RedMontalcino 2022. Tante luci e qualche ombra sul Rosso di Montalcino

RedMontalcino 2022. Tante luci e qualche ombra sul Rosso di Montalcino

di Andrea Gori

Potrà sembrare una discussione oziosa quella sul Rosso di Montalcino andata in scena lo scorso 11 giugno all’evento RedMontalcino ma in realtà dimostra quanto le decisioni in questo territorio siano costantemente orientate agli spunti che arrivano dal mercato.

La crescita continua cui stiamo assistendo che richiede programmazione e controllo della filiera produttiva, con attenzione particolare al tema dei prezzi, fino alla spinosa questione della riapertura dell’albo vigneti.

La produzione del Rosso di Montalcino è molto minoritaria rispetto al Brunello (3,5 milioni di bottiglie vs 11 milioni, 600 ettari vs 2100) e rispecchia la situazione della Valpolicella, dove l’Amarone fa la voce grossa su Ripasso e Valpolicella “annata”. Nonostante questa posizione subalterna, oggi i prezzi del Rosso sono in aumento con quotazioni a scaffale che vanno dai 15 euro fino a raggiungere i 90 euro, accostandosi alle quotazioni dei Bolgheri DOC.

Le previsioni future vedono una crescita ulteriore dei prezzi per questa tipologia, alla quale in futuro si affiancheranno nuove selezioni territoriali che andranno a posizionarsi accanto alle selezioni già presenti sul mercato.

Durante la tavola rotonda svoltasi, nella prima parte di RedMontalcino, ci sono stati tanti spunti di riflessione utili non solo per Montalcino ma anche per altri territori che vivono situazioni simili (trovate qui la trasmissione completa).

tavola rotonda red montalcino

Un incontro nel quale sono emersi elementi interessanti e aggiornati rispetto ad un vino che, è bene ricordarlo, nacque con l’intento mai celato di fare cassa mentre i produttori attendevano di vendere il ben più prezioso Brunello. Oggi ricopre un ruolo sfaccettato con caratteristiche ben definite rispetto al Brunello nonostante spesso gli si avvicini per struttura e capacità di invecchiamento. Come dice Violante Gardini Cinelli Colombini: “È affascinante sia l’atleta che fa i 100 metri sia quello che fa la maratona, sono fisici diversi e ciascuno ha sua identità e definizione“.

Le connotazioni più ricorrenti sono quelle che parlano di immediatezza, contemporaneità, “vino giovane per i più socializzati”, semplicità nel comunicarsi e presentarsi, facilità di abbinamento a tavola e accessibilità economica. Un vino insomma che si sceglie senza pensarci troppo ma che rivela profondità intrigante senza appesantire la beva, elemento imprescindibile nelle attuali richieste dei consumatori di vino.

Tommaso Squarcia di Castello Tricerchi riflette su come sia il vino ideale per chi si avvicina a Montalcino perché ha meno variabili e complicazioni rispetto al Brunello e la scelta in azienda dei vigneti destinati al Rosso spesso porta a maggior consapevolezza dei propri suoli e delle proprie uve finendo per migliorare tutta la produzione aziendale. Senza contare che essendoci meno passaggi “umani” e di botte ha la capacità di leggere molto meglio il fantomatico terroir (inteso come microclima e suolo) rispetto al Brunello dove gli anni in botte e bottiglie finiscono per far emergere più l’idea del vino che ha il produttore.

Antonello Maietta, presidente AIS a fine mandato, presenta una ricerca informale fatta personalmente fra sommelier ed operatori del settore, esaminandi compresi, che traccia un quadro in cui il Rosso di Montalcino non ha un pubblico di riferimento ma sia una bevuta piuttosto trasversale dal momento che viene consumato da diverse categorie, dai baby boomer ai millennials fino alla generazione z. L’attuale panorama della ristorazione vede un maggior consumo di vino nei wine bar piuttosto che al ristorante e quindi il consumo privilegiato è quello al calice, situazione che diventa ideale per un vino più immediato come il Rosso. Anche i menù dei ristoranti stanno andando in una direzione di maggior snellezza delle proposte e quindi le occasioni di abbinamento per vini come il Brunello diventano rare. Le conclusioni della ricerca di Maietta vedono quindi sottolineare diversi punti a favore del consumo di Rosso di Montalcino: l’accessibilità economica rispetto al Brunello – anche se rimane il problema della reperibilità, perché non sempre chi vende Brunello vende anche Rosso – lo status symbol che deriva dal bere un Rosso e quindi qualcosa che proviene da una zona prestigiosa e poi ovviamente la qualità.

Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio, ricorda come, dai tempi del “Rosso dalle vigne di Brunello”, il Rosso fosse un vino davvero semplice e di poche pretese, che arrivava sì dalle stesse vigne del fratello maggiore ma con meno invecchiamento sulle spalle. Per venderlo non serve oggi parlare di terroir, storia, stemmi e famiglie secolari ma ci si può limitare al fatto che sia piacevole e gustoso da affrontare. Serve una comunicazione più inclusiva e “smart” per avvicinare consumatori già abituati a bere e che nel Rosso possono trovare una bevuta gustosa senza perdere riconoscibilità e carattere.

Francesco Saverio Russo (Wine Blog Roll) rimarca l’importanza della questione semantica ovvero che invece di dire facile, pronta beva o vino giovane sia meglio parlare di vino contemporaneo: non è il caso di  mettere recinti per giovani o etichette come poco adatto all’invecchiamento, allo stesso modo è sbagliato concepirlo come vino apripista verso il più rinomato Brunello semmai viceversa. La strada futura potrebbe essere quella di fare selezioni specifiche che permettano al Rosso di fare un campionato diverso, dove le parola d’ordine siano qualità immediata e raffinatezza.

In materia di abbinamento, rimarca Maietta, rispetto al passato il Rosso ha comunque più struttura e non è quasi mai un vino trasversale o buono per tutte le stagioni, è spesso vino complesso, ricco, di maggiore sensazione olfattiva e gustativa, è andato sempre più brunelizzandosi, sottolineando come in qualsiasi altro territorio sarebbe il vino alfiere e non subalterno a qualche altra tipologia. Un vino che oltretutto, nelle annate più piccole, forse riesce meglio del Brunello, come ad esempio nella 2014.

red montalcino gente

Tra gli assaggi al Chiostro, in una atmosfera davvero rilassata, spigliata e molto diversa dalla seriosità degli assaggi di Benvenuto Brunello, è andato in scena un affollatissimo banco di assaggio, dove abbiamo potuto toccare con mano le diversità e le qualità del Rosso. Quasi tutte le aziende erano in rottura di stock con 2019 (notevoli) e 2020 appena usciti (qualità altalenante, pesantezze assortite) ma si potevano leggere già molto bene nella maggior parte dei casi.

jacopo marroneto rosso montalcino

Tra gli assaggi migliori il quadrumvirato  Poggio di Sotto 2019, Casanova di Neri Giovanni Neri 2019 (da un cru a Sesta) la nuova selezione Jacopo 2019 del Marroneto  (da singola botte scelta dal figlio di Alessandro Mori) e il 2020 e il 2019 di Gorelli (il cui primo Brunello è in uscita ad anno nuovo, preannunciato next big thing della DOCG), vini di incredibile definizione e tensione, croccanti e moderni ma anche antichi e ricercati con dimensioni gustative ambivalenti, tanto immediati quanto profondi (93-95 punti come range).

Subito dietro, ma sempre idealmente sopra i fatidici 90 punti, i 2019 di Le Chiuse, Lisini, La Gerla, Uccelliera, San Lorenzo, La Mannella, Corte dei Venti, Collemattoni (il miglior rapporto qualità prezzo della fiera), Beatesca e San Guglielmo. Queste ultime praticamente sono anche le ultime due aziende in ordine di tempo arrivate in zona e dimostrano l’attrattività di Montalcino.

Come contraltare negativo ci sentiamo di far notare che a fronte di una grande varietà può sorgere nel consumatore un certo spaesamento: al momento della scelta del Rosso da una carta di vini è molto difficile sapere cosa ci sarà nel bicchiere, se un vino sbarazzino, leggero e veloce oppure ricco e dal grande potenziale di invecchiamento. Servirebbe una guida o almeno forse una nuova tipologia in cui inserire i Rosso di maggiore intensità e ambizione, quelli che a Benvenuto Brunello in genere sono presentati come “Rosso di Montalcino uscita ritardata”.

red montalcino involtino gilmore bottura

Al termine della serata, bellissima e scenografica la cena in Fortezza a cura di FoodForSoul di Lara Gilmore  e Massimo Bottura con un menu variegato e in effetti molto nelle corde dei Rosso presenti sulle tavole: Involtino Primavera Vegetariano, Salsa di Carote e Zenzero, la Spring Carbonara (con piselli), il Tonno del Chianti con insalata destrutturata e chips di barbabietola e infine la Torta di pane e cioccolato  con Crema alla Vaniglia.

Al di là della piacevolezza dei piatti, rimarchevole il fatto che si tratti di ricette nate per recuperare lo spreco delle cucine di ristoranti in giro per il mondo, un tocco di umanità e attenzione al sociale per un territorio che ha ricevuto tanto e che intende dare indietro tanto al mondo intero.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

15 Commenti

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Giacomo

circa 2 anni fa - Link

Per chi volesse andare oltre l'insalata destrutturata, segnalo le considerazioni di IWDP in merito al rossino di Montalcino, riportanti le dichiarazioni di Ernesto Gentili.

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Luca

circa 2 anni fa - Link

Ho letto i giudizi del Maesto Gentili sul suo blog per quanto concerne gli assaggi del Rosso 2020: débacle totale. "42 i vini provati, con risultati quasi imbarazzanti per una tipologia che, apparentemente, è in cerca di rilancio e valorizzazione". Boia. Quanto mi manca la Guida de L'Espresso...

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Andrea Gori

circa 2 anni fa - Link

Ma ha letto l’articolo oppure solo guardato le foto?

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Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Solo una precisazione, gli ettari iscritti a Rosso di Montalcino sono poco più di cinquecento ma lo si può produrre anche da ogni vigna di Brunello. Le bottiglie vendute oscillano tra quattro milioni e mezzo e poco più di cinque, a seconda delle annate.

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Alvaro pavan

circa 2 anni fa - Link

Rosso di Montalcino? Caveat emptor! E non è una gran bella cosa... Che tristezza...

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AG

circa 2 anni fa - Link

Devo ammettere che a gusto personalissimo la qualità delle annate più recenti di RDM si è davvero abbassata. Vendemmiuccie? Selezioncine? Brunelletti?Profittoni? Certo anche che se la promozione deve passare da eventi che si chiamano Red, la denominazione è a cavallo....

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domenico

circa 2 anni fa - Link

Credo che il vero tema sia l'abbinamento. Un conto è fare la vacanza in Toscana o in Valpolicella e bere i rossi importanti con i piatti della tradizione ma, quando te ne torni a casa con tutte quelle bottiglie nel portabagagli.....quando le bevi? Quante volte il brasato o il guanciale entrano nei nostri menù? E' importante quindi che il RDM, o il Ripasso smettano di scimmiottare i grandi e facciano il loro onesto e ottimo lavoro per pasteggiare di qualità a casa.

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Littlewood

circa 2 anni fa - Link

Magari più del ripasso che e' un nn vino punterei sul valpolicella...in quanto ai rdm e' come da per tutto ...ci sono i buoni e i non buoni e quelli buoni son fatti da quelli bravi . Pensare che all' interno di una denominazione tutto sia buono e' pura utopia....

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Vinoltre

circa 2 anni fa - Link

Scusa Littlewood ma mi sembra poco rispettoso definire il Ripasso un "non" vino e soprattutto affermare ( senza dirlo ) che i vini non buooni sono fatti da incapaci , perchè è chiaramente quello che intendi dicendo che "quelli buoni sono fatti da quelli bravi", A mio parere il "problema" dei Rosso di Montalcino può essere il prezzo che spesso e volentieri è troppo alto , se non fuori mercato ma come dicono quelli bravi "fin che si vende" .....cin cin

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Littlewood

circa 2 anni fa - Link

Ribadisco che il ripasso e' un non vino perche' non e' altro che una valpolicella scadente riabilitata dalle vinacce dell' Amarone quando un produttore e serio tagliata con Amaroni o recioto scadente(altrimenti verrebbe venduto come tale) quando il produttore e' "furbo,,. Poi per il rdm e' un fatto che quelli bravi quelli che lavorano bene in vigna e in cantina e che hanno i posti buoni facciano i rossi di m migliori.io nn ho parlato di incapaci ma avendoci lavorato lì ti posso assicurare che nn tutti lavorano come si deve.... Poi secondo me non e' il prezzo il problema visto che il mercato li assorbe anzi li brucia quelli buoni( citofonare ad es a Salvioni o a pian dell' orino i primi due che mi vengono in mente ....e nn a caso....

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Penso che la segnalazione di Giacomo sia rilevante per
1- il personaggio, Ernesto Gentili e
2- perché rappresenterebbe, per il contenuto, un evento per la critica enologica italiana.

Volendo capire meglio sono andato alla pagina web di Gentili ma non si può leggere l'intero articolo perché bisogna abbonarsi.
Dalle poche frasi leggibili si potrebbe evincere che Gentili abbia "Espresso" una critica negativa ma, per capire meglio l'ex redattore, insieme a Rizzari, della famosa Guida) bisognerebbe leggere tutta la sua recensione.

Conclusioni
1
A me consumatore, bevitore, interessa che ci siano, in Italia, degli ESPERTI...Indipendenti... che svolgano l'attività di valutazione... al servizio di chi acquista il vino.
2
E, autonomamente, e con onestà intellettuale, possano esprimere anche...OPINIONI DIVERSE... sugli stessi vini.
Vorrei che questa semplice realtà che esiste in molti altri settori(v commento di Matteo di oggi in Sassicaieggiando) non diventasse un evento nel mondo del vino come quando è l'uomo a mordere il cane.
3
In più dibattiti ho ribadito un concetto elementare:
è importante che le valutazioni degli esperti si svolgano rispettando alcuni criteri e modalità fondamentali: concetto che non interessa quasi a nessuno.
Un recensore serio e indipendente evita alcuni comportamenti.
Non va, ad esempio, ai Press Tour.
Alberto, oggi sui Press Tour, commenta così:
"i giornalisti veri e veramente influenti ricevono attenzioni dedicate..."
Non vorrei che... "I Giornalisti Veri e Veramente Influenti"...si facessero "influenzare" ...dalle *Attenzioni Dedicate*.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Nel dibattito si evoca, con nostalgia, la famosa guida dell'Espresso di Gentili e Rizzari __ Riassumo la vicenda della Guida Espresso (e del settimanale L'Espresso) per poi esprimere una considerazione __ 2016 L'Espresso era ancora della vecchia proprietà. Le Guide erano entrate già in crisi con l'avvento del Web. Come tutta la carta stampata. Enzo Vizzari, nel 2016, licenzia Gentili e Rizzari 2919 L'Espresso viene acquistato dalla Fiat. 2022 La Fiat vende L'Espresso. 2022 maggio (Dal Web) "Ristorazione italiana, parla Enzo Vizzari: “è stata la mia ultima Guida dell’Espresso da direttore" __ Considerazione. Viviamo in un'epoca dove Tutto cambia. E Tutto cambia ... "velocemente". (In pochi anni è stato distrutto un settimanale storico e una guida che riscuoteva consensi) Qualcuno vorrebbe fermare il mondo a ...com'era...anche... fino a pochi anni fa. Qualcuno vorrebbe fermare il mondo....per poter scendere.

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1 come tanti

circa 2 anni fa - Link

Leggere di cene scenografiche e insalate destrutturate offerte alla stampa, e poi vedere file di ottantenni in attesa ai banchi alimentari della Caritas per due pacchi di pasta e un litro di latte, fa male al cuore. Si stanno perdendo il buon gusto e il senso della misura. Ognuno ha il sacrosanto diritto di promuovere e far conoscere i propri prodotti, basterebbe solo evitare inutili ostentazioni e ridondanze. Un bagno di umiltà fa sempre bene. A quasi 86 anni il Papa lava i piedi ai detenuti e a Natale mangia riso in bianco e pollo lesso, non scordiamocelo...

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...anche Briatore lava i piedi ai detenuti e ostenta bagni di umiltà ... il santuomo...

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CrytoZique

circa 2 anni fa - Link

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