Quanto inquina il tuo bicchiere di vino?

Quanto inquina il tuo bicchiere di vino?

di Salvatore Agusta

Vi siete mai chiesti quali siano i livelli di emissione di Co2 che stanno dietro una bottiglia di vino? No? Forse è giunto il momento di scriverne un po’.

Iniziamo da una notizia: “è del mese scorso l’ennesimo record in negativo registrato dall’Osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii: per la prima volta si sono superate le 410 ppm (parti per milione) per un mese intero di osservazioni. Risultato? Una media di 411,24 ppm” (Lifegate dello scorso maggio).

L’industria del vino non è immune da colpe relative all’impatto ambientale. Le cantine molto spesso rilasciano ingenti quantità di acque di scarico inquinanti i corsi d’acqua, producono scarti organici solidi e gassosi che spesso non vengono trattati correttamente e generano tantissimi sprechi, specie nell’allocazione delle risorse idriche. Attenzione, non si tratta solo di grandi cantine ma molto spesso anche di piccole realtà che ritengono di non generare singolarmente un impatto di rilievo, ma che tutte insieme invece si trasformano in un problema.

Già nel 2009 Michele Manelli, presidente della cantina Salcheto, ebbe premura di indicare in etichetta il bilancio dell’emissioni di co2 per singola bottiglia, utilizzando quel numero come strumento di informazione per il consumatore finale. Manelli non solo ci mise al corrente di una dura realtà (anche il vino può inquinare) ma indicò in modo certificato quali fossero i valori espressi dalla sua azienda, il tutto in ossequio ai principi di trasparenza e sostenibilità.

Cosa si intende per sostenibilità in tema agricolo e soprattutto vitivinicolo?
Il concetto di agricoltura sostenibile rappresenta un campo molto ampio e complesso; si configura secondo il tema dell’agricoltura rispettosa delle risorse naturali, prima fra tutte l’acqua, ma lo si può trattare anche  dal punto di vista sociale, cioè la capacità dell’intera produzione agroalimentare mondiale di far fronte alla domanda globale, incluso i paesi in via di sviluppo. Si può infine intendere l’agricoltura sostenibile dal punto di vista economico, cioè vantaggiosa per l’agricoltore, favorendo un reddito equo (commercio equo-solidale), la tutela della salute dell’operatore e il miglioramento della qualità della vita degli agricoltori e dell’intera società.
In altre parole, l’obiettivo dell’agricoltura sostenibile è soddisfare le esigenze alimentari e tessili della società nel presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. I professionisti dell’agricoltura sostenibile cercano di integrare tre obiettivi principali nel loro lavoro: un ambiente sano, redditività economica ed equità sociale ed economica.

Ad esempio, parlando di consumo di acqua, l’uso d’acqua che viene fatto in South Africa per la produzione vitivinicola basterebbe a risolvere tutti i problemi della più grande città al mondo con problemi idrici: Cape Town. Ma attenzione, in quella direzione si stanno muovendo anche San Paolo, Melbourne, Chicago, Barcelona, Città del Messico, Londra, Tokyo, Istanbul, le quali si ritiene giungeranno al punto di non ritorno nei prossimi 20 anni. Infatti nel 2040 circa il 70% del globo affronterà una catastrofica assenza d’acqua pertanto puntare alla sostenibilità non è più una opzione ma una necessità.
A questo punto non sembra più tanto un caso che Goldman Sachs abbia presentato ai suoi azionisti dei programmi di investimento in acqua potabile, designandola come il petrolio del secolo futuro. Del resto già nell’estate del 2013, Forbes pubblicava articoli su come generare profitto dalla imminente crisi di acqua potabile (La crisi dell’acqua – Explained, Netflix).

Va segnalato che in giro per il mondo, il numero di associazioni che si occupano di certificazioni di sostenibilità ambientale sono tantissime; Friend of Hearth, Itaca, Sustainable Australia Wine growing, New green revolution e tante altre ancora; i parametri a cui si rifanno queste associazioni spesso variano in base alle condizioni ambientali presenti nelle diverse aree del mondo.
In tema di vino, come abbiamo detto, si terrà in considerazione non solo il quantitativo di acqua utilizzato nella produzione, ma anche il quantitativo di co2 generato durante la produzione, la fonte di energia utilizzata, i mezzi usati per la coltivazione e lavorazione delle uve, il trattamento dei materiali di scarico, il rapporto con le pratiche di riciclaggio e la condizione dei lavoratori.

Cosa possiamo fare noi, consumatori diretti?
Se dovessi azzardare una risposta, direi di provare a concentrare i nostri acquisti su prodotti sostenibili.
Nel mondo vitivinicolo tantissime sono le cantine che hanno aderito a protocolli di sostenibilità ma ad oggi il consumatore, persino quello più avveduto, sembra non prestare attenzione.

Rispetto le scelte altrui, ma rimango dell’opinione che la presenza di solfiti o meno, l’uso di lieviti indigeni piuttosto che selezionati o il far attenzione ai cicli lunari non rappresenta l’unico paradigma condivisibile; al contrario sono pratiche che spesso non vengono condivise ma che tuttavia vengono difese da alcuni con esacerbante ostinazione.
Suppongo che la ecosostenibilità e il rispetto di tutto l’ambiente siano valori altamente superiori e non del tutto coincidenti con quelli poc’anzi menzionati. Penso sia dovere di tutti noi, in quanto consumatori, ricercarli, sostenerli e privilegiarli, affinché con il nostro contributo possiamo influenzare le scelte dei produttori.

Dovrebbe essere una pratica costante, che vada oltre i confini del mondo del vino, che stimoli il comportamento di ognuno di noi, affinché non venga compromesso il sostentamento delle generazioni future.

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Salvatore Agusta

Giramondo, Francia, Lituania e poi Argentina per finire oggi a New York. Laureato in legge, sono una sorta di “avvocato per hobby”, rappresento uno studio di diritto internazionale negli Stati Uniti. Poi, quello che prima era il vero hobby, è diventato un lavoro. Inizio come export manager più di 7 anni fa a Palermo con un’azienda vitivinicola, Marchesi de Gregorio; frequento corsi ONAV, Accademia del Vino di Milano e l’International Wine Center di New York dove passo il terzo livello del WSET. Ho coperto per un po’ più di un anno la figura di Italian Wine Specialist presso Acker Merrall & Condit. Attualmente ricopro la posizione di Wine Consultant presso Metrowine, una azienda francese in quel di New York. Avevano bisogno di un italiano ed io passavo giusto di là. Comunque sono astemio.

16 Commenti

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Alberto

circa 5 anni fa - Link

Un articolo in generale condivisibile ma gli inquinatori del pianeta sono un altra storia e dimensione gigantesca VA bene tutto ma evitiamo di innescare la caccia alle streghe

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Dario

circa 5 anni fa - Link

Che vor dì? Lasciamo tutto così com'è andando verso il baratro o cominciamo a darci una mossa per cercare di cambiare le cose? Le aziende che per prime hanno preso accorgimenti per limitare l'impatto ambientale devono essere stelle polari per il percorso dell'industria vitivinicola.

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Salvo

circa 5 anni fa - Link

Il problema è che le piccole aziende non sono immuni da colpe, specie quando si tratta di smaltimento di sostanze inquinanti. Sono molto piccole che la loro parte è difficile da controllare e per loro è più agevole dribblare certi paletti. Tuttavia, 10, 20 aziende piccole che assumono un comportamento del genere equivalgono ad una grande, ma il controllo delle medesime è molto più difficile. Lo dimostra il atto che, se per loro fosse cosí semplice adeguarsi a certi standards di sostenibilità ( che ricordo ancora una volta per chiarezza espositiva, non si tratta solo di ecosostenibilità, ma anche di sostenibilità economica e sociale) lo farebbero senza alcun problema.

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Riccardo

circa 5 anni fa - Link

Il problema è, risulta semplice adeguarsi a tali standard di sostenibilità? O forse bisognerebbe renderlo più semplice e agevole da mettere in pratica?

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Salvo

circa 5 anni fa - Link

Intendi gli standard economico sociali o quelli ambientali?

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Stefano Cinelli Colombini

circa 5 anni fa - Link

Difficile valutare un’accusa, se non porta le prove. Un’avvocato (quale è chi scrive) dovrebbe saperlo bene. Le cantine molto spesso rilasciano ingenti quantità di acque di scarico inquinanti nei corsi d’acqua? Emissioni gassose pericolose? Accusa grave, è un reato penale. Se ti beccasssero, non solo ti chiudono, ma rischi la galera. E la rischia anche il Comune, che ha autorizzato un simile ecomostro senza controllare se è dotato dei necessari impianti di depurazione. Ahi, ahi, qui i casi sono due; o è vero, e allora in Comuni come Montalcino, come quelli del Chianti Classico o della Vapolicella, (dove la densità di cantine, ops, secondo l’autore “industrie vinicole”) è elevatissima, avremmo sterminato ogni creatura, oppure è una sparata a caso (ora sono di moda, le fanno pure tanti politici) e allora è diffamazione. Un avvocato questo le sa. Per fortuna le cantine non producono queste devastanti emissioni inquinanti liquide e gassose, chiunque ha qualche minima nozione di come si fa il vino lo sa bene. E, in ogni caso, come può notare chiunque frequenti Comuni vinicoli come Montalcino, sono per legge dotate di impianti di depurazione (inutili, dato il tipo di lavorazione, ma comunque doverosamente realuzzati) e certo non scaricano direttamente nei fiumi. Ma quando mai. Molto inquinanti invece sono certe affermazioni fuorvianti, che potrebbero montare ostilità immeritata verso i viticoltori che, al contrario di quello che scrive l’autore, sono i primi custodi del territorio.

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Salvo

circa 5 anni fa - Link

"Difficile valutare un’accusa, se non porta le prove. Un’avvocato (quale è chi scrive) dovrebbe saperlo bene. " Ad esempio, so che il Blog di Intravino non è un tribunale e che Stefano Cinelli Colombini non è un giudice, pertanto non le devo alcuna prova. Va da se che chi pretende argomentazioni e elementi probatori degni di una istruttoria dibattimentale in un post blog lascia il tempo che trova. "Le cantine molto spesso rilasciano ingenti quantità di acque di scarico inquinanti nei corsi d’acqua? Emissioni gassose pericolose? Accusa grave, è un reato penale." Anche qui il Cinelli ci dimostra la poca dimestichezza con la legge. Se intendeva diffamazione, dovrebbe comprendere che tale reato necessità una persona individuata che sia offesa dal reato, termine giuridico per esprimere il concetto di vittima. Tuttavia, nel mio articolo non si menziona una cantina o una nazione specifica poiché si punta il dito verso il comparto produttivo globale, ecco il richiamo al South Africa. Infatti è essenziale riflettere sulla produzione globale e non sull'orticello dietro casa. Non crede Cinelli Colombini? Eppure penso che concorderà con me che preferire realtà virtuose sia una buona pratica. "Ahi, ahi, qui i casi sono due; o è vero, e allora in Comuni come Montalcino, come quelli del Chianti Classico o della Vapolicella, (dove la densità di cantine, ops, secondo l’autore “industrie vinicole”) è elevatissima, avremmo sterminato ogni creatura, oppure è una sparata a caso (ora sono di moda, le fanno pure tanti politici) e allora è diffamazione. " Come volevasi dimostrare, il mondo di Cinelli Colombini si racchiude in Montalcino, Valpolicella e Chianti. Tra l'altro proprio perché sono al corrente di quanto assunto, il richiamo verso le cantine virtuose l'ho fatto proprio verso una cantina toscana....Cinelli Colombini. "Per fortuna le cantine non producono queste devastanti emissioni inquinanti liquide e gassose, chiunque ha qualche minima nozione di come si fa il vino lo sa bene. E, in ogni caso, come può notare chiunque frequenti Comuni vinicoli come Montalcino, sono per legge dotate di impianti di depurazione (inutili, dato il tipo di lavorazione, ma comunque doverosamente realuzzati) e certo non scaricano direttamente nei fiumi." Le cantine, tanto quanto qualsiasi impianto di lavorazione intensiva, produce materiale di scarto: rifiuti di vendemmia, rifiuti di travasi, rifiuti di lavaggio nelle linee di confezionamento, rifiuti di lavaggio delle bottiglie, produzione CO2 per energia consumata e molto altro. Ho lavorato per anni presso una cantina biologica e so bene i parametri da rispettare e quali sono i rischi d'inqiunamento Cinelli Colombini, come del resto lo sa anche lei. Sul punto: "La composizione chimica delle acque reflue ovviamente rispecchia le sostanze contenute nell’uva (acini, raspi, semi, polpa) ed i prodotti residui dei vari processi di vinificazione, come lieviti, microrganismi, zuccheri, alcol etilico e metilico, formaldeide e butilaldeide, acetone, acido formico, acetico e tartarico, tartrati di potassio e di calcio. La qualità dello scarico inoltre sarà influenzato da tutte quelle sostanze che intervengono nella lavorazione del vino come il carbone attivo, i coadiuvanti di filtrazione, il ferrocianuro di potassio, l’anidride solforosa ed i suoi sali ed infine le soluzioni alcaline ed i tensioattivi cationici impiegati nei lavaggi" (Acque reflue derivanti da attività di vinificazione Enrico Bonari, Laura Ercoli, Nicola Silvestri). "Ma quando mai. Molto inquinanti invece sono certe affermazioni fuorvianti, che potrebbero montare ostilità immeritata verso i viticoltori che, al contrario di quello che scrive l’autore, sono i primi custodi del territorio". Questa è l'affermazione più interessante, dopo aver maldestramente tentato di screditare l'autore, vi è una sorta di difesa personale, come se chi scrivesse in questo caso avesse il carbone bagnato e fosse già in passato oggetto di accuse dirette. Cinelli Colombini, la sostenibilità deve esser una luce nel buio della sua mente. Potrebbe anche essere che Stefano Cinelli Colombini sia uno dei tantissimi italiani che pretende che le sue opinioni siano postulati categorici d'accogliere senza alcun senso critico. Diffidare sempre da persone di questa caratura, inquinano le coscienze altrui.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 5 anni fa - Link

Gentile signor Salvo, che dal tono piccato e risentito della risposta suppongo essere il Salvatore autore dell'articolo. Lei ovviamente non è tenuto a dare alcuna prova a me, che non sono un giudice. Ma, essendo un avvocato, sono certo che sa che se "Le cantine molto spesso rilasciano ingenti quantità di acque di scarico inquinanti nei corsi d’acqua" e "Emissioni gassose pericolose" commettono reato penale. Altrettanto grave è il reato di mancata sorveglianza da parte degli Enti preposti. Questo, esattamente questo, io ho scritto e da modesto laureato in legge che ha a che fare con il diritto da tutta la vita queste cose le so, e figuriamoci lei. Sono accuse gravi, letali per la reputazione di chi le subisce, non si possono scagliare a caso né si può coprirsi dicendo che si parlava in generale di tutto il mondo. Questo vuol dire tirare il sasso e nascondere la mano, comportamento che discredita chi lo attua. Quando poi allude a miei possibili reati di inquinamento "vi è una sorta di difesa personale, come se chi scrivesse in questo caso avesse il carbone bagnato e fosse già in passato oggetto di accuse dirette" agisce male e casca male, perché di reati del genere io non ne ho commessi. Mascariare è brutto, non lo faccia. Che devo dire, il suo è un modo molto brutto di discutere sul vino, o uno è d'accordo con le sue accuse o lei insinua che sia un farabutto, un inquinatore e, comunque, un ignorante. Citando quanto lei giustamente dice, parrebbe evidente che proprio lei " sia uno dei tantissimi italiani che pretende che le sue opinioni siano postulati categorici d'accogliere senza alcun senso critico". Come ha giustamente detto lei, simili persone "inquinano le coscienze altrui". Ah, dimenticavo, nel "buio della mia mente" provo comunque tollerante simpatia per i furori giovanili per cui le auguro di saperci ridere sopra e bere un buon bicchiere (non inquinato, per carità!) alla salute di chi non la pensa esattamente come lei. E non si preoccupi, se tutti i "cattivi" fossero cattivi come me il mondo non sarebbe poi così male.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 5 anni fa - Link

Dimenticavo, lei è astemio e non può bere un buon vino alla salute! Ma che peccato! Bah, forse è l'occasione per cominciare, magari scoprirà che il vino è un gran piacere ed è meglio di ogni polemica!

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Andrea

circa 5 anni fa - Link

Ancora una volta non posso fare a meno di apprezzare l' equilibrio e la ragionevolezza di chi parla di vino prendendosi pure il rischio di produrlo. Vedo invece sempre più persone che a questa bevanda si avvicinano con forti schemi mentali precostituiti per fare di questa bevanda il megafono delle loro fobie ideologiche. O quanto meno feroce terreno di scontro. I vini sono buoni o cattivi per quello che offrono nel calice. Ma c'è qualche altro alimento che catalizzi questo manicheismo millenarista autodistruttivo e depresso?

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Andrea Troiani

circa 5 anni fa - Link

Il tema è molto delicato che si parli di produttori di vino o di qualunque altra industria. L'attenzione è doverosa, per legge, per etica e per morale, ma anche banalmente per convenienza nel medio termine. Ora senza volerla buttare per forza sul filosofico va anche detto che è l'uomo ad avere un impatto ambientale. Ogni attività umana ha un impatto sull'ambiente. Ogni oggetto che acquistiamo, ogni viaggio, ogni volta che si accende lo schermo del nostro smartphone (sapete che mediamente tocchiamo il telefono 2.000 volte al giorno?), addirittura ogni respiro consuma ossigeno ed emette CO2. Siamo nati per consumare risorse. Che avesse ragione Thanos????? ;-)

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Stefano Cinelli Colombini

circa 5 anni fa - Link

Che il tema sia delicato è indubbio, e proprio per questo è estremamente inopportuno avanzare accuse senza avere prove. Anche perché in questo caso la realtà è che non è vero che le "cantine molto spesso" riversano nei fiumi e nell'aria elevate quantità di materie tossiche. Giusto per dare un'idea di come stanno realmente le cose, la invito ad andare sul sito di Villa Banfi (la più grande cantina di Montalcino) e scaricarsi il suo bilancio di sostenibilità; vedrà che, oltre ad essere certificatamene ad emissioni nocive zero, auto-producono in maniera sostenibile l'energia che consumano. Non è certo l'unica, la realtà del territorio è essenzialmente analoga. Le faccio anche notare che Montalcino, la zona con la maggiore densità di cantine del mondo, ha analisi continue e ufficiali di ogni refluo e di ogni corso d'acqua e queste provano che non c'è inquinamento né dalla coltura della vite né dalle cantine. Anzi, da che la coltura della vite e le cantine sono aumentate la qualità delle acque è molto migliorata, perché i viticoltori hanno cura dell'ambiente. Questo è Montalcino, ma non mi risulta che la realtà del Chianti e di tante altre aree viticole sia diversa. Ogni attività umana ha impatto sull'ambiente, è vero, ma da qui a dire che proprio i viticoltori scaricano in molti casi direttamente in fiumi e atmosfera materiali tossici ce ne corre.

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Salvo

circa 5 anni fa - Link

Est modus in rebus

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Gabriele Succi

circa 5 anni fa - Link

Le emissioni di CO2 dovrebbero far riflettere anche sugli interventi in vigna, io non mi limiterei al solo lavoro di cantina.

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Pietro

circa 5 anni fa - Link

Vero anche che in Italia ci sono circa 380.000 viticoltori e nel piccolo tutti facciamo qualcosa, se tutti nel piccolo fanno bene, nel grande stiamo meglio!

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Salvo

circa 5 anni fa - Link

Immagina quali possano essere i numeri in tutto il mondo. L'approccio di Stefano Cinelli Colombini è proprio quello di cui dobbiamo diffidare e soprattutto combattere. Perché di gente che "la butta in casciara" senza un briciolo di coscienza verso il prossimo il mondo è pieno. La pochezza dei suoi commenti si scontra con la fredda analisi dei nostri cugini transalpini. In questo video vi è tutto il senso del mio messaggio che vede nel vino non un meccanismo di inquinamento ma uno strumento di sensibilizzazione. https://www.youtube.com/watch?v=-n2xP37UPLU&fbclid=IwAR15KoCnt5AKm9U0Vv2CgxIyuAZ4u7vATGh4E-QGQh3bPKA-4GpQPL25gas

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