Orizzontale di 2020 del Domaine Dujac assaggiati in cantina e due chicche finali

Orizzontale di 2020 del Domaine Dujac assaggiati in cantina e due chicche finali

di Andrea Gori

Il Domaine Dujac è uno degli ultimi arrivati (1967) nella storia secolare del vino in Borgogna ma di certo è anche uno di quelli oggi più ricercati. Qui si stanno scrivendo pagine importanti e solo pochi mesi fa abbiamo visitato la nuova e bellissima cantina, con la chiglia di una nave rovesciata a fare da soffitto e nuovi spazi per la vinificazione già operativi in questa vendemmia. Rispetto alla precedente, ingegnosa ma molto raccolta, oggi si respira davvero una grandeur che i vini di Dujac meritano.

nuova cantina dujac

Lo stile leggero ma mai troppo aereo, la sinfonia del Clos Saint-Denis e la forza del Clos de La Roche, le infinite sfumature che Jeremy insieme al fratello sono capaci di estrarre da Morey-Saint-Denis e le altre parcelle in conduzione sono un manifesto del vino moderno e artigianale (certificato bio dal 2008), preciso fino all’ossessione ma sempre accogliente, finissimo e incapace di farsi dimenticare.

Non guasta in questo quadro la grande conoscenza di vini italiani che si respira in casa Dujac, una famiglia a trazione americana dal lato femminile, visto che tanto la madre quanto la moglie di Jeremy, Diana Snowden (anche lei enologa con un’azienda in Napa Valley), vengono dagli USA.

Lo stile è per certi versi simile a quello di Roulot sui bianchi, ovvero vinificazione integrale con almeno un 90% di grappolo intero, pre-ossidazione forte, estrazione di catechina, follature precise e dopo il legno un percorso in riduzione che mantiene tensione ed eleganza senza perdere frutto e armonia. Colori molto scarichi e suggestioni di eleganza permeano tutti i vini che si dispiegano nel tempo in una progressione inarrestabile per chi sa attendere.

La vendemmia 2020 è iniziata il 19 agosto, la più precoce di sempre al Domaine. In cantina abbiamo fatto una panoramica dettagliata di grande interesse.

Morey-Saint-Denis 1er cru Blanc Monts Luisants 2020
Ciccia, canditi e pepe bianco, muschio, resina e intensità, sorso pieno e deciso, si pianta sul palato tra incenso, camomilla e un’implacabile acidità. 90

Morey-Saint-Denis Blanc 2020
Poca argilla, fresco e sapido, leggero, lime e rafano, croccantezza e decisione citrina. 88

Morey-Saint-Denis Rouge 2020
Annata dalla raccolta molto precoce ma che mostra bene intensità e ricchezza tipica del village, rosa canina, lamponi e ribes rosso, liquirizia e olive, acidità e piccantezza, secco, potente e incalzante, tannino intenso ma mai fastidioso. 91

Morey-Saint-Denis 1er Cru Aux Combottes 2020
Dal tono scuro, con più freddezza, maturità e tono nocciolato, carrube e menta, note di confettura ed ematiche, tannino fitto e profondo, lunghezza cinerea e fruttata, bello. 93

Clos Saint-Denis 2020
Per qualcuno questo vigneto è il Mozart della Côte-d’Or, di sicuro qui mostra un floreale elegante, viola e ibisco, mirtillo e more di rovo, lieve nota erbacea, aloe, cardamomo, sorso incantevole e soave anche se la forza tannica per adesso è straordinaria e intensa ma in futuro sarà velluto, già ora però è una meraviglia. 97

Clos de la Roche 2020
Cinereo e cupo, prugne selvatiche e frutta di bosco, noce moscata, cioccolato, cassis, anche qui tannino duro e roccioso con un lato dolce che per ora rimane nascosto ma pronto ad esplodere. Profondo e sublime, florealità debordante nel finale. 96

Dopo gli assaggi della 2020, sono uscite fuori durante la cena due chicche in versione magnum.

Clos Saint-Denis 1995 
Annata molto fredda, terroso, speziato, cappero, juta, ribes rosso, mirtillo, visciola, chiodi di garofano e tostature di cacao, sottrazione di struttura ma non di sapori e profumi, che arrivano poco dopo. Sorso scattante, teso e soavemente sontuoso al palato, lunghezza tannica e grazia tipica del Grand Cru, imperiale, ha classe ed eleganza uniche che si rivelano nei minuti che sta nel bicchiere conquistando applausi a scena aperta. 98

Chambolle-Musigny 1er cru Les Guenchers 2001
Dolcezza di amarena, ginepro e sciroppo di cassis, sensuale, intensità e carnosità, lascia una scia ferrosa/sanguigna e profonda che non dimentichi, una quasi gelatina di frutta che si stampa per minuti sul palato, splendido. 96

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

10 Commenti

avatar

vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...la capacità di invecchiamento dei suoi vini sono eccezionali , anche nelle annate "critiche" : bevuto un Clos de La Roche 2004 domenica scorsa ,nell'ambito di una divertente borgognata, sontuoso , così' come poche settimane fa un Clos de La Roche 1999 . Probabilmente non diraspando , ha quantitativi di polifenoli in soluzione che ne aiutano la longevità oltre la misura standard del Pinot Nero in genere ...

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 1 anno fa - Link

ci sta, come ci sta che ossidando in una prima fase proteggano il vino in maniera più efficiente dopo. IN ogni caso difficile trovare in questi cru longevità maggiori con uso così parsimonioso di solforosa

Rispondi
avatar

Spetnat

circa 1 anno fa - Link

Beato vinogodi che fa la bella vita

Rispondi
avatar

Angelo D.

circa 1 anno fa - Link

Conservo un bellissimo ricordo della mia visita, ci sono stato nel 2010, anche se la freddezza con la quale fummo accolti non fu un buon approccio, poi filò tutto liscio. Poco apprezzabile, almeno all'epoca, l’abitudine del padrone di casa di recuperare il vino lasciato nei calici dai convenuti, utilizzato a suo dire, successivamente, per colmare le botti in affinamento.

Rispondi
avatar

Vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...basta impegnarsi nello studio: a Parma c' e' la facolta' di Sceiccato, basta superare il test di ingresso molto rigido...

Rispondi
avatar

Davide Bruni

circa 1 anno fa - Link

Cosa significa "pre-ossidazione"?

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 1 anno fa - Link

significa esporre in parte il mosto all'ossigeno in maniera da "bruciare" subito solo alcune note non importanti per il vino finale e renderlo più stabile ai successivi stadi di lavorazione

Rispondi
avatar

Franca

circa 1 anno fa - Link

Infatti, cosa sarebbe?..e anche il percorso in riduzione dopo il legno...sarebbe l'affinamento in bottiglia?

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 1 anno fa - Link

LA riduzione avviene in bottiglia ma anche in una fase intermedia in cui si passa dal legno di fermentazione e affinamento all'acciaio prima di imbottigliare

Rispondi
avatar

marcow

circa 1 anno fa - Link

Dall'articolo: "Lo stile è per certi versi simile a quello di Roulot sui bianchi...”(Dall'articolo) ______ Ho trovato questa intervista a Roulot che, sinteticamente, spiega il suo metodo. Dall'intervista estraggo questo pezzo che mi sembra racchiudere la rispostea a Franca. Roulot: "Quindi il vino viene travasato in acciaio inox, portando con sé le fecce, per altri sei mesi. Questo è un passaggio fondamentale. "Otteniamo la microossigenazione nel legno, quindi la riduzione nell'acciaio inossidabile", afferma Jean-Marc. ‘Dà al vino tensione verticale. È un peccato che così tante persone vengano in Borgogna a novembre per assaggiare l'annata. La differenza tra gennaio e marzo è enorme" (Dall'intervista a Roulot) __ Quindi, da quello che ho capito(o non capito) dopo il legno la riduzione è ottenuta nell'acciaio inossidabile. ___ PS Attenzione, non sono un ESPERTO di vinificazione e non ho nemmeno studiato e approfondito questi argomenti tecnici (come invece faccio come appassionato di altri settori) Ho semplicemente usato il web e la sua facilità di trovare velocemente informazioni. Quindi questo mio commento è soltanto uno stimolo ad approfondire e studiare l'argomento. E verificare se la mia interpretazione dell'intervista di Roulot è corretta (cioè riduzione in acciaio inossidabile) Forse nell'intervista c'è anche la risposta a Davide Bruni ma non mi sento di formulare un'opinione. https://www.wineanorak.com/wineblog/burgundy/roulot-how-jean-marc-makes-some-of-the-most-compelling-white-burgundies-of-all

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.