Mott Carè di Cascina Piano. Sul Lago Maggiore la muffa è nobile, e pure un po’ magica

Mott Carè di Cascina Piano. Sul Lago Maggiore la muffa è nobile, e pure un po’ magica

di Giorgio Michieletto

Acqua dolce, muffa grigia. Anche i persici boccheggiano dal caldo e il vento si è fermato in dogana su a Zenna. Lago Maggiore: estate torrida in una terra di confine con tante leggende e poca uva. Sulla strada che porta alla rocca di Angera (Varese) c’è una grotta che da queste parti chiamano la “tana del lupo”: raccontano che ogni cento anni o cento giorni – o forse prima o forse mai – qui si apre un passaggio magico che porta in un’altra dimensione. Nel mondo delle fate. Dove il lago ha onde di vino? Dove i pesci nascono senza spine? Dove non bisogna lavorare domani a Milano? Botrytis botrytis… niente, non funziona.

Poco più avanti c’è un altro “buco”: un piccolo vigneto soprannominato, appunto, il “boeucc”, una magica conca dove un giorno l’aria di lago ha fatto un incantesimo di botrytis sulla malvasia aromatica. Così è nato il muffato del Lago Maggiore: sugli acini, il mantello delle fate. Oggi l’etichetta si chiama Mott Carè perché dopo la prima vendemmia sperimentale il vigneto ha “traslocato” su un’altra collina del Verbano che ha dato il nome a questo vino prodotto con uve passite e botritizzate: comune di Ranco, 250 metri d’altezza. Poco più di un ettaro.

È il fiore all’occhiello di Cascina Piano, una cantina che dal 2003 lavora bene anche sul nebbiolo: è guidata da Franco Berrini, uno dei “guerrieri” dell’Igt Ronchi Varesini, denominazione in cui però non rientra il Mott Carè 2016. 900, 1000 bottiglie da 375 ml all’anno. Prima passata, raccolta in cassetta e appassimento con vinificazione entro metà dicembre. Su alcuni tralci selezionati, lasciati sulle viti, comincia la carezza della botrytis cinerea che si completa entro metà novembre. Solo acciaio.

Oro luminoso nel bicchiere. Miele, albicocca secca, agrumi: profumi fini, note di pasticceria. Bevibilissimo, bella freschezza: è equilibrato, non troppo dolce. Abbinamento: pasticceria secca, zola di capra. Colonna sonora: Davide Van De Sfroos, “che nustalgia dell’acqua del laagh ma mai de quela giò in del büceer”. Sull’etichetta c’è un affresco della chiesa parrocchiale: è la cacciata di Adamo ed Eva. Dal Paradiso direttamente nel mondo delle fate? Botrytis, botrytis… Com’è dolce addormentarsi sulla sponda a testa in giù col canto del luccio che mangia il riflesso della luna.

[Immagine: Cascina Piano]

avatar

Giorgio Michieletto

Giornalista professionista: ieri cronaca nera, oggi rosa. Ieri, oggi e domani: rosso, bianco & co. Varesino di nascita e cuore, milanese d'adozione e testa. Sommelier Ais. Se c'è una storia la deve raccontare.

Nessun Commento

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.