Regali di Natale: una degustazione pazzesca con i vini di Perrot-Minot

Regali di Natale: una degustazione pazzesca con i vini di Perrot-Minot

di Daniel Barbagallo

Arrivando a Morey Saint Denis dalla Route des Grands Crus, guardando le vigne innevate da una leggera spolverata notturna, pensavo che Perrot-Minot non aveva certo un compito facile da svolgere nei miei confronti, malgrado chi mi conosce e frequenta sappia bene cosa penso di questo Domaine: a mio parere , da una decina d’anni a questa parte i suoi vini sono tra i liquidi più raffinati, intensi e ammalianti che si possano incontrare sulla nostra strada e, una volta assaggiati, non si dimenticano più.

Detto ciò, questa degustazione è stata l’ultima di una serie di visite e di incontri pazzeschi durante i quali, posso assicurarvi, si sono bevute cose straordinarie, quindi ero pronto a farne un’altra ma mi auguravo fosse davvero memorabile, per chiudere in bellezza.
Sarà stato il Natale che si avvicinava, sarà stato il buon Dio che ha voluto premiarmi per le sette ore di bufera di neve che ho incontrato lungo la strada Modena-Beaune, sarà che quel giorno Cristophe era parecchio di buon umore, sta di fatto che mi ha regalato una delle più belle degustazioni degli ultimi vent’anni borgognoni.

Scendiamo giù nella saletta in stile rustico ed elegante, con bottiglie della riserva di famiglia ordinate e accatastate ovunque; su un lungo tavolo chiaro sono già pronte tutte le bottiglie che ci farà sentire (circa una ventina di 2020), il clima è subito informale e piuttosto amichevole, si chiacchiera un po’ del più e del meno, delle nostre amicizie e passioni comuni, fino al motivo che mi ha spinto a chiedere un incontro con lui.

Prima di parlare dei vini voglio spendere due parole sul tratto umano di Christophe: lui è un uomo piuttosto distinto, carismatico e dalle idee molto chiare. I suoi modi gentili e rigorosi sono la prima cosa che emerge assaggiando i vini, che definirei di precisione assoluta, intensi come pochi, con tannini di chachemere e una lunghezza non misurabile; in questi calici c’è tutto ciò che deve esserci in un grande vino, esaltato all’ennesima potenza, ma il fulcro della loro cifra stilistica è senza dubbio l’equilibrio, perché riesci a sentire distintamente ogni elemento di grandezza, ogni acuto, ogni assolo, però alla fine nessun elemento sovrasta gli altri, come in un concerto diretto da un grande maestro d’orchestra.

La vinificazione prevede un 45% di grappolo intero e l’affinamento avviene con solo un 20% di legno nuovo, i rimontaggi sono continui e le pigiature poche, per ottenere estrazioni più delicate. Assaggi giornalieri, attenzioni maniacali e rese tra le più basse in assoluto anche su vini di appellazioni minori mi consegnano tra le mani liquidi ai quali non si può resistere, ammalianti come le sirene di Ulisse.
“Odio i vini rustici”, questa è la prima cosa che mi dice mentre commento entusiasta il suo Bourgogne frutto di due parcelle, una a Morey e l’altra a Chambolle, che alla cieca non avrei indovinato manco per sbaglio tanto è intenso e profondo.

Ora non credo riuscirei a rendere giustizia alla grandezza di questi vini nel descriverli tutti, verrebbe fuori un noioso elenco dove la differenza tra lampone e ciliegia, tra speziatura dolce e piccante rischierebbe di fare perdere il punto cruciale della cosa: di vini buoni, grazie a Dio, il mondo è pieno, ma ciò che sempre più spesso manca è il carattere, e in questi vini di carattere e di identità ce ne sono da vendere. Nelle più di due ore che ho passato con Cristophe, le sue parole erano un continuo mescolarsi alle sensazioni del vino ed erano parte delle stesso meraviglioso concerto.

L’ordine della degustazione è per intensità, è un continuo aggiungere di sensazioni nuove vino dopo vino: dopo un Morey Saint Denis e un Vosne-Romanée frutto di assemblaggio, che spiccano per intensità, nitore e tipicità, è la volta di un Vosne-Romanée Champs Pedrix, un’appellazione Villages vicino alla Romaneé dove il rango e la nobiltà superiori fanno capolino con una forza e un carattere più intimisti, e ci lasciano a bocca aperta.

Abbandoniamo l’opulenza e la larghezza di Vosne per andare a Chambolle, dove la decisa femminilità mette quasi soggezione: teso ma non duro, giocato su ciliegie, frutti rossi di bosco e una forte componente floreale, mi fa venire in mente le parole di una Madame che il vino lo sa fare “Chambolle è Chambolle e ha qualcosa che nessuno ha”.

È la volta di uno Gevrey Chambertin Justice des Seuvrées di spiccata sapidità, con una bellissima nota quasi di orangine (cioccolato e arancia), molto sanguigno e ricco di sfumature vegetali nobili. Ennesimo calice sensazionale che mi porta al Nuits-Saint-Georges Les Mougeres des Cras, frutto anch’esso di assemblaggio e dai toni più cupi e terrosi; qui anche il frutto e più scuro e pieno, lo definisco gotico, e la definizione piace anche al direttore d’orchestra.

Ma ora facciamo un piccola pausa.

Vi sarete accorti che fin qui non ho detto quasi nulla delle sensazioni gustative, e il motivo è semplice: i vini di Perrot-Minot hanno una perfetta corrispondenza naso bocca, ovvero quello che ci senti al naso lo ritrovi in bocca, in un continuo rincorrersi di quella famosa melodia in cui nessuno stonerà, comunque tutti brillano per grande energia, pulizia cristallina, beva slanciata e chiusure lunghissime.
Inoltre nell’arco della degustazione, quindi nei pochi minuti di chiacchiere tra un bicchiere e l’altro (che ovviamente non riguardano solo il vino, anzi, prendono a pretesto il vino per parlare di altro, e le risate non mancano), si ha chiara e percettibile un’altra delle cifre stilistiche di questi vini, ovvero l’estremo dinamismo e la mobilità, che producono cambiamenti e hanno crescite esponenziali anche nel giro di pochi minuti.

Salto un po’ in avanti e vi do un assaggio dei Premier Cru, tra i quali un Morey Saint Denis La Riotte si apre su note di eucalipto e resine di pino, frutto a fare da sfondo a una parte rocciosa, un vino importante ma lineare e longilineo; a questo segue lo Chambolle Le Fuess, di una nobiltà e purezza accecanti, viole, fiori secchi, melograno e fragoline per una bocca vibrante e di chiusura sfumata dolcissima. L’ultimo Premier è anche quello che oggi trovo più definito, nel senso che è quello che fa lavorare meno di immaginazione pensando a cosa diventerà, perché è il più voglioso di tutti di mostrarsi, ed è il Beaux Monts. Pura poesia.

Il patrimonio di cru di questo Domaine ha pochi eguali e per noi appassionati è una fortuna che sia capitato tra le mani di un vigneron dotato e sensibile come Cristophe. Poche volte ho visto una tale passione, un tale amore e quella luce negli occhi in un uomo che potrebbe già dirsi arrivato e che invece ogni giorno mira a fare le cose meglio del giorno prima.
Tutti i vini di cui vi ho parlato sono prodotti in quantità confidenziali, alcuni in quattrocento esemplari, altri in seicentocinquanta o novecento, fino a un massimo di circa millecinquecento, motivo per il quale trovare bottiglie risulta alquanto complicato, in mancanza dei giusti canali.

Prima però di parlarvi dei Grand Cru, che sceglierò di descrivere con pochi aggettivi caratteriali perché ormai, lo avete capito, siamo di fronte a bottiglie fuori dal comune che a mio avviso giocano un campionato per pochissimi, devo parlarvi di due perle rare, anzi rarissime: le due cuvée Ultra che sono il Nuits-Saint-Georges La Richemone e lo Chambolle Musigny La Combe d’Orveau Vielles Vignes. Il primo viene da una porzione di vigna del 1902, le radici sono molto profonde e affondano nel calcare; gli acini piccolissimi e le rese ancora più basse del solito danno vita a un vino semplicemente straordinario di grande concentrazione di frutti e freschezza esuberante, ma estremamente definito nei dettagli, interminabile dopo la deglutizione. Per quel che mi riguarda, un super Gran Cru in grado di invecchiare per decenni.

Su La Combe d’Orveau posso dire le stesse cose, se non che la vigna è del 1940 e qua invece la dolcezza del frutto si fa attendere, facendosi anticipare da note di rosa e china, vegetali di corteccia, poi tamarindo, in un crescendo che esplode con la ciliegia e la prugna. Io e il mio amico ci guardiamo basiti per la sensazione di riempimento che da, e visto che durante la mattina abbiamo avuto più di un momento di leggerezza e risate, gli dico che sembra di prendere la bomboletta della panna montata dal frigo e spararsela in bocca, così Cristophe sorride mentre mimo il gesto e il mio amico Paolo fa il sonoro. Scena che vi fa capire il clima amichevole e disteso che il padrone di casa ci ha fatto trovare. Per concludere sulle due Cuvée Ultra sappiate che sono considerati speciali anche da lui e non solo dal mercato che di fatto li quota quanto dei Grands Cru.

Tra il racconto di una vigna, la storia del Balsamico Tradizionale di Modena e le dinamiche di un primo appuntamento, arriviamo ai Grand Cru che difinirei così:
Griotte Chambertin delicatissimo e sussurrato, non ha bisogno di urlare per lasciare il segno;
Charmes Chambertin selvaggio, imbizzarrito, un’esplosione di frutta croccante;
Chapelle Chambertin concentrato e multistrato, rigoroso e da attendere;
Mazoyeres Chambertin una poesia liquida, una carezza in un pugno (per citare Celentano);
Chambertin regale, austero, fiero, si presenta col petto in fuori ma il tannino rasenta la perfezione;
Clos de Beze ha il profumo e il sapore dell’infinito.

È stata una degustazione epica per la quale dico mille volte grazie e spero di poter tornare in futuro a far visita al Domaine.
Quando sono tornato a casa, come sempre , sono andato a vedere le mie bottiglie in cantina per controllare che fosse tutto a posto e mentre ero lì che le guardavo tra me e me ho sorriso e mi sono detto:”mi sa che c’è un nuovo sceriffo in città, e il suo nome è Perrot -Minot “.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

10 Commenti

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Daniel, ti do uno spunto; sarebbe stupendo se si facesse qualche intervista a produttori di PN in Italia bevendo Francia. Magari con video per vederne la faccia. Riesumate IL QUARTINO.

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...per i paladini del rapporto Qualità/Costo , ti sei dimenticato di mettere i prezzi scaffale in enoteca (risatina...) . PS: ho anticipato alcuni interventi ... PPS: grazie Daniel ...

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rudy alias garrigue

circa 2 anni fa - Link

Antonio galloni è d'accordo, buon natale

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...ma " galloni" con la "g " minuscolo e' attestato di disistima?

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rudy alias garrigue

circa 2 anni fa - Link
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Spetnat

circa 2 anni fa - Link

Bah

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AG

circa 2 anni fa - Link

Importati in Italia?

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rudy alias garrigue

circa 2 anni fa - Link

Balan

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AG

circa 2 anni fa - Link

Txs

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arnaldo

circa 2 anni fa - Link

ciao Daniel. bel racconto,bravo. per curiosita': al di la' dei.prezzi allucinanti ..ma.al Domaine c era qualcosa di disponibile da comprare ....o.nada de nada?

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