Rimedi contro il caldo tropicale: il sidro di mele

Rimedi contro il caldo tropicale: il sidro di mele

di Alberto Muscolino

Sono le 21:00 di un Lunedì sera, non è la canicola, ma la sensazione è quella, altrettanto opprimente, del caldo torrido dell’anticiclone africano sulla pianura padana. E’ un peso financo pensare e l’unico sollievo è la certezza che in frigo c’è qualcosa di fresco. Qualcosa di nuovo a dire la verità, non sapendo su quale cavallo puntare ho scelto il meno quotato di tutti, il più schivo.

Con 35 gradi centigradi, meravigliosamente sostenuti da un’umidità degna della foresta pluviale, il mondo attorno a te assume i connotati offuscati di un sogno ad occhi aperti, un’atmosfera onirica in cui tutti si muovono più lentamente, neuroni compresi. In queste condizioni si fanno largo desideri freschi e dissetanti, dettati dall’istinto e dalla curiosità, con esiti inattesi: Sidro di Mele Aspall Imperial Vintage Suffolk. Non sono un esperto della categoria, ricordo poche, casuali, digressioni sul tema, finite timidamente in un nulla di fatto. Riparto da zero quindi, a volte bisogna assecondare il caso e farsi sorprendere, perchè qualcosa sfugga al controllo e scompigli la nostra comfort zone.

Siamo a nord di Londra, nella Contea di Suffolk dove ogni anno viene prodotta un’edizione speciale di questo sidro utilizzando mele bittersweet (la raccolta di riferimento è la 2016 e la serie è la n. 288). Ho trovato una pienezza e una complessità che non mi aspettavo, è tutto giocato sul corpo e sulla cremosità, ma senza stucchevolezza. Il naso è articolato: prugna, miele, fiori secchi, resina e ha la fragranza di una crostata di mele. In bocca è cremoso e rotondo, con leggeri sentori tostati, ma equilibrato da una certa acidità, è dissetante, ma non come un aperitivo, perché si difenderebbe bene anche con un pecorino stagionato. Ecco, ci risiamo, temo di aver aperto l’ennesimo, insidiosissimo, vaso di pandora. Hélas!

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Alberto Muscolino

Classe '86, di origini sicule dell’entroterra, dove il mare non c’è, le montagne sono alte più di mille metri e dio solo sa come sono fatte le strade. Emigrato a Bologna ho fatto tutto ciò che andava fatto (negli anni Ottanta però!): teatro, canto, semiotica, vino, un paio di corsi al DAMS, vino, incontrare Umberto Eco, vino, lavoro, vino. Dato il numero di occorrenze della parola “vino” alla fine ho deciso di diventare sommelier.

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