Riscaldamento globale: i vitigni italiani sopravvivono meglio?

Riscaldamento globale: i vitigni italiani sopravvivono meglio?

di Salvatore Agusta

Siamo sinceri, a molti di noi la storia del cambiamento climatico non ci appassiona per nulla, forse perché non ci sembra una cosa tanto imminente e dunque non ci spaventa.

Eppure, in certi casi, la situazione è nettamente oltre il livello di puro rischio e cominciano persino a manifestarsi i primi scenari apocalittici.

Così, pare opportuno segnalare che in Oregon, sulla carta patria dei migliori pinot noir americani, negli ultimi giorni si sono verificate temperature paradossali, con massime fino a 52 gradi celsius percepiti a Portland. Decisamente qualcosa di inusuale.

Al di là della mia provocazione, rimane il fatto che gli effetti del cambiamento climatico hanno cominciato a minare seriamente la già instabile tranquillità del mondo del vino.

Abbiamo già parlato delle tremende gelate avvenute in Francia e nel nord Italia verso gli inizi di primavera. Come è noto, le stesse hanno decimato i prossimi raccolti e, da fonti certe, ho appreso che moltissimi contratti commerciali tra importatori americani e produttori francesi sono letteralmente stati stracciati per certa assenza di merce e/o incremento sensibile dei prezzi.

Una delle uve più colpite dagli accadimenti del 2021 sarà il sauvignon blanc. Infatti entrambi i suoi due principali produttori, Francia e Nuova Zelanda, sono usciti tramortiti dai recenti fenomeni climatici. In particolare, lo stesso identico fenomeno delle gelate primaverili ha pesantemente colpito anche Marlborough, e tutto il resto della Nuova Zelanda.

Secondo un rappresentante di Pernod Ricard, proprietario di Brancott Estate, i fenomeni richiamati hanno avuto un impatto significativo sui raccolti; tutto ciò per via di un inaspettato – quanto inusuale – anticipo della fase del germogliamento rispetto alle usuali tempistiche.

Si stima che nella sola Marlborough le rese diminuiranno almeno del 30% rispetto al passato e che per la prima volta in tantissimi anni persino il colosso Pernod Ricard Winemakers non sarà in grado di soddisfare la domanda globale di sauvignon blanc. 

Gli addetti ai lavori confermano: “verranno prodotte veramente poche bottiglie e poiché i surplus dell’annata precedente sono stati totalmente svenduti, non resta che aumentare i prezzi per ridurre la domanda potenziale”.

Matt Deller, chief global sales and marketing officer di Villa Maria, ha aggiunto che l’intensa siccità verificatasi nei tre mesi precedenti al raccolto del 2021 aveva già aggravato i danni provocati dalle gelate primaverili. 

La sua speranza è che tale deficit globale di sauvignon blanc spinga la domanda aggregata a spostare il proprio interesse verso altre varietà, già presenti in Nuova Zelanda e con un ottimo impatto qualitativo, come ad esempio il pinot gris che ad oggi ha una rilevanza mondiale molto bassa.

Ovviamente nel breve periodo, l’attuale situazione avrà un impatto finanziario notevole, con molti piccoli produttori che rischieranno anche di scomparire.

I principali produttori di vino a livello globale stanno già lavorando ad alcune strategie per il futuro. Con l’intento di prevenire circostanze similari, in futuro si potrebbe pensare di produrre vini giovani capaci di mantenere una buona freschezza per 2 o 3 anni dall’imbottigliamento e tenere sempre delle scorte di magazzino utili a superare imprevisti climatici che tendenzialmente potrebbero essere sempre più frequenti. 

Per altro verso, e la cosa non vi nascondo che mi ha molto incuriosito, in California, in Sud America e in Australia si fa sempre più largo l’idea di introdurre in modo massivo varietà del sud Italia, specie se hanno una maggiore tendenza a gestire il calore durante l’estate e soprattutto possano garantire un germogliamento tardivo che eluda le possibili gelate. 

Indubbiamente la cosa potrebbe avere dei risvolti positivi anche per i produttori del Bel Paese.

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Salvatore Agusta

Giramondo, Francia, Lituania e poi Argentina per finire oggi a New York. Laureato in legge, sono una sorta di “avvocato per hobby”, rappresento uno studio di diritto internazionale negli Stati Uniti. Poi, quello che prima era il vero hobby, è diventato un lavoro. Inizio come export manager più di 7 anni fa a Palermo con un’azienda vitivinicola, Marchesi de Gregorio; frequento corsi ONAV, Accademia del Vino di Milano e l’International Wine Center di New York dove passo il terzo livello del WSET. Ho coperto per un po’ più di un anno la figura di Italian Wine Specialist presso Acker Merrall & Condit. Attualmente ricopro la posizione di Wine Consultant presso Metrowine, una azienda francese in quel di New York. Avevano bisogno di un italiano ed io passavo giusto di là. Comunque sono astemio.

3 Commenti

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marcow

circa 3 anni fa - Link

A livello di massa la percezione del cambiamento climatico si avverte: fa più caldo. Ma, come lei dice all'inizio dell'articolo, non c'è ancora quell'allarme che spinge al cambiamento. La ggente incomincerà veramente a preoccuparsi quando realmente vedrà le conseguenze del cambiamento climatico: i tavolini di piazza San Marco appoggiati su pedane perché sulla piazza ci sono 4 cm. di acqua tutto l'anno. Con l'aumento del caldo l'uomo contemporaneo si avvale di climatizzatori sempre più pitenti: se ne fotte se fa più caldo. Sono già disponibili capi di abbigliamento capaci di abbassare la temperatura corporea. A San Marco si continuerà ad andare e asedersi sulle pedane. I turisti indosseranno degli speciali copriscarpe consegnate gratuitamente ai turisti che arrivano per visitare la città. E saranno firmate dai più grandi stilusti italiani. ____ Insomma il cambiamento climatico è in atto. L'uomo contemporaneo lo percepisce. Ma ancora non si preoccupa molto. Perché? Perché non sono ancora molto evidenti le conseguenze del cambiamento climatico. I ghiacciai si sciolgono. Lo sa. Ma non si allarma. Nessuna città di mare è stata ancora evacuata. __ Per il momento non ha minimamente intenzione di cambiare il proprio stile di vita. Che dite? Che il cambiamento climatico non è connesso allo stile di vita degli uomini contemporanei? __ E poi c'è la scienza, la tecnica e la tecnologia che sicuramente troveranno una soluzione. Perché devo preoccuparmi del cambiamento climatico?

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

52 gradi in Oregon è apocalisse pura. In Canada pochi giorni fa leggevo che sono arrivati a 49... Altro che vitigni.... Abbiamo perso una grande occasione durante questa dannata pandemia: ripensare il nostro modello di sviluppo per limitare un pò i danni e sperare di non avere già fatto un disastro irreparabile. Nel frattempo facciamo come nel celebre racconto di Edgar Allan Poe e beviamoci su.....

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Giacomo

circa 3 anni fa - Link

Nebiò landi chi iera arbre e armugnan.

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