Pagani de Marchi, dagli etruschi alle sirene nelle anfore

Pagani de Marchi, dagli etruschi alle sirene nelle anfore

di Andrea Gori

Vent’anni sono un periodo piuttosto adeguato a fare bilanci e capire dove si sta andando a parare, anche quando ripensi a cosa è diventata la tua casa delle vacanze in Toscana che si è trasformata in un lavoro a tempo pieno. L’inizio dell’avventura della famiglia svizzera Pagani dei Marchi su queste colline delle Terre di Pisa (più precisamente siamo nella DOC Montescudaio a Casale Marittimo) è proprio come vacanza per Pia Pagani de Marchi e suo marito che, innamorati dei vini francesi, investono bene e tanto nello studio del terreno rinvenendo anche artefatti etruschi e rendendo questa zona databile tra le più antiche per la viticoltura toscana. E anche Pia, ora affiancata dal figlio Matteo che dal 2021 dirige l’azienda in prima persona, ha deciso di rinnovare il legame con i blend e la Francia usandoli come lente di ingradimento del territorio  insieme al sangiovese e riscoprendo metodi di vinificazione e conservazione locali come le anfore.

Blumea Igt Toscana Vermentino 2020 Dolce e invitante, saporito e marino, erbe aromatiche, ostriche e senape con tocchi di zenzero e rafano, sorso roccioso ma con anche tanta dolcezza, lieve balsamico e raffinatezza. Si sente il calore ma anche sotto i canditi scorre una freschezza piacevolissima . Chiusura su pesca e note appena tropicali. 88

Montaleo Montescudaio Doc Rosso 2018 70% di sangiovese, 15% di merlot ed il 15% di cabernet Sauvignon. Immediato e sottile, arioso e fresco, tanta viola e lamponi misti a fragole di bosco, un bel mix di freschezza con frutto pimpante e ricco, saporito e selvaggio, piacevolissimo dolce e invitante e anche nel palato si mantiene sulla stessa traccia di immediatezza e candore. Sottilmente carnoso il finale con risvolti anche balsamici 87

Olmata Igt Toscana Rosso 2018  sangiovese (80%), merlot e cabernet sauvignon, espressione di tutti i vigneti aziendali, acciaio poi barrique usate. Colore sbarazzino, naso composito tra lavanda, lavanda, lamponi e ribes rosso nero, tocco di caramello e pepe, emerge bene una nota salina e iodata a completare e raffrescae. Sorso agile e pepato di media intensità, chiude fruttato e salino con rimandi ammandorlati e di rosa canina. 88

casa nocera pagani de marchi

Casa Nocera Igt Toscana Merlot 2015 dal vigneto omonimo (vendemmiato a inizio settembre) il vino bandiera e vanto della produzione finora continua la sua lunga tradizione di qualità con questa annata dal colore scuro intenso e nitido (18 mesi in barrique parzialmente nuove), more di rovo e canfora, viola candite, pepe nero, stuzzicante di bergamotto e piacevolissimo di rimandi balsamici timo e mentuccia , china calissaia, elicriso mediterraneo e caramello in versione piacevole. Tostatura, cannella e bacca di vaniglia, fava tonka e tè fermentato come retrolfazione sullo sfondo. Sorso che non esagera e stratifica senza appesantire, dolcezza gustosa con un bel contraltare sapido mentolato e splendidamente affumicato in chiusura. 91
Principe Guerriero Anfora Costa Toscana IGT 2019 E’ l’erede di un vino sangiovese in purezza nato nel 2001 che per la prima volta viene vinificato in anfora e con cabernet e merlot protagonista. Esordisce con un bel colore trasparente e uno splendido floreale ricco tra rose e viole screziate di iodio e ligustro, lamponi e fragole in confettura, fitto ma sempre flessuoso e scattante il sorso molto lieve ma pepato e piccante per tannino fiero e contagioso. Musk ligustro e tabacco lo completano nel lungo finale che sorprende per finezza e fierezza. 92

Sono vini nitidi ma mai freddi o calcolati, immediatamente godibili e con qualche tratto di aspettativa per il futuro e che raccontano una storia toscana poco frequentata e sconosciuta ma cui non manca certo il fascino della storia. L’idea delle anfora non è più una novità ma il legame con la storia che ne nasce in questo caso si rivela doppiamente vincente. E adesso siamo davvero curiosi dei prossimi venti anni…

 

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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