Messorio a Bolgheri, la degustazione di 12 annate in verticale incornicia un territorio

Messorio a Bolgheri, la degustazione di 12 annate in verticale incornicia un territorio

di Andrea Gori

Chi frequenta la Toscana da almeno 30 anni non ha dubbi a definire Bolgheri il territorio che ha goduto del più fascinoso upgrade in assoluto. Se circoscriviamo l’analisi al vino, probabilmente non esiste un altro luogo al mondo dove in pochi anni si passa da una zona considerata di transito, o semplicemente pittoresca per i cipressi in duplice filar, ad un fiorire ininterrotto di ville, villette, aziende faraoniche, cantine, agriturismi, ristoranti, bar. E tutto grazie al successo straordinario non solo del capostipite Sassicaia, ma anche dei suoi primi seguaci: da Ornellaia, a Gaja, a Guado al Tasso. E certamente anche Le Macchiole, praticamente dirimpettaio di Ornellaia.

Fin dall’inizio (1983, prime bottiglie 1987) l’azienda si distingue per scelte originali come la scommessa, vinta, sul cabernet franc. E l’attenzione al syrah in purezza (Scrio) e appunto Messorio, merlot in purezza che attraversa numerose incarnazioni. L’occasione di assaggiare tutte le principali annate di questo vino è propizia per scoprire e inaugurare un percorso di land art molto particolare, che attraverso la posa sul territorio comunale di 5 cornici in ferro battuto mostra al visitatore alcuni ri-quadri di vita bolgherese resi celebri dal poeta Giosuè Carducci.

cornice

Nello stesso tempo diventano un set fotografico dell’eccellenza, per turisti e appassionati intenti a cogliere le viste migliori del territorio, con la certezza di un tocco di originalità e unicità ad ogni foto: i paesaggi inquadrati dalle cornici sono tutti naturali, e cambiano nel corso del giorno, delle ore, delle stagioni. Per il loro parziale finanziamento l’azienda ha messo in vendita una serie limitata di 48 mathusalem di Messorio 2004, con etichetta artistica, ottenuta tagliando un quadro del pittore in 48 parti, diventate etichetta di ogni bottiglia diversa.

messorio-durante-gli-assaggi

Così come variano i paesaggi dietro le cornici, nel tempo cambia anche Messorio, e non poco. Da vinificazione separata di un vigneto promiscuo, “Le Contessine” a ridosso della casa di Eugenio e Cinzia Campolmi, fino ad una selezione da più parcelle, da vinificazioni in acciaio passando per cemento e legno e una instancabile ricerca dei legni migliori e più adatti ad un’impresa quasi impossibile: rendere verticale un vino che per sua natura tende all’orizzontalità e alla ricchezza, soprattutto a queste latitudini.

Oggi Messorio nasce da 15 vinificazioni separate da tre vigneti diversi (con cloni e terreni distinti) a cui segue un assemblaggio di molte barrique con selezioni rigidissime. Dal 2010 viene vinificato per metà in cemento e metà in acciaio, con alcune prove recenti di legno troncoconico. Fino al 2006 si usavano barrique molto piccole (112 lt) poi miste (112 e 225) e oggi 225 (Bordeaux) e 228 (Borgogna). Ecco di seguito i nostri appunti.

messorio-verticale

1994. Vendemmia ad inizio settembre, 600 bottiglie, da Le Contessine, il primo vigneto di Eugenio quando si trasferì qui, promiscuo con tante uve nere e bianche. Estate con poca pioggia, agosto caldo: colore rugginoso, naso elegante, fine, distinto con belle note speziate finissime. In bocca è ancora pimpante, animato, suadente e con struttura insospettabile, tannino con qualche rigidità ma che lotta insieme a noi, per la piacevolezza nel bicchiere. 86

1995. 800 bottiglie, primavera tardiva ed estate irregolare con piogge, agosto caldo e senza precipitazioni, comunque annata fresca: frutta rossa e floreale, fine netto ed elegante, note di legno e tostature che smorzano un frutto ancora presente. Piacevole e croccante, finale non banale con tocco amarognolo (da legno piccolo ed età della vigna). 88

2000. Assieme al vigneto Contessine fa il suo esordio il vigneto Puntone: in posizione particolare, fatto a punta, più ciottoloso; è in un canale da incontro tra crinali di colline con escursione molto importante rispetto ad altri terreni. Barrique ancora molto piccole perché le vigne sono molto giovani e meno costanti come resa. Vendemmia inizio settembre, primavera ottima, estate molto calda tra agosto e settembre, anticipata di 10 giorni rispetto alla media. Presenta tostature, legno e resine, polpa di frutta di bosco e confettura, pepe alloro e salvia, sale e humus. Bocca fresca ma un poco asciugata. 85

2001. Dai vigneti Contessine, Puntone e Vignone; inverno mite, gelata a Pasqua, primavera fresca con picchi di calore a maggio, estate nella norma con qualche pioggia, caldo a metà agosto poi aria fresca e ottimo settembre. Colore vitale e impressionante, rubino fresco e agile, bocca bellissima, fine, elegante tra ribes, cardamomo, bergamotto e sferzate di tabacco. Disseta e appaga senza essere mai corposo, tannino fine con toni di arancio e agrumi, passo agile e mai nervoso. Si conferma annata di grazia in zona. 90

2004. Dai vigneti Contessine, Puntone e Vignone; annata regolarissima, estate calda ma non siccitosa, vendemmia nei primi dieci giorni di settembre. Tanto legno, un poco sovrapposto, balsamico, frutto rosso e nero, cuoio e tabacco, alloro e ligustro, corbezzolo. Bocca ampia e dinamica con tanti elementi affinati e decisi, tannino pieno e piacevole in piena evoluzione, ferroso e sapido, allungo bello e deciso (è la bottiglia della famosa serie limitata). 88

2006. Dai vigneti Casa Vecchia, Puntone, Casa Nuova, Vignone: annata regolare, primavera calda, poca pioggia a giugno e luglio, agosto caldo ma non torrido, vendemmia nelle prime due settimane di settembre. Tostature di legno, polpa e sangue, lampone e ribes, in confettura e freschi. Bocca ampia e rotonda, con un tannino che non perde il filo del discorso della piacevolezza di beva, lunghezza notevole e appagante, fine ma anche di forza e passione, intensità notevole. 92

2008. Dai vigneti Puntone e Vignone, pioggia fino al 20 giugno: frutta sotto spirito e di bosco, confettura e mirtilli e ribes, alloro e menta, vaniglia e more di gelso. Bocca con tannino appena polveroso ma dal finale suadente e ricercato, molto femminile e delicato, lungo e fine. 91

2009. Da Puntone e Vignone, annata calda e asciutta, un poco anticipata: vino polposissimo, intenso ed erotico, sali da bagno e cipria, vaniglia e lamponi, tabacco dolce. Bocca agile, piace ma non rinuncia a sale e sapidità, bell’equilibrio per chi ama le dolcezze. 90

2010. Da Puntone e Vignone, 75% barrique nuove e 25% di secondo passaggio, tutte da 225 lt, per 10 mila bottiglie; primavera fresca e piovosa, un buon finale di estate ma l’annata non è favolosa come a Montalcino: grande frutto più rosso che nero, lamponi, mirtillo, tostatura fine non imponente, senape, cardamomo e cumino. Pepe e sale al palato, tannino che stringe bene il sorso regalando una bella freschezza alla notevole estrazione. 93

2011. Da Puntone e Vignone, estate calda con belle escursioni, caldo anche a fine estate che consente di selezionare molto e bene: tanta polpa e passionalità, frutto molto ricco, classico dell’annata ed esplosivo quasi al naso, balsamico e pepe, corbezzolo e SPA. Acidità e freschezza sopra la media della zona, bella risposta in chiave di verticalità, lunghezza notevole, tannino vispo e bello. 93

2012. Da Puntone e Vignone, estate calda e secca, poca quantità (9500 bottiglie) ma qualità notevole: tanto frutto esorbitante ma affascinante, polposo, netto, che rapisce l’olfatto in maniera vorticosa con vaniglia ed ebanisteria. Al gusto è piccante con lieve traccia alcolica, che nell’equilibrio complessivo appassionano e divertono, bocca che esalta e spinge, bel finale saporito croccante, di polpa, legno bellissimo e dosato in maniera certosina. 94

2013. Da Puntone e Vignone, inverno con pioggia: menta, ribes rosso, naso immaginifico e pulsante, tripudio di frutta fresca rossa e nera e menta, alloro, corbezzolo. Bocca che spinge e sala, stuzzica con tannino vivacissimo e dosato alla perfezione, finale lunghissimo e saporito, fruttato ma non solo: spezia, bergamotto, senape e oleandro, macchia mediterranea e tostature fini, grandioso davvero, è un bel passo avanti quanto a ricchezza e acidità. 95+

messorio-alcuni-vini-in-verticale

Una giornata piena, solare, indimenticabile, saluta la verticale di Messorio. Restano in mente le vibranti parole di Cinzia Merli che da marchigiana si è invaghita di questo posto meraviglioso e ha deciso di investire in un territorio che, se da una lato non ha ancora finito di mostrare meraviglie in bottiglia, dall’altro ha appena cominciato, grazie ad iniziative come #messorio04bolgheri, a svelare la sua magia e la sua atmosfera rarefatta di campagna vera e travolgente.

Cinque cornici sono un inizio, ma ovunque vi giriate nella giornata giusta, Bolgheri è un terroir di poesia che ancora oggi piacerebbe al suo più famoso figlio adottivo, Carducci.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

16 Commenti

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biotipo

circa 7 anni fa - Link

le barriques sono sempre e solo da 225 lt

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Andrea Gori

circa 7 anni fa - Link

in realtà esistono anche da 228lt e sono usate per lo più in Borgogna

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biotipo

circa 7 anni fa - Link

ok, quindi più grandi, non più piccole. quelle, credo, sono le demi-barriques, a dar retta a varie fonti, da wikipedia in su, la barrique da 225 lt era infatti una vera e propria unità di misura. comunque grazie per avermi fatto approfondire l'argomento...

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Montosoli

circa 7 anni fa - Link

una barriques fa 25cs da 12x750ml

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Montosoli

circa 7 anni fa - Link

Anche in California.....

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Stefano

circa 7 anni fa - Link

però quella borgognona si chiama pièce non barrique.

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Mattia Grazioli

circa 7 anni fa - Link

anche gli Champagne hanno la loro piece da 205lt...

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Alvaro pavan

circa 7 anni fa - Link

Dopo pomerol, la più grande espressione del merlot in purezza la troviamo nella marca trevigiana, tra venegazzu e volpago del montello.

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Capex

circa 7 anni fa - Link

Con tutto il rispetto per la marca trevigiana Messorio e Redigaffi li vedo superiori.

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Alvaro pavan

circa 7 anni fa - Link

Sono, a mio parere, volgari espressioni di questo vitigno. Il territorio cui faccio riferimento, una fascia molto ben definita, è assolutamente superiore a qualsiasi pezzo di terra in toscana per rendere la complessità del vitigno. So che può sembrare paradossale, ma è così. È la natura. Prendete un falconera dopo dieci anni e mettetelo alla cieca con i succitati di pari età...

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Lamberto Finelli

circa 7 anni fa - Link

Giusto per capire: - andrebbe definito nel dettaglio quale pezzo di terra veneta è superiore rispetto a quale pezzo di terra toscana. "superiore a qualsiasi pezzo di terra toscana..." la vedo un affermazione "abbastanza" spericolata, anche parlando di solo merlot. Inoltre andrebbero definiti i paramentri: altitudine? pendenza? esposizione? composizione del terreno? - il merlot di suo non è un vitigno "complesso". Anzi, pur non avendo una permeabilità territoriale al livello di chardonnay, pinot noir o cabernet sauvignon, chenin, è comunque un vitigno che (pur avendo un varietale abbastanza marcato, e non proprio fine, mi si consenta) riesce, quando ben trattato, a esprimere molto bene il territorio. Quindi semmai è il vitigno che può riuscire ad esprimere la complessità del terroir non certo viceversa.

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Capex

circa 7 anni fa - Link

"Volgari espressioni di questo vitigno"...."assolutamente superiore a qualsiasi pezzo di terra in Toscana"... Non sarà un po' di parte? Se anche la pensassi come lei sui vini citati troverei sgradevole il suo modo di esprimere il proprio parere.

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Alvaro pavan

circa 7 anni fa - Link

Per il merlot, ripeto, la striscia di terra tra venegazzu' e volpago del montello è terroir secondo solo a pomerol. Il merlot ha bisogno di sentire il fresco sotto i piedi al momento dell'invaiatura, altrimenti va in crisi. In ogni caso, odia il clima mediterraneo. Insomma, parlando di terroir, la toscana non è il meglio per il merlot.

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Hamlet

circa 7 anni fa - Link

potrebbe fare degli esempi di aziende che fanno merlot in quel territorio? tanto per sapere, visto che se quel territorio é ideale per il merlot, tali vini dovrebbero vincere premi a man bassa, no??

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Giovanni Meloni

circa 7 anni fa - Link

Il Sig. Pavan non dice assurdità, anche se forse esprime in maniera un poco rustica il Suo concetto. Anche io preferisco Merlot che vengono da un clima diverso, tipo L'Apparita. In ogni caso parliamo di vini di alto livello e con prezzi importanti. Il Falconera di Gasparini, che viene citato dal Sig. Pavan, costa una decina di euro, e lo ricordo interessante ma non indelebile. Inoltre è presente un 10% di Malbec, quindi non siamo in purezza. Comunque sono curioso di assaggiare una bottiglia con una decina d'anni sulle spalle...

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Dan

circa 7 anni fa - Link

Miani?

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