Sei parole che uso spesso per descrivere il vino
di Gianluca RossettiForse è vero che ci si affeziona pure ai propri difetti, alle situazioni scomode perché familiari. Figurarsi alle parole. Quelle, una volta che le hai fatte tue, non le molli. Conoscevo un tizio che esordiva immancabilmente con ”la quale” e un altro sempre e comunque con ”tipicamente”. Vai a capire.
Non sfuggono alla regola i bevitori che, tra linguaggio tecnico e tormentoni descrittivi, amano alcune parole più di altre, ricorrendovi alla bisogna. Siccome bevo pure io, ecco le mie che, ovviamente, trovo di grande soddisfazione come ogni mia routine. Sorta di parenti prossimi da incontrare per il caffè almeno una volta a settimana.
Contrastato
In fondo ti piace ma se osservato di sguincio, come una Combustione di Burri. Come Uma Thurman. Se ti ci metti col regolo dei canoni classici ne cavi fuori più spigoli che curve.
Pinot Grigio ”Sialis” – Terpin
Teso
Una corda di violino: pare frenato e invece vibra tra punti fissi. Trasmette energia e l’idea di persistenza e propensione per le durezze. Lo uso molto. Ma occhio agli avverbi che gli piazzate accanto: l’effetto ”sketch di Verdone a Non Stop” è dietro l’angolo.
Un Pur Sang di Dagueneau stappato troppo presto
Dinamico
Il piano e il forte, la capacità di mutare forma nel tempo. Non riguarda la quantità dei riconoscimenti ma il passaggio da uno a un altro, l’attitudine al movimento. Che più è inatteso, più mi diverte.
Puligny Montrachet 1er cru Les Caillerets – Boillot
Tridimensionale
Forme che muovono agili o lente (non importa) ma in più direzioni, mandando in risonanza le sinapsi. Sono vini per i quali perdere la testa, da innamoramento. Da bere più spesso mettendo le parole in un cassetto, almeno per un po’.
Malvasia di Bosa – Columbu
Espressivo
Quando non è la perfezione formale la cifra ma la capacità di racconto, che induce all’ascolto. Ti piace come suona, quel vino: tra un arpeggio classico e una distorsione valvolare.
Ageno – La Stoppa
Vitale
Un descrittore per me tinto di scuro. L’idea del movimento, sì, ma con un senso di irrequietezza a ogni sorso, vagamente destabilizzante. A volte bicchieri così li ritrovi nel mezzo di degustazioni seriali. Ed equivalgono a un manrovescio assestato bene.
Oslavje – Radikon
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