Provocazione del giorno: Gaja, Giacosa e Rivetti sono vignaioli puri

di Vittorio Manganelli

In occasione di convegni internazionali, fiere e manifestazioni varie, qualcuno ancora chiede: “cosa distingue un vignaiolo da un industriale del vino?”. Distinzione utile, sembra, all’organizzazione di eventi a cui possano aderire solo viticoltori “veri e puri”, escludendo chi non ha i requisiti. Ma veri e puri cosa vuol dire? Una prima discriminazione, che potrebbe sembrare formale, è che si debba trattare di aziende agricole e non vinicole, nel senso che le prime debbono basarsi in modo preponderante sulle uve prodotte da vigneti di proprietà o in affitto, mentre le seconde possono limitarsi a trasformare uve o a imbottigliare e commercializzare vini prodotti da altri. Differenza che, espressa in termini diversi, potrebbe voler dire che sono veri vignaioli quelli che, spessissimo, sono praticamente autorizzati a non pagare le tasse, mentre sono capitalisti (padroni, impresari, datori di lavoro) quelli che sono sottoposti a normale contribuzione aziendale.

Ciò premesso, tanto per fare tre celeberrimi esempi piemontesi, Angelo Gaja, Giorgio Rivetti della Spinetta e Bruno Giacosa sono vignaioli? La risposta d’istinto sarebbe negativa, considerando fatturati, prezzi delle bottiglie e notorietà dei nomi, ma a ben guardare sono tutti proprietari di un’azienda agricola da cui ricavano le proprie uve.
Per complicare un po’ la cosa, Bruno Giacosa ha in realtà due società: l’azienda agricola Falletto e la casa vinicola Bruno Giacosa, che imbottiglia vini ricavati da materia prima acquistata da altri produttori. D’altro canto si può osservare che Angelo Gaja (con le proprie etichette piemontesi, ma il discorso potrebbe valere anche per le due realtà toscane) produce solo ed esclusivamente vini ricavati da vigneti di proprietà, senza comprare neanche un grappolo o un litro di vini all’esterno, mentre è però titolare della Gaja distribuzione, che come è noto propone anche vini e accessori che arrivano da altre parti del mondo. L’unico ad occuparsi esclusivamente di vini ricavati da vigneti di proprietà e qui titolare solo di un’azienda agricola sarebbe quindi Giorgio Rivetti, se non si vuole considerare la proprietà statunitense della società Indigenous Selections con cui importa e distribuisce vini propri e altrui.

Vi è chi vede ancora una differenza nella forma di conduzione dell’azienda: chi ha “molti” dipendenti sarebbe diverso da chi ne ha “pochi”. Se si fa una media (per forza di cose approssimativa, escludendo i grandi imbottigliatori) sulla manodopera utilizzata in campo vitivinicolo, si vedrà che a 10/20.000 bottiglie annue vendute corrisponde il lavoro di una persona a tempo pieno. Avremo pertanto casi di aziende che riescono a essere totalmente (o quasi) a conduzione familiare proponendo le classiche 20, 30 o 40.000 bottiglie, troveremo qualche dipendente (sempre più regolarizzato) per chi supera questa soglia e potremo arrivare (per restare a uno degli esempi precedenti) ai 65 salariati della Spinetta a fronte della sue circa 600.000 bottiglie annue.

Ma che differenza vi sarà mai tra chi ha 5 dipendenti e chi ne ha 50? Al di là del folklore, che cosa cambia tra un un produttore che riesce ancora ad andare per qualche giorno all’anno a potare un pezzetto delle proprie vigne e chi invece si limita a decidere l’impostazione agronomica generale e poi ne affida la realizzazione ad altri? E quale difformità antropologica vi sarà tra coloro che sono visibilmente (e probabilmente) molto ricchi e coloro che lo sono solo un po’ (anche se non lo sapremo mai con esattezza, visto che sono dati tenuti rigorosamente segreti)?

Un amico aveva provato a dire che c’è anche un problema (secondo lui sia etico sia finanziario) relativo ai prezzi delle bottiglie proposte, ma quando un commensale gli ha citato i purissimi nomi di Giacomo Conterno e Roberto Voerzio, sempre per restare in Piemonte, il discorso ha cambiato direzione. Col che non ci sono dubbi: i vini di Gaja, del Falletto e della Spinetta sono fatti da vignaioli veri e puri.

[Immagine: Intravino]

78 Commenti

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Alessandro Bocchetti

circa 12 anni fa - Link

Argomento interessante. Ci ho ragionato molto, a me piace più la distinzione tra artigianali e industriali, ma la soluzione è più immediata di quanto sembri: artigianale è quel produttore che conserva un controllo diretto e personale su tutta la filiera dalla vigna, alla vinificazione fino al commerciale... Ciao A

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Marco De Tomasi

circa 12 anni fa - Link

pienamente d'accordo

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she-wolf doubtful

circa 12 anni fa - Link

"artigianale è quel produttore che conserva un controllo diretto e personale su tutta la filiera dalla vigna, alla vinificazione fino al commerciale…" uhmmmm.... Ho qualche dubbio a riguardo della definizione. Artigianale dovrebbe essere un vino prodotto senza troppa meccanizzazione e anche su questo ci sarebbe da fare dei distinguo. Un produttore che controlla tutto lui non è garanzia di "artigianalità". A volte il control-freak wine-producer è più dannoso che altro.

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Alessandro Bocchetti

circa 12 anni fa - Link

Secondo me fai un errore: vini artigianali e industriali non sono categorie qualitative, ma semplicemente tipologie differenti. Esistono vini artigianali per dimensioni e operosità buoni e cattivi, come industriali buoni e cattivi. Pensate alle maison di Bordeaux... Però è necessario applicata questa divisione per calibrare i giudizi... Ciao A

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she-wolf doubtful 2

circa 12 anni fa - Link

Infatti non ne faccio una questione di qualità, ma di metodo.

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Alessandro Bocchetti

circa 12 anni fa - Link

Allora siamo d'accordo... Mi aveva confuso la tua chiusa "Un produttore che controlla tutto lui non è garanzia di “artigianalità”. A volte il control-freak wine-producer è più dannoso che altro" :D Ciao A

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

"A volte il control-freak wine-producer è più dannoso che altro" Dipende da chi è il produttore :-) Manganelli sei entrato a corpo pieno in un roveto spinoso!

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Costanzo D'Angelo

circa 12 anni fa - Link

Artigiani, si chiamano artigiani del vino!

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Lupin

circa 12 anni fa - Link

Io differenzierei L'artigiano per il numero di bottiglie prodotte rapportandolo agli ettari di proprietà. E starei sotto le 150.000 bottiglie . Questa è più o meno, a mio parere,la media grandezza in italia. Nella definizione di artigiano mi viene subito da pensare alla realizzazione di un prodotto artigianale, cioè a un prodotto unico che non può essere standardizzato e prodotto come in una catena di montaggio. Frutto dell'arte del produttore, la grande materia prima e il territorio (clima + cultura).

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

Questo è certamente un industriale, ma forse con il vino non dovrebbe avere niente a che fare. http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-09-08/cernobbio-lavorare-piu-rendere-flessibile-orario-182855.shtml?uuid=Ab3gqZaG&fromSearch

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Nic Marsél

circa 12 anni fa - Link

Mamma mia, che paura ...

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Francesco

circa 12 anni fa - Link

Ancora non hanno capito la differenza tra l'ammontare totale delle ore lavorate e la produttività!

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Horace Terrace

circa 12 anni fa - Link

Certo, Gaja è proprio un vignaiolo puro, basta vedere le sue vigne piemontesi: tutte piantate a rittochino (o ritocchino se preferite), non con il tradizionale cavalcapoggio quindi franose, senza difesa. O il vigneto che fa il Darmagi, da sempre una delle posizioni migliori per il nebbiolo e piantato a cabernet senza tanti scrupoli. Eppoi Gaja sta sempre in vigna, dalla mattina alla sera. Insomma proprio un vignaiolo puro.

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gianpaolo paglia

circa 12 anni fa - Link

no scusa, "ritocchino" proprio non si può sentire.

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Horace Terrace

circa 12 anni fa - Link

Per te che sei tosco. Esci dalla tua Maremma e senti quanti storpiano rittochino in ritocchino.

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gianpaolo paglia

circa 12 anni fa - Link

se li sento gli passo sopra con un ripper a tre ancore

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Francesco Baravalle

circa 12 anni fa - Link

Senza citare nomi e numeri io penso che l'unica maniera per definire un vignaiolo "vero e puro" sia osservandone le mani...tutto il resto e' "aria fritta".

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Luca Ferraro

circa 12 anni fa - Link

e qui parte un applauso ;)

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Per me il vignaiolo è colui/ei che sta nella vigna come il topo nel cacio. Non credo che Franco Biondi Santi abbia mai potato una vite durante tutti i suoi gloriosi novant'anni. Ma guardatelo mentre cammina attraverso i filari, è a casa sua. Lo stesso si può dire di tanti altri più giovani produttori. Quando li ascoltate raccontare di un vino e di una vendemmia particolare, e ne parlano come dei loro figli. Possono essere i proprietari o anche gli affittuari di numerosi ettari, ma conoscono le particelle per nome e cognome. Il vignaiolo è quello che non si vergogna di portarti a vedere la sofferenza di alcune piante e la rigogliosità di altre. E' quello che fino a che l'uva non è in cantina non si sbilancia in giudizi affrettati. Può anche fare delle scelte sbagliate come sistema d'impianto o coltura, ma sono le sue scelte e te le sa motivare. Non importa quanti consulenti abbia, si sente addosso la responsabilità e non si tira indietro. Riguardo a quanto scritto dalla Lupa, si riferiva al significato della parola "artigianale" che definisce una produzione che può anche utilizzare tecnologie moderne, ma da la priorità all'uva e alle sue caratteristiche, senza puntare a macchinari che garantiscono un'omogenietà innaturale.

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Non credo che Franco Biondi Santi sia un vignaiolo. E basta assaggiare il suo vino per capirlo: stranamente pastoso al palato, di acidità inferiore ai suoi vicini, rotondo e vellutato: sembra un prodotto da "atelier di alta moda" piuttosto che un vino. Quest'anno al vinitaly mi ha stupito di più il Pian del'Orino 2007 (che tu mi hai consigliato di assaggiare :-) ), rubino trasparente, grande nerbo acido, varietalità e territorio in bella vista, piuttosto che una verticale di Riserva gentilmente offertami dall'Azienda Biondi Santi.

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carlo

circa 12 anni fa - Link

oddio sentire che il Brunello di Biondi Santi non abbia acidità mi lascia perplesso, e poi stiamo parlando del 2007?

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Caro Don Maximilian y Montes, non finirai mai di stupirmi. Qui bisogna mettere le cose in chiaro, anche se non sarà l'ultima volta. Il mestiere di vignaiolo, o la sua vocazione, non si basa su di un assaggio di un annata. Quello può essere più o meno appagante o più o meno deluente. C'è chi nasce nella vigna o se la ritrova nel patrimonio genetico. E, guarda caso fra questi ci metto anche il Sor Angelo Gaja, gli altri due citati nel post non li conosco personalmente quindi non mi pronuncio. Costoro, i vignaioli per eredità genetica, potranno anche essere malandrini, potranno anche diventare squali della commercializzazione, ma avranno sempre quella presa sulla striscia di terra che passa tra due filari, quel tipo di rapporto con la pianta, il grappolo e l'uva che arriva in cantina che altri, venuti da fuori, non avranno mai. Poi ci sono i vignaioli "chiamati", molti di loro hanno studiato, si sono innamorati, sono diventati fondamentalisti e completamente immersi in un mondo che non hanno ricevuto per eredità, ma trovato lungo la strada. A differenza della categoria precedente, non hanno il distacco, a volte anche cinico, necessario a gestire vendemmia dopo vendemmia. Hanno però la profondità della passione, un talento spontaneo che li aiuta a superare le prime difficoltà, a mettere le basi per quello che dopo anni diventerà un "classico" della loro zona. Basta che sappiano aspettare. Pian dell'Orino è una bella realtà, i proprietari sono persone oneste e competenti, ma vivaddio diamo un po' di tempo anche a loro! Un grande vino ed una grande azienda non si fanno in un giorno, in un anno e nemmeno in un decennio. Entrambe le tipologie io le faccio rientrare nella famiglia dei vignaioli. In effetti, entrambe le tipologie se ne fregano abbastanza di quello che pensiamo noi clienti, degustatori, appassionati. Siamo noi a spaccare il capello in quattro, a dissertare su "quello sì, quello no".

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Ho capito. Hanno imbroccato un annata ma questo non fa di loro un cavallo di razza :-) Sarebbe interessante organizzare una degustazione orizzontale comparativa tra i cosiddetti "grandi" produttori (in stile Gaja o Biondi Santi) e gli altri. Di solito i cosiddetti "grandi" rifuggono il confronto diretto. Un vino ti deve emozionare. E la miniverticale di Biondi Santi che ho fatto mi ha emozionato poco rispetto al costo delle bottiglie. P.S. Potremmo organizzarla noi ;-)

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SirPanzy

circa 12 anni fa - Link

Per affermare questo, quali vini e quali annate hai assaggiato?

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Ci risiamo. Qui non si parla tanto di una o più annate di un vino quanto di cosa fa di un produttore un vignaiolo e non un industriale del vino. Mi sono già espressa a riguardo e non voglio annoiare. Non vedo come una degustazione comparativa fra produttori possa aiutare in questo senso. Ma sono sempre disponibile ad un assaggio di qualità, caro Don Y Montes.

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

@ SirPanzy (e Carlo) Al vinitaly ho assaggiato questi: http://www.cronachedigusto.it/archiviodal-05042011/318-la-degustazione/7909-biondisanti-e-cavallotto-il-racconto-di-due-eccellenze.html La Riserva 1997 me la sono scolata a casa, altre Annate in giro per ristoranti e degustazioni. L'impressione complessiva è che le differenze tra i vari millesimi non siano mai marcate, i vini sono sempre molto simili e si sente sempre il "gusto della casa". Ho previsto comunque a breve termine di effettuare una verticale completa direttamente in azienda, così per avere un quadro completo.

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Riccardo Campinoti

circa 12 anni fa - Link

Ora che ho sentito dellla mancanza di acidita' sui vini di Biondi Santi le ho sentite proprio tutte. Buona Notte.........

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Non ho detto che mancano di acidità, tu chi sei? Ho detto che a pari annata sono meno acidi (e più rotondi) dei vicini. Ovviamente di alcuni vicini non di tutti. Se leggi la mia recensione su Cronache di Gusto vedrai che definisco l'acidità della Riserva 2004 "palpabile". Puoi bere quello che vuoi, nessuno ti obbliga a bere il Pian dell'Orino 2007 o uno splendido Soldera. Ma sii almeno onesto nel commentare.

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Oops Riccardo Campinoti Ragnaie? Magari la prossima volta faccio un po' di pubblicità anche a te. Caschi male. Boni, boni, boni. Fine delle schermaglie :-) [ale]

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Carmelo Limpio

circa 12 anni fa - Link

Che faccia tosta! lo sanno anche i sassi che i vini di Biondi Santi sono PIU' acidi dei suoi vicini. Ancora dieci anni fa il suo enologo storico Berbabei si vantava di lasciare una frazione di malico nei rossi. Dire che sono meno acidi dei vicini è uno sfondone da far arrossire un ragazzino della scuola enologica. Non è una sfumatura è proprio il contrario esatto della verità. E poi hai pure il coraggio di scrivere 'tu chi sei?', 'caschi male'a un produttore... ma chi sei tu, ma chi tte conosce, ma soprattutto studia. Ammazza che esperto!!!

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Mario

circa 12 anni fa - Link

enologo storico Bernabei

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Carmelo Limpio

circa 12 anni fa - Link

Bernabei certo

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Mai detto di essere un "esperto". Sono solo un appassionato. Diffido degli enologi e dei sedicenti esperti. Se mi dai la tua email ti invio i dati analitici. Io le bottiglie me le analizzo in proprio, e tra un po' inizierò a pubblicare i risultati.

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

@Massimiliano Montes "Se leggi la mia recensione su Cronache di Gusto vedrai che definisco l’acidità della Riserva 2004 palpabile." Si, vabbeh, poi me la leggo, intanto evita frasi del tipo "Ma sii almeno onesto nel commentare." Sei ospite in casa d'altri, non lo dimenticare. Grazie A.

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

L'onestà consiste nel non travisare o forzare le mie parole. Io preferisco Soldera a Biondi Santi o Giacosa a Gaja. E lo dico in tutta onestà, senza avere alcun interesse materiale. Potrai non essere daccordo con me, ok. E puoi anche impedirmi di comunicarlo, è nelle facoltà tue e di Morichetti. Questa è casa vostra.

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Per carità, libero di dire quello che vuoi ma modera i toni e gli sfottò nei confronti degli alti lettori. Lo scambio con Campinoti non mi è piaciuto per nulla.

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Silvio Rossi

circa 12 anni fa - Link

Chi tocca Biondi Santi o Gaja muore :-) A montese, Tomacè e Morichè hanno preso le distanze da te subito! E' stato lui. Non non c'entriamo niente! Forza montese! Io sono con te! Frega un cavolo di Biondi Santi e Gaja, ci interessa un dialogo sereno, nient'altro. [a]

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Emanuele

circa 12 anni fa - Link

clapping hands, stomping feet.

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enrico togni viticoltore di montagna

circa 12 anni fa - Link

Personalmente ho parlato con gente che faceva migliaia di bottiglie e mi sono trovato di fronte dei veri vignaioli, poi ho parlato con chi fa anche meno di 10000 e mi sono messo le mani nei capelli, quindi la quantità la escluderei. Per quanto riguarda il reddito, escluderei anche quello perché se uno è bravo a far quadrare i conti, è una sua qualità, è un bravo imprenditore (inteso come tale colui che gestisce ed organizza un'azienda). Veniamo infine alle uve e alla loro proprietà: Giacosa compra uve, le compra dove le comprava sua padre e prima suo nonno, conosce chi le coltiva e conosce la terra da cui provengono, probabilmente segue il viticoltore durante la stagione e si interessa di come vanno le cose, per me è un vignaiolo! Il vero problema sta nell'incipit del post, sta in quelle persone, e sono tantissime, che aprono p.iva, non hanno cantina, hanno terreni in affitto, si affidano al terzista che al momento è più economico (e non a lavoratori dipendenti da formare e inserire nell'organico aziendale), fanno altri lavori e la vigna nemmeno sanno che forma abbia. Però fanno buon vino e lo sanno vendere, ecco questo è il vero problema!

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gianpaolo paglia

circa 12 anni fa - Link

La prima distinzione si può fare rispondendo ad una domanda: è vignaiolo colui che possiede una vigna dalle quale ricava del vino oppure colui che vi lavora anche fisicamente? Vi sono innumerevoli esempi di vini prodotti da persone o famiglie che hanno fatto la storia del vino e che in vigna direttamente non lavorano. Oppure ci sono persone che vi hanno lavorato in una prima fase e poi sono passati ad occuparsi di altri aspetti produttivi. Il vino è un prodotto spesso risultato dell'impegno corale di molte persone, ognuna delle quali porta il proprio lavoro all'interno della produzione. Certamente si può distinguere tra chi fa tutto da solo e chi no, ma non capisco cosa questa distinzione possa aggiungere, o togliere, al prodotto finale.

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alessandro bocchetti

circa 12 anni fa - Link

fare da solo è una cosa... avere il controllo della filiera e decidere in prima persona cosa e come fare è un'altra... ;) Credo che veramente che la differenza l'hanno fatta i protocolli e rinunciare troppo facilmente all'interpretazione... tipica dell'attività artigianale. Un artigiano parte dala materia che ha, la guarda e osserva ed in base alle caratteristiche decide se farla stagionare o aggredirla subito, come plasmarla, in che forma, a quanto venderla e a chi proporla... il vino ti sembra molto differente? :D ciao A

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gianpaolo paglia

circa 12 anni fa - Link

dipende cosa vuol dire avere il controllo della filiera. Un azienda come Concha Y Toro, che produce oltre 100 milioni di bottiglie, ha sicuramente il controllo della filiera, e fior di professionisti che decidono a tutti i livelli, eppure probabilmente nessuno la definirebbe "un vignaiolo" anche se hanno qualcosa come 17.000 ettari di vigna (e probabilmente ne controllano anche di piu'). Il mondo del vino è fatto di tante cose, ma il prodotto finale parla sempre della capicità di colui o coloro che l'hanno realizzato, a prescindere da tutte le considerazioni a monte. Ovviamente ci sono piccolissimi che lavorano male e grandi che lavorano benissimo. Da qui la domanda, dov'e' il punto nel sapere le dimensioni o se il proprietario va a potare la vigna ad ogni stagione?

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alessandro bocchetti

circa 12 anni fa - Link

no, intendo decidere in prima persona da parte del proprietario o dei proprietari tutto. decidere quando, come vendemmiare, quando, come fare i trattamenti, se potare e come, quando imbottigliare, a quanto vendere ecc. La vedo difficile con 100.000.000 di bottiglie :D. Mica troppo difficile da capire, questi sono i produttori artigiani, non necessariamente meglio degli industriali (pensa a Palmer ;) ) ma sicuramente diversi, capaci di fare un vino splendido in un'annata piccola, o di non fare il cru e fare uno splendido base, ecc. Ciao A

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

E' la prima volta che leggo riguardo a Bernabei enologo storico del Greppo. Spero che sia anche l'ultima. L'unico enologo storico di quella proprieta' fu Tancredi Biondi Santi. Suo figlio Franco ha seguito l'esempio del padre, avvalendosi delle consulenze saltuarie di Giulio Gambelli - discepolo di suo padre - e del Dott. Vagaggini. Ma il vino che esce dal Greppo e' soprattutto figlio di Franco Biondi Santi. Ridurlo ad una questione di "acidita' " più' o meno spiccata e' semplicemente ridicolo.

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gianpaolo paglia

circa 12 anni fa - Link

più acido = più buono, il nuovo mantra. O forse è già vecchio pure quello ormai.

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

No Gianpaolo, non è questione di "acidità" altrimenti mi bevo una spremuta di limone e sono appagato. Sopra mi sono permesso di dire che Biondi Santi non mi ha emozionato, e sono stato linciato. Ma è la verità! Così come mi emoziona poco una bottiglia di Sperss di Gaja. La Riserva 1997 di Biondi Santi è quella che mi è piaciuta di più (per quello che ho bevuto io), ma è una bottiglia che ha un prezzo stratosferico. Per molto meno trovo vini che mi emozionano molto di più.

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gianpaolo paglia

circa 12 anni fa - Link

tu sei stato linciato? E cosa dovrebbe dire Biondi Santi che tu hai definito cosi? "Non credo che Franco Biondi Santi sia un vignaiolo." E tu questa affermazione fatta nei confronti di un signore di 90 anni che ha dedicato la sua vita al vino la giustifichi cosi' "E basta assaggiare il suo vino per capirlo: stranamente pastoso al palato, di acidità inferiore ai suoi vicini, rotondo e vellutato: sembra un prodotto da “atelier di alta moda” piuttosto che un vino." Io credo che un minimo in meno di arroganza e un pizzico in più di umiltà sarebbero necessarie quando si parla del lavoro degli altri. Un vino non ti piace? Pazienza, ma rispetta il lavoro e le persone che ci sono dietro per favore.

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Mi dispiace avere suscitato tutto questo scompiglio in "casa altrui". Non era mia intenzione e me ne scuso. Gianpaolo, ho sincero rispetto per il lavoro delle persone, ma spero che questo non mi privi della possibilità di dire che un vino mi emoziona poco. P.S. Non mi è mai piaciuto Ziliani, ed è noto.

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gianpaolo paglia

circa 12 anni fa - Link

tu puoi dire quello che vuoi diun vino, ed è tuo diritto. Non credo che sia tuo diritto dire che uno non è un vignaiolo solo perchè il vino non ti piace, perchè quello non è un giudizio sul vino, ma su una persona. Chiara la differenza?

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Giampiero

circa 12 anni fa - Link

Montes ha la mia piena solidarietà. Tomacelli avete fatto una epic fail, per dirla pulita (avete schiacciato qualcosa di sporco e marrone). Gianpaolo Paglia se Biondi Santi sia o no un vignaiolo è l'argomento del post, mica è off topic! È proprio di questo che si parla!

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Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

E quindi Giampiero uno decide se un produttore e' o non e' un vignaiolo dall'assaggio del suo vino, e' cosi?

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Montes, ora mancano solo le lamentele per il fatto che non ti abbiamo difeso dal "linciaggio" e lo "schema Ziliani" è completo. Ultimo avviso, poi cominciano le ferie. A.

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Giampiero

circa 12 anni fa - Link

Ma siete impazziti? Perché date addosso così al Montes? Su intravino si leggono veramente interventi offensivi e provocatori e non fate nulla. Lui esprime la sua opinione civilmente e lo bacchettate. Spero sia il caldo.

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gianluca bianucci

circa 12 anni fa - Link

Gentile Sig. Montes, cosa significa "io le bottiglie me le analizzo in proprio"? Sull'analisi sensoriale incidono anche gli altri componenti del vino (spesso in contrapposizione) e non può essere ridotta a una mera quantificazione numerica. Se non fosse così non servirebbe la bocca, ma un semplice laboratorio di analisi. Non si trova d'accordo?

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Carmelo Limpio

circa 12 anni fa - Link

Hai proprio ragione Nelle Nuvole, sorry! molti anni fa partecipai a una degustazione AIS guidata da Cernilli con Franco Bernabei, lui disse che nei suoi rossi di Felsina lasciava del malico 'come in quelli di Biondi Santi'. Su quel ricordo mi sono confuso. Ma che in quei Brunello manchi l'acidità, per carità....

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Dai Montes coraggio, il mio lontano cugino Franco Biondi Santi é un gran signore e non é permaloso, per cui avrebbe preso i tuoi commenti con un bel sorriso invitandoti a provare un'altra bottiglia. Tra viticoltori veri (cara Nelle Nuvole, per esperienza personale ti assicuro che può insegnarti a potare le viti, e anche a innestarle se é per questo) si fa così.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Mah, se lo dici tu ci devo credere per forza. Riguardo alla sua non-permalosità sono d'accordo. Una volta gli trinciai una mezza dozzina di viti vecchie piantate sulla greppa vicino al piazzale. Avevo parcheggiato la mia mitica R4 senza freno a mano e questa pian pianino se ne scese triturando le piante. Il mio commento fu "Renault, muoversi oggi" (cit. l'allora campagna pubblicitaria). Lui si fece una risata un po' verdolina e mi perdonò.

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Grazie Stefano. Accetto la bottiglia da parte del tuo lontano lontano cugino (anche se penso che farò una verticale completa, a pagamento, in azienda, magari sotto pseudonimo). Vedi, il mondo del vino è strano. Se un film presentato ad una mostra viene stroncato dalla critica non succede nulla. Anche i giornalisti cinematografici sono molto più "critici" di quelli enogastronomici, ed usano spesso parole pesanti come il piombo. Dei vini si può solo parlare bene, o tutt'al più non parlarne. Altrimenti apriti cielo! Soprattutto dei "big". Certo, ogni tanto mi stupisco anche di Intravino; ma voglio pensare, come ha detto qualcuno, che sia solo il caldo.

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Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

MM, per favore! Te lo ripeto, santa miseria! NESSUNO di noi qui si crea problemi se non piace questo o quello. Se dici qualcosa che va contro il parere di molti ben informati, sei tu a perdere credibilità perché a me interessa zero. La smettiamo con l'atteggiamento dell'accerchiato? C'è solo una risposta possibile, a questo punto. L'UNICA cosa che ci teniamo a preservare è la civiltà del dialogo, perché non sono le opinioni dissonanti a disturbare ma atteggiamenti arroganti e mancanza di rispetto per gli interlocutori. Siccome a nostro giudizio ogni tanto si trascende, cerchiamo di intervenire per non far deragliare una discussione interessante. E siccome questo spazio lo gestiamo noi purtroppo TUTTI devono fare i conti con tare e sensibiità che ci troviamo. TUTTO QUI. Parentesi chiusa. Chi vuole riprendere il filo del ragionamento su artigianato e industria è ben accetto, chi ha da battibeccare e altro va nello spam e fine della storia. Ben accetti i commenti di tutti ma i paletti li mettiamo noi, ove necessario.

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Luca Lana

circa 12 anni fa - Link

Tu esprimi candidamente la tua opinione ma purtroppo tocchi interessi economici. C'è chi col vino ci campa la famiglia, soprattutto grazie alle vendite indotte da produttori molto richiesti ed economicamente penetranti come Gaja e Biondi Santi. Credo che sia normale che un blog come intravino si preoccupi, pur nel rispetto della libertà, di fare sistema ed arginare critiche come le tue, che in un periodo di crisi come questo rischiano di far perdere posti di lavoro. Poi ci sono le posizioni personali come quelle di Alessandro Morichetti, forse influenzate dalla sua attuale situazione geografica e lavorativa.

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e le critiche fatte da Montes non sono state censurate. La questione sta tutta nei modi e nella maleducazione di chi provoca a bella posta e poi denuncia un linciaggio che lui stesso ha perpetrato contro altri. Di più: l'atteggiamento da "lei non sa chi sono io" usato contro altri commentatori (che pure avrebbero più titoli per parlare di Montes) qui funziona poco o punto. Dopodichè non credo che Intravino o i commentatori possano spostare di un centimetro le sorti dell'azienda Biondi Santi. Era lì prima di noi, ci sarà ancora dopo di noi.

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

"Mai detto di essere un “esperto”. Sono solo un appassionato." "Mi dispiace avere suscitato tutto questo scompiglio in "casa altrui". Non era mia intenzione e me ne scuso." Più di questo che debbo fare??? Tagliarmi le vene?...

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Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Ok. Stop.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Tu sei buono, e ti tirano le pietre sei cattivo, e ti tirano le pietre qualunque cosa fai, dovunque tu andrai tu sempre pietre in faccia prenderai! Antoine, 1967

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Alessandro Dettori

circa 12 anni fa - Link

"Differenza che, espressa in termini diversi, potrebbe voler dire che sono veri vignaioli quelli che, spessissimo, sono praticamente autorizzati a non pagare le tasse, mentre sono capitalisti (padroni, impresari, datori di lavoro) quelli che sono sottoposti a normale contribuzione aziendale. " Egregio signor Vittorio Manganelli, questo suo pensiero non corrisponde a verità. Noi Aziende/Società agricole paghiamo le tasse sempre e comunque. Da sempre paghiamo le imposte dirette in base al reddito agrario. Questo può risultare apparentemente basso ma comunque sempre molto più altro della maggior parte di reddito dichiarato dalle società commerciali (interessante leggere le classifiche annuali sul Sole 24ore). Infatti per noi "agevolati" non esistono costi deducibili per il Fisco e quindi non possono esserci tutti i giochetti fiscali noti oramai ai più. Si pagano le imposte anche quando il bilancio chiude in negativo. Per non parlare poi dell'Iva. Anche questo fronte il Fisco non prende in considerazione i nostri costi e quindi l'Iva a credito. Sul nostro fatturato (che è tutto dichiarato, il vino si spedisce con corriere, pertanto ogni transazione è tracciata dall'Agenzia delle Entrate) si applica l'aliquota netta dell'8,70% di IVA DA VERSARE. Con questo sistema paghiamo sempre e comunque le imposte, in utile o in perdita. Per non parlare del sistema fiscale "agevolato" degli agriturismi. Costi o non costi, deve essere dichiarato come reddito imponibile il 25% del fatturato. L'Iva da versare è sempre e comunque il 5% del fatturato. Non ci sono costi, trucchetti, finzioni.... si paga sempre e comunque.

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Luca Lana

circa 12 anni fa - Link

Ho trascorso abbastanza vendemmie per potermi permettere di prendere le distanze dalla incredibile arroganza e prepotenza di Tomacelli e Morichetti. Non avevo mai visto nulla del genere, e mi dispiace per Manganelli che conosco e consiglio di migrare verso altri lidi. Luca Lana, enotecaro piemontese (non vorrei essere tacciato di anonimità).

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

"incredibile arroganza e prepotenza"? Ci sta leggendo con gli occhiali in 3d? P.s.: piacere di conoscerla.

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Tommaso Farina

circa 12 anni fa - Link

La cosa più carina che riesco a dire in calce a questo post è che ci sono commentatori che sembrano in preda al complesso di Erostrato.

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Emanuele

circa 12 anni fa - Link

Quoto. E' triste riscontrare che il tempio di Artemide a Efeso non susciti un minimo di sense of wonder.

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Giampiero

circa 12 anni fa - Link

Compreso quei megalomani di Biondi Santi e Gaja. E chi crea un post "a tema" per dimostrare che Gaja e Biondi Santi sono vignaioli e non imprenditori. E massacra chiunque si permetta di smontare la tesi precostituita. Se Gaja e Biondi Santi sono vignaioli e non imprenditori e grandi commercianti del vino, allora l'imprenditore non esiste! Siamo tutti vignaioli, evvivaddio! Da Cotar a Gaja, da De Franco a Biondi Santi! Tutti insieme e volemose bene!

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sergio molino

circa 12 anni fa - Link

vorrei inserire qui uno degli artigiani del vino di langa, claudio alario da diano d'alba, un vignaiolo duro e puro, e' baricentrico rispetto a gaja, giacosa (falletto) e rivetti (leone) e le vigne le lavora tutte lui, di persona, le fiere e le degustazioni le batte tutte lui, di persona, 30 - 40 mila bott. all'anno, 3b, 5g, corone e quant'altro. Forse gli manca il cavallo, appena rivetti lo vende lo convinco a comprarlo.

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jovica todorovic (teo)

circa 12 anni fa - Link

non mi è chiaro se per essere bravi vignaioli sia necessario essere dei pessimi imprenditori oppure è fatto divieto assoluto, pena 10 Ave Maria, pensare all'idea di convivenza tra vinaioli e imprenditori. Io ci penso spesso e credo che la quadratura del cerchio sia possibile. ...certi commenti mi fanno sorridere ma sono davvero avvilenti....

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Giampiero

circa 12 anni fa - Link

Nel film di Lina Wertmuller "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" Giancarlo Giannini chiamava la ricca Mariangela Melato "bottana industriale". Tu ti sei inventato il "vignaiolo industriale". Che poi è la stessa cosa.

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

"vignaiolo industriale = bottana industriale" ma veramente tu pensi che con questi argomenti stai facendo una discussione civile e sensata? Mi piacerebbe sapere cosa fai tu di lavoro per poter buttare palate di fango su gente che ha la sola colpa di non lavorare nel modo che piace a te.

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Giampiero

circa 12 anni fa - Link

Io non ho detto che “vignaiolo industriale = bottana industriale", è una tua deduzione. Io ho detto che è lo stesso modo sarcastico di definire i "confindustriali". Vediti il film. Il vino non si fa solo per soldi.

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

certo, definire qualcuno "bottana" e' scarcastico da morire.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Non é un tantinello superato dividere il mondo in buoni = lavoratori manuali e cattivi = industriali? Via, se proprio si deve essere manichei suggerirei categorie più alla moda come buoni = ecocimpatibili contro cattivi = chimici a oltranza. É parimenti cretino, ma almeno è più moderno.

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kseniya

circa 8 anni fa - Link

Buongiorno, io vorrei sapere quando un azienda o cantina vinicola viene considerata industriale? Quanto bisogna produrre o quale è la norma che distingue industriale-artigianale? Si può produrre in modo industriale del buon vino, ed è davvero un concetto che più si lega alla quantità e non alla qualità?

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