Non di solo vino vive l’uomo: le birre, per esempio

Non di solo vino vive l’uomo: le birre, per esempio

di Gianluca Rossetti

Giugno caldo come un braciere; inizio luglio appena più mite, rinfocolato in zona Cesarini da un’afa tremenda che sconfina nella prima decade di agosto. Questo in sintesi il racconto degli ultime settimane in Sardegna, ostili a qualunque prova di resistenza alcolica e, per i più, votate all’astinenza. A ben vedere qualcosa per raccapezzarsi tra scirocco e libeccio la si trova pure. Le birre per esempio ma di quelle buone sul serio: così deve essere se ho da mollare il vino, penso. Certo è bevanda di cui non comprendo le sfumature, mancandomi molto della pratica consapevole e buona parte della teoria generale. Di conseguenza articolerò giudizi elementari e scarni per via di un vocabolario e di una prassi ancora in definizione.

Le birre, quindi. Per me, adesso, le migliori bevute possibili: quelle che più mi mancano quando terminano le provviste, quelle che finiscono prima, quelle che lasciano un vuoto dentro il quale il vino fermo – con le dovute eccezioni – in questo momento dell’anno non trovo il verso di farcelo stare.

Biere de miel – Dupont
Tourpes
Storica tipologia aziendale prodotta fin dalla fondazione accanto alla Saison, questa delicata e golosa birra al miele offre profumi di cera d’api, millefiori e agrumi che tornano anche al gusto. Rinfrescante, erbacea, alcolica e beverina, sfuma su ricordi di miele amaro di corbezzolo.

Kriek – Cantillon
Bruxelles
Aggiro l’ostacolo dei Lambic puri e mi perdo in questa meraviglia. Amarene fresche aggiunte alla massa innescano la rifermentazione creando una spuma vivace, profumatissima di ciliegie, yogurt, pelliccia; gusto acidulo, proteico, con gli spigoli appena smussati dalle bacche rosse.

Framboise – Oud Beersel
Beersel
Aggiunta di lamponi come ricetta comanda. Provata anche la kriek. Quello che noto è che rivelano meno i sentori lattici e di brett per una maggior percezione di dolcezza, non sempre pienamente integrata. Forse il confronto diretto con Hanssens e Cantillon (sia kriek che Rosé de Gambrinus) me le fa piacere meno. Quindi sì, assaggiatele tutte ma alla giusta distanza da certi caterpillar.

Oudbeitje Lambic – Hanssens
Dworp
Tosta, tostissima nonostante l’inganno delle fragole aggiunte al lambic di questa spettacolare belga. Acidità, spunti lattici e brettati, speziatura piccante, fieno, su cui delicatamente si innesta il bouquet fruttato, di fragole e uvaspina. Birra impegnativa, davvero complicata per un neofita ma d’istinto mi è piaciuta molto.

Dead pony club – Brewdog
Ellon
Ancora mi trovo bene in mezzo alle luppolature spinte, quindi non posso che avvicinarmi periodicamente ai tanti della gang “Hop rules” che tuttavia, in questo caso, ci regala dalla Scozia un’intrigante session: quindi poco alcol e “solo” 40 IBU (basti pensare agli oltre 200 della Punk Ipa). Stracarica di luppoli americani da aroma, profuma intensamente di the al gelsomino, pompelmo ed erba luisa. Il six pack è la dose minima suggerita.

Porter – Anchor
San Francisco
Azienda da cui sono venute alcune tra le più interessanti creature d’oltreoceano, prima tra tutte la celebre Liberty Ale, capostipite delle IPA. Mi è capitata per le mani la loro brown e non ho resistito. Davvero ben fatta, cappello di schiuma denso, compatto, profuma di noci secche, cacao e zucchero filato. Nessun eccesso da dolcezza maltata. Spettacolare.

Rauchbier Weizen – Breuerei Heller (Schlenkerla)
Bamberg
Birrificio storico specializzato nelle rauchbier in molte varianti, dalle Marzen alle Doppelbock fino a questa notevole versione a base frumento. Un contrasto netto tra l’intensità di sentori affumicati e i più confortanti profumi fruttati di una weizen. Birra articolata, complessa e tra le più persistenti del panel.

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Gianluca Rossetti

Nato in Germania da papà leccese e mamma nissena. Vissuto tra Nord Reno westfalia, Galatina (Le) e Siena dove ho fatto finta di studiare legge per un lustro buono, ostinandomi senza motivo a passare esami con profitto. Intorno ai venti ho deciso di smettere. Sai com'è, alla fine si cresce. Sommelier Ais dal 2012, scrivo abbastanza regolarmente sul sito di Ais Sardegna. Sardegna dove vivo e lavoro da diciotto anni. Sono impiegato nella PA. Tralascerei i dettagli. Poi la musica. Più che suonare maltratto le mie numerose chitarre. E amo senza riserve rock prog blues jazz pur non venendo ricambiato. Dimenticavo, ho un sacco di amici importanti ma non mi si filano di pezza.

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