Puni Distillery revisited, l’Italian Malt Whisky un anno dopo

Puni Distillery revisited, l’Italian Malt Whisky un anno dopo

di Thomas Pennazzi

Colpevolmente ignorata durante le mie vacanze tra Val Venosta ed Engadina, l’occasione di tornare nella Distilleria Puni si è presentata un giorno di fine estate, quando un amico bolzanino ha organizzato una visita privata per un gruppo di appassionati di whisky.

Curiosità chiama, mi aggrego. Per fare presto abbiamo preso l’unica strada che collega la Lombardia al Sud Tirolo attraverso la Valtellina, quella dello Stelvio. Alla Quarta Cantoniera giù a rotta di collo per il Pass da l’Umbrail, il più alto colle della Svizzera, e per la romancia Val Müstair, che ci porterà, dopo piccole noie alcoliche con la dogana italiana, per via di alcune bottiglie imbarcate a Sondrio, dritti alla medioevale Glorenza.

La minuscola cittadina murata merita sempre una sosta, ancora più se ci capitate durante i Palabiratage, col mercatino locale dedicato alla pera Pala, una varietà della Venosta che cresce su altissimi alberi centenari, e la cui raccolta viene fatta dai pompieri del luogo proprio a metà settembre. Non mancano dolcetti, gelati, piatti, pani e conserve fatti con la pregiata pera dai tradizionali poteri medicinali. Ma c’è anche il whisky.

La distilleria, un moderno cubo dal caratteristico design, è a pochi passi dalle mura di Glorenza: tornarci serve a capire in che direzione si muove Jonas Ebensperger, il Master Distiller di Puni, e cosa potremo aspettarci nel futuro da questo progetto ambizioso, ma ricco di passione e di lavoro meticoloso.

Una nuova fabbrica di whisky richiede anni e quattrini per diventare adulta, come un bambino: ma ogni anno, dal terzo in poi, imbottiglia le sue release, fin quando arriva a regime. Potrà succedere di regola tra l’ottavo ed il dodicesimo anno: da quel momento tutti i suoi lotti base avranno un invecchiamento costante. Per questo seguirla nel processo di crescita è affascinante, e ci si sente un po’ partecipi della cosa: oltretutto si tratta dell’unica distilleria ortodossa di whisky in Italia; pardon, Sud Tirolo.

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Vi avevo raccontato di Puni l’anno scorso, quando di whisky (legalmente) non c’era ancora traccia. La prima release è avvenuta infatti ad ottobre 2015 con il Puni Nova Batch #1 e con il Puni Alba Batch #1, due espressioni diverse a 54°, maturate il primo in rovere, ed il secondo in botti ex-marsala e ex-whisky di Islay. Attualmente sono disponibili anche i lotti del 2016, ma alla gradazione di 43°.

La cordiale accoglienza di Julia Pedross, brand ambassador dell’azienda, ha aggiunto fascino alla visita che, pure se il whisky fosse cattivo, sarebbe di grande interesse per l’architettura di Werner Tscholl, artefice anche della nuova Kellerei Tramin.

Il private tasting preparato per noi è stato di rilievo: ben curato nella presentazione come al solito, con i bicchieri adatti, versati in anticipo e coperti da un cartoncino, l’acqua a disposizione, e parecchie sorprese esclusive. Ve lo racconto dal primo bicchiere all’ultimo.

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Puni Nova 3yo (43°): l’edizione attuale è un malto chiaro, dai piacevoli profumi di frutti gialli ed un corpo di grande finezza. Non ha gli spigoli che ci si aspetterebbe da un whisky scozzese di pari età, anzi sembra più maturo. Merito del clima della Vinschgau/Venosta. Facile, equilibrato, e di sicura soddisfazione.

Puni Alba 3yo (43°): qui il profilo gustativo cambia radicalmente; con Alba il distillatore ha voluto ricreare le ruvidezze di Islay e la pienezza di un malto mascolino, giocando con le botti per donargli corpo e fumo. Ma lo trovo alquanto stridente tra naso e palato, e poco equilibrato; al pubblico italiano invece, amante della torba, è piaciuto assai. Peccati di gioventù.

Assolte le formalità, abbiamo cominciato a bere sul serio e a divertirci parecchio: tutta roba cask strenght, e tutta in anteprima per noi. Meraviglia! Cose che voi umani…

Puni Nova 2016 Batch #2 (58°): quasi un anno più del Nova in commercio, ma con ben altra struttura, conferita dal distillato in purezza. Naso intenso, armonico, aromi gialli con un tocco di malto; palato cremoso, fruttato, fine e dal perfetto equilibrio. Diciamocelo, un gran bel whisky: non si rimpiange affatto lo Speyside, e ci si lascia alle spalle tutti i malti svizzeri, austriaci e tedeschi. Se fossi un selezionatore, ne vorrei qualche botte. Gli amici che hanno bevuto molta Scozia confermano: trovare lassù un gioiellino di whisky 4yo con simile qualità è difficile.

Puni Alba 2016 Batch #2 (58°): maturato in botti ex-Islay ed ex-Marsala, esprime con più forza i contrasti del fratello minore. La gradazione piena porta le note torbate a dissociarsi nettamente dal corpo tanninico una volta in bocca, per un risultato disarmonico, che mi piace assai poco. Ma se cercate nei malti gli spigoli e le dissonanze, questo fa per voi. Un goccio d’acqua versato nel calice mette pace miracolosamente tra fumo, alcool e cereale.

Puni Nero Cask Strenght (unreleased, 58°): la distilleria ci ha offerto infine un regalo esclusivo. Siamo stati i primi in assoluto a conoscere il nome del nuovo pargolo di casa e a degustarlo, anche per voi lettori di Intravino: il Puni Nero infatti verrà presentato in anteprima al pubblico del Whisky Live Paris soltanto sabato 24 settembre. Un whisky dal vestito scuro, di quasi 4yo, maturato in botti ex-Pinot Noir. Con questo bicchiere emerge potente il savoir-faire della Puni: naso ricco, a tratti vinoso, piacevolissimo; corpo pieno, rotondo, aggraziato; equilibrio e finale mirabili. E non può dispiacere nemmeno all’amatore di brandy. Perché possiate goderne però dovrete avere pazienza ancora un pochino o prenotarvi un biglietto last-minute per Parigi.

È bravo, questo nostro Master Distiller! Ancora più bravo, se saprà mettere in bottiglia i suoi gioiellini, almeno in parte, ad una gradazione che non penalizzi la ricchezza della materia prima. Rinunciare a qualche litro di resa finale, e pagare un po’ di tassa in più, sarà il modo per fare un regalo apprezzatissimo agli appassionati più esigenti.

In breve, Puni si conferma essere una distilleria che ha poco da invidiare alle sorelle scozzesi, e che sa lavorare con cura e passione. Come si diceva tra liceali davanti ad una promettente ragazzina ancora troppo in erba, «cresci bene che ripasso». Potremmo avere delle gran belle sorprese, e senza aspettare nemmeno troppi anni.

[Cover: Nicolas Glauser, travelita.ch. Foto: Claudio Riva]

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Thomas Pennazzi

Nato tra i granoturchi della Padania, gli scorre un po’ di birra nelle vene; pertanto fatica a ragionare di vino, che divide nelle due elementari categorie di potabile e non. In compenso si è dedicato fin da giovane al suo spirito (il cognac), e per qualche anno ne ha scritto in rete sotto pseudonimo.

6 Commenti

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

un'idea dei prezzi? (e togli la nota per il redattore)

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Thomas Pennazzi

circa 8 anni fa - Link

Basta visitare il loro sito B2c per saperlo. www.punitalia.com

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

grazie! così ho visto anche le bottiglie, che mi paiono originalissime

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Leonardo Finch

circa 8 anni fa - Link

Non propriamente un whisky "ortodosso" in quanto non di solo malto d'orzo. I cerali utilizzati mi risultava fossero orzo, segale e frumento. Per il resto mi trovo d'accordo con le osservazioni di Thomas. I prezzi mi sembrano un pochino esagerati (se pur in linea con la folle tendenza del prezzo del whisky scozzese). 70 euro per un un Puni Alba 3 yo mi paiono tanti (comprato l'anno scorso).

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spirito

circa 8 anni fa - Link

Io direi prezzi leggermenti folli, visto il tempo di invecchiamento, per ora resto nella mia amata Islay

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Claudio

circa 8 anni fa - Link

No dai, ma non si può prezzare un 4 anni di azienda e sconosciuta a oltre e volte il prezzo di Ardbeg...

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