Quelli che il vino lo vorrebbero illegalmente naturale

di Gianpaolo Giacobbo

Vini di Vignaioli a Fornovo ha riunito vignaioli ed appassionati legati dall’amore per il vino di terroir in senso stretto. Nelle ore precedenti la manifestazione, Samuel Cogliati giornalista e micro – editore, e l’avvocato Cecilia Trevisi, hanno proposto durante un convegno il tema, tanto discusso ultimamente, dell’utilizzo legale del termine naturale riferito al vino. Una discussione interessante sia sul piano giornalistico che su quello giuridico. Per legge, infatti, il termine “naturale” riferito ad un vino non può essere utilizzato da chi il vino lo produce o lo commercializza in quanto rappresenta un aggettivo migliorativo e tende a discriminare gli altri prodotti. In questo senso si entra nel’atto di concorrenza sleale, punito con pesanti multe.

Certo una via di fuga ci sarebbe per non rischiare la sanzione. Serve esplicitare il più possibile il termine utilizzato in etichetta. Ciò significa che oltre a scrivere la parola naturale occorre specificare che, ad esempio, il vino è ottenuto da fermentazione spontanea, che non si utilizzano prodotti di sintesi in campagna, spiegando dettagliatamente i vari passaggi della produzione. Un produttore può dimostrare facilmente ciò che fa diversamente dal commerciante che non può avere la tracciabilità certa dei passaggi. Il termine naturale quindi potrebbe indurre in inganno il consumatore in quanto troppo generalista e fuorviante. Serve una definizione uniforme attraverso un termine univoco da utilizzare. Oltre a ciò è necessario un riconoscimento giuridico all’agricoltore artigiano.

Stefano Bellotti, produttore artigiano di Cascina degli Ulivi, ha sostenuto nel suo intervento che tutti i piccoli agricoltori sono messi nella condizione di operare nell’illegalità. La giungla normativa intrappola l’agricoltore che diventa vulnerabile ed attaccabile da tutte le parti. E’ proibito vendere le uova e chi ha un agriturismo è obbligato a vendere i propri prodotti ma non può ammazzare le galline. Vendere un uovo appena fatto è un reato penale. Certo, gli agricoltori devono informarsi per essere il più in regola possibile, ma si ha la sensazione che la politica spinga verso l’illegalizzazione della piccola agricoltura come se ci fosse un accordo prestabilito tra i ministeri dell’agricoltura degli stati UE, che mira a ridurre sempre più i piccoli agricoltori, strangolandoli a colpi di normative. Gli agricoltori, a questo punto, hanno una sola possibilità: devono organizzarsi e mettere in piazza la propria illegalità, informando la popolazione su questo attacco alla piccola agricoltura che è uno dei motivi per cui le campagne non si ripopolano e a sempre meno giovani viene in mente di intraprendere un’attività agricola che, spesso e volentieri, è senza sbocco. Altro argomento da portare alla luce è la bufala della lotta integrata da troppi considerata meno pericolosa e chimica-free. La regione Piemonte eroga sovvenzioni per basso impatto ambientale ad aziende che continuano ad usare diserbanti, prodotti sistemici per le vigne, pesticidi neonicotinoidi ammessi dalla lotta integrata che sono responsabili della uccisione di molte api. Queste pratiche vengono magnificate in etichetta come “basso impatto ambientale” e, quindi, diventa ecologico diserbare e uccidere le popolazioni delle api: questo è assurdo. Per contro la Regione Piemonte toglierà a Stefano Bellotti, da quanto dichiara, delle sovvenzioni per aver piantato nel vigneto dei peschi. Insomma, diserbare chimicamente è possibile, mentre piantare un pesco è proibito.

Secondo Paolo Rusconi di Sorgente Divino, l’industria alimentare sta cercando di appropriarsi della parola naturale e i produttori di vino devono attrezzarsi per difenderla ad oltranza. Faccio giusto qualche piccolo esempio: perché si può usare il termine acqua minerale naturale addizionata di acido carbonico, mentre se lo faccio col vino è sofisticazione alimentare? Alcune marche di te nazionale scrivono in etichetta estratto naturale a caratteri cubitali e, in piccolissimo da non leggere, bevanda ottenuta da estratto naturale di tea con aggiunta di …. tutti gli altri elementi. Perchè tanti legumi e minestre in scatola possono fregiarsi del termine secondo natura e il vino invece no?

55 Commenti

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Marco De Tomasi

circa 11 anni fa - Link

Uelà ! Due post ricchi di contenuti in 24 ore ! Mi piace questa svolta ! ;-)

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maurizio gily

circa 11 anni fa - Link

L'acqua si può definire naturale perché sgorga da una sorgente, cosa che non mi pare si possa dire del vino, e l'addizione di CO2 va indicata proprio perchè in qualche modo smentisce l'assunto (naturale). Sarebbe importante chiarire alcuni aspetti relativi alle indicazioni facoltative, cioè quelle che sono fuori dal campo visivo dell'etichetta giuridicamente definita come tale (in pratica la controetichetta), perchè su questo le idee sono confuse e mi pare che anche i vari controllori non le abbiano sempre chiare. Gli esempi portati (secondo natura etc.) fanno parte appunto di questa famiglia,e da questa parte potrebbe forse trovarsi una via di uscita. Ne parleremo su Millevigne. Personamente trovo più discutibile ancora l'indicazione su molti prodotti la scritta "aromi naturali", che fa parte della lista ingredienti ufficiale (quindi non è una menzione facoltativa) quando sappiamo che di naturale lì c'è ben poco.

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Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

Andate al supermercato al reparto detersivi o dei prodotti per l'igiene personale (ma sono solo esempi estendibili), e divertirvi a cercare la parola "naturale". Non siamo nel campo alimentare ma qualcosa a me non torna comunque.

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Stefano Menti

circa 11 anni fa - Link

Sono d'accordo con Paolo Rusconi circa quello che sta facendo l'industria del vino. Qui una buona colpa ce l'hanno però anche i produttori nature; per citare l'esempio del free wine, ovvero senza solfiti, da tempo sostenevo che questa battaglia per avere vini senza solfiti, avrebbe dato una ulteriore carta marketing a chi il vino senza solfiti lo fa con la chimica.

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gian paolo

circa 11 anni fa - Link

stefano, siamo due contadini diversi che lavorano in modo diverso ,ma hai STRA -RAGIONE e sono perfettamente in sintonia con quello che dici.con stima Gian Paolo

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Silvana Biasutti

circa 11 anni fa - Link

Ma chiamarsi "artigiani" e poi rendere esplicito questo termine usando - con correttezza - strumenti di comunicazione adeguati (e non in modo imparaticcio)? Avete presente le campagne per l'olio extravergine (vedi Bertolli)? Sono convinta che il termine "naturale" sia ambìto da realtà molto più muscolari dei vigneron, che ne sono l'origine e il modello; il quale modello verrà irrobustito da quelli che la comunicazione la sanno usare e hanno le risorse per pagarla e lo sfrutteranno per i loro prodotti misleading. E i vigneron sono troppo scompaginati per individuare un loro "grillo"... Intanto parlarne può servire.

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Luca Ferraro

circa 11 anni fa - Link

perchè invece di dire, l'industria ci sta ammazzando, la politica non ci capisce, gli altri possono usare la parola naturale e noi no non si prova a trovare una soluzione seria e fattibile? Io per esempio sono fermamente convinto che la FIVI possa fare al caso vostro (nostro?) Luca

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luigi

circa 11 anni fa - Link

L'uva pigiata naturalmente fermentata, il cui prodoto è naturalmente conservato dona solo ed esclusivamente l'aceto. Questo è il vero percorso naturale.

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Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

L'uva si pigia da sola in natura ?

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Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

Volevo dire : in natura forse succede che i grappoli d'uva al giusto grado di maturazione si stacchino dalla pianta per correre a radunarsi in tini dove possano pigiarsi da sé per dare origine al mosto e iniziare spontaneamente e allegramente la fermentazione? No, e di conseguenza l'affermazione secondo la quale il risultato naturale della fermentazione consisterebbe nell'aceto, non potrei giurare che sia tecnicamente errata, ma sono comunque sicuro che non ha assolutamente senso.

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gian paolo

circa 11 anni fa - Link

Nic per esperienza.... pigia l'uva e lascia riposare poi mi dirai cosa esce :) oppure lascia l'uva sulla pianta per un po' di tempo in piu' del dovuto e poi annusa il grappolo. oppure prova a lasciare una damigiana piena di vino naturale o no per un po' di tempo..si forma la fioretta e poi aceto anche quello....ciao gian paolo P.S. non vuole essere una presa di posizione contro nessuno ma sono solo un po' di cazzate che ho combinato in questi anni di prove :)

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Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

Gian Paolo, tu di sicuro ne sai qualcosa :-) Però sono 8000 anni che l'uomo produce mosto (che in natura non esiste) appositamente per farci il vino. Quindi che senso ha dire che il mosto "naturalmente" si trasformerebbe in aceto? E' un'affermazione assurda, che puntualmente qualcuno tira fuori ogni volta che si cerca di ragionare di "naturale".

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gian paolo

circa 11 anni fa - Link

Niic ok,però non ha senso scrivere naturale pensando o perlomeno facendo credere che il vino si fa da solo..naturalmente.il controllo della temperatura è contronatura-no anal- ? io la verità in non ce l'ho, anche perchè faccio il contadino con mutuo da pagare, per cui ti ripeto il mosto non si trasforma in vino naturalmente....fai l'esperimento che ho fatto io poi ne riparliamo.Se vuoi next year ti do la materia prima per provare...poca perchè sprecare del lambro è peccato mortale. ciao e se poi vuoi passarmi a trovare per discutere di questi argomenti o solo per bere i miei vini you are welcome.at's salut gp

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Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

Gian Paolo, non ci capiamo :-( In natura non esiste un processo spontaneo che porti alla produzione nè dell'aceto nè del vino. La coltivazione della vite e la vinificazione sono da sempre innescate e pilotate dall'uomo. E allora non si capisce perchè a metà dell'opera, ottenuto il mosto, l'uomo dovrebbe abbandonarlo a se stesso. Questo è un assurdo utilizzato strumentalmente da chi fa finta di non capire che c'è modo e modo di guidare e supportare quelle trasformazioni.

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gian paolo

circa 11 anni fa - Link

non ho capito ma...... mi adeguo

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Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

Ok Gian Paolo, passo a riassaggiare il tuo lambrusco e non parliamone più :-) Così mi mostri la tua "acetaia" ;-)

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gian paolo

circa 11 anni fa - Link

ti faccio l'ultimo esempio poi non ti stresso più promesso!croce sul petto. La feccia la raccolgo in una botte di cemento esterna alla cantina ; è derivante dal mosto-decantazione statica- e dai travasi dei vini .Prima si forma uno strato di fioretta sopra e poi ...se vuoi venire ad annusare prima che la usi come "concime"-uso agronomico indiretto- o me la vengano a ritirare? L'aceto è una cosa che odio e non sopporto ....

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Alessandro - VinNatur

circa 11 anni fa - Link

condivido con te Nic. Senza l'intervento dell'uomo, l'unico scopo della vite è di produrre semi che assicurino la riproduzione della specie, nient'altro! Quindi non vedo perchè si debba sempre andare a cercare il pelo dell'uovo su questo termine! scommetto che qualunque altro nome non andava bene...

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Antoni Tomacelli

circa 11 anni fa - Link

E il percorso naturale (c'è scritto in etichetta) di questi funghetti qual è? Raccogliersi, pulirsi, afettarsi, cuocersi, salarsi e infine saltare allegramente in scatola? Ma per piacere! http://www.retailwatch.it/Brand---Prodotti/Il-mercato-giudica/Febbraio-2012/Bonduelle-Funghi-Champignonal-nature-corri-al-vapo.aspx

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Marco De Tomasi

circa 11 anni fa - Link

Sai che mi sorge il dubbio che la dicitura "al naturale" sia specificatamente prevista dalla legge per indicare che il prodotto non è nè sott'olio nè sott'aceto ?

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Alessandro - VinNatur

circa 11 anni fa - Link

ne parliamo giusto qui!! L'uva in natura non si pigia da sola! giusto! Ma, l'uomo non è un marziano o un robot, fa parte anche lui della natura! giusto? http://www.vinnatur.org/2012/10/30/il-vino-naturale-moda-o-movimento-in-crescita/

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armin kobler

circa 11 anni fa - Link

hai perfettamente ragione! siccome l'uomo fa parte della natura tutti i vini sono naturali.

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Carmelo Limpio

circa 11 anni fa - Link

Secondo la stessa squinternata logica, un computer essendo fatto dall'uomo è un prodotto naturale. Ma che state dicendo? ma vi rileggete quando scrivete?

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Luca Risso

circa 11 anni fa - Link

Il computer è una macchina, come un torchio, vedi tu di rivedere la tua logica... Luk

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Carmelo Limpio

circa 11 anni fa - Link

Caro amico, continui nell'errore confondendo l'utensile con il prodotto finito. Rimanendo in ambito strettamente logico l'affermazione che l'uomo sia "naturale" e quindi ciò che fa è "naturale" è priva di senso. Ma, anche uscendo da un contesto di stretta logica, è discutibile pure l'opinione che viene qui proposta. Dino Buzzati scriveva provocando: Per definire i delitti e i vizi più orrendi, si è adottato il marchio "contro Natura". E pensare che l'uomo fa di tutto per liberarsi dalla Natura. Vestiamo contro Natura, abitiamo contro Natura, viaggiamo contro Natura, dalla mattina alla sera facciamo il contrario di quello che Natura ci consiglierebbe. Proprio in questa autonomia è il nostro vanto, la prova della nostra superiorità sugli animali. E più il progresso cammina, questo distacco dalla Natura si accentua. Anche nei rapporti fra uomo e donna, del resto, guai se andassimo contro Natura. Cosa c'è, per esempio, di più contro Natura che il matrimonio? Se desse retta alla Natura, l'uomo cambierebbe moglie a ogni stagione; e viceversa. Questo è a sua volta un punto di vista discutibile, ci possiamo credere o no. Però quanto a logica le affermazioni più sopra sono confuse, e basta.

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Luca Risso

circa 11 anni fa - Link

(quelli) divisi e suddivisi a schiere opposte, intesi all'odio e alle percosse: così come ci son formiche rosse, così come ci son formiche nere. Luk

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Andrea

circa 11 anni fa - Link

Come dice Rusconi per il vino la parola naturale non si può usare mentre per gli altri prodotti sì. Vero, però sarebbe un'arma a doppio taglio: se mancano le regole chiunque poi potrebbe mettere in etichetta che il suo vino è fatto "secondo natura" anche se non è vero. Come già capita per altri prodotti. Bisogna stare attenti a non fare un nuovo errore come già è stato fatto per il vino biologico (grande bufala!)

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valter

circa 11 anni fa - Link

....assurdo,un anticomunista incallito come me si trova a rivalorizzare ed adattare al mondo vino le teorie di gramsci.......: bisogna programmare l'occupazione sistematica dei ruoli chiave della comunicazione e della istruzione legata al vino, per prima cosa bisogna abbattere le guide colpevoli di malainformazione,sia quelle che recensiscono i ristoranti sia quelle specifiche del vino..... le prime,talvolta elogiano la ricerca delle materie prime e premiano tale ricerca,fatto salvo che viene recensito per tipico lo stesso agnello della selecta proveniente dallo stesso produttore e tipico in ogni dove...tanto per fare un esempio,gli stessi recensori citano le carte vini più ricercate e le premiano ed allora io domando : ma se nella lista vivande,accanto ad una preparazione realizzata con chianina 5r ne venisse esplicitamente citata un'altra con la dicitura "bovino allevato in Olanda con estrogeni e antibiotici...." chi sceglierebbe la seconda? E dunque,perché sulla carta di qualunque ristorante che magari vanta la rigorosa seleziine di materie prime,convivono il trebbiano di Jarno trulli e magari quello di valentini?????......e cosi in ogni territorio????? Le guide dei vini fanno la stessa cosa,premiano fulvio Bressan (!!!!!!!!!!!!!!!!!) E planeta (?????????) E bestialità di questo tipo.... soluzione : I produttori diffidando le guide disoneste (tutte) a pubblicare recensioni sui loro vini.. I ristoratori facciano lo stesso Risultato : In breve le guide chiuderebbero con tanta malainformazione in meno Altra soluzione sperare che nelle cattedre di enologia e agronomia siedano sempre meno personaggi come cotarella e sempre più giovani onesti,innamorati del vino prima che dei soldi

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Margaret

circa 11 anni fa - Link

Grazie, molto bello. Tra italiano sgangherato, refusi e tesi lunari c'è davvero di che divertirsi a leggere. Una domanda: quella che ti sei fumato sembra roba buona, dove l'hai rimediata? ad Amsterdam? in Turchia?

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valter

circa 11 anni fa - Link

Refusi si ti do ragione.....spesso colpa delle tastiere intuitive del tablet,italiano sgangherato penso sia questione di punti di vista......è invece inconfutabile la tua saccenza da maestrina,se non comprendi il senso di quanto ho scritto va bene così,dopotutto se ti sei divertita sono felice anche io,non sono esperto come te suoi luoghi di provenienza degli stupefacenti e perciò non so come risponderti anche se a conti fatti un bicchiere cotarelliano rischia di farti più male e costarti più di uno spinello (ma forse mi puoi smentire,non so)

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Mariano Enfiogonfio

circa 11 anni fa - Link

A' Valter, non ti capisce nessuno. Fai una cosa, per cominciare metti una W al posto della V, "Valter" non si può proprio leggere.

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Angelo Cantù

circa 11 anni fa - Link

Non ho nessuna predilezione per i loro tipi di vino, tuttavia questo tiro al piccione per enologi come Cotarella od Aziende come Planeta mi sembra ingeneroso. In primis per l' innegabile contributo al rilancio anche in campo internazionale di regioni come la Sicilia che erano completamente dimenticate almeno per quanto riguarda la produzione vinicola ed in secondo luogo per un'altra un po' paradossale ragione: come potrebbe esistere oggi il meritorio rilancio di tanti splendidi nostri vini territoriali se non fossimo tutti passati attraverso l'ubriacatura ed infine lo sfinimento causato da vini prodotti secondo il cosiddetto "stile internazionale"?

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valter

circa 11 anni fa - Link

....beh certo,si stava parlando del concetto di naturale e penso che planetà sia l'antitesi di tale concetto,non comprendo che vantaggio ne abbia tratto la Sicilia....soprattutto se pensi che il vino più famoso di questa cantina è stato uno chardonnay....!!!! È come dire che bisogna essere grati a totò Rina perchè attraverso le sue nobili attività ha fatto conoscere la Sicilia. Cotarella poi ha contribuito in modo in modo determinante alla costruzione ed alla diffusione sistematica di tutto ciò che è anti naturale.....dalla preparazione degli scassi su cui impiantare nuove vigne,alla scelta varie tale delle stesse,alla conduziine delle stesse sino alle invereconde alchimie di cantina vedi lieviti seleziinati,salassi,correttori di azcidita,gliceroidi,trucioli bottinad altissimo rilascio di tannino ed infinite altre diavolerie.......se ti sembra questo un ingeneroso tiro al piccione......

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Angelo Cantù

circa 11 anni fa - Link

Può essere che la mia lettura non sia corretta. Tuttavia sono personalmente convinto, anche perchè è stata la mia storia personale di appassionato, che il rilancio (o tentativo di rilancio) del Vino Italiano, quello vero con la V maiuscola che per me sia chiaro non è quello di Planeta, è avvenuto anche grazie alla azione di queste persone e di queste Aziende. In altre parole, Planeta, Firriato e altri hanno fatto conoscere il vino siciliano in tutto il mondo, hanno avuto un buon successo economico, altri produttori siciliani si sono dati fare ed ecco il rilancio in corso della produzione più tipicamente territoriale. In altre parole hanno fatto da grilletto nell'attivazione di questo processo, e questo per me è un grosso merito. Il discorso che tu fai sui vini naturali, pratiche di cantina poco ortodosse ecc. è assolutamente condivisibile, ma ha poco a che fare con quello che cercavo di dire.

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emilio

circa 11 anni fa - Link

Quest'anno doppio appuntamento per Vini di Vignaioli: il 9 e 10 dicembre si replica ad Orvieto (TR) nello storico Palazzo del Capitano. 50 vignaioli porranno in degustazione e vendita i loro vini naturali. Con qualche chicca in più come i vini georgiani ottenuti in anfora come da millenaria tradizione...per info@vinidi vignaioli.com www.vinidivignaioli.com

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roberto

circa 11 anni fa - Link

purtroppo in Italia si continua con questa sterile polemica tesa ad accreditare ce il vino buono e' quello cattivo. Guardatevi in giro, il mercato vuole vini buoni, al giusto prezzo e fatica.

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Giovanni Solaroli

circa 11 anni fa - Link

natural doesn't mean spontaneous

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paolo rusconi

circa 11 anni fa - Link

Iniziamo con lo sfatare il mito della trasformazione naturale del mosto in aceto. Il mosto non si trasforma in aceto senza batteri acetici e, a volte, manco si riesce con l'inoculo ( o madre che dir si voglia). L'elevata gradazione alcolica del vino, così come l'elevato tenore zuccherino dei mosti, impediscono l'acefiticazione. L'intermedio, tra zucchero e aceto, è sempre alcol etilico. (chimica organica di base, seconda superiore). Sicuri che il vino naturale sia illegale? tra etica e legge spesso ci sta un abisso, puoi finire dentro se rubi un paio di scarpe al supermercato e stare fuori se pianti una bancarotta fraudolenta da 5 milioni di euro ... troppo spesso il vino assomiglia al doping sportivo, dentro ci viene infilato qualcosa per migliorarne le prestazioni, e magari quel qualcosa non è ne ammmesso ne proibito (non lo si trova perchè non viene cercato all'analisi). Poi improvvisamente diventa doping (prodotto proibito, magari pure dannoso). L'industria alimentare è ricca di questi esempi, vedi bisolfito, venduto miscelato a spezie negli anni ottanta, da aggiungere a salumi, ad un paio di milioni di lire al hg (di allora). Spiegatemi, che c'entrano le proteine dei fagioli messicani aggiunte al vino? dopo questa aggiunta come si fa a chiamare ancora quel liquido vino? Per me, mosto d'uva, pigiato e fermentato, con una piccola aggiunta di solforosa, è l'unica cosa che si può chiamare vino, il resto è una bevanda idroalcolica a base di uva. Qualcosa mi ricola vicenda del Bitto, denominazione divenuta appannaggio di un formaggio di bassa valle... Tra poco mi siederò a tavola, stapperò una boccia del mio vino(illegale, lo fo solo per casa), se vengono a prendermi le forze dell'ordine un bicchiere comunque lo offro anche a loro.

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valter

circa 11 anni fa - Link

...sottoscrivo tutto

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Andrea Bez.

circa 11 anni fa - Link

Ciao Paolo E' vero che per il mosto lasciato a sé stesso l'acetificazione è un percorso molto difficile; è altrettanto vero che un mosto fresco (prodotto dall'uomo) tende a fermentare e quindi a creare alcol facilmente (poi attaccabile dagli acetobatteri) Per il vino sarebbe più corretto dire che l'alcol (se è elevato), ostacola l'acetificazione, e non "Impedisce" tout court. andrea

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Gianpaolo Giacobbo

circa 11 anni fa - Link

Non mi preoccuperei molto del significato della parola naturale. Chiamiamolo semplicemente Vino e poi sarà il bicchiere ad etichettarsi ed ognuno a quel punto lo chiamerà come vuole.

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Francesco Maule

circa 11 anni fa - Link

e bravo Giampi! mi pare che qui stiamo andando sul ridicolo. Ma va bene cosi`, da anni se ne parla e ognuno dice quel che vuole; quasi mai discorsi costruttivi! Ma va bene, basta che se ne parli. Uno dei migliori articoli sul tema, di recente, l'ha scritto Massimiliano Montes sul suo nuovo blog: http://gustodivino.it/home-gusto-vino/vini-naturali-e-giornalisti-comodi/massimiliano-montes/366/

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Gio

circa 11 anni fa - Link

Da anni se ne parla.... tutti dicono la loro ........... , quasi mai discorsi costruttivi... etc. etc. Rileggendo tutti i commenti nasce spontanea , almeno nel sottoscritto, la seguente riflessione : " ma se nemmeno i produttori o i cosiddetti esperti, enoappassionati, etc. etc., voi/noi , che siete/siamo parte in causa riuscite/riusciamo a definire l'esatto significato dell' aggettivo naturale associato al vino, non è pretendere un po' troppo che il semplice consumatore non venga fuorviato dall'uso dello stesso ? Non è ora di dare un taglio a tutta sta speculazione ? Non è ora di utilizzare un po' di onestà intellettuale ed evitare di utilizzarlo questo termine ?

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Gianpaolo Giacobbo

circa 11 anni fa - Link

Esatto c'e' un termine si chiama vino

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Massimiliano Montes

circa 11 anni fa - Link

Forse la definizione di Wikipedia (in inglese ahimé, ma l'ho tradotta) è abbastanza corretta: http://gustodivino.it/home-gusto-vino/vini-naturali-e-vini-artificiali/massimiliano-montes/649/

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nico speranza

circa 11 anni fa - Link

hai perfettamente ragione, appoggio in pieno. Indispensabile non è schierarsi, mi riferisco alle due correnti di interpretazioni: viticultora naturale e convenzionale. Il giusto modo di fare vino sta nel mezzo! Accettare l'indispensabile compromesso.

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Fabio

circa 11 anni fa - Link

Se pigiando l'uva ottieni il mosto che poi si trasforma in aceto vuol dire principalmente che non sei un buon "vinaiolo" (termine dialettale delle mie parti oramai scomparso) certo che se ho dei prodotti chimici che mi correggono il sapore il colore l'odore e' piu' semplice fare il vino. E purtroppo saper fare il vino buono dipende da innumerevoli fattori qualita' maturazione, selezione, pulizia,(tanta) pazienza,(molto amore)e tantissimo tempo da dedicare. E forse bada ben dico solo forse non si trasforma in aceto. Ma la mia opinione riguardo a certe affermazioni danno luogo ad una sola risposta " cambia attivita'. Per tutti coloro vogliano una dimostrazione sul posto..... serve solo una atrezzatura minima decente ed efficente idem vitto ed alloggio x min 2 anni e 1000 € x le spese personali non mi sembra siano delle pretese impossibili. Dimenticavo serve inoltre una bella vigna e personale, sufficente in base al quantitativo che si vuole ottenere. per 120 litri annui non mi serve personale .-)

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Fabio

circa 11 anni fa - Link

Ps) Le spese sono mensili .-)

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NICOLO

circa 11 anni fa - Link

QUANTA IGNORANZA CHE LEGGO

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Gianpaolo Giacobbo

circa 11 anni fa - Link

Ullallà .... solo così? Almeno di la tua opinione

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Alessandro

circa 11 anni fa - Link

Corrado Dottori, Non è il vino dell’enologo. Lessico di un vignaiolo che dissente, Roma, Deriveapprodi, 2012, pp. 132, Cosa pensate di questo libro ? Qualcuno lo ha letto? Grazie.

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