Se tra 5 anni l’ecommerce del vino varrà 200 milioni di euro ci sarà da divertirsi

Se tra 5 anni l’ecommerce del vino varrà 200 milioni di euro ci sarà da divertirsi

di Alessandro Morichetti

Se quel giorno ci sarò ancora, io girerò in Ferrari. Perché le parole di Andrea Di Camillo sembrano tutto tranne una provocazione: fondatore e managing partner della società di venture capital P101, Andrea ha un curriculum lungo così (Yoox, Vitaminic, Banzai) e se vi dico Tannico facciamo prima. Quelli come lui coi grandi numeri ci sguazzano. Si parlava di mercato del vino online e, a quanto pare, le cose stanno iniziando a muoversi nel verso giusto.

Tannico

Il volume di vendite per il vino online in Italia è passato da 4 a 30 milioni di euro in soli 4 anni. Tra 5 anni sarà di circa 200 milioni di euro.

Ho seguito con attenzione il suo intervento durante e-Commerce meets Food & Wine di giovedì scorso a Lugano, Svizzera, anche per capire un po’ meglio certi meccanismi d’impresa e investimento che non sono così immediati, nell’ottica dell’imprenditoria tradizionale. Sentiamo parlare ogni giorno di startup e round di investimenti ma poi i soggetti abili e arruolati in Italia non sono così tanti: Andrea Di Camillo in buona sostanza è uno che sa come trovare soldi e dove metterli per farli fruttare. Tannico per fine anno starà sopra i 10 milioni di euro, a settembre ha fatto +70% rispetto allo stesso mese 2016 e il 15% viene da vendita all’estero. Vedremo che bilancio tireranno fuori – ma avete presente quando Gianni Morandi cantava “Uno su mille ce la fa”? Ecco.

2.000 si candidano, 500 vengono considerati, 50 vengono interpellati, 10 vengono finanziati, 7/8 falliscono ma le 2 startup che funzionano ripagano profumatissimamente tutta la baracca. Tra i “fallimenti”, ad esempio, Gourmant, ecommerce del gusto che dopo aver raccolto parecchi soldi ha disatteso le aspettative.

Tornando a noi, 200 milioni in 5 anni sarebbe un bel salto in avanti. Allertiamo Marco Baccaglio de I numeri del vino perché ci sarà da divertirsi.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

11 Commenti

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Marco Baccaglio

circa 6 anni fa - Link

Mamma mia :-)
quello è uno di quei post dove nessuno è mai contento, nonostante sia uno dei più faticosi per il lavoro che ci sta dietro!

Saluti

bacca

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Massimo

circa 6 anni fa - Link

Io non lo auguro davvero, e spero non me ne vogliate. L'ormai nota diatriba tra commercio tradizionale ed e-commerce mi vede nettamente schierato con la prima parte in causa, ancor più nel settore vino. Il mio atteggiamento antistorico mi fa sperare che chi, come me, va a comprare la bottiglia al negozio, e incontra un altro con cui scambiare due chiacchiere, consiglia e si fa consigliare, vede e tocca le bottiglie che acquisterà, magari le assaggia pure prima di comprarle, bè, spero che questa persona non baratti tutto questo con quei cinque minuti che ti permettono di risparmiare 3 euro.
Sono il solo a pensarla così?

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Alessandro Morichetti

circa 6 anni fa - Link

Non lo sei ma da operatore online ti direi che semmai poco aderente alla realtà - almeno in alcuni casi - è associare l'acquisto a totale spersonalizzazione + vantaggio economico. Per me il primo elemento dovrebbe essere la facilità di accesso a bottiglie che altrimenti uno non troverebbe, la comodità dell'acquisto, perché non tutti hanno tempo, voglia e soldi di girare per cantine e per fiere ma preferiscono comodamente assortire un carrello misto comodamente da casa. Ci sono buone enoteche fisiche e ci sono buone enoteche online, basta muoversi bene e cercare. Non tutti gli online sono freddi speculatori e non tutti gli offline sono affettuosi consulenti d'acquisto.

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Filippo Ronco

circa 6 anni fa - Link

Massimo, posso dirti che la stai vedendo in modo molto superficiale, nemmeno la crosta. Le persone che acquistano online sono le stesse che acquistano offline e semplicemente scelgono in base alla diversa situazione / esigenza di acquisto. Tra l'altro ti garantisco che i compratori online sono tra i più grandi frequentatori di fiere, enoteche e ristoranti. Con alcuni sistemi tra l'altro si genera molto di più che quattro chiacchiere e una dritta, si possono creare vere e proprie nuove amicizie, compagnie, gruppi di persone che si frequentano grazie a un sistema comune che magari prima non si conoscevano. C'è anche la vendita online fredda e senza alcun valore aggiunto ma è lo stesso di un negozio di vino offline dove entro e non trovo nessun tipo di servizio / assistenza, valore. Così come ci sono le enoteche e i ristoranti che diventano luoghi di aggregazione e culto, possono esserci esperienze di acquisto che vanno ben al di là della convenienza economica e del freddo gesto dell'acquisto.

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Massimo

circa 6 anni fa - Link

Avete ragione, ho generalizzato con troppa facilità. Resto tuttavia convinto che i piccoli commercianti mediamente soffrano questa situazione, e sostengo questo consapevole che a volte sono loro stessi artefici dei propri fallimenti. Il mio discorso, che probabilmente ha un po' divagato dal post, è di carattere generale, su come il commercio digitale stia sottraendo risorse a quello tradizionale di strada, e a conferma di questo ci sono le molte saracinesche abbassate che vedo quotidianamente a Roma. Da qui, il mio dispiacere. Detto questo, non ho assolutamente nulla di personale contro chi gestisce siti di e-commerce, di sicuro sono la risposta ad una richiesta del mercato.

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Giacomo Panicacci

circa 6 anni fa - Link

Purtroppo in Italia sono in molti a pensarla così, e probabilmente questo anacronismo è uno motivi per i quali qui la crisi è stata più grave che da altre parti. La tecnologia crea ogni anno tante nuove qualifiche lavorative, inimmaginabili per una persona non del settore. Il mondo non è finito con la rivoluzione industriale e non credo finirà nemmeno a questo giro, anzi. Per tornare al vino, un wine shop online ti permette di trovare bottiglie particolari, di cui hai sentito parlare o hai letto sul web. Quindi se da un lato toglie clientela dall'altro allarga il mercato andando a coinvolgere e stimolare una fetta sempre più ampia di pubblico. Questo ampliamento del pubblico penso che garantirà la sopravvivenza di molti negozi brick and mortar, non a caso molti grossi gruppi continuano ad investirci, in Italia così come all'estero.

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Luca T

circa 6 anni fa - Link

I numeri di fatturato sono sempre molto divertenti ed emozionanti.
Soprattutto quando parlano di numeri uomini della finanza applicata al mondo vino.
Detto questo ci sono aziende del mondo del vino che online fanno risultati migliori di quelli dichiarati da Tannico, con la differenza che sanno fare anche marginalità.
Se tra 5 anni ci saranno tutti quei soldi nel mondo del vino, ci sarà da chiedersi se aumenteranno anche posti di lavoro, competenze e stipendi.
La sensazione invece è che si, il mondo del vino online crescerà, ma con esso si accompagnerà un impoverimento del prodotto, qualche posticino di lavoro in più sottopagato e tanti saluti all'eccellenza...

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Patrizia

circa 6 anni fa - Link

Semplificando. Enoteche, wine bar, cantine... sempre più luoghi di aggregazione e degustazione mentre l'acquisto si sposterà decisamente on line? Quasi quasi faccio una start up come corriere specializzato. @luca, bel commento.
Io vedo il consumatore dibattersi in una giungla pazzesca in cui il vantaggio è più presunto che reale (comodità a parte) e dove x gli operatori gli utili sono molto ma molto risicati a fronte di investimenti di magazzino e contrattualità complessi e alla portata di pochi. Quindi cadremo ancora nelle braccia di giganti sì "virtuali" ma stile GD? E in ogni caso, per avere visibilità chiunque dovrà lavorare alla grande sulla comunicazione...

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Max Cochetti

circa 6 anni fa - Link

Andrea lo conosco bene e non si può certo dire che a livello di investimenti non ne capisca, anzi! Sull'incremento dei fatturati online bisogna tener conto di come anche la GDO ed i distributori si stia spostando online, quindi 200 milioni tra 5 anni potrebbero anche essere sottostimati. Ma se già negli anni scorsi spazio per i piccoli ecommerce ce n'era poco, più avanti sarà sempre più difficile conquistare visibilità ed attrarre clienti. Probabilmente assisteremo a qualche fusione e/o acquisizione. Le enoteche fisiche o si adatteranno (vedi le librerie che solo come vendita libri ormai non esistono più) o scompariranno. E poi c'è il problema che il prodotto "vino" deve trovare nuova linfa nelle generazioni più giovani, se no altro che aumento dei fatturati tra 10/15 anni

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Ivan Ferri

circa 6 anni fa - Link

Buongiorno a tutti. Capisco il concetto che vuole esprimere Massimo ma ha fatto bene a sottolineare che spesso sono gli stessi gestori a tirarsi la zappa sui piedi, con ricarichi da gioielleria ingiustificati. Io compro vino da 6 anni, da 3 esclusivamente online, ma non è stata una scelta, bensì una necessità. Economica. Perchè se un vino franco cantina costa 10€ alla bottiglia, in enoteca qui nella mia zona lo trovavo a 25€....Non posso permettermelo e non posso accettarlo. Io capisco che un locale fisico avrà sempre i prezzi più alti di un locale online, ma tolleriamo un 15-20% in più...magari un 30% se il servizio è di alta qualità.....ma quel vino nella famose enoteche online lo si trova a 15€.....se me lo metti a 25 sei disonesto. Quindi i gestori di enoteche inizino a fare un esame di coscienza sui ricarichi che applicano, sempre più da gioiellieri. Concludo dicendo che la mia esperienza online è molto vicina a quella che si può avere in una enoteca fisica. I siti a cui mi rivolgo (due, selezionati negli anni) sono sempre pronti a fornire consigli via mail, mi tengono ferme le bottiglie in attesa che arrivi il prodotto che ancora non è disponibile, ecc ecc....con questo trattamento ed il vantaggio economico è veramente difficile per me non comprare online.

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Giuseppe

circa 6 anni fa - Link

Io credo invece che gli on-line store generino e redistribuiscano ricchezza sopratutto a vantaggio del consumatore finale. Come ha giustamente postato Ivan, online trovi una più' ampia selezione a prezzi decisamente inferiori. Un consumatore che vive in aree dove la concorrenza offline e' limitata beneficeranno ancora di più'. Altro fattore da non sottovalutare e' che un acquisto online specialmente se si compra una tipologia di vino per la prima volta risulta più' semplice e meno influenzabile da mere speculazioni di marketing. Chi compra online in genere valuta con attenzione le valutazione della critica, degli utenti stessi che consumano il prodotto. Offline questo non e' possibile. Bisogna essere al passo con i tempi piuttosto e costruire delle realtà' abbastanza grandi da competere a livello Europeo. Quando verranno uniformate le leggi sugli alcolici in Europa la competizione sarà' ancora serrata. A mio avviso bisogna già' prendere decisioni strategiche considerando il mercato Europeo e non solo Italiano. Le economie di scala,la capacita' di attirare nuovi compratori, avere una ottima reputazione,spedizioni veloci e specializzarsi(non solo nel vino) saranno le chiavi. Speriamo che almeno questa volta le aziende Italiane sappiano fare network invece di alimentare inutili polemiche provinciali.

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