Sfida rossa in terra bianca: tazzelenghe e schioppettino a Prepotto con Sergio Pitticco

Sfida rossa in terra bianca: tazzelenghe e schioppettino a Prepotto con Sergio Pitticco

di Andrea Gori

Se pensi al Friuli Venezia Giulia pensi ai grandi bianchi, ai profumi intensi e taglienti, al floreale bianco e le note di erbe aromatiche ma non penseresti mai a cominciare da zero puntando esclusivamente su vitigni e vini rossi. E se proprio ti pungesse vaghezza magari sceglieresti la via facile dei vitigni internazionali soprattutto se già su certi mercati sei presenti con altri prodotti da forno e panificazione.

Sergio Pitticco invece è friulano di quelli orgogliosi (da parte di padre) e seppur sia nato e cresciuto in Normandia, e abbia fatto il servizio militare nell’esercito francese in Champagne, per la sua voglia di vino ha scelto la sua regione con in testa l’eleganza e raffinatezza, ma anche la personalità dei vini rossi francesi. Personalità ed eleganza che intende ottenere partendo da tazzelenghe, schioppettino e refosco, impresa tentata da molti e abbandonata dai più.

Per farlo gli serve un vigneto e l’occasione non si fa attendere con una vigna gioiello incastonata nel bosco liberatasi da La Viarte nel 2017 con tanto di fabbricato con terrazza panoramica da ristrutturare. Ci starebbe bene una cantina dentro ma gli spazi sarebbero angusti sebbene romantici e qui prevale il lato pratico “furlan” che vede poco più sotto in una zona artigianale un capannone perfetto allo scopo con abbondanza di spazio.

 

Ecco che prende forma la cantina con ampi spazi di manovra e tranquillità di lavorare al meglio per Giacomo Orlando, talentuoso winemaker locale umile ma dotato di grandi intuizioni in cantina (vedi Ronco delle Betulle e vedi anche la sua piccola impresa Orlando Didonè). Legni giusti e non imponenti, acciaio e più raccolte anche in una vigna così piccola e apparentemente omogenea. Il territorio di Prepotto è un mix particolare per microclima e geologia: sotto la vigna (tra i 100 e i 150 mt slm) si trova sia la ponça del Carso che tanti detriti limo-argillosi depositati nei millenni da fiume Judrio che divide i Colli Orientali del Friuli dal Collio e dalla Slovenia.

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Nello specifico a Novacuzzo, dove sono situati i vigneti, ci sono marne chiare con presenza di terreni limoso-argillosi insieme a terra rossa arenacea che spicca al momento della lavorazione del terreno. Un sottosuolo che in effetti si presta bene a fornire alle uve struttura, gusto e profumi. La coltivazione dal 2019 è in conversione biologica con la prima vendemmia certificata la 2021. Passeggiando tra i filari pare di essere sospesi in un oasi felice e lussureggiante con una biodiversità protetta dal contorno e con un panorama che spazia lontano come a raccoglierne influssi e stimoli. La sfida di guardare tante eccellenze attorno e vicine con il tuo bicchiere di tazzelenghe in mano è di quelle da provare, con tutto il brivido e il rischio che ne comporta e quindi tanto vale farlo in grande stile.

Schioppettino Di Prepotto DOC (forse presto “G”) 2018
Colore lieve e ampio, balsamicità nordica che colpisce che poi si unisce al classico mix inimitabile del vitigno con mora, marasca, mirtillo condita dal rotundone da guinness (quindi pepe nero e verde). Ma è in bocca che colpisce davvero a fondo con sorso piccante ricco tra ribes nero rabarbaro e olive e sottobosco variegato ravvivato da menta piperita e zenzero. Ha ampiezza e sorprendente delicatezza , grande lunghezza ed eleganza, fino a sciogliersi in un finale profondo e serafico. 91

MiGaLe Rosso Cof 2018
Il piccolo di casa è già abbastanza ambizioso perchè prova ad un unire immediatezza e grande beva a note più ricche e incalzanti. Il blend è refosco insieme a schioppettino e tazzelenghe quasi porsi a vino che riassume l’identità aziendale. Prende la scena subito il refosco con la nota di mora selvatica, prugne, viola quasi candita e l’aroma erbaceo che lo caratterizza in maniera sempre accesa e piccante. Qui si aggiungono note balsamiche dolci, un intenso sottobosco maturo di fragole e lamponi. Il sorso è ampio, fine, sottile, solare con lieve matrice mediterranea e il giusto grado di ruffianeria a piacere sempre. 90

SErika Tazzelenghe 2018 Friuli Cof Rosso
Il cru e la particolarità aziendali vogliono essere rappresentati proprio da questo vitigno capriccioso e ostico fin dal nome che ne rievoca il carattere arcigno ai limiti del fastidioso effetto “taglia lingua” se vinificato (ma soprattutto raccolto) senza le giuste precauzioni. Sui suoli marnosi della zona con le buone escursioni viene raccolto molto tardi con i tannini ben maturi e soprattutto lo si vinifica con attenzione all’estrazione per poi prepararsi ad una bella attesa in bottiglia. Nonostante la gioventù questo 2018 è già godibile per gli amanti delle sensazioni forti ma davvero rapisce per la ricchezza pepata di frutto scuro e rosso di bosco, i cenni di cuoio e liquirizia e soprattutto per come marca stretta la bocca, con la sua impronta tannico riconoscibile ma senza eccessi amarotici. Si scioglie presto in note carnose di carrube e fico nero e un lato ematico lo ravviva senza ferire le gengive rendendolo da soddisfazione immediata e a tavola con la giusta cacciagione anche adesso in questa fase evolutiva precoce. Non sorprende che prenda il nome da Sergio e dalla moglie Erika, è vino identitario e caratterizzante anche se alle prime armi e in annata non di spicco. 92

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

7 Commenti

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Stefano

circa 3 anni fa - Link

Ora la sfida è scrivere un post senza la parola "rotundone"... Però lo ribadisco, Schioppettino=pepe bianco (più fine, meno chiassoso; un rotundino, direi)

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No way

circa 3 anni fa - Link

Ma lo hai già nominato...hai perso! Comunque è profumo di rondine

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

profumo di rondine mai sentito! come mai lo chiami così? di cosa sa una rondine?!?

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Stefano

circa 3 anni fa - Link

Ma cruda o cotta? o forse gli è solo partito il correttore ortografico. Però a pensarci bene quell'odore che si sente dove ci sono molti nidi di rondini (garage, tettoie...) mi ricorda certi bianchi alsaziani.

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Pamela

circa 3 anni fa - Link

Lavoro con il vino e sono curiosa di scoprire nuove realtà. Ho cercato la posizione delle aziende, ma non ho capito una cosa. Come può l'azienda recensita avere un vino "migliore" di quello dell'azienda privata dell'enologo? Per come conosco questo settore, mi dispiace pensarlo, ma credo che sarà sempre secondo.

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

La qualità di un vino per fortuna dipende più dal vigneto e dal campo che dal lavoro dell'enologo in cantina e in genere quelli davvero bravi fanno il vino migliore agli altri che quello proprio... Senza contare che l'azienda Pitticco è relativamente giovane ma da anni da quei vigneti venivano uve di qualità eccezionale che finivano nei vini de La Viarte. Nel caso di Orlando in specifico non so dirti perchè non l'ho assaggiato, era lì appunto per lavoro di consulente a Pitticco e giustamente non gli pareva carino portarmi anche il suo. In ogni caso è un professionista preparato e sono sicuro che anche la sua produzione sarà di livello molto alto!

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Mirco

circa 3 anni fa - Link

Realmente la qualità del vino dipende dalla qualità dell'uva in termine di maturità fenolica e sanità, e dalla capacità dell'enologo di gestire questo potenziale. E non credo che si faccia meglio l'altro piuttosto che il proprio. Soprattutto nello stesso areale. È un controsenso. Dovessi sbagliare mi scuso. Ma dal punto di vista imprenditoriale è comunque strano, sia una cosa, che l'altra

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