Pessac Leognan: i bianchi delle Graves 2017 e i rossi 2012 ripagano nel tempo

Pessac Leognan: i bianchi delle Graves 2017 e i rossi 2012 ripagano nel tempo

di Andrea Gori

Tra i territori meno conosciuti del bordolese in Italia e, colpevolmente ma anche fortunatamente, ignorato dai grandi bevitori di etichette, Pessac Leognan si è presa negli ultimi anni diverse rivincite commerciali e qualitative, riuscendo a sviluppare un mercato di vini bianchi remunerativo e intrigante per una tipologia altrimenti snobbata nel resto del Medoc. Nonostante la tremenda gelata del 2017, qui il terroir pare meglio attrezzato a sopportare grandi caldi e stagioni in divenire, aprendo buone prospettive per il futuro e difatti molti sono stati gli investitori stranieri a puntare direttamente qui. Nel corso del tour con Millesima, in occasione dei Late En Primeurs 2017 (e qualche 2018), siamo stati ospitati nel bellissimo Chateau Malartic-Lagavriere (qui un gran pezzo di Neal Martin per conoscerne la storia), dove abbiamo assaggiato i bianchi 2017 e i rossi 2012, già assaggiati 5 anni prima sempre in quel di Bordeaux, con sorprendenti conferme e strepitosi passi avanti per complessità e godibilità. E con la riprova che tra i bianchi si può davvero comprare benissimo e godere alla grande.


2017 Pessac Leognan bianchi

Una vendemmia precoce per via dello stress idrico (simile a quanto successo in Italia al centro nord) iniziata a fine agosto (invece che la classica data di metà settembre)  ha comunque salvato i vini dalle piogge che hanno diluito e compromesso parte della qualità dei rossi. Grande aromaticità (anche se poca quantità) soprattutto per i sauvignon blanc, con frutto pulito e grande equilibrio tra note floreali e fruttate e non solo terpeniche di bosso e ramo di pomodoro. Semillon con ottima maturazione e ricchezza, qualche volta grassi ma pronti a fare la loro parte nei blend.

Chateau Cohuins – sauvignon blanc 98%, e tocco di 2% di sauvignon gris
Pera williams e pesca bianca con qualche traccia tropicaleggiante, in bocca si esalta anche il floreale e la freschezza complessiva, piace eccome. 91
Chateau Bouscaut – sauvignon blanc 68%, semillon 32%
Fresco, piccante, anice e lemon curd, semplice e scattante. 88
Chateau Olivier – sauvignon blanc (75%), semillon (23%) e muscadelle (2%)
Belle note di pesca bianca e zagara, sapido e croccante, finale per niente banale. 89
Chateau Carbonnieux – sauvignon blanc (55%) e semillon (45%)
Affumicato sapido e netto, finale saporito e lunghissimo dove tornano a più riprese agrumi e freschezza rimarchevole. 90
Domaine de Chevalier – sauvignon blanc (70%) e  semillon (30%)
Conferma la sua fama da numero uno della zona con un passo opulento ma misurato con note di mirabelle, yuzu. Lunghezza e potenza con tracce sapide splendide. 95
Chateau Smith Hauth Lafite – semillon e sauvignon blanc quasi in parità e anche un tocco di sauvignon gris
Bella speziatura, grassezza di frutto ma in un contesto elegantissimo,  grande eleganza e misura. 92
Chateau Malartic Lagavrière sarà che gioca in casa ma è davvero ottimo e convincente  con il semillon (20%) che aggiunge esoticità e larghezza al sauvignon blanc agrumato e con belle note di erba fresca. Equilibrato e succoso, già una  bellissima bevuta. 93


2012 Pessac Leognan Rossi

Nel 2014 scrivevo: “La 2012 è un’annata in realtà ottima, in generale, per i bianchi del Pessac Leognan e Graves, più che per i rossi che hanno avuto grandi risultati con il Merlot più che il Cabernet: la sua maturazione precoce non ha sofferto i settembre-ottobre piuttosto incerti che hanno caratterizzato il 2012. Quindi, teoricamente, ottime le prove di St. Emilion e Pomerol piuttosto che Margaux e Pauillac, ma come sempre le risorse tecnologiche ed enologiche degli Château fanno la differenza a questi livelli. Particolarmente ben riusciti, nei nostri assaggi nella cantina di Millesima, sono risultati ad esempio i vini di Margaux (…) ma sempre di più si fa strada la convinzione che con i mutamenti climatici e tecnologici la vera nuova grande miniera del Bordeaux futuro sarà sempre a sud, ovvero Graves e Pessac Leognan in generale, su cui torneremo senz’altro.”

Chateau Pape Clement – signorilità, potenza ed eleganza sussurrata, note speziate di Arrakis e sottobosco, pepe e carrube, tannino splendido ed emozionante in un sorso finissimo scuro ed estrattivo, ma che prelude ad un futuro spettacolare ancora da svelarsi.  94
Chateau Smith Haut Lafite – spezia, ribes, torrefazione, fruttato giovane e sapido, fragole in confettura e tannino agile soffice e carnoso. 93
Chateau Olivier – piccante senape e vegetale, more di rovo, bocca di datteri e alloro, tannino polveroso e sottile. 88
Chateau Malartic Lagravière – ancora in fase fruit bomb, pepe e more, liquirizia, talco, bocca pulsante e succulenta, tannino splendido e giovanile. 92
Chateau Latour Martillac – ampio e balsamico, noci, senape e mirtilli, tannino splendido con chiusura indefinita. 93
Chateau Haut Bailly – naso tranquillo, poco intenso e cosmetico di lavanda e acqua di colonia inglese, musk e peperoni, sorso morbido con alcol appena in eccesso. 90
Chateau Fieuzal – macchia mediterranea, senape, carrube, prugne e ginepro, bocca agile e piccante pulita con una freschezza ammaliante che fa tandem con un tannino preciso. 93
Domaine de Chevalier – sontuoso e ammaliante, balsamico pepato e fruttatissimo, grande legno, pomodoro confit e tocchi agrumari, tannino roccioso e intenso. 95
Chateau Couhins Lurton – 80% merlot 20% cabernet sauvignon, elegante, sapido senza esagerazioni fruttate, sorso agile e piccante, tannino fresco e spedito. 87
Chateau Carbonnieux – smalto e liquirizia, alloro e fumè, tostature spinte, frutto scuro, bocca di classe ed energia ma con frutto ancora legato da legno. 89
Chateau Bouscaut – vinoso, ciliegie, liquirizia e amarena, tocco di alcol, ginepro e bergamotto, in bocca ha tensione e sapidità anche se manca un po’ di centro bocca. 87

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

2 Commenti

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vinogodi

circa 5 anni fa - Link

...nein Haut Brion?

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Andrea Gori

circa 5 anni fa - Link

magari! ma a occhio direi che sta 2-3 punti sopra i migliori di questo... mancava anche La Mission Haut Brion, il mio preferito ever

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