Romagna Sangiovese e sottozone, un percorso di liberazione

Romagna Sangiovese e sottozone, un percorso di liberazione

di Andrea Gori

Quarta edizione del Cattolica WeinTour e occasione sempre buona per fare il punto sulle proposte romagnole in materia di sangiovese. Pur aprendo le sue porte al vino in genere che si apprezza lungo il mare in Romagna, la manifestazione ogni anno dedica un approfondimento sulle sfumature del Romagna Sangiovese e i suoi microclimi e sottozone. Sottozone che sono state in realtà tracciate in maniera un po’ erratica finendo per confondere non poco le idee di consumatori e appassionati, ma resta il fatto che la strada per la differenziazione e approfondimento territoriale è stata intrapresa con impegno non banale. Le differenze di suolo e di clima raccontano infatti di un sangiovese unico e vero, una cartina di tornasole della Romagna che dall’Appennino va verso il mare. Dal punto di vista geologico, da suoli giovani sabbiosi e limosi si sale verso le marne arenarie di Modigliano, passando per conformazioni di argilla che regalano il classico e inconfondibile frutto ai vini romagnoli.

Enio Ottaviani “Dado” Romagna Sangiovese 2016
Cominciamo il viaggio da Enio Ottaviani che quasi fin dal mare si arrampica lungo il Conca fino a quasi 300 mt slm e unisce quattro climi diversi in un vino. I vigneti si trovano infatti nell’oasi faunistica del fiume Conca (12 ettari). Il loro vino viene inserito per primo in batteria in quanto è ricavato da quattro parcelle su terreni differenti, a San Clemente di Rimini in prevalenza con matrice argillosa. Argille pure color ocra ma anche terreni costituiti da ciottoli, limo e argilla per poi salire in collina e trovare anche gesso. Le note aromatiche sono incentrate su ciliegia e arancio rosso, con note di prugna e anche notevoli refoli balsamici e tonici che si accordano bene con la sapidità e lo iodio marino che pare di scorgere tra le pieghe del sorso, che scorre bene lasciando il segno in un finale deciso ed elettrico. 93

Fattoria Zerbina Pietramora Marzeno Riserva 2013
Primo vino di un trittico argilloso, nasce da un terreno piuttosto variabile e che spazia dalla matrice argillo-calcarea a quella di carattere alluvionale con allevamento ad alberello a palo singolo. Vino di ricca opulenza, tanto frutto rosso anche scuro non solo ciliegia e marasca, tabacco pepe, note di speziatura da legno e da affinamento prolungato e con tracce di calore. Al sorso è fitto e netto con tannino ancora rugoso ma stimolante, sufficiente comunque a gestire l’alcol elevato. “Vinone” di altri tempi per alcuni versi, ma dotato di una frutta ricca piena e che rinnova il legame con la solarità di Romagna. 87

Podere dal Nespoli 1922 Il Nespoli Riserva 2015
Dall’alta valle del Bidente un vino ricco e netto, con note di legno ben presenti ma dolci, ricercate e che non stancano perchè il frutto ha note appena erbacee che rinfrescano il naso nel suo complesso. Marasca, lamponi, frutta rossa, alloro e mirto le note principali e in bocca si arricchisce di speziatura ad ogni sorso. Vino di soddisfazione e ricchezza con qualche concessione di troppo al legno che, insieme all’espressione argillosa del sangiovese, indirizzano il vino su un frutto d’altri tempi, sorretto comunque da una bella tensione sapida e tannica. 88

Ca ‘ di Sopra Marzeno Riserva 2015
I due fratelli Montanari, Giacomo agronomo ed enologo e Camillo sul commerciale, stanno mostrando grandi cose tra le colline di Marzeno di Brisighella, poco fuori Faenza. Suoli argilloso con fossili marini e gesso, collina che si fa alta e dona al sangiovese scosse sapide e tanniche e una impostazione di forza struttura ma anche eleganza speziata. Il frutto è ben domato, ricco ma non predominante, lasciando anche venire fuori lavanda, rosa, ribes rosso. Sorso serrato e ricco ma mai sbilanciato, finale di ottima lunghezza. 90

La Vigna del Generale di Nicolucci 2015
Un fuoriclasse di Predappio che da solo (o quasi) giustifica la fama di una sottozona celebre da sempre per i suoi risultati. Questo 2015 è un vino dal frutto tipico e solare, struggente, carnoso e molto invitante tra amarena, fragole mature, pepe, anice e tabacco. Bocca soave, polposa che mette voglia di ribere ma che rivela sorprese in allungo e ha materia in serbo per il futuro con tannino sontuoso. A distanza di qualche anno dai primi assaggi, mostra  un equilibrio interessante ed è il vino assolutamente che tutti dovrebbero assaggiare prima di cominciare a parlare di Romagna del sangiovese. Forse non è un esempio ripetibile ovunque, date le particolari condizioni marnose del suo sottosuolo, ma è la dimostrazione vivente di quanto contino le grandi e vecchie vigne al giorno d’oggi. 95

Framonte di Casetta dei Frati Modigliana 2015
Un vino che sfrutta l’altezza e il territorio (sul famoso “tischio” appenninico) per far esprimere al sangiovese note floreali speziate ed erbacee incantevoli e forti, che costruiscono un quadro di eleganza e raffinatezza particolare molto lontano dal classico Romagna Sangiovese centrato sul frutto. Sorprendentemente fa solo acciaio, di certo si perde dolcezza e rotondità e per molti palati è un vino che risulta esile, ma classe ed eleganza sono innegabili, nonchè la tensione che lo fa vibrare tra tannino e rocciosità in  maniera incantevole. Un vino personale, speziato, con tocchi di mentolo, senape, tannino e finale saporito tra note verdi accattivanti, nervoso e autentico. 92

Tenuta Pertinello Il Sasso di Pertinello 2015
Fermentano in legno le uve della vecchia vigna di sangiovese dalle Colline dell’Alto Bidente poste a 300 metri di altitudine con esposizione sud/sud-est tra Galeata e Civitella, ad un passo dal Parco delle Foreste Casentinesi (provincia di Firenze fino al 1923 come Modigliana, Terre del Sole e altri villaggi- fortezza). Terreno di marna arenaria che lo asciuga e lo sfina dalla potenza e dal frutto a tutto tondo ma, nonostante questo, la potenza e la ricchezza sono cifre importanti sia nel naso che nel sorso. Note fruttate rosse e legnose di vaniglia, rovere e speziatura di ebanisteria, frutto scuro tra ribes nero, mirtillo, cassis, balsamico mentolo ed eucalipto, ginepro e macchia mediterranea con sua sensazione calorica. Al sorso legno e frutto continuano il duetto fino al tannino, frutto dell’unione dei due elementi che però si risolve in agilità e freschezza sapida nel finale con un’amarena, pepe nero e ciliegia che non finiscono mai. 88

Fattoria del Piccione Riserva Agello 2015
Una fattoria dalla lunga storia perchè fu della famiglia Massani che costruì il palazzo che rimase di proprietà (in seguito al matrimonio nobiliare, assieme ai conti Spina) fino alla fine del secolo scorso. Ora c’è la famiglia Pasini, con i figli Paolo e Stefano e Andrea della nuova generazione a presentare il vino. La fattoria è in un punto strategico nel cuore della Valconca, non molto lontano dal mare ma con tratti di suolo più da altitudini elevate. Questa etichetta dà voce ad una vecchia vigna di 60 anni ed è vino ricco, speziato, cangiante tra frutto rosso e nero e belle note di verbena, sandalo, vetiver a tracciare un quadro di frutto con screziature erbacee belle e curiose. Bocca dal sorso fitto e con trama tannica ben costruita, allunga bene e disseta con coda di saporosità molto bella che sfocia nella classica e serafica dolcezza dei vini ben fatti da vecchia vigna. 90

Una panoramica dal mare alla neve di Appennino e Foreste Casentinesi, cosa ci ha raccontato questa degustazione di Romagna Sangiovese

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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