Ricerca scientifica: “Perché i consumatori bevono vino naturale?”. Intervista al prof. Riccardo Vecchio

Ricerca scientifica: “Perché i consumatori bevono vino naturale?”. Intervista al prof. Riccardo Vecchio

di Jacopo Manni

Il termine “naturale” ha ormai contaminato il mondo del vino ma tutto iniziò negli anni ’70, con quattro ragazzi del Beaujolais. Questa allegra e indomita brigata – influenzata dalle teorie di Jules Chauvet e Jacques Neauport – era composta da Marcel Lapierre, Jean Foillard, Charly Thevenet, e Guy Breton, e fu ribattezzata The Gang of Four.

Guerre, polemiche, fulmini e tempeste animano da quel momento in poi la critica enologica. Fiumi di parole e discorsi affrontati in maniera maniacale, serissima e spesso autoreferenziale, senza forse mai domandarsi davvero: “una persona che del vino si interessa il giusto cosa davvero capisce quando un vino gli viene presentato come naturale?”.

Riccardo Vecchio è professore di economia ed estimo rurale all’Università Federico II di Napoli dove insegna materie quali Marketing e normative per il settore vitivinicolo, e Valorizzazione e commercializzazione dei vini di alta qualità (altro che zeru tituli). Il professor Vecchio, insieme ad altri accademici, nel 2021, ha cercato in maniera approfondita e con approccio rigorosamente scientifico di rispondere a quella che sembra una semplice e banale domanda ma che nasconde risposte e problematiche articolate e molto complesse.

Il titolo del lavoro scientifico pubblicato su Agricultural and Food Economics parla chiaro: Why consumers drink natural wine? consumer perception and information about natural wine.”

Research

Vediamo di che si tratta nello specifico.

La ricerca è stata condotta tramite questionari in Spagna e in Italia, tra settembre e novembre 2020, su un campione di 1028 intervistati di fascia d’età compresa tra 18 e 70 anni, equamente divisi tra i due paesi, e col requisito minimo di consumare vino una volta al mese. Il sondaggio è stato pubblicizzato attraverso forum online sul vino, critici enologici, distributori, pagine web e blog di associazioni di produttori, social network e passaparola. Rispettivamente 501 consumatori di vino in Italia e 527 in Spagna hanno completato il questionario.

Per evitare confusioni, agli intervistati sono state mostrate tre immagini con diverse etichette di vino fronte-retro, relative a tre differenti tipologie di vino (cioè, biologico, biodinamico e naturale) per far capire bene la differenza prima di fare domande relative alle informazioni su vino naturale, percezione, abitudini di consumo e motivazioni di acquisto.

I ricercatori hanno riscontrato un grado di informazione sul vino naturale piuttosto basso da parte degli intervistati. Il vino naturale viene approcciato da chi ricerca salubrità e attenzione per l’impatto socio-ambientale: in Spagna emerge un approccio più edonistico mentre in Italia c’è anche un aspetto più politico.

Si è disposti a pagare un prezzo maggiore per il vino naturale, soprattutto in Italia, e non sono influenti nella scelta caratteristiche sensoriali e altri attributi di qualità tradizionali, come colore, vitigni, gradazione alcolica e valutazioni della critica, mentre ad essere rilevanti sono gli atteggiamenti individuali nei confronti di un’alimentazione sana, dell’ambiente e della natura. Gli italiani affermano di bere vino naturale più regolarmente degli spagnoli, sebbene risultino meno informati rispetto agli spagnoli sul tema. La percezione invece che si ha in Italia del vino naturale è di un vino ecologico e senza additivi generici mentre gli spagnoli lo percepiscono come un vino senza solfiti. In entrambi i paesi, più le persone consumano vino regolarmente, più frequentemente tendono a consumare vino naturale.

La presenza di una denominazione di origine sull’etichetta del vino invece ha un impatto negativo per i consumatori di vino naturale. I bevitori italiani più giovani tendono a consumare più frequentemente vino naturale, a conferma delle evidenze di precedenti ricerche che hanno rivelato la crescente popolarità di questi vini soprattutto tra i millennials. Interessante che siano proprio i millennials – tra i consumatori italiani – i più propensi ad un esborso superiore proprio in virtù dell’impatto socio-ambientale delle scelte di consumo.

Per capire più a fondo la ricerca abbiamo fatto qualche domanda direttamente al professor Riccardo Vecchio.

Riccardo Vecchio

Professore volevo chiederle anzitutto non tanto le credenziali accademiche ma quelle enoiche. Lei è un bevitore di vino? Che tipo di bevitore?
Sono un bevitore di vino. Bevo solo a cena e praticamente solo nei fine settimana. Prediligo bere poco ma vini che reputo meritevoli (dall’Alto Adige alla Sicilia).

Le chiedo un abstract della ricerca. Può spiegarci da dove siete partiti e cosa stavate cercando?
Lo studio si è svolto in Italia ed in Spagna su due campioni di convenienza di soli consumatori di vino. L’indagine è stata fatta online, tramite un questionario strutturato su una piattaforma dedicata. L’obiettivo della ricerca era individuare il livello di conoscenza del vino naturale nei due paesi, comprendere le percezioni del vino naturale e le motivazioni di acquisto dei consumatori per questa tipologia. I risultati mostrano un livello di conoscenza del prodotto piuttosto basso in Italia e leggermente più alto in Spagna. La percezione del vino naturale è molto variegata in entrambi i paesi con una certa sovrapposizione con altre caratteristiche del prodotto (in particolare il vino biologico). La motivazione principale che spinge il consumatore a scegliere questi vini è l’importanza della naturalità nella loro vita quotidiana. I consumatori con un coinvolgimento maggiore col prodotto sono invece più restii ad acquistare (e consumare) il vino naturale.

A quali conclusioni siete arrivati?
Attualmente i consumatori di entrambi i paesi sono piuttosto confusi su cosa sia esattamente il vino naturale (e quali siano i suoi tratti distintivi rispetto ad esempio al biologico). Tuttavia è evidente che esista un segmento (forse anche abbastanza grande) di mercato molto interessato a questa tipologia di vino.

Che cosa avete scoperto dal punto di vista più empirico che scientifico con questo studio?
La proliferazione di segni, autocertificazioni e bollini vari crea molta confusione e probabilmente anche storture nel mercato. L’interesse di alcuni consumatori è forte e probabilmente crescente in alcune categorie (consumatori saltuari e più giovani).

Che idea vi siete fatti dello stato dell’arte del vino naturale in Italia oggi?
È un mercato in forte crescita sia in Spagna che in Italia (anche se non esistono numeri ufficiali, non essendoci una certificazione riconosciuta). Il rischio concreto è che vi possano essere fenomeni di green washing da parte delle aziende e che i consumatori siano anche fuorviati nelle loro scelte. Interventi che possano meglio regolamentare o comunque evitare confusione nei consumatori potrebbero essere utili.

[Foto cover]

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Jacopo Manni

Nasce a Roma ma si incastella a Frascati dove cresce a porchetta e vino sfuso. L’educazione adolescenziale scorre via in malo modo, unica nota di merito è aver visto dal vivo gli ultimi concerti romani dei Ramones e dei Nirvana. Viaggiatore seriale e campeggiatore folle, scrive un libro di ricette da campeggio e altri libri di cucina che lo portano all’apice della carriera da Licia Colo’. Laureato in storia medievale nel portafoglio ha il santino di Alessandro Barbero. Diploma Ais e Master Alma-Ais, millantando di conoscere il vino riesce ad entrare ad Intravino dalla porta sul retro.

19 Commenti

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Secondo me, i motivi SALUTISTICI, che vengono presi in considerazione dalla ricerca, sono quelli prevalenti nella scelta di chi beve vini naturali. __ CONFUSIONE degli intervistati. Per avere le IDEE CHIARE su "qualsiasi argomento" non basta un articoletto trovato sul web. Sul vino naturale occorrono, poi, molti giorni di studio e di approfondimento. La massa segue, poi, con molta facilità, quello che gli dice il guru mediatico o, peggio, quello che dice la COMUNICAZIONE AZIENDALE. Approfondire richiede tempo. Se mi soffermo a parlare con quelli che conosco che bevono vini naturali si vede subito la confusione di cui parla la ricerca. Su questo blog, invece, chi è schierato con i vini naturali ha le idee abbastanza chiare. Come quelli che criticano i vini naturali per vari motivi. Ma il campione su cui è stata fatta la ricerca rappresenta meglio la realtà. Ho trovato molto interessante l'articolo e la ricerca del prof Riccardo Vecchio.

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Sinbad

circa 2 anni fa - Link

Le idee chiare non le hanno nemmeno i produttori, che concordano solo in parte sui protocolli produttivi, come possono averle i consumatori? Poi che significa presentare tre etichette, biologico biodinamico e naturale se naturale non si può scrivere in etichetta?

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Ermezio

circa 2 anni fa - Link

❤️

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Omikelet

circa 2 anni fa - Link

Tante cose sono state detto sul vino naturale e non sarò io a dire cose nuove. Mi pare comunque che uno dei problemi più gravi sia la carenza di certificazioni "terze" che diano garanzie di qualità al consumatore... in questo contesto di fatto ci si affida alle dichiazioni del produttore che possono essere degne di fiducia o delle totali supercazzole. Personalmente sul biodinamico cerco sempre la certificazione Demeter, in Italia e Francia non ho mai bevuto schifezze ma anzi quasi sempre cose tra il buono e il notevole.

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Andrea

circa 2 anni fa - Link

Carino che i vini naturali vengano prediletti da chi si cimenta nel sollevamento calici con costanza. Bevo naturale che non fa male. Bisognerebbe che ne fosse convinto anche il fegato ( e tutti gli altri organi bersaglio)

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...se interessa, io ho fatto uno studio (pubblicato) su un campione di 6431 bevitori "consapevoli" , del perche' non bevono vini "naturali", ma non so se da queste parti interessi qualcuno. Sottolineo solamente il 14% degli intervistati che alla parola "vino naturale", soprattutto nella comunita' scientifica, si e' messo a ridere...

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Aleres

circa 2 anni fa - Link

A me interessa! qual è il titolo?

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Francesco

circa 2 anni fa - Link

Confusione?... Su 10 bottiglie, 8 sono piene di difetti, che qualcuno vuole farli passare per pregi, le rimanenti due bottiglie sono vini normalissimi di produttori "furbi", solo le etichette sono belle

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Fred

circa 2 anni fa - Link

Condivido al 100%

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Paolo A.

circa 2 anni fa - Link

È una ricerca sociologica. E sì ok, la sociologia è una "scienza" sociale, ma ci andrei piano a parlare di rigoroso metodo scientifico quando si intervistano delle persone... l'oggettività del dato ottenuto è spesso molto labile.

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Paolo

circa 2 anni fa - Link

ehm... gentile omonimo: le interviste e i questionari "sono" metodo scientifico. non cadiamo nell'equivoco di pensare che "metodo scientifico" sia solo quello che si svolge nel laboratorio sterile, tra provette e becchi bunsen. Esistono protocolli, metodologie, regole, a garanzia della scientificità delle indagini siffatte. Dalla scelta del campione, alla composizione del questionario, alla modalità di somministrazione, ecc. E' pratica quotidiana, e fondamento di gran parte della ricerca delle scienze sociali tutte.

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Paolo A.

circa 2 anni fa - Link

Che posso dirti? Nulla, se non che non sono per nulla, ma davvero per nulla, d'accordo.

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Sisoto

circa 2 anni fa - Link

Guardi che "metodo scientifico" è un sistema (principi, logiche, strumenti, procedimenti) che prescinde dalla tipologia di oggetto sottoposto a studio. Metodo scientifico non è fisica, chimica, ingegneria, medicina e cose del genere, è soprattutto statistica (modelli di campionamento + inferenzale in primis) e teoria degli errori. I dati, come si diceva correttamente sopra, possono essere ottenute da apparecchiature di misura o fatti empiricamente rilevati o giudizi espressi da persone (ecco perché il metodo scientifico si applica alla sociologia, politologia, diritto, marketing, storia, psicologia, finanza, e altre 100 materie che non sono "laboratorio"). Soprattutto, si applica all'assaggio (tasting) su base scientifica (che non è "degustazione", come ricordo indefessamente qui).

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Sisto

circa 2 anni fa - Link

e.c. => Sisto (ovviamente)

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Capex

circa 2 anni fa - Link

Ogni qualvolta si tocca l’argomento “naturale e/biodinamico “ non ce la fate anon diventare ultras degli uni o degli altri. Non si riesce, assaggiando, a dare un giudizio fine a quel che si è bevuto. Si parte subito con la dietrologia. Ma poi definire tali produttori sistematicamente come furbi? Io provo a bere a prescindere poi valuto.

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Daniele poretti

circa 2 anni fa - Link

Ma quindi? Che differenza c'è tra un vino biologico, uno naturale e uno biodinamico? Magari non è il tema della ricerca, ma chiarirlo non farebbe male...

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...Daniele , mi sembra "semplice" : Biologico è che rispetta la Biologia , Naturale che è spontaneo in natura e Biodinamico per gli amanti dell'astrologia e , in parte , seguaci della cartomanzia e aruspici ...

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Stefano.Cap1

circa 2 anni fa - Link

Ecco!.... partire da studi e dati reali è sempre l'approccio migliore. Divulgare questo tipo di informazioni ritengo sia molto più utile di molte altre "chiacchiere" e false informazioni che tempestano chi si approccia al vino, comprese le inutili e tediose note di degustazione. Tutto intorno al mondo del vino non fa altro che urlare: "aiutate a formare dei palati che sappiano apprezzare la qualità di un vino e non dei ripetitori di false informazioni". Grazie.

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Fred

circa 2 anni fa - Link

Bere vini naturali è di moda!
A me non piacciono, preferisco i lieviti selezionati e la solforosa.

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