Quanto costa produrre una bottiglia di vino?

di Antonio Tomacelli

Quanto costa produrre una bottiglia di vino? La domanda, per nulla banale, ha trovato finalmente una risposta nella ricerca pubblicata qualche giorno fa dall’UniCeSV (Centro universitario di Ricerca e formazione per lo sviluppo competitivo delle imprese del Settore Vitivinicolo italiano) ed ha risvolti curiosi. Piccola premessa prima di rivelare prezzi e tipologia: calcolare il costo di produzione di una bottiglia non è un cavolo facile, le scelte che un produttore si trova a dover fare sono decine in ogni punto della filiera. Eccovi, a mo’ di esempio, qualche domanda tipo: quanta uva faccio produrre al mio vigneto e che tappo uso? Quello da 10 cent o è meglio uno da 60? Beh, dipende dal tipo di vino: se l’aspettativa di vita è lunga meglio spendere qualcosina in più anche per bottiglia e capsula. Ovvio che per un vino siffatto servirà un lavoro in vigna più accurato e poi botti in legno, tanto spazio in cantina e qualche anno di merce ferma causa affinamento. Mi fermo qui ma la lista è lunghissima, meglio concentrarci sul campione della ricerca che ha coinvolto 40 aziende del Chianti Classico Docg con una superfice media vitata di 35 ettari per complessivi 1.100 ettari.

Cos’hanno scoperto i ricercatori dell’UniCeSV? Che una bottiglia di Chianti Classico Docg ha un costo di produzione medio di euro 4,93, con un minimo di 3,66 e un massimo di 9,62 euro. E con questo direi che siamo punto e accapo: il range è troppo ampio per poter tirare qualche tipo di conclusione ma c’è un dato che mi incuriosisce alquanto: il prezzo minimo di produzione. Se a quei 3,66 aggiungiamo il guadagno che rappresentanti, trasportatori ed enotecari caricano sul costo finale, si vola direttamente a un minimo di 7/8 euro per comprare un bottiglia che potremmo considerare di bassa qualità. E le bottiglie di Chianti che i supermercati vendono a 2,50 cosa contengono allora, risciacquatura di botti o qualcosa di peggio? Se non sbaglio il disciplinare dovrebbe servire proprio a evitare truffe e inganni che comunque dovrebbero passare al vaglio della commissione nominata dal consorzio. Sono loro che assaggiano e decidono cosa è Chianti e cosa no ma, forse, mi sto avventurando in un campo disseminato di condizionali e mine pronte ad esplodere ad ogni mia domanda. Meglio pensare che sia la solita ricerca inutile.

avatar

Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

97 Commenti

avatar

Mammamsterdam

circa 12 anni fa - Link

Qui in Olanda si fa subito, devo aggiungerci 1,80 di accisa. Allora hai i grossi imbottigliatori che fanno venir su le cisterne e imbottigliano in loco. Facile.

Rispondi
avatar

ric

circa 12 anni fa - Link

elementare watson.

Rispondi
avatar

Massimiliano Giuli

circa 12 anni fa - Link

Ciao, in Olanda paghi € 1,80 di accise per una bottiglia di spumante da 0.75l, per una bottiglia di vino da 0,75l paghi circa € 0,57. Ciò nonostante ad Amsterdam in un negozio di prodotti italiani ho visto personalmente un Chianti DOCG con sigillo Gallo Nero a € 3,50, e tante storie analoghe...

Rispondi
avatar

antonello sanna

circa 12 anni fa - Link

sicuramente quello non e' vino fatto da uve e' impossibile

Rispondi
avatar

Michele Pavan

circa 12 anni fa - Link

Antonio, nel tuo ragionamento relativo al prezzo d'acquisto (con i ricarichi di rappresentanti, enotecari e trasportatori) non consideri, mi par di capire, il guadagno del produttore. Immagino, cioè, che i costi che hai riportato siano, appunto, costi... se a questi aggiungiamo un minimo guadagno del produttore il prezzo finale aumenta ancor di più, ovviamente...

Rispondi
avatar

Nic Marsèl

circa 12 anni fa - Link

Giustissimo commento. Dal post ("Se a quei 3,66 aggiungiamo il guadagno che rappresentanti, trasportatori ed enotecari caricano sul costo finale") si evince che l'unico a lavorare senza guadagno (ironia della sorte) è proprio il produttore.

Rispondi
avatar

Ornella

circa 12 anni fa - Link

Confermo!!!!!

Rispondi
avatar

pragmatist

circa 12 anni fa - Link

Diciamo che i commercianti se ne fottono del costo di produzione ossia il prezzo all'ingrosso può essere, (e ora lo è), decisamente sotto costo. La qualità di Chianti Classico venduti a prezzi bassissimi di conseguenza potrebbero (ma non sempre è ovvio), essere anche buona.E questo mi secca doverlo dire.

Rispondi
avatar

Mauro

circa 12 anni fa - Link

Provato tanti Chianti classico DOCG dal prezzo di 3-5€ a bottiglia, all'INGROSSO ed erano tutti penosi. A quelle cifre molto meglio i cugini romagnoli. Per il Chianti non ho mai trovato niente, sempre all'ingrosso di valido sotto gli 8€, se li conoscete, fatemelo sapere :)

Rispondi
avatar

Antonio tomacelli

circa 12 anni fa - Link

SE aggiungiamo un euro di guadagno la sostanza non cambia e la mia domanda nemmeno: cosa c'e in una bottiglia di chianti venduta sullo scaffale a 2,50 euro???

Rispondi
avatar

Nic Marsèl

circa 12 anni fa - Link

E se ti ribaltassi la questione chiedendo cosa contiene una bottiglia di chianti classico che pago 15 euro dal produttore?

Rispondi
avatar

Massimiliano Giuli

circa 12 anni fa - Link

Spero contenga un vino che sia prodotto con tecniche che sacrificano la quantità per migliorare la qualità, che venga affinato in botti che vengono cambiate periodicamente, e che costano non poco, e non in fusti d'acciaio con una sola doga delle suddetti botti che basta a dargli un pò di carattere, che il tappo della sua bottiglia sia sughero di prima qualità ecc

Rispondi
avatar

Adriano Aiello

circa 12 anni fa - Link

C'è il bottone: canaiolo?

Rispondi
avatar

maurizio gily

circa 12 anni fa - Link

Ha ragione pragmatist. Ma vale per tutto: a chi compra, intermediario o consumatore finale, non interessa affatto quale sia il costo di produzione, di fatto la formazione del prezzo segue solo la legge della domanda e dell'offerta. Nel caso del vino l'anello debole sono, ovviamente, i produttori di uve e di vini all'ingrosso come le cantine sociali, le perdite normalmente si scaricano lì. Al momento il chianti classico all'ingrosso vale 150-170 euro ettolitro (camera di commercio di Firenze) ma nei mesi scorsi credo che sia stato molto più basso, tanto che con una bottiglia a 3 euro imbottigliatore e supermercato ci potevano anche guadagnare entrambi. Non sarà stato il miglior Chianti classico del bigoncio, questo è pacifico, ma poteva tranquillamente essere chianti.

Rispondi
avatar

Michele Pavan

circa 12 anni fa - Link

@Antonio: la sostanza non cambia assolutamente. Il mio post voleva aver conferma di aver letto bene. @Maurizio (uso il tuo post come spunto): a questo punto chiediamoci o definiamo cos'è o cosa dovrebbe essere un Chianti (ma vale anche per qualunque altro vino chiaramente)... Ovvero, se ci limitiamo a dire che un Chianti deve essere fatto tecnicamente bene, secondo il disciplinare, allora il gioco è fatto e non credo vi siano problemi a trovare dei Chianti a 3,50€/bottiglia, così come, peraltro, troviamo. Se vogliamo, però, che la bottiglia sia rappresentativa di un territorio, di una zona, di una parcella o comunque possa farsi "ricordare" in qualche modo allora non basta la "tecnica", servono altri elementi, elencati nell'articolo di Antonio, che possano "entrare" nella bottiglia e che possano renderla territoriale.

Rispondi
avatar

Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

costo medio 4,93€ per un' azienda di chianti classico con almeno 35 ettari??? Sembra impossibile..è troppo alto. Con questo metodo di analisi (facendo le dovute proporzioni) una bottiglia di Barolo "generico" costerebbe più di 15€?!??!

Rispondi
avatar

GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Scusa ma, perche? Parliamo di costi di produzione e non penso che macchinari (o loro noleggio) manodopera ecc... sia più cara in Piemonte che in Toscana. Probabilmente avrà un costo più elevato dato da certi parametri che il disciplinare impone ma da qui a triplicarsi mi par eccessivo.

Rispondi
avatar

Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Panzy, stai confondendo il prezzo con il valore Produrre un quintale d'uva in Piemonte o in Toscana ha gli stessi costi, ma se il produttore quell'uva la deve comprare, in Langa son dolori, in Chianti si soffre meno :-)

Rispondi
avatar

Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

Azz.. Visto solo ora... Antonio, assolutamente non ha gli stessi costi. Proprio no.

Rispondi
avatar

maurizio gily

circa 12 anni fa - Link

@Michele sono d'accordo in linea di principio, ma di fatto cosa sia un Chianti lo stabiliscono un disciplinare e un sistema di leggi e di controlli. La qualità è una scelta imprenditoriale e una scelta del consumatore, non si farà mai per legge: la legge può solo fissare dei parametri minimi. Però, tutto sommato, la DOCG non è inutile, se non altro perchè fissa dei volumi di offerta: sia un vino medicoocre che uno buono, in linea di massima, con la DOCG valgono di più che senza. Per il consumatore questa può anche sembrare una fregatura, ma le DOC e le DOCG non servono a tutelare il consumatore, servono a tutelare i proprietari dei fondi, questo non bisogna mai dimenticarlo.

Rispondi
avatar

VINATTIERE

circa 12 anni fa - Link

Buondì, Ho lavorato per diversi anni come buyer nel mondo vinicolo, i vini a 2,5 euro sono frutto di una "joint-venture" tra la cantina e la gdo. Praticamente il vignaiolo si compra lo spazio facendo un sacrificio nella speranza, quasi sempre disattesa, di inserire in futuro tutta la sua linea vinicola all'interno dei punti vendita sull'intero territorio italiano. Morale della favola, quasi sempre sono prodotti discreti che aiutano a far assaggiare il prodotto al consumatore, che vede nel prezzo "offerta" una buona oppurtunità. Un saluto a tutti

Rispondi
avatar

paolo

circa 12 anni fa - Link

E finalmente Vinattiere ha chiarito un equivoco che vizia l'articolo e molti successivi commenti: il prezzo di vendita e' qualcosa di piu' complesso (anche piu' complesso della legge domanda-offerta), che ben poco ha a che fare con l'idea "costo di produzione piu' un giusto margine per il produttore". La storia, nel bene e nel male, e' piu' complessa, e questo spiega come si possano trovare prodotti (non solo vini) sottocosto, cosi' come prodotti (non solo vini) con ricarico anormalmente elevato. Paolo

Rispondi
avatar

Adriano Aiello

circa 12 anni fa - Link

Il vino a 2,5 euro vivrà anche l'equivoco che volete ma i Merlot e i Chianti all'Eurospin io ve li lascio volentieri e mi tengo il mio sano pregiudizio che mi risparmia molte bevute spiacevoli alla ricerca dell'unica bottiglia decente frutto della spremitura di un produttore a fini di distribuzione capillare

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Analizzare il costo del vino franco partenza cantina è abbastanza semplice, in teoria. Gli elementi da analizzare sono Materiali secchi: bottiglia, cartone, etichette, tappo, capsula Il costo del vino (incluso filtrazioni, stabilizzazione, ecc). I costi diretti di imbottigliamento (operai, energia elettrica, ecc) Il prezzo del vino è dato da domanda e offerta (mercato...) e i dati sono rintracciabili su http://www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6832 In Italia abbiamo diversi mercati del vino all'ingrosso nei quali si definiscono i prezzi, il piu importante del quale è a Verona. Ma c'è anche a Firenze. Altri elementi da valutare: -se vino proviene da mie vigne (costo diretto produzione) - se compro sul mercato (posso fare speculazioni come una normale commodity) - ammortamenti (molti hanno investito in cantine faraoniche - costi generali (vedi consulenti/enologi di grido...) - investimenti in comunicazione / attivita di PR (e ci mettiamo di tutto!) - costi finanziari (debiti...) Quindi che dire? Attualmente il valore del solo vino Chianti Classico basato sull'attuale mercato (2,48 euro al litro) è di 1,86 nella bottiglia (per il Chianti è 0,82 euro). Vi dico che si calcola minimo attorno agli euro 0,50 per materiali secchi e imbottigliamento (efficiente!). Poi ci mettiamo costi generali, ammortamenti e quanto sopra. E ovviamente PROFITTO! Buon calcolo.

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

Ottime considerazioni, in gran parte condivise nell'articolo sull'argomento pubblicato un paio d'anni fa. La questione dei costi generali è ovviamente centrale. http://www.golagioconda.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1431:costi-e-ricarichi-di-una-bottiglia-del-vino&catid=59:speciali&Itemid=351

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Scusi signor Gavioli ma il prezzo del Chianti Classico sul mercato di Firenze che cita lei purtroppo non è € 2,48 al litro, ma è molto sotto la metà di questa cifra. Sono tutti prezzi consultabili on-line, ma se vuole un buon riferimento è anche il settimanale dell'UIV.

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Gentile Cinelli Colombini, ho preso il dato del bollettino ISMEA che normalmente si rifa al Corriere Vinicolo. http://www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/6832 Non ho visto pero quanto quota sul CV oggi. So poi bene che il costo del vino per alcuni imbottigliatori è ben diverso: in Italia (ma non solo) ci sono ancora persone che con le carte sono dei veri prestigiatori... La vera differenza oggi è tutta li.

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Vedo su CCIA di Firenze http://www.fi.camcom.it/default.asp?idtema=1&page=informazioni&action=readall&index=8&idtemacat=1&idcategoria=1628 che il Chianti Classico è quotato di media a 140 euro/qle (120min 160max) in calo del 12,5% su base annuale. Un dato che rispecchia quanto da lei detto. Strano che Ismea abbia un dato cosi clamorosamente errato. Lo faro presente al loro ufficio.

Rispondi
avatar

Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

Tra l'altro e' interessante notare come il Morellino oggi sia piu' caro del Chianti Classico €180 contro €140 ad Hl)

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Trovato l'errore: ISMEA aveva messo il prezzo Chianti Classico Riserva

Rispondi
avatar

Ornella

circa 12 anni fa - Link

Ma i costi di "campagna" non li hai messi? Non crederai che basti guardarla la pianta per ottenere l'uva!!!!! ;))) Potature,trattamenti,mantenimenti del terreno ed ore di lavoro per non parlare dell'ammortamento di attrezzature (trattori etc) e vigneti che periodicamente vengono, se non rimpiantati, sicuramente "rinfoltiti"...ma se la domanda è allora Maurizio ti posso dire che se non ci rimette è davvero bravo!!!! Perchè è impossibile!

Rispondi
avatar

Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Ragionerò da ex contabile ma parlare di costi di produzione in questo modo fa ridere. Un esempio normale e' che spesso nei costi diretti del personale va a finire una buona parte del compenso dell'imprenditore che figura come stipendio. Un esempio anormale e' che ci vadano a finire anche le automobili della famiglia, e tutti i costi relativi, che figurano come strumentali e lo possono essere solo in parte. Più l'azienda e' grande più e' difficile per complessita', ma anche più e' a gestione familiare più e' difficile fare ordine in una attività che e' anche vita familiare.

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Esattamente il problema di moltissime realta familiari (vedi Chianti Classico) che confondono nei costi la gestione aziendale con quella familiare. E poi dicono: ma io sotto un certo prezzo non posso vendere perche ci rimetto...e girano in Range Rover che figura nei costi aziendali o si godono la villa ristrutturata per esigenze di "immagine".. Una cosa è certa: i veri costi di produzione di una bottiglia di vino, fatti da un'azienda efficiente, sono di gran lunga inferiori a quello che credono molti "appassionati" di vino. Se poi invece parliamo di valore percepito, allora è un altro discorso. http://inumeridelvino.it/files/2012/01/livexpower-2011-1.jpg In questo i francesi sono i numeri uno...

Rispondi
avatar

pragmatist

circa 12 anni fa - Link

E' spesso vero anche il contrario: quante ore si lavorano nelle aziende a conduzione familiare, sabati, domeniche, festivi, notturni senza calcolarli come costo. Allo stesso modo spesso non si tiene conto degli interessi sul capitale, sugli anticipi colturali, l'ammortamento del vigneto, delle macchine ecc...ecc... tutti costi veri, anche se non troppo apparenti. Secondo me il costo di produzione del Chianti Classico si aggira intorno ai €250-300/Hl, certamente non meno anche perchè bisognerà anche calcolare l'incidenza delle annate in cui, per vari motivi, si produce meno del solito, un mancato reddito che fa lievitare anche molto i costi.

Rispondi
avatar

Francesco

circa 12 anni fa - Link

prezzo centrato per il base

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

Una volta ebbi modo di parlare con una (nota) produttrice di vino cui feci presente che il posto (una specie di castello) in cui abitava, per quanto suo, avrebbe dovuto essere tenuto in considerazione per un'analisi economica, a livello di oneri figurativi. Per capirsi: se avesse dovuto affittare o acquistare quel castello, gli oneri connessi avrebbero inciso pesantemente sul margine. La sua risposta fu che per lei aveva un valore svegliarsi ogni mattina con la bella vista dal suo castello e quindi che non le importava deprimere (teoricamente, s'intende) il risultato. Il valore è si percepito, ma anche molto concreto, nel momento in cui dinamiche non sempre conosciute o conoscibili portano il prezzo di un vino a subire variazioni. Ma su una cosa credo non ci siano dubbi: il valore di un prodotto è dato da ciò che i consumatori sono disposti a spendere per averlo.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Beh, mi chiedo allora cosa c'é dentro una bottiglia di Ornellaia da 100 euro. 90 euro di guadagno puro?

Rispondi
avatar

pragmatist

circa 12 anni fa - Link

E io ti domanderei quanto vale 1Ha di vigneto della tenuta Ornellaia ?

Rispondi
avatar

esperio

circa 12 anni fa - Link

Quindi sono stupidamente i consumatori a far lievitare i prezzi?

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Certo che sono normalmente i consumatori (mercato) a far lievitare i prezzi. Piu domanda, piu chi vende aumenta i prezzi... Ma non è una questione di stupidita. O no?

Rispondi
avatar

esperio

circa 12 anni fa - Link

Hai assolutamente ragione per quando riguarda "il mercato", pero' di vini, oggi, se ne possono trovare in esuberante quantita' e qualita' quindi e' la nostra poca accortezza a pagare cifre stratosferiche per molte bottiglie. Il Barolo tradizionale ha bisogno di molti anni per raggiungere la maturita' e' quindi e' comprensibille un prezzo adeguato, ma oggi si vendono vini gia' bevibili in meno di un anno e allora e' solo una questione di ingordigia da parte del produttore e non so cosa del consumatore.

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Premetto che per certi vini analizzare il costo di produzione è come farlo sul costo di produzione (tela, pennello e colori) di un Picasso... Io ho cercato di semplificare al massimo nell'intervento precedente anche se non voglio entrare nei dettagli di un corretto controllo di gestione (quante aziende nel Chianti Classico lo hanno?) Pero per essere piu chiari: Costo del vino: la gestione del vigneto ha un costo abbastanza definibile secondo dei parametri (ore/lavoro per ettaro). Ovviamente la meccanizzazione porta a forti riduzioni e non necessariamente a diminuzioni qualitative, specie in fasce medie di prodotti. Un parametro pero certo è quello del mercato: quanto vale 1 hl di vino sul mercato (vedere quotazione borsa vini). Chiedetelo a Gaja che al Vinitaly dell'anno scorso parlo di quanto gli diedero del vino sfuso che fu costretto a vendere sia del Piemonte che della Toscana... Ma chiedete oggi anche al Prosecco quanto rende un ettaro di vigna con 180 qli/ha di resa ed il vino che supera gli 1,80 euro al litro. Valutiamo inoltre che chi vende vino sfuso dovrebbe avere gia un utile (primo margine) che nel Prosecco oggi è MOLTO sostanzioso! Costo di lavorazione (vinificazione/affinamento ecc) anche questo calcolato per hl e definibile secondo parametri ben definiti. Poi abbiamo costo imbottigliamento (a pezzo). Ci sono aziende in Toscana e in altre zone che non hanno impianti di imbottigliamento e chiamano dei camion che chiedono un compenso omnicomprensivo per bottiglia. Materiali per confezione: beh qui i francesi sono grandi. Bottiglie bordolesi leggere, etichette semplificate. Gran tappi, ma sapete quanto costa un tappo di primissima qualita? Dimenticavo le cassette di legno, il costo dei materiali secchi che incide maggiormente... Alcune aziende mettono nei costi di produzione ovviamente anche il magazzino/logistica. Io sarei per metterli in altri costi (generali) se parliamo di franco cantina. Ma la logistica oggi è materia alquanto delicata (vedi ad esempio magazzino termocondizionato). Quando parli di Ornellaia c'è necessita di non confondere utile (guadagno) con Margine di Contribuzione Unitario (MCU). Sicuramento MCU di Ornellaia è elevatissimo, ma poi ci sono tutte le voci dette prima. Come tutti i prodotti di lusso ci saranno per esempio enormi investimenti in comunicazione che incidono pesantemente sul prezzo al pubblico. Oppure enormi ammortamenti (vedi cantine faraoniche di ultimi dieci anni). E quindi ecco il perche di prezzi richiesti esorbitanti, vedi alcuni supertuscans. O anche grandi sprechi ed inefficienze. O investimenti che oggi lasciano molti dubbi sull'efficacia (vedi VINITALY: avete idea di quanto costi ad una piccola azienda? E chi paga il vinitaly? il consumatore...) Il titolo però dell'articolo è "quanto costa produrre una bottiglia di vino". Parliamo di costi di produzione...non di listino al pubblico. Chiedete alla Ferrari quanto costa "produrre" una 458. Ci sarebbe da rimanere sorpresi. Ma la Ferrari ha poi enormi costi di ricerca, di pubblicita, commerciali. E alla fine non dimentichiamo che con quei listini fa anche grandi utili!! Ma forse non è solo un problema di listino: forse è anche piu efficiente di tante, troppe piccole aziende di vino....

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Perdonami, ma paragonare una bottiglia di Ornellaia ad un Picasso o a una Ferrari è un po' forte ;-) Regge più il paragone con una Fiat o con un dipinto di Augusto Malandri. Non l'ho presa ad esempio per caso, ma proprio perché ha un rapporto prezzo qualità incredibilmente svantaggioso (per il consumatore, vantaggiosissimo per chi la produce). Dieci anni fa aveva una sua dignità, ma dal 2004 Ornellaia ha avuto, secondo i miei gusti, un netto peggioramento. Ma costa lo stesso una cifra. C'è uno studio di un università francese sui costi del vino, che analizzava due aziende, Chateau Petrus e Moet per il Dom Perignon. Ebbene anche tutti i costi possibili non giustificano certi prezzi. Poi ognuno è libero di spendere i propri soldi come vuole, il mercato comanda.

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Oggettivamente cosa è il rapporto qualita-prezzo? Per alcuni può essere una bottiglie ad 1 o 2 euro (vedi promozioni ad Esselunga o Coop) O una bottiglia da 10 euro? O un Petrus che trovi magari a 500 euro invece che a 1000? In teoria le vendite dovrebbero essere l'unico metro per definire se un prodotto è valido o meno. Quindi il mercato, che piaccia o meno. Che fu poi il metro per definire nel 1855 la classificazione nel Medoc...mica tante ricerche sul terroir o commissioni d'assaggio! Se poi Ornellaia (come per altri vini) vende a certe cifre, vuol dire che qualcuno giudica corretto quel valore dato alla bottiglia. Cosi come Latour, Petrus o Yquem. Riguardo al Picasso, parlavo di "certi" vini, non specificatamente di Ornellaia. Come hai visto nel Live-ex, Ornellaia non compare. Comunque certi vini hanno il profumo della storia, della tradizione e quindi il lato economico puo diventare secondario. Poi per alcuni consumatori (vedi Cina o Russia) invece è solo questione di status symbol: e qui parliamo di un'altra storia...

Rispondi
avatar

bevoesonofelice

circa 12 anni fa - Link

Se vogliamo essere precisi il disciplinare di Valdobbiadene per il Prosecco DOCG consente 130 qli/ha poi sappiamo che tutto è possibile...lo scandalo è il costo di un ettaro in zona DOCG o Cartizze , circa 6/700 mila € a ettaro per il Prosecco e oltre il milione in alcune zone di Cartizze .......mi spiace ma spendo tutta la vita per bere Champagne.....

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Disciplinare del 2009 Prosecco DOC - 180 qli/ha in nove province (Veneto e Friuli). Se avessi parlato di DOCG il prezzo al litro adesso è di oltre 2,50 euro al litro... Con nuovi disciplinari e fascette comunque anche per la DOC adesso non tutto è possibile...ecco anche perchè dell'aumento del costo delle uve e del vino negli ultimi mesi.

Rispondi
avatar

Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

Nel 2009 pubblicai una stima dei costi di produzione, stimolato da un ristoratore che si lamentava perche' avevo "svelato" il listino dell'azienda, rivelando quali erano i suoi margini, anche se in modo indiretto, e quindi dovetti rispondere alla domanda: e allora, perche' non ci dici quali sono i tuoi margini? Come detto, calcolarli e' difficile, perche molte voci sono una stima. Comunque sono li', per chi vuole vederli, e non sono cosi diversi da quelli citati nella ricerca. Per quanto riguarda i commenti, attenzione a due cose, che non ho visto citate finora: - in questa ricerca sicuramente esiste, tra i costi, una stima degli ammortamenti aziendali, che nel vino sono enormi, basti pensare a quanto costa mettere su un azienda, dall'acquisto dei terreni, all'impianto delle vigne, alla cantina e annessi vari, macchinari. In piu' ovviamente piu' una zona e' prestigiosa, maggiore il valore del capitale immobilizzato. Questo influisce, ma spesso il produttore, bonta' sua, non lo calcola tra i suoi costi, per vari motivi. - il vino e' un prodotto agricolo, a ciclo annuale. Quando sei alla fine dell'anno, e la vendemmia si avvicina, poco importa se ti e' costato piu' a farlo, di quanto lo vendi, la cantina va liberata.

Rispondi
avatar

Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

non ho messo il link al post dei costi di produzione, ecco qui http://www.poggioargentiera.com/2009/01/i-miei-costi-di-produzione/

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Gianpaolo, analisi e dettagli dei costi di produzione piu che corretti. Nei costi commerciali hai incluso suppongo anche altre voci (vedi mktg). Mettere insieme logistica ed amministrazione è un po anomalo. Riguardo gli ammortamenti sono una variabile enorme nel vino. In fondo è il problema maggiore del settore vinicolo: enormi capitali immobilizzati per fatturati relativi e margini spesso insoddisfacenti. E' un settore che necessita di molti capitali iniziali e di tanta pazienza e passione.

Rispondi
avatar

fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

continuo a fare il contabile e ho qualcosa da ridire: Spese commerciali e logistica ed amministrazione non hanno nulla a che vedere sui costi di produzione di un bene. Bisognerebbe considerare solo i costi di logistica ed amministrazione riguardanti le materie prime dirette acquistate, quindi diciamo quelli in entrata. Gli ammortamenti dei vigneti solo parzialmente. Se facessi il mio vecchio lavoro il tuo MOL approssimativo sarebbe tra i 2,90 e i 3,10. su 5.70 prezzo di vendita. quello calcolato da te è uno pseudoMON.

Rispondi
avatar

Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

le spese commerciali e amministrativi e logistiche rappresentano un costo importante per un azienda, che si somma al costo di produzione, ma che certamente rappresenta una voce di costo da calcolare, visto che normalmente incide tanto quanto il costo di produzione

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

Anche se la questione del riparto delle spese generali è molto dibattutta (ma solo a livello di metodo, e non se debbano essere considerate nella determinazione del costo pieno), mi pare che entrambi diciate cose vere. si tratta solo di capire quali costi sono variabili (e quindi che portano alla determinazione del MOL e del MON e quali fissi. Alla fine i conti devono tornare (e cioé l'azienda deve guadagnare) ma per calcolare il punto di pareggio la distinzione tra fissi e variabili è l'unica possibile chiave di lettura, su cui le aziende si differenziano anche molto. Per esempio gli enologi: sono consulenze fisse o variabili (in base al valore o alla quantità?)

Rispondi
avatar

Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

Io ho risolto il problema alla radice, non ho l'enologo.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Mamma mia che confusione! Qui stiamo parlando di costi di produzione, e riecco tanti a entrare sul prezzo al pubblico. Ragazzi, è meglio parlare di more o di bionde piuttosto che del rapporto costo/prezzo, sono ambedue punti filosofici indefinibili ma almeno sulle belle figliole ci divertiamo. PS il prezzo medio al rivenditore del Chianti Classico è di molto inferiore al costo minimo di produzione indicato da questi signori per cui, se avessero ragione loro, l'intero Chianti Classico avrebbe tirato giù le serrande anni fa. Delle due l'una; o il Chianti Classico si produce (come ogni altro vino) a costi molto più bassi, oppure San Giovese ha fatto un altro miracolo.

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

Davvero raramente mi era capitato di assistere ad un dibattito a così ampio raggio che dimostra come, evidentemente, dell'argomento ci sia un diffuso desiderio di saperne di più. Però, mi permetta, sul fatto che mentre i costi di produzione sono (o dovrebbero essere) determinati o determinabili, di sicuro il prezzo di mercato è molto meno gestibile da parte del produttore. Ci sono produttori che si possono permettere marginalità unitarie (prezzo unitario meno costo variabile unitario) molto basse in virtù delle molte unità commercializzate. In nessun caso mi risulta che un'azienda si possa permettere una marginalità negativa del prodotto dato che con questa ci si pagano i costi generali. Del fatto che poi ci sia chi i conti non li fa e poi si trova a mal partito, direi che abbiamo diverse conferme. Forse le categorie di signore sono più divertenti, ma di sicuro fossi un vignaiolo terrei d'occhio la mia capacità di stare in un mercato che esige di conoscere bene la propria marginalità.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

In tempi come questi, in cui non c'é credito e nessuno ti aiuta, chi non sa fare i conti e non conosce i propri costi di produzione dura poco. Per cui, scusi la franchezza, non vale la pena di occuparsene. Quanto ai prezzi al rivenditore, al pubblico e compagnia cantante, a tutti piacerebbe determinarli e ciascuno pensa che se gli altri abbattessero i loro margini (ovviamente ingiusti, quelli giusti sono solo i propri!) si venderebbe di più con maggiori guadagni per tutti ma, che meraviglia, nessuno inizia riducendo i propri. Di margini, intendo. Eh, quanti bei discorsi per nessun risultato!

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

Purtroppo non arrivo a capire la logica: proprio in tempi in cui non possiamo contare sull'aiuto esterno le imprese dovrebbero conoscere bene non solo la propria marginalità (che è un aspetto economico) ma soprattutto la capacità di generare risorse monetarie in grado di sostituire le fonti esterne. Per quanto riguarda invece la marginalità del settore, quello che io vedo è proprio la tendenza a svilire il ricavo per bottiglia rivolgendosi a canali che assicurano il collocamento del prodotto, senza alcun riguardo per una considerazione complessiva della redditività. Questi sono discorsi (belli fino a un certo punto) che forse non assicurano un risultato, ma mi pare anche evidente che chi il vino lo fa dovrebbe maturare competenze anche di natura gestionale per assicurarsi... di continuare a farlo!

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Definire i produttori di vino come gruppo é più che impossibile, è inutile. Ce ne sono di ogni provenienza, mentalità e formazione. È vero che probabilmente l'80% non ha idea di cosa sia il MOL, ma è anche vero che almeno quelli di provenienza "agricola" i loro conti li sanno fare. Sui teorici, gli amanti della campagna e i fuggiaschi dalla città qualche dubbio in più lo ho, ma in genere si estinguono in breve tempo senza fare danno. E in fondo gli si chiede di fare vino, mica di insegnare ragioneria. La realtà è che il vino è un prodotto agricolo a tutti gli effetti, e negli ultimi venti anni tecnologia e meccanizzazione hanno abbattuto drammaticamente i costi di produzione in agricoltura; se non fosse stato così non ci sarebbe più un campo lavorato. Per cui fare il vino costa relativamente poco e comunque sempre meno, anche se l'accademia non sempre se ne é accorta. Se poi si comincia a parlare di qualità il discorso cambia, e non c'é limite al quanto possano salire i costi. Ciò non toglie che si possono fare bottiglie di Morellino o Chianti perfettamente bevibili (sfido tanti che dicono il contrario ad un assaggio alla cieca) andando sullo scaffale della GDO a € 2,50 e guadagnarci. È solo un problema di scala, di ottima applicazione della tecnologia e di contenimento dei costi. Il problema che lei dice di non capire è molto semplice se visto dall'interno; la crisi del 2007 ha cambiato il mondo, e ogni area vinicola ha trovato nuovi equilibri (diversi da posto a posto) per sopravvivere. Per esempio a Montalcino si vende circa il 20% di Brunello in più ma i commercianti sono passati da 5-10% a più del 40%. La GDO molto probabilmente è oltre un terzo delle vendite totali, ed era poco presente. Molti produttori sono retrocessi a fornitori d vino sfuso o a bottiglia senza etichetta ai commercianti, ma globalmente prezzo e quantità del Brunello ad "etichetta aziendale" non sono calati. È un bene? È un male? Non lo so, ma il prezzo del Brunello sfuso è tornato ai livelli pre crisi e a naso il fatturato globale della zona di produzione non è calato. E nessuna azienda ha chiuso. É un nuovo equilibrio, e non mi pare che né la qualità né il consumatore ne abbiano sofferto. Sono stato chiaro?

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

Caro Signor Colombini, mi piacerebbe molto potermi confrontare con lei personalmente, anche perché confesso che nonostante i suoi ragionamenti mi risultino in gran parte condivisibili (a parte il fatto che costi e prezzi hanno o dovrebbero avere molto a che fare), non riesco a cogliere l'essenza delle sue riflessioni. La cosa mi dispiace in quanto lei mi sembra dotato di grande cognizione di causa in merito all'argomento della discussione. Cordialmente,

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

E' dotato di grande cognizione di causa perché il vino lo fa: http://www.fattoriadeibarbi.it/01_it-2-l_azienda.html E poi nella sua veste bloggarola Stefano Cinelli Colombini è un simpatico combattente

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Beh, qualcosa di vino in casa ho sentito, in fondo i miei lo fanno da sei o sette secoli e io da soli 35 anni alla Fattoria dei Barbi a Montalcino, in Chianti ed in Maremma. Ma tornando al punto, visto che non mi capisce sarò ancora più chiaro. Quanto costa produrre un vino è un dato irrilevante, perchè comunque il mercato lo pagherà quanto gli pare. L'abilità professionale del produttore sta esclusivamente nel far sì che il delta tra i suoi costi ed il suo prezzo di vendita sia economicamente pagante. Tutto il resto è noia. E comunque tutti i dati sui costi di produzione che ho visto citati qui fanno acqua. Quelli veri sono molto più bassi, altrimenti il 99,9999% dei viticoltori mangerebbe pane e speranze. Non lo fanno, per cui il rasoio di Occam mi dice che i conti sono sbagliati.

Rispondi
avatar

Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Cinelli Colombini? Uno dei tanti dilettanti che bazzicano Intravino :-)

Rispondi
avatar

esperio

circa 12 anni fa - Link

Egregio e valido Cinelli Colombini e' chiaro che la legge da lei enunciata regola il buon andamendo di una qualsiasi attivita' imprenditoriale. Le sono grato, come penso altri, per aver indirizzato i buoi sulla dritta via, ma si sperava nel contributo sostanzioso e illuminante di altri produttori, con cifre, veritiere, alla mano.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Ebbé, caro Esperio i numeri si possono pure mettere in fila, e poi? Vogliamo giocare? Questi sono i nostri numeri per il Morellino: Morellino di Scansano costo unitario - per bott. Uva di Morellino per ettaro 90 Vino di Morellino per ettaro 61,20 bottiglie di Morellino per ettaro 8.160 spese annue gestione vigna per Ha € 2.500 € 0,31 ammortamento vigna (ventennale) per Ha € 2.500 € 0,31 costo vinificazione per Ql € 15 € 0,17 costo 1 anno in vasca per Hl € 20 € 0,15 costo 1 anno in botte di legno per Hl € 75 € 0,00 costo tappo, bottiglia e lavoro € 0,90 € 0,90 costo etichetta, cartone e lavoro € 0,6 € 0,60 costo commercializzazione (media Ita/Exp) 30% € 1,65 totale costo = € 4,08 prezzo al rivenditore (IVA esclusa) = € 5,50 E ora che ha i numeri di che se ne fa? Se io riuscissi a vendere quel Morellino a € 10 a bottiglia, cosa che il vino meriterebbe ampiamente, sarei un ladro? O sono un fesso a venderlo a € 5,50? E il rivenditore che ci ricarica tanto o poco, cosa è nelle due ipotesi? Eppoi, se per caso lo vendessi a € 3,5 non ci rimetterei comuqnue perchè mi si abbasserebbero i costi. E' un gioco a risultato zero, non vale la penna di farlo.

Rispondi
avatar

Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

Due anni fa una bottiglia di Morellino aveva per me dei costi stimati di € 3,77, mi fa piacere vedere che siamo li piu' o meno.

Rispondi
avatar

esperio

circa 12 anni fa - Link

Insomma da tutta questa bella e interessante discussione, ancora, non si e' capito un fico secco.

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

Non demorda.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

:-)

Rispondi
avatar

simona

circa 12 anni fa - Link

Ottimo articolo e blog interessante!

Rispondi
avatar

Gian Paolo Gavioli

circa 12 anni fa - Link

Io posso dirvi che oggi in giro per il mondo la GDO, discount inclusi, se non si hanno marche che il consumatore riconosce come tali, lascia molto poco alle aziende per coprire costi generali, ammortamenti, eccc Non parliamo poi di utili... Si va da un 7% quando si vende a certi discount ad un 15, massimo 20% al netto delle varie attivita promo. In parole povere in una bottiglia di vino che costa di vino e materiali secchi 1 euro, devo star dentro con 7 centesimi per tutto il resto se vendo a dei discount.. E ovvio che o si ha massima efficienza, o si e "bravi" a trovare/fare il vino a basso costo oppure si devono avere mercati (esempio Usa) prodotti di piu alta marginalita (brands...) per rendere l'attivita economicamente valida. Oggi comunque sempre piu i buyers della GDO i conti in tasca ai produttori di vino li sanno fare ed il loro peso cresce ovunque. Un esempio: in Spagna da Carrefour ci sono bottiglie in vendita, non in promo, a 0,73 eur.... Ultimo: HORECA sicuramente da maggiori marginalita, ma finanziariamente puo creare qualche grattacapo. Ed i volumi sono comunque bassi, rispetto alla GDO. Inoltre oggi i gruppi di grossisti attuano politiche di acquisto come la GDO. Vabbe, speriamo che i cinesi si innamorino del vino italiano, cosi abbiamo finito i nostri problemi :-)

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

Mi rendo conto che i miei 15 anni di esperienza nella consulenza aziendale possono sembrare poca cosa rispetto ai 6/7 secoli di CC (ma qualcosa sarà pura cambiato nel frattempo...) ma la domanda cui ancora non ha dato risposta è sempre la stessa: Come fare a capire se il prezzo che il mercato accorda al nostro prodotto è remunerativo. Nonostante faccia finta che sia irrilevante, CC i costi li segue eccome. E sarà sulla base di questi che valuterà se un determinato prodotto conviene continuare a farlo oppure no. Anche perché se la nave affonda, io credo che non convenga aspettare di avere l'acqua alla gola per saltare giù. E se c'è una falla, è possibile e secondo me utile esserne a conoscenza prima. E questi, dato che nelle aziende ci lavorano persone e ci si investono soldi, non sono giochi.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Quanto al rapporto tra costi e ricavi è cambiato ben poco in sei secoli, la partita doppia già l'avevano. Per sapere se un prodotto è remunerativo basta avere una contabilità analitica, of course. La Buffetti vende il programma a poco, anche on line.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

PS ed è comunque ovvio che logiche di impresa perfettamente coerenti con il guadagno e ben studiate possano prevedere anche singoli prodotti in perdita. Ma tutto questo sta sul Bignami, di sicuro lei lo sa molto meglio di me. La signora che citava sopra poteva benissimo essere coerente con un piano marketing e investimenti studiato ai massimi livelli quando ostentava la sua vita in villa, perché anche quello può essere un modo efficace di promuovere e vendere un prodotto; le vie di beautifull e del marketing moderno sono infinite. E a volte apparentemente sceme. E magari a volte sceme davvero.

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

E qui le dò ragione. Incondizionatamente. Nel nostro piccolo abbiamo sviluppato un sistema di controllo induttivo, proprio per tenere conto delle imprese che non possono o non vogliono dotarsi di un sistema di contabilità analitica. Le rinnovo l'invito a confrontarci nel merito, con le migliori intenzioni!

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Il mio primo sistema di controllo informatizzato l'ho fatto nel1981 con un pc Olivetti, giusto per sfizio perchè continuare su carta all'epoca era più facile. Francamente non ho una grande curiosità di vedere il suo, ma se vuole capitare alla Fattoria dei Barbi a Montalcino io sono bloccato da una vertebra rotta per cui ho tutto il tempo per vederlo.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Pittalis hai acchiappato un cliente. Puoi pagare le nostre spettanze in vino :-)

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Naa, è solo che sono bloccato a casa con la schiena mezza scassata e mi annoio di brutto.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Spero che guarisci in tempo per il vinitaly, vorrei conoscerti di persona (maggio 2010 ho pranzato da voi con famiglia, ho anche acquistato due apribottiglia........)

Rispondi
avatar

she;wolf outraged

circa 12 anni fa - Link

Fammi capire, vai a mangiare proprio li' e tutto quello che compri sono due apribottiglia? Magari per stappare la concorrenza? Quando ti vedo me la paghi.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Già te li ho pagati... i cavatappi. Si, li uso per stappare la concorrenza (filettatura in teflon, doppio scatto, mi piacciono) ;-) Però, confesso: a tavola ho preso solo vostri vini. Penso proprio che ci vedremo, e magari ci scappa anche cena (vino chi lo sceglie?)

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Oops, ti ho scambiata per NN

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Per il Vinitaly mi garantiscono che sarò come nuovo, magari con un paio di centimetri in meno. La cena la offro volentieri, ma occhio perchè dopo la fiera io vado nei cinesi o in pizzeria, ma solo in quelle frequentate dai locali. Dopo tutto il giorno coi vinicoli, birra e indigeni please.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Allora offro io.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

E io metto il vino.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Dai cinesi? Mateus rosé :-) A meno che non ti porti qualcosa di tuo ;-)

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

Stia tranquillo: non ho intenzione di infliggerle ulteriori supplizi. Le auguro una buona guarigione e, quando vorrà, sarò lieto di venirla a trovare. Ho avuto il piacere di soggiornare da voi un paio d'anni fa e conosco la strada. Per passare il tempo, dia un occhio qui: http://www.berardino.info/slow_food_firenze/slowparty2003/CRICIMANGIONE.htm E' una mia creazione di alcuni anni fa. Funziona solo con Explorer, ma secondo me vale la pena rispolverare il browser.

Rispondi
avatar

Hamlet

circa 12 anni fa - Link

i commenti sono molto interessanti ma l'aspetto che è stato sottovalutato (secndo me) è che per il vino (come in altri settori) vale anche l'economia di scala: chi fa 15 mila bottiglie l'anno ha un costo X per bottiglia, chi fa 20 milioni di bottiglie l'anno, avrà un costo nettamente inferiore a X (secondo me anche la metà) e quindi potrà fare prezzi inferiori rispetto all'altra azienda. Quindi se uno chiede quanto costa produrre una bottiglia di vino, dipende molto anche da quante bottiglei si fanno.

Rispondi
avatar

Lpittalis

circa 12 anni fa - Link

E' esattamente il concetto di marginalità unitaria, che deve essere calcolata sottraendo al prezzo medio unitario la somma dei costi variabili unitari. Questa differenza deve servire a coprire i costi fissi, che si ripartiscono per il numero di bottiglie prodotte e, quindi, variano da azienda a azienda. In altre parole, il costo di una campagna televisiva per certe aziende (è un costo fisso) potrebbe incidere unitariamente meno di una pagina pubblicitaria per altre.

Rispondi
avatar

antonello sanna

circa 12 anni fa - Link

si pero' un prezzo minimo deve pur averlo altrimenti non ti paghi neanche i lavori in vigna non credo sia possibile vendere un qualsiasi vino a 2€ la bott

Rispondi
avatar

Luigi Pittalis

circa 12 anni fa - Link

il fatto che sia possibile venderlo è dimostrato da chilometri di scaffali pieni di bottiglie a quel prezzo. Meno scontato essere certi che ci si guadagni. Impossibile arrivare a spiegare in quanti e quali modi è possbile (e consigliato, in relazione alle circostanze) determinare il prezzo di vendita. Noi ci abbiamo provato qui: http://www.direzionebp.com/la-determinazione-del-prezzo/

Rispondi
avatar

antonello sanna

circa 12 anni fa - Link

e il contrario lo dimostrano tutti quei viticultori che fanno la fame . solo le grosse aziende facendo produzioni incontrollate e sconsiderate possono fare una politica del genere andando sempre a discapito del prodotto chissa cosa ci finisce dentro quelle bottiglie

Rispondi
avatar

antonello sanna

circa 12 anni fa - Link

pero' un minimo ci deve essere sempre

Rispondi
avatar

antonello sanna

circa 12 anni fa - Link

oggi ci godiamo la sagra del vermentino a Monti

Rispondi
avatar

Luigi Pittalis

circa 12 anni fa - Link

La vendita sottocosto è regolamentata dalla legge, ma le aziende possono stabilire di vendere in base ad obiettivi che possono essere, in relazione a specifici momenti o strategie, per esempio di conquista di mercati, diverse dal profitto. E' chiaro che si fa impresa per guadagnare, ma nel mix di vendita ci possono essere prodotti a contribuzione diversa che, appunto, contribuiscono non tutti allo stesso modo al risultato aziendale. Basti pensare al lancio di un prodotto di fascia media, anche nel settore del vino, per il quale a fronte di investimenti che riguardano la ricerca, la produzione e la promozione, occorre stabilire in quali tempi questi costi dovranno essere ripagati dalle vendite. Spero che la festa sia andata bene! Io sarò nell'Isola a partire dal 24.

Rispondi
avatar

Marcello

circa 11 anni fa - Link

Signori, perdonatemi, ma su una bottiglia di 20€ qual è la percentuale di guadagno del produttore??

Rispondi
avatar

Iacopo Delli

circa 11 anni fa - Link

Buongiorno a tutti, la percentuale di guadagno purtroppo non è così semplice da determinare vista la complessità delle aziende del settore vitivinicolo. I fattori che possono incidere sono molteplici come ad esempio: Quali e quanti sono i miei costi di produzione unitari? Quanto incidono a livello unitario, per esempio, le spese di logistica e commercializzazione del prodotto? In poche parole qual'è la differenza (marginalità) fra il prezzo di vendita e il costo pieno della bottiglia? Un'altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione riguarda i volumi delle vendite: Quante bottiglie vendo? Quante ne produco? Quante di quelle prodotte non riesco a venderne? Quante bottiglie è disposto ad accogliere il mercato al prezzo di 20€? Dunque la risposta, come spesso accade, non può essere univoca e valida per tutti, ma deve essere frutto di un'attento e oculato studio della situazione del mercato di riferimento e della composizione della struttura dei costi dell'azienda.

Rispondi
avatar

raimondo

circa 8 anni fa - Link

Ho seguito tutti gli interventi: logici, giusti, impeccabili sotto ogni punto di vista. Solo quando sono arrivato alla fine ho capito che molti erano dei produttori. Troppo facile: nessuno si è messo nei panni del consumatore che spesso.... di vini non ci capisce niente. Io di vino me ne intendo, nel senso che so come si fa, purtoppo però non mi sono mai potuto permettere una bottiglia da 200euro dove sicuramente troverei il VINO. Ma in una bottiglia da 2,5 euro cosa ci si mette dentro e farlo passare come vino? Se non sbaglio doveva essere questo il tema della discussione. Il gusto non basta e forse neanche l'esperienza. Con la chimica si può imitare qualsiasi sapore o profumo che si desideri. Allora perchè insistere voler produrre il vino dall'uva? La comunità europea consente ai francesi, ai tedeschi, di fare il vino come pare loro, cioè in cantina e non sulla vigna. Siti come il vostro dovrebbero essere premiati, se non altro per i tentativi di far chiarezza. Grazie

Rispondi

Commenta

Rispondi a Stefano Cinelli Colombini or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.