azienda francese in quel di New York. Avevano bisogno di un italiano ed io passavo giusto di là. Comunque sono astemio.

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