Napa Valley e Sonoma viste da vicino | Spunti degni di nota e fatti del tutto trascurabili

Napa Valley e Sonoma viste da vicino | Spunti degni di nota e fatti del tutto trascurabili

di Graziano Nani

Olio di canola, citrato di sodio, annatto: leggo l’etichetta mentre assaggio, su un cracker, uno tra i più tipici prodotti a stelle e strisce. Cheddar gusto bacon. Versione spray. Sto guidando, sono in ritardo per il primo appuntamento ed è già ora di pranzo. Non ho ancora chissà che fame, ma in realtà è una scusa, volevo provare a tutti i costi il formaggio spruzzabile. Ci voleva un cracker normale, questo integrale cozza con l’affumicato del Cheddar. Concludo l’assaggio con una mano, mentre con l’altra arrivo all’appuntamento spaccando il minuto.

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La cantina è a St. Helena, Napa Valley. Si chiama Joseph Phelps e, come tutte le altre che visiterò, mi è stata indicata da Roberto Filippaz. Vicepresidente AIS Friuli, e grande appassionato di vini americani, a novembre inizierà un master di 12 lezioni proprio sui vini degli Stati Uniti. Ma torniamo a Joseph Phelps, grande cantina con una vista strepitosa sui 150 ettari di vigneti che la circondano. Backus, il loro vino di punta, è l’espressione più riuscita del vitigno rosso che rappresenta la zona. Annata 2012, quasi tutto cabernet sauvignon con piccole percentuali di malbec e petit verdot, si esprime con la potenza di un Hadouken di Ken in Street Fighter, ve lo ricordate? L’americano, appunto, quello biondo. Al naso è frutta su frutta, spiccano le more mature. È un vinone, e in bocca cacao e sigari fanno da contrappunto a tutta la morbidezza che ci si può aspettare da un vino di queste parti che ha passato 24 mesi in botti di rovere francese. Suadente e vellutato, regala un piacere che dura con un allungo finale valorizzato dal tannino generoso.

Mi rimetto al volante per raggiungere la cantina successiva, che dista solo pochi minuti. I grissini della degustazione non aiutano e la fame sta raggiungendo livelli allarmanti. Preso da un raptus famelico azzanno un Bison Jerky, detto anche stick di carne di bisonte, essiccato prima a temperatura bassa e poi a quella altissima del cruscotto dove l’ho dimenticato. Sa di sigarette a buon mercato e vita agra da far west, staccarne un morso ti fa subito sentire un vero cowboy, tanto che da Sullivan vorrei arrivare a cavallo.

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Al centro di questa boutique winery c’è un giardino silenzioso, con poche persone distanti tra loro sparse per i tavoli e Sean, figlio dei fondatori, che compare ogni tanto con un ampio cappello bianco e grandi sorrisi per tutti. La loro degustazione si chiude con Coeur du Vigne, un rosso del 2012 fatto con cabernet sauvignon, merlot e piccole percentuali di petit verdot e cabernet franc. Profuma di ciliegia matura e le spezie dolci raccontano di un legno che è bello sentire. È più polposo di quello della cantina precedente, le morbidezze dei frutti sono in perfetto equilibrio con un’acidità importante e un accenno terroso.

Il giorno successivo mi sveglio di buonora per spostarmi nella Sonoma Valley. Cosa c’è di meglio di un Boba appena sveglio? Si tratta di un intruglio di origine taiwanese fatto con tè, sciroppi vari, ghiaccio e zucchero, ma la vera chicca sono le pallette gommose di tapioca depositate sul fondo del beverone, che grazie a una cannuccia gigante possono essere comodamente aspirate. L’effetto è quello di una pistola ad aria compressa: le perle, risalendo la cannuccia, raggiungono una velocità folle per poi schiantarsi in bocca sprigionando tutto il loro aroma, insieme a una concentrazione di zuccheri da far cadere i denti istantaneamente.

Arrivo a Healdsburg e raggiungo Rodney Strong, una grossa cantina nata nei primi anni Settanta con quasi 500 ettari di vigneti. Alla reception mi accoglie Ray, che inizia a raccontarmi dell’azienda e farmi degustare il primo vino. A un certo punto vedo decine di persone uscire di corsa dall’edificio, sono tutti i dipendenti dell’azienda. Ray si accoda al gruppo anticipandomi che dobbiamo interrompere la degustazione e andare immediatamente in cortile. Ci mancava solo l’incendio, penso tra me e me. Invece, una volta fuori, vedo i dipendenti disposti a cerchio intorno a un prete. Poco dopo arriva un camion enorme in retromarcia che inizia a scaricare una montagna d’uva: è nientepopodimeno che il primo raccolto della stagione e il reverendo, dopo le parole dei produttori, inizia a benedirlo con un discorsone all’americana che manco Johnny Cash nelle American Recordings.

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A fine sermone Ray riprende dove avevamo lasciato la degustazione, che raggiunge il suo picco con Brothers. È un cabernet sauvignon in purezza del 2012 che sprigiona profumi esuberanti di prugna e cassis, su un sottofondo balsamico che emerge minuto dopo minuto. Rispetto ai due delle cantine precedenti la presenza di solo cabernet lascia trapelare una nota vegetale, che risulta ottimamente integrata. Il palato è pieno e vibrante, spiccano cioccolato e liquirizia, con un tannino che si fa sentire e ne lascia immaginare una versione ancora più smagliante da scoprire tra qualche anno. Se Backus era Ken di Street Fighter questo è Balrog, l’altro americano, quello che con un cazzotto ti toglieva tre quarti dell’energia.

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Proseguo il mio percorso verso Jordan, cantina dall’architettura di ispirazione francese che toglie il fiato da quanto è bella, e ragiono alla ricerca di un denominatore comune tra tutti i vini che sto provando. Certamente interessanti, ineccepibili nello stile, forse quello che li accomuna è proprio questa correttezza rigorosa, a volte così accurata che diventa difficile tratteggiarne la personalità e percepire il tocco umano di chi ci ha lavorato.

Assaggio un altro po’ di Cheddar spray riflettendo su una nazione che, quando prende una direzione, difficilmente non la porterà avanti con granitica coerenza.

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Graziano Nani

Frank Zappa con il Brunello, Hulk Hogan con il Sassella: per lui tutto c’entra con tutto, infatti qualcuno lo chiama il Brezsny del vino. Divaga anche su Gutin.it, il suo blog. Sommelier AIS, lavora a Milano ma la sua terra è la Valtellina: i vini del cuore per lui sono lì.

13 Commenti

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Nelle Nuvole

circa 7 anni fa - Link

Bravo, bravo e bravo! Sei riuscito a mettere insieme in questo testo l'essenza di una certa cultura americana: muscoli, spettacolo, mischione esplosivo di sapori estremi, correttezza ai limiti del conformismo, e sempre Dio, il cui nome ed i riti ad Egli associati vengono fuori in ogni occasione, tanto per rimanere in quel conformismo puritano di cui sopra.

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graziano

circa 7 anni fa - Link

Grazie!

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Filippo Apostoli

circa 7 anni fa - Link

Bell'articolo che centra in pieno lo stile Napa con tutti gli aspetti connessi. Unica pecca credo che il vino di punta di Phelps sia Insignia non quello che indichi tu. La prossima volta ti consiglio di esplorare la Old School (Montelena, Heitz ma Spottswoode, Stony Hill e Diamond Creek) o il contingente francese (Dominus su tutti) e infine la New School centrata sulla banca IPOB (ora estinta). Bravo!

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graziano

circa 7 anni fa - Link

Grazie per le dritte Filippo, spero di tornare presto in California per provarle tutte :)

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Orion

circa 7 anni fa - Link

Avevo criticato il tuo articolo sul Riesling e gli idrocarburi, qui invece ti faccio i complimenti, perchè l'articolo oltre che a essere ben scritto (si legge d'un fiato), da anche delle nozioni un pò più "succulente" e puntuali! Ottimo pezzo, compliementi :) Ossequi !

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graziano

circa 7 anni fa - Link
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Capex

circa 7 anni fa - Link

Vorrei leggere Nani ogni giorno.

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Montosoli

circa 7 anni fa - Link

Ci sono stato la settimana scorsa....forse la piu calda + 38 tutti I giorni.. Ho fatto sia Napa Valley che Sonoma....visitato una 10 di solo piccolo produttori. Peccato che 20 anni fa non mi decisi di restarci....oggi e impossibile comprare una vigna.

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graziano

circa 7 anni fa - Link

Montosoli, curiosità: quali produttori hai visitato?

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Montosoli

circa 7 anni fa - Link

Alpha Omega in Rutherford Burgess e Bravante in Howell Mountain Vneyard 7 & 8 e Pride in Spring Mountain Jax in Calistoga Krupp Brothers in Atlas Peak (Antinori era chiuso) Jamieson Ranch e Cuvaison in Carneros Gamba in Russian River Mauritson in Dry Creek Valley

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graziano

circa 7 anni fa - Link

Me li segno , per la prossima volta ;)

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Roberto

circa 7 anni fa - Link

Scusate, ma se uno in USA volesse comperare qualche bottiglia di vino USA "quotidiano". senza svenarsi, dove e cosa potrebbe comperare? Stiamo parlando di ragazzi/ragazze italiani che stanno facendo un'esperienza a tempo di 6 - 12 mesi a New Haven, e che non si rassegnano alla birra e basta... Vino italiani ne hanno visti, ma non convincenti e comunque a prezzi che sono multipli di quelli che si trovano all'Esselunga. Grazie mille. Roberto

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graziano

circa 7 anni fa - Link

Ciao Roberto, ecco un paio di etichette con un buon rapporto qualità prezzo: - Chardonnay Reserve Monterrey Santa Barbara, Kandall Jackson (18$ ) - Cabernet Sauvignon Napa, Louis Martini (circa 25$)

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