Modigliana e l’abbraccio del sangiovese all’Italia del vino

Modigliana e l’abbraccio del sangiovese all’Italia del vino

di Andrea Gori

Modigliana, roccaforte fiorentina in terra romagnola nonché città natale del macchiaiolo Silvestro Lega e rifugio per Giuseppe Garibaldi in fuga dalle truppe pontificie, ha sempre avuto un ruolo particolare nella storia del nostro paese. Un ruolo defilato ma importantissimo e strategico con le vicissitudini dei Medici e dei conti Guidi, a testimoniarlo per l’eternità con le loro costruzioni e roccaforti. E da oggi anche per quanto attiene al vino, grazie all’opera di un manipolo di validi e affiatati produttori che sta lanciando al contempo la sfida alla Toscana classica per quanto riguarda il futuro del sangiovese mentre, dall’altro versante, detta il ritmo per la Romagna vinicola, portando avanti un progetto di marketing territoriale tra i più importanti e significativi della storia recente della nostra enologia.

Per fare il punto su questi e altri aspetti durante la seconda edizione de La Stella dell’Appennino, rassegna enogastronomica ideata da Giorgio Melandri a riunire produttori e istituzioni che ruotano attorno a Modigliana, è andata in scena una tavola rotonda con annessa degustazione (o viceversa) che ha impegnato un pubblico sorprendentemente numeroso per tre ore abbondanti, ma con una densità di contenuti davvero mirabile. Il titolo del convegno era basato sulla continuità e discontinuità di territorio, geologia, microclima e approcci al  mercato di una fascia di coltivazioni viticole che, a partire dal Tirreno e dal Monte Amiata (versante maremmano con il Montecucco in primis), arriva appunto a Modigliana e Brisighella fino a scendere giù a Faenza e Forlì e di qui continuare fino al cuore della Romagna.

Trovate qui la raccolta di video completa in ordine cronologico che raccontano la quasi la totalità della giornata ma in questo post cerchiamo comunque di riasumere contenuti e sensazioni riscontrate.

Introduce Giorgio Melandri, colonna del Gambero Rosso e fondatore di Enologica Faenza, oggi produttore di vino in zona con Mutiliana, e racconta delle rocce arenarie, marne e suoli poveri che caratterizzano le tre valli di Modigliana (l’impervia Ibòla, l’ampia e ricca Acerreta e l’elegante Tramezzo) che si contrappongono a gran parte del resto della  Romagna che in genere produce su argilla, da cui deriva l’intenso fruttato dei vini. Una zona (la Romagna in genere) che ha visto il sorgere di vigneti in maniera intensa dal 1900 in avanti, con una transumanza dai vigneti in collina alla ricerca di una maggiore produttività per ettaro e maggiore facilità di lavorazione.  L’intento del convegno è stato quello di dimostrare che non ha molto senso differenziare Romagna e Toscana ma spesso è più utile parlare di una più area vasta del sangiovese che dall’Amiata arriva alla Romagna con diversità geologiche e climatiche intriganti e bellissime.

Lorenzo Frassoldati (Resto del Carlino e il Giorno).
Da sempre giornalista non degustatore, specializzato sul taglio economico-agroalimentare, inizia sottolinenando come qui (a Modigliana) ci sia un bellissimo esempio di marketing territoriale di cui la Romagna ha molto bisogno, in una zona dove il monachesimo medioevale è la base di tutto, come in tanti luoghi del nostro paese. Le riforme Vallombrosane e Camaldolesi hanno infatti portato vino e vite in questi territori e i monaci possono quasi definirsi i padri del sangiovese non solo in questi angoli d’Italia. I monaci erano gli unici all’epoca capaci di portare avanti modi di coltivazione e tecniche, erano praticamente gli unici istruiti che si occupavano di agricoltura. Un territorio quello di Modigliana che si racconta in maniera approfondita e multidisciplinare con un evento tra pubblico e privato, fatto non comune purtroppo, un gruppo di cantine, più la ProLoco e il Comune. La formula è leggera e privilegia la sostanza alla forma magniloquente.

Francesco Bordini agronomo.
Questo convegno è una grande ode al sangiovese che abbraccia il mediterraneo, nell’Amiata c’è mirto e bacca rossa su suoli più marnosi e pasta d’oliva su suoli più argillosi. I vini dell’Amiata ha una bella nitidezza molto probabilmente dovuta al tischio. Guai a togliere acidità del sangiovese e guai a portarlo troppo in maturità. I grandi sangiovese che hanno vinto il tempo e che dopo 30 anni sono integri, sono stati prodotti da innovazione in vigna degli anni ‘90 non tanto dell’innovazione su legni e lavoro in cantina.

Giorgio Melandri e la critica anni ’90: Negli anni ‘90 abbiamo cercato di far fuori la nota verde che il sangiovese esprime e il grande guaio di surmaturazione ce lo stiamo ancora portando avanti. Si cercava suadenza che la nota vegetale non dava assolutamente. A Modigliana ci si è emancipati prestissimo da questo “vegetale”.


Alessandro Liverani , forestale , il ruolo del bosco per la vigna
Il bosco e la vigna hanno un rapporto fondamentale e qui lo sappiamo bene! Abbiamo il 92% di bosco in Val d’Ibòla, qui sopra Modigliana, mentre il resto è tutto coltivato, un rapporto speciale tra selvaticità e antropizzazione a vantaggio del selvatico. Con sorprese meraviglioso dovute all’inversione termica nella valle, che porta i cipressi a stare in alto e castagni e altri alberi d’altura in basso con tutta la varietà intermedia e biodiversità. La presenza forte del bosco a ridosso dalle vigne, anzi vigne strappate al bosco come i Ronchi, ha un equilibrio particolare. Il bosco fornisce alle vigne un supporto ecosistemico molto importante. La vite ha supporto e biologia molto collegato al bosco stesso. Ma il bosco non è mai selvatico, ricordiamocelo! Un bosco sotto i 2000mt slm è sempre un’area coltivata in Italia, basti pensare alle carbonaie, alle terrazze.


Chiara Giovoni “Land & Brand” 
Modigliana e il rapporto con la Toscana sono una ottima occasione di parlare della differenza di strategia basata sul “Land” o sul “Brand”. In Toscana e a Montalcino si è partiti dal brand e molti sono stati fondamentali per mettere Montalcino sulla mappa dei grandi vini mondiali ma ora la palla è passata al “land”, il racconto di territorio che diventa strumento di marketing fondamentale. Ad oggi Montalcino racconta il territorio non solo e non più attraverso i suoi esponenti di spicco. A Modigliana si è capito che è fondamentale partire raccontando il territorio e costruire un brand di territorio come elemento fondante della strategia.

 

amiata modigliana

Davide Bonucci Enoclub Siena 
Il territorio dell’Amiata è un luogo particolare in Toscana. Le caratteristiche pedoclimatiche e geologiche tornano spesso tra Romagna e Toscana , ci sono situazioni che si ripropongono. Alla cieca spesso ci sono dubbi tra rossi di Montalcino e sangiovese di Romagna di alcune zone. L’Amiata è zona molto nota per l’olio ma per il vino è ancora defilata, vicina ad Orcia e Montalcino, molto vocata con nucleo di produttori in netta crescita. Latona ha una bella escursione termica, grandi profumi e intensità nei vini. Suolo particolare qui è il “tischio” composto da marne siltose che caratterizzano bene il territorio e che ricordano le marne arenarie di Modigliana.

Flight numero 1: Amiata

Castello di Potentino Sacromonte 2014 (Seggiano, Montecucco) siamo sotto l’Amiata, il vino è pimpante fresco, lamponi e ribes, arioso e montanaro, affilato e pungente di pepe e tabacco mentolato, radici e cuoio e qualche nota di sottobosco. Bocca affilata con tannino ben presente e lieve sensazione calorica, finale fresco e beverino che non sembra risentire dell’annata. 89

Casavyc Morellino di Scansano 2014 Scansano, zona che si appoggia su Amiata ma si va più verso il mare e quindi calore e frutto più importante, vivido e dolce, di lampone e fragole con tocchi mentolati e balsamici di mirto elicriso e alloro. Bocca decisa e fresca con acidità discreta. 88

Basile Adagio Montecucco Sangiovese 2013, frutta rossa solare ed energica, bocca di ribes rosso, menta e balsamico appena accennato. Succosa e tesa con finale dolce ma sempre dritto e d’altura. 90

Colle Massari Cinigiano Poggio Lombrone Montecucco Riserva 2013 Colle Massari nasce nel 1998 con la denominazione in pratica, l’idea era fare “qualche bottiglia” poi l’azienda si è decisamente allargata. “Producendo sangiovese da Bolgheri a Montalcino e sull’Amiata, racconta il direttore Giampiero Pazzaglia, devo dire che è il territorio che comanda, non il vitigno, noi rispettiamo il territorio cercando di mantenere finezza ed eleganza tannica“. Note di macchia mediterranea, frutto fresco rosso e pimpante, bocca ampia ricca con note da caramello a pepe nero, passando per amarene e camemoro, tocchi di legno coppale e sandalo. Bocca agile dolce lieve con tannino che non punge più di tanto ma tiene insieme un sorso equilibrato e piacevolissimo. 87

Peteglia Montenero d’Orcia Montecucco Sangiovese 2015 sapido croccante mediterraneo ma anche tanto lampone e croccantezza , bello e accattivante, bel finale con tannino sapido e cristallino, piccante e lunghissimo ma senza perdere immediatezza e piacere, ottimo compendio di mare e monti 91

modigliana chianti classico

Flight numero 2: Chianti Classico

Chianti Classico Poggerino nUovo 2016 da uve sangiovese, malolattica in uovo di cemento da 6,5hl 12  mesi di maturazione in legno, rubino vivace, mandorle e more di gelso, tabacco e rabarbaro, notevole estratto anche rabbioso con note verdi piacevoli, tannino profondo e di sostanza, frutto potente anche al palato e pepato. 87

Chianti Classico Bibbiano 2016 Castellina in Chianti, Tommaso Marrocchesi Marzi racconta di vini su macigno (marne arenaria omologhe a quelle di Modigliana) in zona di Castellina. “Giulio Gambelli e mio padre lo assaggiavano in continuazione e l’aspetto che più mettevano in evidenza era la schiettezza di gusto che poteva dare se giocato in maniera rispettosa. Castellina è un bel compendio di varie diversità del Chianti Classico da macigno alberese fino ad argille con varie altitudini e climi“. Vino agile, pimpante, speziato e fruttato, lamponi ribes e menta, lieve tabacco, bocca fine sottile piacevole e ritmata da bel tannino. 88

Fèlsina Fontalloro 2015 IGT Toscana, stupendo ricco e affilato, armonioso, speziato e di una complessità incredibile, frutto rosso e scuro alternato a floreale di viola e rosa, tocchi di legno ben dosati con vaniglia, chiodo di garofano, bergamotto, sandalo e vetiver. Bocca sottile, elegante con una profondità e un tannino magistrali, finale lungo e armonioso. 96

modigliana montalcino

Flight numero 3: Montalcino
Brunello di Montalcino Le Potazzine 2013, frutto nitido pepato, sottobosco e spezie, ginepro e alloro, bocca dal tannino fitto serrato, sapido e cangiante con una lunghezza importante e ricchissima. Elegante e con prospettiva bellissima davanti. 95

Rosso di Montalcino Le chiuse 2016 lamponi e fragole, viole, intensità e struttura ma immediatezza e facilità di approccio fantastica con dolcezza finale stupenda. Ritmo trascinante con tannino azzeccato e frutto nitido e carnoso. 93

Rosso di Montalcino Castiglion del Bosco 2015, questo rosso è vino ricco floreale, carnoso e intenso, complesso, acidità. Ha note di pepe, balsamiche e tanto frutto acido e importante. Rosso da uscita tardiva importante dal punto di vista economico e commerciale ma che riflette, senza legno, un’idea di rosso di Montalcino molto territoriale e moderna. 92

modigliana romagna sangiovese

Flight numero 4: Romagna

Lu.Va. Il Carbonaio Modigliana 2016 Romagna Sangiovese, più austero e sottile, vigna su Valle del Tramazzo, 350mt s.l.m.. Predomina acidità e sapidità, è nervoso scarno, magro e piccante ma di una piacevolezza a tavola importante. Grande piccantezza, il frutto in bocca si fa scuro e piccante, pepe e peperoncino, zenzero e radici verdi, finale ricco e autentico. 93

Paolo Francesconi Limbecca Faenza IGP 2016, biodinamica su argille ossidate antiche, più fruttato e materico. A 85mt metri su livello del mare, su una terrazza che si affaccia sulla pianura. Vino con peso maggiore, succoso, pepato con grande energia e ricchezza, more e mirtilli poi amarene e viola, sorso con bel tannino e frutto carnoso che chiude agile e fresco senza perdere frutto. 90

Villa Liverzano, Trecento Brisighella 2016, gesso ed eleganza, balsamico e incenso, nota floreale di viola e lavanda, ampio ricco e originale. Bocca impalpabile eppure indimenticabile che graffia prima e addolcisce poi, materia che colma i solchi di acidità e tannino. Vino dal ritmo a scatti ma che lascia un ricordo sinuoso e finissimo 93

Conclude Alessandra Piubello

A Modigliana si parte negli anni ‘70 con Vittorio Fiore e il figlio Claudio con il visionario progetto di Castelluccio e si arriva all’ultimo arrivato ovvero, Giorgio Melandri, giornalista e conoscitore. Si parte da enologo e si arriva a giornalista e non è un caso se è arrivato qui in questo modo. Qui c’è una squadra affiatata e con uomini che tutti insieme stanno costruendo un territorio con grande aiuto di Francesco Bordini e Villa Papiano, una Romagna che sta lottando e che è sempre stata fratello minore della Toscana ma non lo è affatto sia dal punto di vista geologico che enoico.”

panorama modigliana e le tre valli

Una degustazione lunga ma illuminante, che offre spunti di riflessione sul sangiovese in parte inediti e che spostano il baricentro della produzione di questo vino, dove la tradizione non si è mai interrotta dai tempi degli Etruschi ai nostri tempi. Una degustazione che mette Toscana e Romagna su piani molto simili e alla pari e offre una chiave di lettura interessantissima per guidare gli assaggi di entrambe le regioni vitivinicole. Con la speranza che da ora in avanti  assaggiare un Romagna sangiovese non sia più un mero confronto stilistico e qualitativo inutile ma un passo verso la comprensione di quanto questo vitigno sia capace di leggere il territorio in maniera fedele, storica e umana.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

12 Commenti

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Luca

circa 5 anni fa - Link

Salve, di questo Domaine ho recentemente stappato un Vosne Romaneè 2013 e uno Chambolle Musigny 2012. Prima di dire la mia, mi piacerebbe sapere se qualcuno ha qualche giudizio da dare su queste due bottiglie. Grazie molte anticipatamente.

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Andrea Gori

circa 5 anni fa - Link

mi sa che hai postato il commento al pezzo sbagliato, no?

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Luca

circa 5 anni fa - Link

Che strano, eppure ero sull'articolo di Louis Lotour....

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Nomiecognomi

circa 5 anni fa - Link

Molto molto interessante...e' possibile avere un idea di prezzo e reperibilita' dei vini "romagnoli"?? Grazie

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Andrea Gori

circa 5 anni fa - Link

da qualche ricerca veloce online ti potrai rendere conto che non si superano quasi mai i 25-30 euro anche per le bottiglie più rare e preziose...direi un bel momento per comprarli e metterli da parte!

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Matteo

circa 5 anni fa - Link

Bellissimo articolo! Peccato mancasse Drei Donà... sarebbe stato un bell'omaggio a Claudio: Credo che il Pruno sia una delle eccellenze del Sangiovese di Romagna. Già mi immagino cosa potranno essere i Fontalloro e Le Chiuse 2016... pare annata di grazia (si spera!)

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Andrea Gori

circa 5 anni fa - Link

sulla 2016 in Toscana (ma anche in Piemonte) mi sento di poterti consigliare di scommetterci ad occhi chiusi, sarà piena di meraviglie. Il Pruno e Drei Donà non sono stati inseriti perchè appena fuori dalle dorsali appenniniche ma certamente è un vino che ha insegnato a molti!

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amadio ruggeri

circa 5 anni fa - Link

Hai dimenticato Poggerino però...

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Andrea Gori

circa 5 anni fa - Link

cavolo hai ragione! è che il Puro l'avevo assaggiato durante gli assaggi DoctorWine2019 e l'ho tralasciato

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Montosoli

circa 5 anni fa - Link

Ottimo lavoro! Come paragoni i Rosso 2016...confronto dei 2015 ? Grazie.

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Andrea Gori

circa 5 anni fa - Link

i 2016 tutti molto eleganti e freschi parevano figli di territori molto simili con il frutto romagnolo però in netta evidenza soprattutto se assaggiati fianco a fianco. 2015 sempre ottima annata ma laddove si è lasciato fare troppo alla natura la fruit bomb è dietro l'angolo

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Bt

circa 5 anni fa - Link

che figata, non sapevo di questi vini così vicini a faenza.

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