Meglio i vini di Les Cretes col tappo a vite o col sughero?

Meglio i vini di Les Cretes col tappo a vite o col sughero?

di Giorgio Michieletto

Forse non si tratta di fare una scelta definitiva. Nemmeno Costantino Charrere per ora vuole andare in una direzione netta: tappo di sughero o tappo a vite? “Il tempo definirà le nostre scelte”, ci risponde con un savoir faire di Val d’Aosta e Borgogna. Lo stesso che mette nel suo Cuvée Bois, l’etichetta di Les Cretes (Aymavilles, Aosta) che ha detto tanto, ha ancora tanto da dire e di cui si è detto di tutto. Chardonnay 100%, fermentazione in legno di rovere francese da 300 lt. (Allier, Tronçais). Affinamento “sur lies”, “batonnages” continui di 10 mesi. Affinamento 12 mesi in bottiglia. Proprio il Cuvée Bois è al centro di una bella verticale per “esplorare le potenzialità del tappo a vite”, durante il Mercato dei Vignaioli Fivi a Piacenza (quest’anno edizione da record con 15mila persone). La saggezza di Costantino Charrere e l’entusiasmo di Mario Pojer ci prendono per mano. Ricordando che il tappo di sughero lavora in ossidazione, la vite in riduzione e che la vinificazione è identifica, salta fuori più o meno questo:

2015
– sughero: paglierino. Tostature dolci in evidenza, come le note di miele. Coerenza naso/bocca, e bella persistenza.
– vite: paglierino più vivace, brillante. Naso fragrante, erbe di montagna. In bocca grande freschezza e sapidità.

2014
sughero: giallo dorato. Leggera nota ossidativa, confrontato al 2015. Nella chiusura spunta un po’ di nocciola tostata. Bella complessità.
vite: sempre tripudio di erbe: artemisia. Naso complesso. Ottima sapidità. Dritto, forse un po’.

2013
solo sughero: dorato con qualche sfumatura ancora paglierino. Nell’evoluzione si perde un po’ il frutto, ma spuntano camomilla, menta, liquirizia. Note balsamiche. Complesso. Meglio al naso che in bocca: leggermente austero, ma grande eleganza.

2008
solo sughero: il produttore spiega che è la bottiglia con acidità ed estratto più alti. Colore più brillante di tutti. Dorato carico, vivacissimo. Festival del terziari: sempre erbe, the e tabacco, cera e note di idrocarburi. Perfetta corrispondenza in bocca. Gran vino.

Alla fine si può azzardare la conclusione: i vini chiusi con la vite sembrano più freschi, lineari, verticali. Pulizia ed eleganza, innanzitutto. Sull’annata 2015, la vite mostra una marcia in più. Ma già il 2014 non mette tutti d’accordo: è un ballottaggio avvincente. Nulla da fare, la questione è più aperta che mai. Finito il vino, però pensiamo alla bottiglia. È davvero un vantaggio poter dimenticare il cavatappi? Lo è non dover più conservare le bottiglie sempre sdraiate, come anche poter dimenticare il Tca: ovvio. Ma sarò davvero pronto ad aprire un vino con un “clic”? Sembra una banalità, forse non lo è. Il rito della stappatura è solo una perdita di tempo o nella tradizione c’è qualcosa in più? Nel dibattito fra sughero e vite, oltre ai nasi contano molto anche le mani. Quei secondi in cui si estrae il sughero e a volte si fa anche fatica. Come in vigna. In quei secondi infiniti d’attesa e di magia, c’è anche un silenzioso e doveroso omaggio alle mani del vignaiolo che hanno toccato l’uva e plasmato in cantina quella bottiglia che ora lì davanti a te. In un piccolo gesto tanta storia. Anche – o soprattutto? – per questo voltare pagina è un altro gesto, così difficile? Ci bevo sopra.

[foto credits: Studio Cru]

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Giorgio Michieletto

Giornalista professionista: ieri cronaca nera, oggi rosa. Ieri, oggi e domani: rosso, bianco & co. Varesino di nascita e cuore, milanese d'adozione e testa. Sommelier Ais. Se c'è una storia la deve raccontare.

4 Commenti

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Elisa Mazzavillani

circa 6 anni fa - Link

Caro Giorgio, perdonami se arrivo a gamba tesa, ma quando estrai un sughero non si comprende minimamente la fatica che un vignaiolo fa, magari per capirla ci si iscrive su w.w.o.o.f. e si fa un'estate a 40 gradi o un inverno sottozero in vigna; ma torniamo al discorso screw cap. I vantaggi dello screw cap sono numerosi e da vignaiolo mi intristisco quando leggo ancora questo genere di considerazioni, in quanto la scelta del tappo è e deve essere a discrezione del vignaiolo, al pari della scelta di un tipo di sovescio o di un tipo di legno piuttosto che di un altro. La preghiera è quella di considerare unicamente il contenuto poiché il tappo ha l'unica funzione di sigillare e preservarlo.

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Giorgio Michieletto

circa 6 anni fa - Link

cara elisa, ho parlato di "fatica" - in senso figurato - ovviamente solo per portare l'attenzione sul rito della stappatura che probabilmente ha ancora una importanza per tanti consumatori. Come vedi nel mio post ci sono molte domande e poche certezze: una di queste è che il vino si beve, mi sembra chiaro. La vite nei vini di Les Cretes lavora alla grande e questa interessante degustazione lo ha dimostrato: il tempo dirà qualcosa di più. Per quanto mi sforzi di farlo, però, non riesco a considerare una bottiglia di vino solo un semplice involucro.

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andrea

circa 6 anni fa - Link

Non è un semplice involucro? E cosa sarebbe? Il vetro è neutro che più neutro non si può, il tappo o è neutro o è un potenziale apportatore di difetti, magari fosse solo neutro!

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Giorgio Michieletto

circa 6 anni fa - Link

assolutamente... e per fortuna! questo è scontato, ma nel dibattito sughero/vite giocano un ruolo anche l'oggetto bottiglia e la cultura/tradizione di un territorio

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