Passeggiando tra i miti di Borgogna

Passeggiando tra i miti di Borgogna

di Daniel Barbagallo

La degustazione organizzata oggi dall’amico Marco, che ringrazio per l’invito, è un’ideale passeggiata tra alcuni dei più celebrati cru di Gevrey Chambertin di grandi vigneron, in annate diverse.
La cosa mi piace perché è stuzzicante e, così facendo, è più facile sfuggire alle dinamiche di esasperati confronti e paragoni che, per l’amor di Dio, ci stanno, ma mi affascinano poco e talvolta proprio mi annoiano.
Preferisco bere ogni vino assaporandone l’unicità, dedicando pochissimo tempo alle classifiche.

Come sempre c’è il vino della giornata e ne parlerò subito, poi c’è quello da cui ti aspettavi di più, e quello su cui non avresti scommesso due soldi ma ti ricorda che, alla fine, al di là delle prestigiosissime etichette, della storia e del manico del produttore, l’ultima parola spetta solo e unicamente al calice.

Lì si nasconde la verità, non esistono alibi, non esistono “sì, ma… però”. Il bicchiere non mente mai .

Ora sono solo e sto rientrando in auto, è arrivato il momento delle conclusioni e sia la mente che la pancia mi portano nello stesso bicchiere: il Clos de Bèze 2006 di Rousseau. Oggi le gerarchie sono state rispettate ma non è sempre così, anzi.
Il vino è dolcissimo, si sviluppa subito sui piccoli frutti rossi che brillano per nitidezza (vero marchio di fabbrica di Rousseau), spiccata mineralità e profondità abissali. Ipnotico, direi. Cannella, cuoio e pungenti rimandi balsamici.

La bocca è pura poesia, con tannini in perfetta fusione e finale interminabile che lascia la malinconia, visto che non sono bottiglie che si possono bere spesso.
Una vera e propria spremuta di Borgogna. Ciò che mi ha colpito di più è stato il mix tra raffinatezza e materia, che erano in equilibrio perfetto tra di loro. Per ciò che mi riguarda, un vino assoluto di rara complessità .

Lascio alcune note sugli altri vini, dalla qualità generale molto alta: in più di un caso, le bottiglie sono andate sopra le mie aspettative.

Chapelle Chambertin 2006 Rossignol Trapet
Il produttore è uscito dai miei radar da una quindicina di anni, non che non mi piacesse, semplicemente ne preferivo altri e non si può seguire tutti, per ragioni di tempo e portafoglio. Comunque oggi mi regala un vino rock senza compromessi né piacionerie, il più terroso di tutti, con radici, china, pochissimo frutto e poche grassezze, intransigente. Mi è piaciuto molto.

Latricières Chambertin 2009 Trapet
Altro registro, l’ampiezza dell’annata è domata da una mano sapiente, vino ricco di sfumature, solare, molto floreale e agrumato con una piacevole nota di the, dal sorso leggiadro e dal finale delicato. Bellissima bottiglia da godere appieno ora. Vino Romantico.

Charmes Chambertin 2005 Guyon
Che sia più o meno nelle vostre corde, la 2005 è l’annata delle annate, e si sente; la parte olfattiva impiega molto tempo per regalare accenni di classe, si percepisce solo a sprazzi ma la qualità è indubbia, forse solo un’apertura anticipata di diverse ore lo avrebbe aiutato. L’ingresso del vino al palato fila dritto come un fuso, non è tempo per lui ma quando arriverà il suo momento saranno scintille.

Clos Saint Jaques Fourrier 2006
Uno dei vini più espressivi e comunicativi della giornata, purissimo e ammaliante, naso in alta definizione, note sapide e di carbone, frutto succoso, tantissima energia. Un vino pulsante, perfettamente compiuto in bocca ma in grado di sostare in cantina ancora a lungo. Certezza assoluta.

Chambertin Clos de Bèze 2009 Drouhin-Laroze
Bottiglia senza difetti ma senza nessun sussulto, fa il suo compito, si beve facilmente ma si dimentica ancora più facilmente: da un cru come questo ci si aspetta molto ma molto di più. Ni.

Mazis Chambertin 2004 Dugat -Py
Millesimo poco amato in generale da tutti ed effettivamente problematico, ma negli ultimi anni le sorprese dai grandi Domaines non sono mancate, e questa annata è stata archiviata troppo presto come infausta.
Dugat-Py è per me una sorta di Attila, al suo passaggio poche cose rimangono indenni e questo Mazis non fa eccezione: fumoso, giocato sul frutto scuro, more di rovo in primis, legno perfettamente integrato e un sorso pieno e vibrante. Per me, uno de due vini del giorno insieme al Clos de Bèze di Rousseau. Amore al primo sorso.

Triade Rousseau.

Il primo è il Clos Saint-Jaques 2011, leggiadro e dinamico, anch’esso figlio di un’annata minore ma perfettamente in linea con quello che ci si aspetta da questo che, nei fatti, è praticamente un grand cru.
Apre su una netta fragolina di bosco e forte balsamicità, non smette di crescere nel calice regalandomi più di un sussulto. Purezza e slancio.
Del Clos de Bèze 2006 ho già parlato prima, e ora veniamo allo Chambertin 2004, una bottiglia splendida, che sopperisce a un deficit di materia con una precisione chirurgica dei dettagli, va dritto al punto e, per ciò che mi riguarda, nella sua atipicità è una versione molto migliore di altre. Tannini stupendi per un vino che regalerà grandi sorprese a chi lo incontrerà in futuro. Vino unico nel suo genere.

Peccato per un Rouchottes 2005 di Pacalet non tappato ma compromesso, di cui non parlo perché non avrebbe senso, e due bottiglie stupende extra Gevrey. Ma di quelle parleremo poi in separata sede.

È stata una grande domenica, i vini hanno regalato emozioni, alcuni erano veri e propri gioielli, e i commensali hanno impreziosito la giornata con amabili chiacchiere e risate.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

35 Commenti

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...sempre un piacere incrociare con te e gli altri amici i bicchieri...

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...pensavo , in tutta sincerità, criticassi la metodologia poco ortodossa e poco significativa statisticamente ,applicata nell'occasione, che ha inficiato il risultato degli assaggi e il conseguente giudizio espresso...

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Spetnat

circa 2 anni fa - Link

Ci risiamo con sti post per ricchi e facoltosi. A noi poveracci non ce ne può fregar di meno delle vostre bevute per pochi eletti

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Giacomo

circa 2 anni fa - Link

In effetti è un po' come sentire raccontate al bar le millantate scopate di terzi, o Farinetti e Petrini disquisire di insalata già pulita o di quando mangiavano la cioccolata (poca) con il pane, nell'immediato dopoguerra. Due coglioni....

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vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...da quello che mi hanno raccontato , non c'erano né ricchi , né facoltosi ma tutto all'insegna della rilassatezza e sobrietà . Solo appassionati . Certo , una certa impressione è umanamente comprensibile , nell' avere per un giorno come cameriere Flavio Briatore e al servizio dei vini Jeff Bezos perchè, a sentir loro , non si potevano permettere di sedere a tavola...

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andrea celant

circa 2 anni fa - Link

cambiate registro: questi vini non sono per noi persone normali, poi se vi abbandoniamo restate in 4 gatti...comunque, contenti voi! Però è un insulto in tempi come questi parlare di vini per ricchi spendaccioni: datevi una regolata, per cortesia

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Roberto1976

circa 2 anni fa - Link

Dire che su un blog/forum su vini non ci debbano essere articoli come questo perché la maggior parte dei lettori non si può permettere bottiglie di Trapet, Dugat-Py, Rousseau e altri (e faccio parte di questa maggioranza) è come sostenere che ad es. quattroruote non debba pubblicare articoli sull'ultima ferrari o sull'ultima lamborghini, dato che la maggior parte dei lettori si può permettere soltanto una ford fiesta, oppure che il settimanale/mensile ecc. di turismo e gastronomia non si possa occupare di alberghi 5 stelle né di ristoranti di alto livello perché la maggior parte dei lettori può permettersi soltanto l'albergo tre stelle e ogni tanto la cena in osteria... Se poi uno lo trova offensivo, può sempre non leggere l'articolo. Io come lettore ringrazio Barbagallo per i suoi articoli, che a me piacciono non poco.

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Francesco 'frapiant' Piantoni

circa 2 anni fa - Link

ho scritto la mia risposta nella pause del lavoro e non avevo visto il tuo commento, perdonami. abbiamo usato lo stesso paragone, spero tu abbia un'auto piu' trendy della mia fiat punto...

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Roberto1976

circa 2 anni fa - Link

Figurati. Secondo me non siamo stati gli unici a pensare a un simile paragone (come si vede anche dal commento di Nelle Nuvole). Quanto all'auto.. avevo solo una bicicletta, ma me l'hanno rubata (Milano è una città pericolosa)

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Pacalet bevuto una volta sola inverno scorso (Ruchottes Chambertin 2004): un poco 'polveroso', non equilibratissimo e tutto sommato bottiglia dimenticabile. Forse infanticidio, forse boccia sbagliata ma non mi ha convinto.

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Francesco 'frapiant' Piantoni

circa 2 anni fa - Link

Io non capisco questa avversione alle grandi bicchierate in cui si beve il meglio del meglio; in cui finalmente si aprono quelle bottiglie che la maggior parte degli appassionati puo' purtroppo ormai solo sognare. Mi chiedo: quanti di quelli che criticano hanno partecipato ad una delle bicchierate organizzate da Marco? Non ha bisogno della mia difesa, ma davvero sono stanco di questi commenti 'a prescindere' sul nulla. Intravino parla di vino; possiamo parlare del meglio della produzione vinicola mondiale? oppure devo solo leggere di degustazione di nebbiolo base? (e lo scrivo mentre nel calice ho un bel nebbiolo 2018 di Pira, ancora spigoloso nei tannini, ma dal naso di viola e fragola davvero godibile, bevuto fresco come suggerito da Reitano nella sua intervista qui). Sarebbe come suggerire a quattroruote di smettere di scrivere di Ferrari, Porsche, Bentley e compagnia cantante perchè sono pochissimi quelli che se le possono permettere. Sarebbe la fine, a mio avviso: non voglio pensare che in nome di un pauperismo enologico qualcuno possa credere che lo Chardonnay sia quello Planeta o il Cervaro e non invece un commovente Corton Charlemagne di Madame Leroy, piuttosto piuttosto che Meursault Caillerets di Coche Dury, bevuti antrambi proprio con Marco e Daniel in occasione della mia prima e finora unica bicchierata con loro. Vengo ai vini: Chambertin Clos de Bèze 2004 di Joseph Drouhin è la bottiglia che mi fece capire cosa fosse il pinot nero. Gioca in serie C rispetto a quelle che avete aperto voi, ma da allora Clos de Bèze è vino del cuore, anche perchè mi ricorda carissimi affetti purtroppo venuti a mancare troppo presto. Di Chapelle Chambertin di Trapet mi piacque proprio la terrosità, vino che definisco autunnale, ma che non bevo piu' da anni. Nota finale: mi inorgoglisce aver fatto lo stesso 'abbinamento' tra Soldera e Clos de Bezè, se anche Marco ha avuto lo stesso pensiero...

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Nelle Nuvole

circa 2 anni fa - Link

Qui non si tratta di bere vini, ma di saperli raccontare. Secondo la vulgata Donne e Motori non sono compatibili, quindi tralascio gli esempi riportati nei commenti precedenti, penso piuttosto alla bellezza di un borsa Birkin di Hermes, di un bracciale Panthère di Cartier o di un classico orologio Vacheron Constantin. Oggetti che mai possederò, ma che sono lieta che esistano. Quel che conta nel post non è la preziosità del vino in sé, bensì come ciò viene comunicato senza sbavature, con precisione e senza orpelli linguistici fastidiosi. Ci serve leggere di vini così perché ci servono punti di riferimento "alti" proprio per ridimensionare il contesto di bevute accatttivanti e accessibili, meno impegnative e più limitanti dal punto di vista della conoscenza.

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Maurizio

circa 2 anni fa - Link

Non sono affatto d'accordo con chi fa i paragoni con auto e altri oggetti di lusso. In quel caso benché solo parzialmente, è possibile apprezzare alcune caratteristiche dell'oggetto, come ad esempio l'estetica ed anche la descrizione può essere molto più dettagliata. L'esperienza offerta al lettore è senz'altro più coinvolgente, anzitutto per un limite oggettivo nostro nell'esprimere sensazione gusto-olfattive, che è la sfida maggiore da superare per chi scrive di vino. Fatta questa premessa, ho spesso apprezzato diversi articoli di Barbagallo, ma questo, come pochi altri (e dicasi lo stesso per taluni articoli di Vincenzo Le Voci), l'ho trovato davvero poco interessante e più indicato a una chat whatsup di amici appassionati, dove è normale scambiarsi foto di bottiglie di bevute con impressioni telegrafiche senza troppi fronzoli con il chiaro obiettivo di far vedere cosa si è bevuto. In questo contesto, che è un blog specializzato, sarebbe bello contestualizzare di più ogni singolo vino, parlando del produttore, del cru in questione, di come ha interpretato l'annata, ecc. Ma scrivere solo sommarie note degustatve di una batteria con vini apparentemente scelti senza criterio per annate diverse e cru cosa dovrebbe comunicare se non giusto qualcosa alle pochissime persone che hanno bevuto le medesime etichette delle stesse annate (che penso si contino sulle dita delle mani). Scrivere di vini rari e poco accessibili è sempre interessante ma bisogna non solo saperlo fare, ma anche avere voglia di farlo. In questo caso mi pare che l'autore di voglia ne avesse molto poca (la competenza invece non si discute) e si sia limitato al "guardate cosa ho bevuto", che comunque fa fare visualizzazioni.

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Daniel Barbagallo

circa 2 anni fa - Link

Buongiorno Maurizio , ho apprezzato molto il tuo commento perché in molti suoi aspetti non fa una grinza, nei miei scritti non compaiono quasi mai degustazioni così ampie ma quasi sempre singole bottiglie proprio perché risulta più facile il contestualizzarle . Fortunatamente avendo molti amici tra i grandi appassionati le occasioni di bere vini fuori dal comune non mancano e non era mia intenzione fare un post su “ guardate ciò che ho bevuto “ detto questo se il messaggio che è passato è stato questo evidentemente non ho centrato l’obbiettivo. Forse la voglia di non annoiare il lettore mi abbia fatto tirare via troppo o semplicemente questo genere di scritti non è quello per cui sono tagliato. Approfitto per rispondere anche a chi critica io blasone delle bottiglie a priori dicendo che alcuni dei miei vini del cuore stanno abbondantemente sotto i 50 euro e che i grandi io nella mia storia li ho spesso criticati a volte ferocemente . Questa batteria invece meritava quasi nella totalità delle bottiglie d proprio per questo ne ho voluto parlare . Buona giornata a te e a tutti gli altri . Ci si sente alla prossima pubblicazione Daniel

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Rino

circa 2 anni fa - Link

Ciao io mi associo ai commenti di chi ritiene che su un blog di vino si debba parlare di tutti i vini a prescindere dal loro prezzo... poi visto che Barbagallo ( tra i miei preferiti su questo blog) nella sua risposta dice che alcuni tra i suoi vini del cuore sono sotto i 50 euro mi auguro che il prossimo articolo lo dedicherà a uno di questi così farà contento chi ogni volta lo critica con la scusa che parla sempre di vini troppo costosi

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Maurizio

circa 2 anni fa - Link

Ciao Daniel, grazie per la risposta. Ribadisco quanto già espresso, ovvero che io trovo molto interessante e stimolante parlare di certe bottiglie, ma tanto più è importante la bottiglia tanto più dovrebbe essere importante il pezzo che ne parla, non so se mi spiego. Queste carrellate lasciamole agli influencer e a chi a differenza tua, non è capace di descrivere bene un vino. A me piace molto come scrivi e ne hai dato prova in tanti articoli, quindi al di là di questo che mi sono sentito di criticare, sarò ben lieto di leggerti presto.

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Roberto1976

circa 2 anni fa - Link

Non penso che il paragone con auto e altri oggetti di lusso (nel mio caso, oltre alle auto, ho parlato di alberghi e ristoranti) sia stato fatto per dimostrare un'esatta coincidenza tra articoli/post che si occupano di vino e altri che si occupano di auto, alberghi, ristoranti ecc., ma più semplicemente per far notare che un sito (così come un forum, settimanale mensile ecc) che si propone di fornire contenuti di carattere generale su un determinato prodotto/servizio, non può non parlare di quei prodotti/servizi che raggiungono i livelli più alti di qualità e anche (ahinoi) prezzo. E' evidente che ci sono differenze dettate dalle caratteristiche del prodotto/servizio stesso, e qualsiasi paragone ha i suoi limiti. Non penso però che l'esperienza offerta al lettore sia necessariamente meno coinvolgente in un articolo in cui si parla di vino (anche senza analisi e contestualizzazioni più dettagliate). L'analisi di un vino non racconta solo quel vino, ma parla spesso anche del produttore e questo emerge chiaramente nel post di Barbagallo. Anche chi non ha bevuto i tre grand cru di JL Trapet, ma solo i suoi GC village o uno dei suoi GC premier cru, ritrova nelle note sul Latricières Chambertin lo stile del produttore. Così come le note sull'altro Trapet (Rossignol) possono fare venire la curiosità di riassaggiare i villages o i premier cru di un produttore prima non apprezzato.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Condivido il commento di Maurizio. __ E aggiungo 1 Non sono d'accordo con chi dice di non scrivere di vini accessibili a pochi. 2 Non sono nemmeno d'accordo con chi vuole eliminare le voci che hanno espresso il dissenso verso queste narrazioni(v punto1 2b Le considerazioni fatte da chi critica questi articoli sono razionali, non sono campate in aria: si possono non condividere ma non sono scemenze o fesserie. Come ho detto non condivido il fatto che non si debba trattare di vini costosi e accessibili al 4% della popolazione. 3 Ma come raccontarli? Come recensirli? E qui torno al commento di Maurizio. A me non è piaciuto l'articolo. Ma, ripeto, non sono contrario che ci siano articoli su queste tipologie di vino. Lo stesso ragionamento lo possiamo fare con i ristorati. Parliamo di stellati. Ma come ne parliamo? Come li recensiamo? Inginocchiati o con le spalle dritte? Non esiste, purtroppo, in Italia, una cultura diffusa delle caratteristiche della buona RECENSIONE ENO-GASTRONOMICA. __ Comunque, il dibattito è, secondo me, interessante: proprio perché ci sono VOCI DIVERSE e in contrasto. __ I dibattiti fatti soltanto di APPLAUSI... mi annoiano.

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Gaetano

circa 2 anni fa - Link

Comunque inserire una indicazione di prezzo a fine post, qualsiasi sia la bottiglia citata, non sarebbe onestamente una pessima idea. Anzi! Intravino che ne dite? Aiuterebbe noi enofili in erba a contestualizzare meglio il post e il vino citato.

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Gaetano, ma con google è facilissimo accedere a queste informazioni: in 10 secondi si conosce il prezzo di qualsiasi vino. __ Vorrei chiarire. Come non esiste un vino che può piacere a tutti... non esiste un STILE di scrittura, di narrazione ecc... che può piacere a tutti. E lo vediamo nei vari dibattiti: i pareri sulla scrittura sono diversi. Ma vale per qualsiasi testo. Ecco perché Intravino ha un bel gruppo di redattori/trici con stili diversi. Quindi, dico all'autore che la mia critica va ridimensionata: sicuramente l'articolo è anche piaciuto.

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Lanegano

circa 2 anni fa - Link

Spezzo una lancia riguardo alla presunta 'tribù d'elite' che beve vini inaccessibili ai più: in primis molti appassionati hanno avuto la fortuna o la lungimiranza di procurarsi bottiglie 'importanti' in anni in cui erano decisamente meno proibitive. In secondo luogo esiste la possibilità (da me praticata sovente) dell'acquisto condiviso, personalmente ho un paio di batterie di amici con cui stanziamo una piccola cifra mensile a testa (a seconda delle 'ambizioni e delle tornate 20,30,40,50 euro) per poi trovarsi 2/3 volte l'anno e poter assaggiare bottiglie altrimenti ben più probanti per il portafoglio di un singolo individuo, con il surplus del convivio, del confronto e del piacere condiviso. Terzo aspetto che condivido è quello di avere un focus (positivo o negativo che sia) su produttori, annate e terroirs magari poco praticati e poco conosciuti. Leggendo alcuni articoli la mia curiosità si è destata e ho avuto occasione di esplorare contesti enoici che non conoscevo affatto.

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Gino barrini

circa 2 anni fa - Link

In questo caso l'organizzatore è uno, gli altri sono clienti che pagano, "bicchierata di amici " ahhahha

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Vinogodi

circa 2 anni fa - Link

..mah...mi aspetto uguali levate di scudi dai presunti enoindigenti, cosa che non è avvenuta, per l' articoletto sul Pergola Hilton e una cantina fra le più esclusive d' Europa, con i vini più cari del globo, il cui ristorante, la Pergola, fra i più esclusivi d' Italia facente parte di una struttura, l' Hilton Hotel, fra i più cari del mondo. Cosa che non è avvenuta. Mi sorge spontaneo ...che enopopulismo da quattro soldi...

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Paolo

circa 2 anni fa - Link

Ma mi meraviglio di te che fai codesti paragoni... Vuoi proprio che venga esplicitato l'ovvio (dei popoli): le critiche vengono espresse PROPRIO perché avete con grande maestria imbastito una bicchierata tra sodali (amici? nemici? semplici conoscenti? cit.), senza pretesa commerciale alcuna. Perché nessun commento enopopulista su La Pergola e la sua cantina? "ah, ma quello è lavoro, quello è mercato, è business, è legittimo a prescindere"". Provassero a criticare alla stessa maniera le recensioni sulla sommellerie de La Pergola: sarebbero seppelliti da una pernacchia. Barbagallo, Marco, invece, da tranquilli appassionati, con la fortuna di condividere ottimi bicchieri, "non pensano a tutto il resto del mondo che non può bere quei vini" Però, quando organizzerete la disfida enosnob vs. enpopulisti, vi prego di invitarmi, semplice spettatore, s'intende!

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Sisto

circa 2 anni fa - Link

Seppur non di mio interesse (infatti, non ne commento mai i contenuti), è metodologicamente giusto parlare dei vini bevuti dal 3-4 % dei consumatori, dai prezzi sopra i 50-60 €, che formano l'esigua coda destra della distribuzione di probabilità prezzo-volume produttivo. La carenza, semmai, è la scarsità di articoli sui vini (sfuso compreso che fa una fetta rilevante del consumo, come è pubblicato dalle fonti deputate), accompagnati da dettagliate ed esaustive note di assaggio, con prezzo non maggiore di 10 € i quali realizzano il 90% del consumo. Voglio sommessamente qui ricordare che la bottiglia di vino da 8 € è quella delle occasioni alte per la gran parte dei bevitori italiani (se è vero, come è vero, che la DO italiana che fa 600 milioni di bottiglie/anno ha un prezzo di vendita medio al dettaglio sui 3,30 €).

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Roberto1976

circa 2 anni fa - Link

Avevo già letto un interessante commento simile a questo. Non c'è dubbio che la stragrande maggioranza del mercato è fatta da vini sotto i 10 euro. Ma questo non vuol dire necessariamente che i consumatori di questi vini vadano su un sito web di settore per cercare consigli (o che cerchino qualsiasi altro tipo di "consiglio per gli acquisti" come guide, concorsi, premi ecc), neppure che siano interessati a note dettagliate sul vino. Forse lo fanno/sono, forse no, non lo sappiamo. Ma la corretta individuazione del pubblico al quale rivolgersi e il tipo di informazione da dare è tutto sommato un problema editoriale, e non so perché ho il sospetto che chi amministra il sito la sa più lunga di noi che lo leggiamo

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BT

circa 2 anni fa - Link

ma infatti, è quello che dico da sempre. ma qui nessuno vuol fare il lavoro sporco che poi finisce in siti tipo vini del supermercato che è una marchetta qualunque. http://www.inumeridelvino.it/2021/10/italian-wine-brands-risultati-primo-semestre-2021.html#more-56184

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Marcello Sensi

circa 2 anni fa - Link

Signori, ma di cosa stiamo parlando? Un post incentrato sul Montepulciano d'Abruzzo ( archetipo del vino nazional-popolare ) smuoverebbe al massimo due commenti. Ab assuetis non fit passio ... Gli autentici appassionati di vino anelano di ampliare i confini della mediocrita' quotidiana, desiderano alimentare i propri sogni con la narrazione di mirabolanti degustazioni. Il vero appassionato e' un romantico, un sognatore. E pazienza se non avremo mai l' opportunita' di approcciare certi capolavori. Con cio' voglio esprimere il mio plauso a Daniel Barbagallo al quale chiedo di continuare a condividere con noi le sue fantasmagoriche esperienze enoiche

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andrea celant

circa 2 anni fa - Link

dato che il mio commento e quello di altre due persone ha scatenato tutto questo putiferio, procedo a cospargermi il capo di cenere...ad maiora

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Ruggero Romani

circa 2 anni fa - Link

Io apprezzo molto questo tipo di articoli,sulla polemica vino sfuso- vino d' elite e recensioni voglio ricordare che Edoardo Valentini oltre a produrre un vino rosso tutt'altro che economico, produce e vende un vino sfuso che questo blog ha recensito.

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valentino

circa 2 anni fa - Link

secondo me quello che da veramente fastidio non è la descrizione approssimativa, l'inutilità del mischione di vini di annate diverse, la mancanza di contestualizzazione, no signori miei, è la noia. Sempre gli stessi nomi, li conosco a memoria a furia di leggere intravino. E' proprio vero che i ricchi mancano terribilmente di fantasia.

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Gino barrini

circa 2 anni fa - Link

Non confondiamo chi fa l'imprenditore da chi arrotonda lo stipendio

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marcow

circa 2 anni fa - Link

Spero che anche altri lettori intervengano qualunque sia la loro opinione. Senza questo bel dibattito questo articolo avrebbe avuto una scarsa visibilità e lo avremmo dimenticato velocemente. E, senza i due commenti, non ci sarebbbe stato dibattito. Voglio. dire che il dibattito, scaturito dai due commenti, ha, secondo me, valorizzato sia l'articolo che il gesto di Vinogodi di condivisione. __ Come ho detto io non sono contrario alle recensioni di questa tipologia di vini. Vorrei che la critica eno-gastronomica italiana ne parlasse in un modo diverso. __ Non deve alimentare dei MITI. Deve fare CRITICA. __ Sono profondamente convinto che molti bevitori di vino la pensano come Marcello Sensi. Ma non chiamiamole... RECENSIONI.

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Gino barrini

circa 2 anni fa - Link

Eheheh, condivisione?è un evento a pagamento, mica baubaumiciomicio, senza Zanicchi

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Gino barrini

circa 2 anni fa - Link

Si genera visibilità e nuovi clienti

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