Perché i vini al supermercato hanno prezzi pazzi e tu non puoi farci niente tranne mugugnare
di Fiorenzo SartoreCome siamo messi a scontrini pazzi quest’estate? Io sono fuori dalla scena foodblog quindi non sono molto aggiornato, ma mi pare che la febbre agostana per l’indignazione da scontrino sia calata. E mi fa anche piacere. Ultimamente invece nei miei ritrovi sociali (no, non è ancora la bocciofila, parlo di Facebook) incontro volentieri cose come queste:
Si tratta, come vedete, di un topic immortale, i prezzi pazzi da scaffale al supermercato. I vigneron o gli eno-filiaci che postano queste foto hanno un sacco di ottime ragioni per stracciarsi le vesti: insomma, per citare solo l’immagine qua sopra, noi ci bulliamo infinitamente di bollicine col fondo, e poi ne trovi una a novantanove centesimi la bottiglia? E che diamine, chiaro che uno scazza male.
Anzi quando si postano foto così, è facile che i commenti prendano velocemente una piega fatalista del tipo “c’è di peggio”:
Quando Natalino Balasso parla di quel che beviamo noi enomaniaci dice “alcolici dai prezzi inspiegabili” (per dire che spendiamo degli spropositi, se non fosse chiaro). Sarà che gli opposti si toccano, ma anche certi prezzi bassi sono difficilmente spiegabili. E siccome il virus contagia ogni denominazione, con gli esempi potremmo continuare all’infinito. Ecco che accade al sangiovese romagnolo:
Quindi insomma, com’è possibile? Come mai? Che succede? Qual è il senso della vita?
Per come la vedo io le dinamiche dei prezzi nei supermercati, segnatamente quelle riferibili ai vini, sono regolamentate da un furore caotico che a confronto il big bang pare il soggiorno di mia suocera. Tra le possibili spiegazioni me ne vengono in mente tre. Può infatti succedere che:
1. I vini si vendono sottocosto. Non importa quanto sia stato pagato il prodotto all’origine, da queste parti la vendita sottocosto apparentemente è proibita tranne eccezioni regolate da una legge, Dpr 6 aprile 2001 n. 218, per il quale il sottocosto “è consentito solo un massimo di tre volte l’anno, previa comunicazione ufficiale almeno dieci giorni prima dell’intervento”. Insomma non si può tranne quando si può.
2. Il produttore si cala le braghe. Questa elegante formula tecnico-commerciale che non troverete nei manuali di economia fa riferimento alla possibilità che, in effetti, chi produce decida di liberarsi di partite a volte anche ingenti a prezzi inconfessabili, quindi quel vino finisca sullo scaffale a cifre imbarazzanti. Pochi maledetti e subito.
3. Il vino venduto a cifre imbarazzanti vale, in effetti, davvero quel prezzo. È il caso in cui diciamo “circolare, non c’è niente da vedere”.
Però tutto questo per me determina anche un altro inconveniente. Laggente, quando vede un certo prezzo, finisce per non ammettere più altri prezzi. Siccome è vero quel che dice un mio amico (“il prezzo sorgente è quello che uno paga”), è altrettanto vero che chi paga due quello che vale sei, avrà definitivamente fissato in due la cifra/valore di quel bene. Dopo sarà molto difficile modificare la percezione, e spiegare il concetto.
Le immagini sono state lietamente grabbate qua e là ma se qualcuno si lagna basta dirlo che le cancello, poi però vi cancello pure dagli amici.
17 Commenti
Michele Antonio Fino
circa 8 anni fa - LinkFiorenzo, aggiungi solo la variabile tempo. Ad Agosto bisogna far posto...
RispondiFabio Anedda
circa 8 anni fa - LinkTi sei dimenticato anche le aste giudiziarie. Ho partecipato ad un'asta di vini e circa 14.000 bottiglie se le è aggiudicate un noto supermercato al prezzo di 1 €/bottiglia
RispondiGiulia Ragni
circa 8 anni fa - LinkQuello che mi fa girare più le balle è che sono tutti o quasi prezzi che finiscono con la cifra "9". Io quel centesimo di resto non lo voglio, ché poi mi si incastra negli angolini del portafogli e non lo caccio più. Viva il sur lie a 1 euro e il sangio a 1,70.
RispondiMarco
circa 8 anni fa - LinkLa foto del Sangiovese l'ho fatta io a fine luglio 2016 in un discount di un paese tra Bressanone e Dobbiaco. Non mi lagno assolutamente, hai fatto bene a prenderla. Scrivo solo per rendere attuale e certo il dato di una DOC a 1,69.
RispondiFiorenzo Sartore
circa 8 anni fa - LinkGrazie, ti confesso che avevo chiesto autorizzazione al titolare della bacheca fb dove l'ho incrociata ma non ho indagato oltre.
RispondiPaolo
circa 8 anni fa - LinkSe ho inteso bene, il sottocosto deve essere chiaramente indicato, quindi le etichette in foto non semberebbero riguardare questo caso. Mentre, a mia conoscenza, i primi due commenti richiamano situazioni più comuni. Non frequenti, ma possibili. Proprio su queste pagine avevo letto, alcuni anni fa, di incredibili prezzi del nebbiolo a fine estate, per predisporre l'imminente vendemmia. Ovviamente quell'anno non riuscii a muovermi verso le Langhe per fare rifornimento, oimè.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 8 anni fa - LinkA suo tempo Cavour diceva "libera chiesa in libero Stato", e oggi tutto il mondo dice "libero prezzo in libero Stato". Certo, sarebbe bello essere sicuri che il frutto di tanto lavoro, tanti sacrifici e tanto tempo, ovvero il nostro vino, non venisse sputtanato da sottocosti o da ricarichi ridicoli, ma realisticamente pensate che si possa ottenere? Dai, qualunque cosa diciamo o facciamo prevarrà sempre l'interesse dei consumatori ad avere il miglior prezzo, la libertà di commercio (vendo a chi mi pare e al prezzo che mi pare, e non rompetemi tanto i ....!) e il libero mercato. Principi che tutti noi troviamo sacrosanti quando ci troviamo a comprare ottime verdure a pochi centesimi, ma troviamo osceni quando ci danneggiano come produttori o negozianti.
Rispondimarcello
circa 8 anni fa - Linksalve alcune volte le catene obbligano i fornitori ad offrire prodotti x fare promo, sottocosto etc etc , altrimenti non li fanno entrare negli scaffali con i loro prodotti, vedi il caso albano carrisi marcello
Rispondisergio
circa 8 anni fa - Link"caso albano carrisi marcello". Ricordo anche le assurde proteste dei blog e di slow food.
RispondiWine Roland
circa 8 anni fa - LinkSe non mi sbaglio, lo sfuso dalla Spagna viene su a 0.27-0.35 €/litro, e nel 2015 ne abbiamo presi 1,5 milioni di hl. Da qualche parte dovrà pur finire
RispondiCapex
circa 8 anni fa - LinkAl Lidl per esempio; qualsiasi vino ci compri ha la medesima etichetta sul retro della bottiglia.
RispondiPeter pin
circa 8 anni fa - LinkDovete esaminare il retro e scoprirete l'arcano, possibile che ancora non vi siete accorti ? Leggete bene !! Il vino a pochi centesimi c'è sempre stato, ricordate il tavernello ? Sono tutti vini da tavola!!!!!!!!!!!
RispondiPete, no, sono a denominazione, anche, suvvia. [F.]
Capex
circa 8 anni fa - LinkQualche mese fa, su Intravino, il Chianti Classico alla Lidl a 3,50 € rivelatosi acquistato presso Castelli del Grevepesa.
Rispondiantonio
circa 8 anni fa - LinkPoi ci sono anche le situazioni comiche, un mio cliente Olandese vede sullo scaffale una nuova etichetta di Barolo a 7 Euro/bt, la compra per curiosità e aprendola trova il tappo personalizzato di una cantina piemontese "traditional cult" i cui vini sono spesso stati commentati su Intravino :-) Per la serie quando svendi vino già imbottigliato ma non etichettato, ricordati del tappo personalizzato!!!! Il grosso problema nasce dal fatto che l'Olandese in questione era uno degli importatori dell'etichetta principale che aveva pagato la stessa annata, quindi lo stesso vino ben 18 € a bottiglia franco cantina, immaginate la telefonata successiva alla scoperta!!!!!
RispondiDenis Mazzucato
circa 8 anni fa - LinkVado un pochino OT ma neanche tanto. Secondo voi com'è possibile che siti online vendano a prezzi più bassi della cantina stessa (lasciando stare le spese di spedizione)? Mi è capitato recentemente di trovare un vino (un vino conosciuto, di cui avete parlato anche voi) a 13.20 euro online (sito stranoto e bottiglia non in promozione) e lo stesso vino, stessa annata, a 15 in cantina. A me sembra assurdo...
RispondiFiorenzo Sartore
circa 8 anni fa - LinkMeno assurdo di quello che sembra, tuttavia. Non so a che vino ti riferisci ma quel che segnali non è insolito. Serve un mix di condizioni perverse (o favorevoli... dipende dal punto di vista. Il consumatore che compra online per esempio la vedrà assai positivamente). Nel caso serve, per esempio, che il produttore abbia adottato una politica commerciale per la quale in azienda vende, al cliente occasionale, a prezzo molto alto, tecnicamente ad un prezzo pure maggiore rispetto a qualsiasi enoteca. Tralascio per brevità ogni considerazione su questa policy, ognuno tragga le sue conclusioni (e ognuno, vi ricordo, a casa sua fa ciò che crede), ma se a questo aggiungi uno profilo di ricarichi turbo-aggressivi da parte dell'e-commerce che ha già pagato meno il prodotto e lo rivende con ricarichi simbolici, ecco ottenuta la tempesta perfetta. Se ci pensi in definitiva non sono configurazioni molto diverse dalle policy caotiche dei prezzi in GDO che a fronte di certe fluttuazioni rappresentano, in effetti, turbative di mercato. Ma nuovamente, e come già segnalato, per uno che dice "turbativa di mercato" ci sarà qualcun altro, il cliente in questo caso, che sarà ben contento. E ancora una volta mi tocca concludere che è un mondo complicato.
Rispondiandrea
circa 8 anni fa - LinkA me sembra un chiaro invito a non venire a rompere le scatole in azienda. Con i vini altoatesini e' la norma.
Rispondi