Quant’è buono il Prünent della Val d’Ossola?

Quant’è buono il Prünent della Val d’Ossola?

di Redazione

Amedeo Itria si candida a diventare editor di Intravino e, a giudicare da questo primo post, sembra avere la stoffa giusta.

L’ho assaggiato per la prima volta quasi per caso, appena iniziato il mio culto del vino, giusto perché il suo luogo di nascita si trova ad un tiro di schioppo dalla Val Formazza, locus amoenus che da anni frequento per abituali ritiri spirituali.

Per chi non lo sapesse, esiste una denominazione che, fino a non molto tempo fa, annoverava solamente un produttore attivo al suo interno: Cantine Garrone nelle Valli Ossolane, artefici della riscoperta di questo particolare biotipo di nebbiolo noto come Prünent. Inserito nell’area geografica del comprensorio del Nord Piemonte, è però segnato da tratti geologici diversi dai più noti vini vulcanici delle provincie di Novara, Biella e Vercelli.

Infatti, stando al terreno, le componenti vulcaniche che invece caratterizzano i suoli delle zone di Boca e Gattinara qui vengono sostituite da granito, gneiss e derivati, che rendono il Prünent molto più simile a un vino di Valtellina, con acidità meno indomita ma gusto più morbido, sapido e, nelle annate giuste, ben profondo.

Il terreno del fondovalle, umido e sabbioso, poco adatto all’agricoltura, ha sempre obbligato i contadini a spostarsi sui ripidi pendii esposti a Sud, ma il microclima dettato dalle montagne e mitigato dai vicini laghi Maggiore e d’Orta, si è da sempre rivelato ideale per la viticoltura: la maturazione lenta e lo sbalzo termico tra il giorno e la notte, tipicamente montano, regalano infatti ai vini ossolani profumi straordinari.

Le pietre di quelle zone erano già famose da secoli, quando dal Montorfano partivano zattere cariche di blocchi di granito bianco destinati a costruire opere maestose, come le colonne situate nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura di Roma, datate 1830. Ma oltre che nel suolo, come spesso accade, il segreto si trova principalmente nelle vigne: i comuni di Montecrestese, Masera e Trontano vantano vigneti terrazzati di Prünent centenari e franchi di piede, situati dai 300 ai 500 metri circa di altitudine e frammentati in minuscoli appezzamenti di proprietà di un totale di 130 agricoltori, che hanno deciso di unire le forze nel 1994 per valorizzare la loro tradizione dal grande potenziale enoico.

Sono seguite anche delle sperimentazioni vitivinicole che hanno sondato le capacità d’impianto di vitigni alloctoni – sperimentazioni di cui sono riuscito a impadronirmi solo una volta, in un ristorante in valle, sotto la forma interessante di un vivace pinot nero di tal Oreste Margaroli – ma la forte vocazione nebbiolistica ha prevalso e ha imposto la sua supremazia.

Il Prünent veniva storicamente indicato (1309) come vino da celebrazione religiosa, e ora trova un posto tra i taccuini degli appassionati grazie alla ormai consolidata finezza estetica, dovuta alla mano sempre più sicura dei produttori ossolani. Dall’annata 2013 (la più remota che ho provato) quello che più colpisce di questo vino è sicuramente l’equilibrio che si crea tra la delicatezza aromatica del frutto, la sua balsamicità e il gusto sapido, roccioso e nettamente minerale.

La degustazione conferma l’identità piemontese a partire dal colore granato, ben limpido, per proseguire poi attraverso profumi di ciliegie, prugne e radici, con qualche parallelismo aromatico con il liquore di genziana, un digestivo ampiamente diffuso in Val d’Ossola. Lo sfondo finale però è pacatamente speziato, dai rimandi di cenere e di pietra, ad incorniciare un sorso snello, fluente e rinfrescante.

Nonostante dimostri una chiara vocazione all’invecchiamento, anche in estrema gioventù sfoggia un grande fascino gourmand grazie alla capacità di squarciare le sostanziose tessiture della gastronomia ossolana. Una cucina ricca soprattutto di meravigliosi formaggi, come ad esempio il Bettelmatt, e caratterizzata dall’uso di quantità dolcemente massive di ottimo burro d’alpeggio, dove la freschezza di un nebbiolo giovane e scalpitante dà il suo meglio.

Eleganza, tradizione e alta bevibilità. Serve altro?

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Amedeo Itria

6 Commenti

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Angelo Cantù

circa 4 anni fa - Link

Oltre a Garrone ci sono altri produttori che potresti consigliare?

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Luca M

circa 4 anni fa - Link

Consiglio vivamente i vini di Corrado Zaretti dell'agriturismo "La Cantina di Tappia" : Merlot in purezza e Prunent in purezza. L'enologo che lo segue è sempre Garrone, ma, secondo me, i vini sono superiori ( a prezzi inferiori), probabilmente per il fatto che le viti sono coltivate su pendii particolarmente favorevoli. Inoltre all'agriturismo si mangia davvero bene ed è situato nella stupenda frazione Tappia di Villadossola con vista sulla Val d'Ossola.

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Angelo Cantù

circa 4 anni fa - Link

Grazie dell’informazione!

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Luca M.

circa 4 anni fa - Link

😉 È un piacere! Cin...

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Ferruccio

circa 12 mesi fa - Link

Sono amico di Corrado, però vorrei ricordarle che la zona "top" per il vino in Ossola è sempre stata Masera e Trontano.Tutto il resto viene dopo.P.S. io sono di Ornavasso.

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Luca M.

circa 4 anni fa - Link

Segnalo un'altra stupenda e minuscola realtà scoperta da poco: azienda vitivinicola Edoardo Patrone di Domodossola. Edoardo, 30 anni, segue personalmente la produzione dei suoi vini in quanto è enologo. Sta rilevando una miriade di micro appezzamenti dagli anziani della zona e produce ottimi vini : Prunent, Merlot ( In purezza e assemblati), un rosso frutto dell'assemblaggio di 15 vitigni della zona, il primo spumante (rosè) della Val d'Ossola ma soprattutto un rosato spaziale!

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