Questo vino mi piace/non mi piace: tutto il resto è noia?

di Cristiana Lauro

Quali sono i parametri di riferimento accettabili per mettere due vini a confronto? Tempo fa un match fra Carema ’89 e La tache ’04, durante una goliardica cena fra amici, generò una discussione interessante in cui fui mediamente lapidata. Esagerati! Sono pur sempre una signora. Prima di assegnare un voto che di oggettivo non ha nulla, mi pare ovvio che una commissione di professionisti in assaggio debba attenersi a canoni di selezione condivisi con una scelta dei campioni omogenea ma, spesso, l’ordinaria amministrazione è ben diversa. Di solito i vini li proviamo a tavola, con leggerezza tra amici e non sempre fra i commensali c’è il celopelista della situazione (celopelismo: abilità nel cercare il pelo anche in assenza di uovo).

Quindi: se mi muovo all’interno della categoria vino, posso dire che un Brunello di Montalcino mi piace più di un Barbaresco? O che un’annata troppo giovane di un grandissimo vino mi soddisfa meno di un ottimo millesimo di etichetta più semplice, ma perfettamente bevibile? Domanda retorica perché questo avviene in tutte le categorie della critica, mica solo nell’autoreferenziale mondo del vino. Il film C’era una volta il West mi è piaciuto più di Via col vento e posso tranquillamente affermarlo sul tram, senza che alcuno mi si scagli contro. Eppure sono generi completamente diversi. Nel vino invece no, certi raffronti sono banditi. Perché mai? E poi che giustificazione sarebbe quella sulla differenza di annata? Perché dovrei ogni volta immaginare in proiezione futura un vino giovane che non si concede? Con quello che mi costa qui e ora, poi!

Domanda: perché tu, ristoratore, proponi in carta dei vini troppo giovani e perciò poco leggibili? Se vado al ristorante il vino lo voglio bevibile e, soprattutto, pronto come il mio contante.

Termino con la domanda delle cento pistole: visto che pago, sono legittimata o no a dire che anche il prezzo è un termine di paragone?

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Cristiana Lauro

Cantante e attrice di formazione ma fortemente a disagio nell’ambiente dello spettacolo, che ha abbandonato per dedicarsi al vino, sua più grande passione dopo la musica. Lauro è una delle degustatrici più esperte d’Italia e con fierezza si dichiara allieva di palati eccellenti, Daniele Cernilli su tutti. Il suo sogno è un blog monotematico su Christian Louboutin e Renèe Caovilla, benchè una rubrica foodies dal titolo “Uomini e camion” sarebbe più nelle sue corde. Specialista di marketing e comunicazione per aziende di vino è, in pratica, una venditrice di sogni (dice).

45 Commenti

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Flachi10

circa 12 anni fa - Link

Weekend scorso, serata di festeggiamenti dove si e' tirato il collo a qualche bottiglia. Ho proposto ai commensali un confronto classico Italia-Francia (alla cieca chiaro), questi i contendenti e risultati al nostro gusto soggettivo: Franciacorta Cavalleri Brut Blancs de Blancs S.A. Vs Bonnet-Gilmert Cuvee de Reserve Blanc de Blancs Grand Cru 2002 vince di pochissimo il Gilmert Bonnet (roba di 5 voti a 4), entrambi freschissimi ed eccellenti lo champagne essendo un 2002 strappa qualche emozione in piu'. Cabernet Sauvignon 1999 Sanct Valentin San Michele Appiano Vs Chateau Duhart Millon pauillac 2001 Vince Sanct Valentin a mani piuttosto basse, un tripudio di peperone, tabacco, cuoio e graffite... Duhart Milon aveva una leggera nota di zolfo, forse non e' stato conservato perfettamente!! Emozione... ecco il metro di misura di comparazione a mio avviso!!

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Andrea

circa 12 anni fa - Link

De gustibus non disputandum est. Punto.

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Pietro Stara

circa 12 anni fa - Link

Un punto di vista sull'assaggio non comparativo Comprendere (il vino) al momento giusto: una visione profetica dell’assaggio. http://vinoestoria.wordpress.com/2012/02/14/comprendere-il-vino-al-momento-giusto-una-visione-profetica-dellassaggio-2/ Un punto di vista sociologico / comparativo (ci stà anche in prezzo!): "Alberto Marradi: Natura, forme e scopi della comparazione: un bilancio" in Domenico Fisichella, Metodo scientifico e ricerca politica: Nuova Italia scientifica, Roma 1985. 1. Natura della comparazione Prendiamo in esame tre semplicissimi esempi di comparazione: uno tratto dalla vita comune (“Lucia è più alta di Mario”), uno tratto dalle scienze sociali (“il sistema elettorale olandese è più rappresentativo di quello britannico”) e uno dalle scienze fisiche (“il rame conduce l’elettri­cità meglio del ferro”). Queste tre frasi hanno una struttura logica identi­ca, con lo stesso tipo e numero di elementi e di relazioni fra elementi. In esse, la presenza di alcuni elementi — ma non di tutti, come vedremo — è evidente: in ciascuna frase ci sono due oggetti (Lucia/Mario; sistema elettorale olandese/britannico; rame/ferro) e una proprietà (altezza, rap­presentatività, capacità di condurre l’elettricità). Anche il tipo di relazio­ne che la frase istituisce è evidente: si tratta in questo caso di una rela­zione di maggiore/minore (o migliore/peggiore) fra gli oggetti. Maggiore/minore rispetto a che cosa? E in base a quale criterio? La prima risposta è ovvia (in base alla proprietà in questione) ma, pur nella sua semplicità, ha già una conseguenza importante: gli oggetti non si comparano in sé, globalmente, ma sempre rispetto a una proprietà. Comparazioni che sembrano prescindere dal riferimento a specifiche proprietà (espresse in frasi come “Mario è diverso da Lucia”, “l’Olanda è diversa dalla Gran Bretagna”, “il rame è diverso dal ferro”) o sono tautologiche — in quanto ogni oggetto è per definizione diverso da ogni altro oggetto — o sono ellittiche, in quanto il loro inserimento in un contesto permette di sottintendere la (o le) proprietà cui si sta facen­do riferimento. La risposta alla seconda domanda (in base a quale criterio?) è un po’ meno ovvia: in base all’accertamento degli stati degli oggetti in questio­ne sulla proprietà in questione. Infatti tale proprietà, essendo una sola, non darebbe luogo a comparazione se i vari oggetti non avessero stati distinti sulla proprietà stessa. Quindi, non si comparano gli oggetti — come abbiamo appena visto — e neppure le loro proprietà, ma gli stati sulla stessa proprietà. Tali stati sono quindi il terzo tipo di elemento ne­cessario alla struttura logica della comparazione. Una volta avvenuto l’accertamento degli stati sulla proprietà, può av­venire la comparazione, che non necessariamente deve portare a un giu­dizio di maggiore/minore come nei tre esempi iniziali: se gli stati della proprietà non sono ordinabili, il giudizio sarà di uguale/diverso: “Luigi fa il geometra, Teresa fa il medico”; “la tribù X è patriarcale, la Y è ma­triarcale”; “il tale composto è un acido, il talaltro è una base”. Una conseguenza del fatto che si comparano gli stati e non gli oggetti è che per aversi comparazione non è necessario che gli oggetti siano due, purché gli stati siano due. In altre parole, posso comparare due stati del­lo stesso oggetto sulla stessa proprietà purché li distingua con qualche altro criterio. Il criterio è il tempo cui si riferiscono i due stati: sono quindi esempi di comparazione le frasi “Mario è cresciuto rispetto all’an­no scorso” (proprietà è l’altezza); “negli ultimi venti anni in India si è manifestata un’esplosione demografica” (proprietà è la densità di abitanti per Km2); “la radioattività di quel tale isotopo del carbonio si dimezza ogni tot anni”. I punti del tempo al momento dell’ac­certamento dei vari stati sulle proprietà sono quindi il quarto tipo di elemento (oltre a oggetti, proprietà e relativi stati) necessario alla struttura logica della comparazione. La presenza di questo elemento non è sempre evi­dente perché spesso le frasi con cui si enuncia l’esito di una comparazio­ne lo sottintendono, potendo dare per scontato che i punti del tempo sono irrilevanti (si suppone che il rame sarà sempre miglior conduttore del ferro) o che l’accertamento degli stati è sincronico (Lucia è più alta di Mario in questo momento). Peraltro, trascurare l’importanza dell’elemento-tempo nella comparazione non è privo di pericoli, per lo meno nelle scienze sociali, laddove “studiosi sprovveduti non avvertono che una cosa è il sincronismo cronologico (del calendario) e tutt’altra cosa è il sincronismo [...] dei tempi storici”. Su questo torneremo. Dalle brevi considerazioni svolte finora su alcuni esempi elementari di comparazione si possono già trarre alcune conclusioni. Innanzitutto, una definizione di ‘comparazione’ come operazione mentale di confronto di due o più stati distinti di uno o più oggetti su una stessa proprietà. Naturalmente, il confronto è cosi semplice solo nelle forme più elemen­tari di comparazione; esso si complica nelle forme più complesse, come vedremo. In ogni caso, però, la comparazione resta un’operazione di confronto tra stati. Questa operazione mentale presuppone un’attività pratica di accertamento di tali stati (mediante classificazione oppure or­dinamento, oppure misurazione, oppure conteggio: tutte e quattro que­ste procedure sono usate sia nella vita comune sia nella pratica scientifi­ca, anche se in quest’ultima spesso — ma non sempre — con maggiori difficoltà e/o con maggiore precisione). Una volta accertati gli stati e compiuto il confronto, il risultato può venire enunciato con una frase del tipo di quelle già viste come esempi; frase che in filosofia della cono­scenza si chiama ‘asserto’ o ‘affermazione’, appunto perché asserisce o afferma qualcosa circa un qualche aspetto della realtà. Viene di solito chiamata ‘comparazione’ sia l’attività logica sia l’affermazione che ne enuncia i risultati — uso che seguiremo. Una seconda conclusione che sembra di poter trarre dagli esempi è che la comparazione è un’operazione mentale cui si ricorre correntemen­te anche nella vita comune e non soltanto nella pratica scientifica — co­me sembrano implicare molti manuali sull’argomento, che presentano ‘la logica della comparazione” come se fosse un patrimonio esclusivo del­la scienza. Nelle pagine precedenti abbiamo mostrato con esempi il per­fetto isomorfismo strutturale fra le forme più semplici di comparazione nelle scienze fisiche, in quelle sociali, e nella vita comune. Più in là mo­streremo come questo isomorfismo si estenda anche a forme più com­plesse, anche se non a tutte le più complesse. Peraltro, vedremo anche come queste forme più complesse si siano diffuse nelle scienze sociali solo nei decenni più recenti: in altre parole, le comparazioni dei grandi sociologi-storici comparatisti dell’Ottocento non erano, in genere, strutturalmente più complesse di quelle dell’uomo-della-strada. La differenza risiede non tanto nel tipo di oggetti (perché anche all’uomo-della-strada può capitare di comparare Francia e Stati Uniti) quanto nella (non sempre) maggiore accuratezza nell’accertamen­to degli stati sulle proprietà, e soprattutto nella capacità di immaginare proprietà più significative su cui comparare gli oggetti. Una terza conclusione, legata alla seconda, è che non si comparano soltanto gli Stati, o le società, o le culture, come è stato esplicitamente affermato, ad esempio, da Robert M. Marsh (“La sociologia comparata può essere definita il campo che si occupa della comparazione sistemati­ca ed esplicita dei fenomeni di due o più società) ed è implicito negli usi linguistici di politologi, sociologi, antropologi: si consideri per esem­pio un’affermazione assai diffusa come “i sondaggi comparati non pre­sentano alcuna sostanziale differenza rispetto ai sondaggi svolti entro una sola cultura”, in cui è evidente l’equiparazione fra “comparato” e “cross-culturale” (altri esempi di tale equiparazione verranno riportati nei capoversi successivi). Quarta conclusione, legata — nel modo che vedremo — alla terza, è che non ha molto senso presentare la comparazione come un particolare metodo, alternativo ad altri, della scienza."

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

se l'avessi scritto di tuo pugno ti candideresti prepotentemente al Postiglione d'Oro 2012. ( per chi ignora l'identità di Postiglione: http://www.youtube.com/watch?v=CL7L8I-K_vc )

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luigi

circa 12 anni fa - Link

Questa si chiama occupazione abusiva di suolo pubblico. Codice penale! :-)

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gionni1979

circa 12 anni fa - Link

Il copia e incolla non mi piace.... e mi fa anche fatica leggerlo soprattutto se è più di cinquemila parole!!!! :-) All'ultima domanda del post rispondo si, è un ottimo punto di paragone... In realtà si potrebbe dire di più, è il principale fattore che oggettivamente può essere preso in considerazione. Per quanto detto sopra, allo stesso prezzo, la differenza di annata, vitigno, affinamento e quant'altro conta il giusto. Se ti piace è ok, se non ti piace no.... Non tutti hanno (abbiamo...) disponibilità economiche illimitate e perciò è fondamentale il rapporto qualità/prezzo/soddisfazione. 20 euro sono oggettivamente uguali per tutti!

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Vincenzo Zappalà

circa 12 anni fa - Link

Brava Cristiana, perfettamente d'accordo! Il vino è cosa soggettiva e non dovrebbero essere ascoltati o presi in considerazione tutti coloro che credono o vogliono far credere di essere depositari di una verità agli altri nascosta. Purtroppo sono ormai migliaia e parlano, scrivono, benedicono e maledicono... E spesso bevono gratis... Simbolo stesso della cialtroneria italiana e della pochezza mediatica...

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Francesco Spadafora

circa 12 anni fa - Link

Maria Santissima, certo ,finalmente , sono perfettamente d'accordo con Te , Cristiana. Il problema spesso è che questo nuovo mondo del vino è frequentato da persone che hanno la testa piena di luoghi comuni detti da altri e che poi sentenziano ,a prescindere ,dal proprio gusto personale , per cui un Barolo di una vita fa e sicuramente più buono dello stesso vino recente ed è inammissibile che un Pinot Nero della Nuova Zelanda possa essere più piacevole di uno francese . Speriamo tutto questo possa servire a mettere in crisi qualcuno .

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

pon tre domande che c'entrano poco l'una con l'altra, provo a dare le mie risposte. 1) sulla scala di valutazione relativa contro quella assoluta si sono scritte abbastanza parole che se fossero state tutte stampate su carta l'Amazzonia sarebbe un ricordo. La scala relativa vorrebbe che, pur nella piena consapevolezza che un Lambrusco non raggiungerà mai le vette di complessità e armonia di un Barolo, al miglior Lambrusco possibile si dia il punteggio massimo, lo stesso del miglior Barolo possibile. Per i sostenitori della scala assoluta, invece, è normale che se il miglior Barolo può aspirare a 100 punti, 85 per un Lambrusco sono già traguardo di eccellenza. La maggior parte delle guide in realtà usa da tempo - consciamente o inconsciamente - un sistema misto con una maggioranza di relativismo, in modo da promuovere anche quelle realtà interessanti ma che obiettivamente non rappresentano il fiore all'occhiello della nostra produzione vinicola. Personalmente se devo dare punteggi utilizzo rigorosamente una scala assoluta, tuttavia mi piace anche evitare valutazioni quantitative e valutare in relativo vini fra loro omogenei, dividendoli in fasce. 2) Dalla parte della domanda, in realtà un numero sorprendentemente elevato di clienti vuole l'ultima annata, e del resto non tutti sono in grado di apprezzare l'evoluzione di un vino maturo, specie se bianco, ancor più se bollicina (e quindi soggetta a quel processo evolutivo per cui ho coniato il termine Burgshift (spostamento verso la Borgogna). Dalla parte dell'offerta, fare magazzino ha costi rilevanti, diretti e indiretti. 3) il prezzo può e deve influenzare l'acquisto ma la valutazione assoluta prescinde da esso.

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gionni1979

circa 12 anni fa - Link

La valutazione assoluta può anche prescindere dal prezzo, ma come termine di paragone fra due o più vini, anche il prezzo è influente, anzi molto influente. Non credi???

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

Il prezzo è sicuramente un parametro importante dal punto di vista pratico e commerciale, ma un vino non diventa più o meno buono a seconda del prezzo; diventa più o meno interessante, appetibile, conveniente, ma sono valutazioni che non dipendono dalla qualità assoluta.

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gionni1979

circa 12 anni fa - Link

Sulla qualità assoluta non si discute...

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GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Concordo, anche perchè se il termine di giudizio fosse unicamente la q/p nessuno dovrebbe acquistare bottiglie al di sopra di una certa cifra. La valutazione assoluta deve prescindere dal prezzo, in base a quest'ultimo, semai, deciderò se acquistarne una bottiglia o un bancale.

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she-wolf answering machine

circa 12 anni fa - Link

Questo vino mi piace/non mi piace: tutto il resto è noia? Tutto il resto è Blogghe, Wineblogghe.

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Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

Il prezzo è componente FONDAMENTALE per la valutazione TECNICA di un vino. Nessuno comprerebbe una cisterna di chianti a 0,01€ al litro in più rispetto ad una cisterna con stessi parametri. Dunque, il prezzo, rientra al 100% nella valutazione tecnica di un vino. Dipende da quale parte della botte stai. Tutto il resto è noia? beh, a noi maschietti piace misurarci il pisello ;)

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Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Non capisco bene questa cosa. Cosa c'entra il prezzo del vino con la valutazione qualitativa che poi ne dai? Ovviamente se ritengo che due vini siano ugualmente buoni, andrò a comperare quello che costa di meno. Ma non è che siccome uno dei due costa di meno che allora diventa più buono; i due vini rimangono buoni uguali, no?

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Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Secondo me è possibile confrontare due vini diversi per tipologia e annata. A chi dice che due vini diversi non si possono confrontare mi verrebbe da dire che allora si dovrebbero forse confrontare solo i vini uguali? :-) E' proprio perché due vini sono diversi che si possono confrontare. L'asino di Buridano muore di fame davanti a due mucchi di fieno perfettamente identici, proprio perché sono identici e quindi non è in grado di operare una scelta, ovvero non è in grado di compararli. Sulla questione della qualità assoluta del vino, io ritengo che essa sia sempre una questione soggettiva, nel senso che la qualità del vino non risiede dentro al vino, ovvero non è una proprietà oggettiva, ma si manifesta nell'incontro tra il vino e il soggetto che lo beve. Basta solo pensare ai tanti bevitori che conosciamo e che stimiamo che sono spesso in enorme disaccordo su alcuni vini. Questo ovviamente non significa che tutti i pareri sono uguali, anzi. Se devo scegliere quale vino comperare so bene a chi chiedere, e non vado certo dal mio vicino di casa, nonostante i più di centomila vini (in brick, ma sempre vini) da lui bevuti.

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Mr. R

circa 12 anni fa - Link

"Domanda: perchè tu, ristoratore, proponi in carta dei vini troppo giovani e perciò poco leggibili? Se vado al ristorante il vino lo voglio bevibile e, soprattutto, pronto come il mio contante." Domanda: secondo te allora neanche i produttori dovrebbero venderti il vino? Se è troppo giovane per essere venduto allora che lo vendono a fà??! Anche possibile, se i ristoratori fossero tutti della famiglia De paperoni e con una cantina grande quanto una portaerei.

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Cristiana Lauro

circa 12 anni fa - Link

Gentile Mr. R, intanto il ristoratore, prima di vendermi una bottiglia troppo giovane ci ha messo sopra un ricarico almeno del 100% sul prezzo di acquisto. Sul produttore ci penso e ti faccio sapere. :-) Sir Panzy: a voi maschietti? :D

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

alcuni ristoranti, in realtà, lo fanno: non mettono in carta annate che ritengono troppo giovani oppure specificano che è consigliabile attenderli (giurerei di avere visto l'icona di un ciuccio su una carta dei vini non ricordo dove). Ma in genere si tratta di realtà finanziariamente solide e con una certa storia alle spalle (ho i conti a posto, i Barolo 2008 li lascio lì mentre finisco di vendere i 2005). Per una startup si tratterebbe di una scelta molto difficile da attuare; vedi anche Chateau Latour, che è uscito dal meccanismo perverso dei primeur ma può farlo sia per il posizionamento super-premium, sia perché parte di un gruppo da 40 miliardi di euro.

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Mr. R

circa 12 anni fa - Link

Appunto, molto difficile, se consideriamo il discorso di un locale in cui la carta è completa ma senza una grande profondità di millesimi, che è la maggioranza. Fabio dici tu stesso "alcuni ristoranti". Ma mica tutti possono permettersi di fare grandi scorte, se di baroli 2005 ne ho presi un tot e per fortuna li vendo tutti,(e de sti tempi se lo faccio sò un campione!) che faccio non metto in carta i successivi? E sul costo, gentile Sig.ra Lauro, ma il produttore mica lo regala il vino! :-))

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Mr. R

circa 12 anni fa - Link

Ho dimenticato di aggiungere Distributore, dopo produttore, che mica ce carica poco, no?

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il marchese

circa 12 anni fa - Link

Mi diverto molto quando leggo Cristiana, mi diverto molto quando leggo Cristiana e sento parlare di assoluto. Mi diverte molto scoprire che tanti incalliti bevitori sono assimilabili ai frati per la loro indefesse e maniacale ricerca dell'assoluto. L'epitaffio del Cagnetti potrebbe quindi suonare così: "Una vita spesa alla ricerca dell'assoluto... Morto di cirrosi epatica" Mi considero laico e piuttoscto anarchico, vivo di contraddizione sin dal nick name. Se l'assoluto è il DRC Romanée Conti ma io 18500 euro che qualcuno chiede per la 2009 non li posseggo vorrà dire che dovrò accontentarmi di vivere senza assoluto che poi è esattamanete conciliante con l'essere assalutamente laico. Provoco ulterioremente i presenti Mentre noi ci arrovvelliamo sulle scale assolute, relative a chioccia oppure a pioli le birre artigianali si puppana una buona fetta dei vini quotidiani e mi pare che nessuno si ponga la domanda ma perchè?

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

tiè.

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luigi

circa 12 anni fa - Link

Quoto tutto.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Altro che domanda delle cento pistole, questo è tutto un articolo sul senso della (nostra) vita peggio delle domande del mio bambino. Brutte bestie i bambini, ti beccano quando sei rilassato e ti chiedono a bruciapelo "perché sono nato?". E tu che rispondi? E perché non posso confrontare un Brunello con un Barbaresco? E il prezzo è un termine di paragone? Eeeeee..... Ragazzaccia, queste cose mica si chiedono.

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winemining

circa 12 anni fa - Link

Barbaresco e Brunello si possono confrontare e, che ci piaccia o no, ciò accade in continauzione al ristornate e sullo scaffale. Oltre che fra loro sono anche confrontati con un terzo parametro: quanto costano meno quanto puoi spendere. Io Brunello e Barbaresco li ho "confrontati" due volte, "sul campo", in una degustazione alla cieca creata allo scopo. I risultati, pur non univoci, sono stati decisamente interessanti (specie per chi, come me, non era interessato a sapere "chi ha vinto"). Spigare il metodo di comparazione "tridimensionale", anche in sintesi, eccede le dimensioni di un commento (e, probabilmente, le mie capacità intellettuali) ma i risultati delle due prove sono on-line, descritti e commentati. Qui: http://www.winemining.org/degustazioni/2012/06/mercanti-di-vino-ii-2/ e qui: http://www.winemining.org/degustazioni/2012/01/commento-ai-dati/.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Per carità, se cerchi qualcuno avrà fatto anche un confronto tra un mio 2007 e uno di Latour. Sono cose divertenti, il sale della passione del vino. Ma non facciamone una cosa seriosa, è bello perchè è un gioco.

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winemining

circa 12 anni fa - Link

Infatti il mio è un wine-game, lo scopo è quello: giocare col vino e provare a capirne un po' di più. Ciò non toglie che qualche ragionamento serio (non serioso) sui risultati si possa fare, per chi ne è interessato. Padroni tutti gli altri di non leggere, ovviamente. E questo è possibile fare perché le regole (del gioco) sono certe, note a tutti ed in partenza. Non mi pare si possa dire lo stesso di altri "giochi". Molte guide per esempio.

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Barbara Lunghi

circa 12 anni fa - Link

Purtroppo ci sono troppi esperti di "celopelismo", con o senza uovo, di cui posso capire le peculiarità, ma mentre loro decidono cosa sia meglio il vino invecchia ancor di più! Carpe Diem ma soprattutto beviamo buon vino con buoni amici sentendoci liberi di dire che ci piace di più un Primitivo di Manduria piuttosto che un Montepulciano d'Abruzzo.

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Manilo

circa 12 anni fa - Link

Ragazzi c'è un gioco che si svolge ogni mese a Roma, con bottiglie coperte. Il gioco stà che sei tu che decidi quanto vuoi pagare il vino e ci sono bottiglie che oscillano dalle 5 euro fino ad un Biondi Santi, chi è l'ideatore del gioco mi ha raccontato che alcuni degustatori hanno indovinato il pre zzo della bottiglia, insomma ad etichette coperte, vorrei vedere quanti di voi ci riescono.

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Provocato rispondo. A me una richiesta del genere è stata fatta una sola volta nella vita, qualche anno fa, da Mako Onfermann e dal resto della gang milanese di Wine Tip. Mi presentarono 3 vini, di cui non sapevo assolutamente nulla. Poi venni a sapere che erano i vini di un'azienda di proprietà di Gianna Nannini, enologo Riccardo Cotarella. Sangiovese e Merlot, Sangiovese e Cabernet, Sangiovese e Syrah. La fantasia al potere. Ricordo che distinsi i primi due vini come collocabili in una fascia media di qualità/ambizioni, mentre il terzo vino mi sembrò un vino di ambizioni decisamente più sostenute. Attribuii delle ipotetiche fasce di prezzo, e le azzeccai tutte e tre, compresa quella del vino più importante, ed era un azzardo perché stimai mi pare poco sotto i venti euro a bottiglia più IVA all'operatore. Detto questo, e gloriatomi il tempo necessario per ricordarmi che postare la sera tarda dopo aver bevuto a cena ed essersi scolato una bottiglia supplementare di Weizen è rischioso, dirò come la penso seriamente. Se si parla di vini di reale distinzione qualitativa, che non siano totalmente dominati dalla tecnica e che quindi non siano facilmente collocabili anche alla cieca in quel particolarissimo ambito produttivo-comunicativo-commerciale che molti conoscono bene, e che ha gli scalini di prezzo fatti in maniera prevedibilissima, l'esercizio è assolutamente impossibile. Per indovinare il prezzo (non il plausibile valore commerciale in rapporto alla qualità, che è una cosa molto diversa) bisogna indovinare proprio il singolo vino, essere sicuri di avere riconosciuto l'etichetta. Di scollamenti clamorosi fra qualità e prezzo, sia in su sia in giù, è talmente pieno il mondo che non vale la pena parlarne. Altrimenti non si parlerebbe di qualità/prezzo come di una variabile, no?

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Manilo

circa 12 anni fa - Link

Diciamo che il discorso è lungo, provo a risponderti dopo aver dormito solo le solite 4 ore e mezzo quando esco per degustazioni. Di scollamenti clamorosi fra qualità e prezzo, sia in su sia in giù, è talmente pieno il mondo che non vale la pena parlarne. Perchè non parlarne, quante volte hai pagato una bottiglia che anche l'anticristo del vino ne parlava bene, spendi senza esagerare le 50,00 eurini e ti aspetti di trovarci anche il codice fiscale di chi lo produce, poi bevi e dici quante marchette ci stanno dietro sta bottiglia?. Poi magari ti trovi in una cantina no-name non stà neanche sulle guide del telefono, non ha neanche il Landi come enologo, ogni tanto chiede qualche consulenza esterna, il suo vino lo paghi 4/5 euri e quanti e siccome io so bastardo dentro che ti faccio svuoto quella da 50.00 ti ci butto quello da 5 e vedi quanti pipponi, incominciano a tirar fuori eh senti il terruoar. Invece parliamone, il vino o è buono o non è buono il resto son marchette.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Dopo tutte le dotte disquisizioni qui sopra, mi sento solo di aggiungere: Cristiana Lauro non va lapidata ma portata in palmo di mano. Se fosse eliminata nessuno sarebbe in grado di sostituirla. ps io più che "celopelismo" parlerei di "trovapelismo". Il primo termine evoca infatti ostinati mascoli erroneamente fieri della loro ipertricosi.

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Alessandro

circa 12 anni fa - Link

Io parto dal presupposto che la qualità del vino é direttamente correlata al suo sapore... Tanto più soddisfa i nostri sensi tanto più si beve con piacere. Il resto sono chiacchere.....

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

Non comparo bottiglie in generale: ogni bottiglia di vino, degna di essere così definità, ha una storia a sé intrisa di tradizioni, storia, cultura sociale. Per quanto buono, se un vino è puro oggetto di marketing (la lista è sterminata e l'italia ne è piena...anche di prodotti moooooolto costosi)non lo assaggio nemmeno: i parametri gustativi in sé non raccontano niente altro che autoreferenzialità che lascio volentieri degustare o comparare a colleghi sedicenti ben più esperti.

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valerio

circa 12 anni fa - Link

@ Certo Cristiana che a gettare benzina sul fuoco ci sai proprio fare. Ho letto solo il tuo post, ma non le risposte che ne sono seguite, per mancanza di tempo. Sono d'accordo con te : molti vini " importanti " ( ma perchè sono chiamati importanti ? 1) per il nome, il blasone ; 2 ) per il prezzo che spuntano ), non sono bevibili nel momento in cui vengono messi in commercio. Una volta insieme ad amici abbiamo " tracannato " ( si può dire o fa piu' figo dire degustato ? ) una bottiglia importante, era piena di tannini a tal punto che era quasi imbevibile ( costo 110 euri ). Qualche celopelista ( si dice cosi' ? ) lo sai che ha risposto : " ma vedrete che tra 20 anni sarà un grande vino " Ma vai a quel paese tu ed il tuo vino tra 20 anni, devo spendere una cifra oggi per bere un vino tra 20 anni ? Sono tutte scemenze, il vino deve essere buono e godibile appena il produttore lo mette in commercio, poi se negli anni migliora ben venga. Tutto il resto è noia , per non dirla con quel comico romagnolo che dice : fatti non " pugnette " ( sorry ) Ciao e cpmpliments per il tuo senso of umor

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Cristiana Lauro

circa 12 anni fa - Link

...Fra vent'anni sarà un grande vino??? ah!ah!!!!!! Ho il gomito del tennista a forza di bere al bancone. E' una malattia degenerativa e letale. Non mi avanzano 20 anni su questo pianeta. Rido! Immagino un cretino che dà retta al tuo amico e se ne sta lì 20 anni ad aspettare. Poi s'accorge che era tutta una cazzata. Il vino evolve malissimo, degenera. Concentrato di pomodoro Mutti al doppio brodo Star. Sai le capocciate contro al muro? Nel frattempo il tuo amico, a forza di sparare minchiate, ha alzato soldi per fare una guerra. Ma mi faccia il piacere! Grazie Valerio, lusingata! P.S Se il vino negli anni migliora, ben venga. Se ti garantissero una seconda vita, preferiresti nascere bello o nascere racchio e migliorare in età avanzata? io direi la prima... ;-)))

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valerio

circa 12 anni fa - Link

Grande Cris, la vuoi sapere proprio tutta : ho detto " un mio amico " per stare sul generico, ma lo sai quante volte la sento questa storia in giro per il mondo, anche tra addetti ai lavori ( chiamiamoli cosi' ) ? frasi fatte : è un vino che deve maturare in bottiglia vedrai che i tanni saranno assorbiti piu' rimane li e piu' migliorerà adesso è troppo giovane, ma vedrai tra 20 anni ( sic ! ) Ed avanti di questo passo Un abbraccio P.S. ) Ti dirò che sono stato " abbastanza fortunato " in questa vita : sono nato abbastanza bello....ma con l'età mi accorgo che sto diventando abbastanza...peggio ( non come quel vino di quel mio amico ). Smac ( bacio telematico sulla guancia....qui siamo in pubblico non posso mica espormi davanti a tutti ah ah ah )

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luigi

circa 12 anni fa - Link

A Valè, ma che ce stai a provà? Occhio che se la Lauro ce casca so affari tua! Lassa perde!!!!!!!!!!!!!!!!! ;-)

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valerio

circa 12 anni fa - Link

O Luigino, mi vuoi dire che è pericolosa la Cris Lauro ? meglio trovarne una pericolosa che una pericolante.....e lassamè prova compà....nun se ssa mai che mi dica o yesss, poi nel caso una buona bottiglia ( anche due ) se trovano sempre, importante che siano buone subito e non tra 20 anni. Buona giornata pure a Te

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winemining

circa 12 anni fa - Link

Io qualche idea su come fare il confronto ce l'avrei. E l'ho anche messa in pratica. La degustazione "Mercanti di Vino - il gioco degli assaggiatori" serve a fare precisamente questo: fare rientrare il prezzo tra i parametri di valutazione, convalidando i "voti" dati ai vini con offerte di prezzo massimo. Il tutto alla cieca, ovviamente. Funziona. Qui, si trovano maggiori dettagli e risultati: http://www.winemining.org

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Enrico Viglierchio

circa 12 anni fa - Link

Celopelismo è fenomenale!!! Mi sono cappottato dalle risate!! A parte la sindrome da te coniata, frequente ma non epidemica, esistono differenti levelli di valutazione dei vini e, se usciamo da un ambito prettamente tecnico, differenti soggettività di valutazione. Naturalmente il critico e/o il degustatore esperto danno una maggiore valenza ai vari aspetti tecnici di un vino mentre per il consumatore la quota di soggettività o intangibilità di giudizio aumenta. La soggettività è comunque sempre presente in misura più o meno elevata anche per i più esperti...altrimenti dovremmo registrare delle unanimità di giudizio che invece non sussistono, o sono molto rare. Ma ricordiamoci che il fascino del vino è questo!! Il vino si degusta e si vive, con i 5 sensi.... Ciao, Enrico

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valerio

circa 12 anni fa - Link

@ Enrico Quanto scrivi è verissimo, anche tra gli esperti esiste un forte margine di soggettività, che è dettata dal gusto personale, cosi' come in ogni scelta che andiamo a fare nella nostra vita. Chi preferisce le more ( come me ) , chi preferisce le bionde; chi la Ferrari la sceglie gialla ( a questo gli toglierei la patente a vita ) e chi la sceglie rossa e via di questo passo. Personalmente non amo i vini bianchi barricati stile internazionale, mentre altri li adorano; non amo i vini piemontesi giovani ( barbaresco, barolo, barbera ecc. ) perchè a volte talmente tannici che per il mio palato sono sgradevoli; non amo i politici di dx , di sx e di centro perchè nel 90% dei casi è gente senza mestiere che approfitta della situazione; non amo chi si atteggia a superman in ogni settore, chi è aggressivo, chi è un yesman ecc. ecc. Quindi la soggettività esiste eccome in ogni istante della nostra vita, il vino non poteva esserne esente.

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umberto

circa 12 anni fa - Link

Bella discussione. Io la penso così. Il giudizio comoparativo di un vino come quello di un film fondato sul gusto, ha la sua piena legittimità. Poi, ad un livello lievemente più razionale esiste solo un altro "modello di giudizio". Quello che esamina e confronta il grado di siuscita di un vino e di un film partendo dalla conoscenza di cosa voleva ottenere il produttore o il regista di quel film. In questo caso si compara "il grado di riuscita" indipendentemente dal proprio gusto, ma "dipendentemente" solo dall'obbiettivo che è insito in ogni manufatto umano. In altre parole, ciò che si giudica e si compara, è il grado di approssimazione. Di solito la frase comincia così: "voleva fare.... e ha fato...."

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