Mauro Sebaste, ripartire dalla Langa negli anni ’90

Mauro Sebaste, ripartire dalla Langa negli anni ’90

di Andrea Gori

Nasci  in una delle famiglie più note di Langa e da una delle prime donne del vino italiano ma ti tocca in sorte di dover ricominciare da capo e quasi da zero. Probabilmente però sei nell’ultimo frangente possibile dove è ancora possibile farlo senza essere milionari e con l’aiuto di tua moglie Maria Teresa e delle figlie (Sylla come la famosa nonna e Angelica) acquisti dove puoi e prendi in gestione vigne e pezzetti di vigneti in maniera da comporre un puzzle di sapori e sensazioni che si accordano piuttosto bene insieme. In una chiaccherata online di quelle che vanno tanto di moda ultimamente e in attesa che la cantina riapra per le visite, abbiamo ascoltato mauro Sebaste raccontare le peripezie famigliari e la sua filosofia di approccio alle uve di Alba, Serralunga, Barolo, La Morra, Verduno, Vinchio, Diano d’Alba, Montelupo, Mango, Piobesi d’Alba e Vezza d’Alba.

In rampa di lancio l’Alta Langa già prodotta nei millesimi 2018 e 2019 da una vigna arrampicata in cielo a 700mt con chardonnay e pinot nero ma il resto della gamma è decisamente intrigante e pronto da godersi.

Sul nebbiolo Mauro lavora con 7-8 giorni di fermentazione poi macerazione sulle bucce di circa 10 giorni ma togliendo una parte di vinaccioli con coclea per evitare estrazione di tannino verde o legnoso. I nuovi impianti tengono conto del nuovo clima, sono al massimo 6-7mila piante ad ettaro, le potature sono più corte, maggior copertura fogliare. Tra gli esperimenti, un clone di picotener (il nebbiolo che in genere si pianta in Val d’Aosta) piantato a Montelupo di Diano d’Alba a quasi 700 metri in mezzo allo chardonnay per capire dove si andrà a parare nei prossimi anni con il climate change. Intanto però attenzione alle ultime annate con la godereccia 2018 e la splendida 2016 che conferma le  grandi interpretazioni assaggiate finora

sebaste vini

 

Mauro Sebaste Langhe Bianco 2019 Viognier
Dorato e riflessi verdi, verbena, cedro, lieve nota burrosetta, albicocca e rafano, bocca netta, sapida e profonda con grande coralità di frutto, erbe aromatiche e affumicato, chiude semplice ma succoso con dolcezza insistita e delicata. 87

Mauro Sebaste Nizza Costemonghisio 2017
Vortice scuro di grande dinamica, mirtillo, mora di rovo, anice, cacao e menta, bocca di grande polpa e balsamicità, scatta bene all’inizio poi chiude con freschezza da Barbera senza rinunciare alla sontuosità di Nizza. Si sente la mano di Langa ma il rispetto per il territorio va oltre e lo lascia con meno briglie con dolcezza e succosità mai stancanti. 91

Mauro Sebaste Nebbiolo d’Alba Parigi 2018
Colore vispo e porpora, naso intenso di viola e rosa, lamponi e ribes nero, sapido scattante, il giusto nervoso e stuzzicante. Tannino agile e ben pepato, finale di bella lunghezza e slancio, pronto ma anche foriero di belle sorprese in futuro. 90+

Mauro Sebaste Barbera d’Alba Superiore Centobricchi 2017
More di rovo e di gelso, lamponi e fragole in confettura, viola candita e canfora, sapidità e sensazioni ariose e piccanti, finale di bella intensità e rocciosità langarola con semi di ciliegia che scrocchiano nel palato, molta scena e tanta vita davanti da assaporare con calma. 90

Mauro Sebaste Barolo Trèsüri 2016
Assemblaggio sapiente che unisce il lato floreale di Monvigliero, la Morra con il suo frutto e poi la potenza appena accennata di Cerretta: visciole, ciliegie, maraschino, incenso e cannella, sorso con tannino di bella presa e agilità mentre floreale e frutta giocano a nascondino in bocca tra canditi e miele di castagno, chiude brillante e arioso come ogni bel 2016. 92

Mauro Sebaste Barolo Cerretta 2016
Da Serralunga ci si aspetta potenza, struttura, longevità e, ovviamente, tannini importanti preannunciati al naso da una menta molto forte e distintiva, rinfrescante, con amarena e cuoio, timo e alloro. Ma in questa fase è il frutto scuro a menare le danze: prugna, palato avvolgente con acidità e tannino giovani e scalpitanti, scorre saporito e balsamico scoprendo rivoli di leggera liquirizia, mandorle, tostature lievi fino a concludersi lungo tra dattero, fico maturo e confettura di fragole. Risale il pepe e il maraschino fino a ricongiungersi con la ciliegia iniziale, notevole ritmo ed equilibrio in divenire. 95

 

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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